Non mi stancherò mai di scriverlo: la musica non va assolutamente giudicata dal genere proposto o valutando se in quel preciso momento sia più o meno trendy, altrimenti si perde completamente l’obiettività.
Prendete per esempio, visto che di prog metal si parla in questa recensione, il capolavoro dei Dream Theater “Images And Words”: se fosse uscito in questi ultimi due anni non avrebbe fatto sicuramente il clamore di una ventina di anni fa e, per contro, negli anni di maggior successo del genere, molti dei lavori descritti come meraviglie sonore sarebbero stati giudicati per quello che erano, ovvero buoni dischi e nulla più.
E, allora, l’album dei torinesi Amaze Knight, all’esordio con questo lavoro autoprodotto, uscito in questo 2013 che ha visto un ritorno in pompa magna del metal in tutti i suoi generi ad una qualità altissima nella nostra penisola, giudicandolo senza alcun pregiudizio è un grandissimo disco.
La band nasce nel 2010 dall’incontro tra Christian Dimasi (chitarra) e Michele Scotti(batteria),a cui poco tempo dopo si uniscono il cantante Fabrizio Aseglio e Matteo Cerantola al basso; aiutati dalle tastiere di Max Tempia e dalla produzione di Roberto Maccagno, gli Amaze Knight ci regalano un album di prog metal veramente ottimo che, partendo dall’influenza base che si percepisce ad un primo ascolto (Dream Theater), svaria da assolute gemme di progressive moderno ad atmosfere più orientate verso gli anni settanta, riuscendo a mantenere l’ascoltatore di turno, concentratissimo sugli eventi musicali che si susseguono senza un minimo di cedimento.
Il primo brano, Imprisoned (Shadow Past), è forse il più vicino al teatro del sogno, classica song dove la band ci mostra subito le proprie elevate doti tecniche ma, a mio parere, il meglio arriva da Restless Soul in poi quando, entrando nel cuore del lavoro, verremo travolti da un mare di emozioni diverse in un crescendo musicale straordinario, laddove le molteplici influenze, invece di fornire un sapore di già sentito, riescono a regalare momenti di assoluta originalità.
Bravo il cantante Fabrizio Aseglio che, pur avendo una tonalità molto simile a James LaBrie, spicca per personalità e, senza strafare, è perfetto in tutto il lavoro che scorre, così, tra momenti più intimisti, fughe strumentali, cambi di tempo, cavalcate metal, con il combo torinese che ci dona quasi una cinquantina di minuti di grande musica.
Al prossimo giro vorrei vedere questi ragazzi accasati presso un’etichetta che abbia voglia di credere in loro, direi proprio che se lo meritano.
Tracklist:
1. Imprisoned (Shadows Past)
2. Restless Soul
3. Heartless
4. Liberation (The Reflection)
5. Liberation (A New Day)
Line-up:
Fabrizio Aseglio – Vocals
Christian Dimasi – Guitars / Vocals
Matteo Cerantola – Bass
Michele Scotti – Drums
Max Tempia – Keyboards (session member)