Apostle of Solitude – From Gold to Ash

L’altra faccia del doom (ma pur sempre doom) secondo gli Apostle of Solitude. Un album che risulta di grande trasporto per noi ascoltatori, seppur sembri aver bisogno di un tocco di personalità in più.

Ci sono tutti gli ingredienti per un ottimo disco tra le mani degli Apostle of Solitude, band statunitense ancora giovane ma con un passato già degno di nota alle spalle.

A distanza di quattro anni dal loro ultimo lavoro, esce From Gold to Ash, e il risultato di questa nuova sfida musicale è di tutto rispetto. Gli Apostle of Solitude dimostrano ancora di sapere cosa vuol dire doom metal , ed in qualche modo riescono anche a distinguersi.
Alla base di tutto ciò vi è un’ottima abilità di ciascuno dei musicisti, che contribuisce a creare un’atmosfera sicuramente familiare a chiunque conosca già o si approcci al genere. In sintesi, anche per chi scoprisse questa band solo adesso, il doom degli statunitensi è carico di energia in quantità condita da una giusta dose di rabbia.
Si può dire, però, senza che sia per forza una critica, che non vogliono certamente strafare. Essendo il metal una galassia estremamente variegata, sta a discrezione di ognuno giudicare se questa caratteristica sia un pregio o un difetto. Sicuramente, per orecchie abituate ad un doom pesante, ma anche sludge, fino alla variante funeral, la proposta degli Apostle of Solitude non rappresenterà proprio una svolta. Si tratta infatti di un doom più educato, più compassato rispetto ai canoni.
L’indirizzo della band è chiaro e definito, anche per questo non troviamo una grande varietà strumentale all’interno dell’album. Interessante l’intermezzo del terzo brano Autumn Moon, che spezza i ritmi in maniera azzeccata.
Si può concludere dicendo che sono evidenti, in questo ascolto come nei precedenti, le grandi qualità di tutti i componenti della band così come della sfera musicale che ne risulta, ma sarebbe interessante capire se è questa la vera personalità fatta e finita degli Apostle of Solitude, oppure se la limitatezza (apparente) dell’orizzonte sonoro è data da una ricerca ancora da completare.

Tracklist
1. Overlord
2. Ruination Be Thy Name
3. Autumn Moon
4. Keeping the Lighthouse
5. My Heart Is Leaving Here
6. Monochrome (Discontent)
7. Grey Farewell

Line-up
Corey Webb – Drums
Chuck Brown – Guitars, Vocals
Steve Janiak – Guitars, Vocals
Mike Naish – Bass

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