Pori è una citta finlandese che, al di fuori della nazione, immagino sia conosciuta soprattutto per l’annuale organizzazione del rinomato festival jazz che si tiene fin dagli anni sessanta.
Sono di tutt’altro tenore le sonorità offerte dagli Atlases, band che probabilmente non riuscirà a competere con quella manifestazione in termini di popolarità, ma che con il full length d’esordio Haar si propone come una delle più sfolgoranti sorprese dell’anno.
Il quintetto viene catalogato, per non saper né leggere né scrivere, nel calderone post metal ma la verità è che questi musicisti esibiscono una proposta che, forse per la prima volta a mia memoria, è capace di coniugare impulsi moderni con l’afflato melodico ed emotivo del miglior death doom.
Haar è un lavoro che parte ingannevolmente catchy e robusto con una bomba quale Neophyte, canzone che in poco più di cinque minuti fa letteralmente piazza pulita di tutta la teorica concorrenza in ambito modern metal, ma lo scenario cambia con il tenue incipit della successiva Centralis, uno dei brani capolavoro dell’album: qui il post metal interseca con una prodigiosa e melodica fluidità le asprezze del death doom e dall’impatto ne scaturisce qualcosa che, a tratti, raggiunge vette di stupefacente bellezza.
Heathen Colors riporta (come è normale) ai Swallow The Sun più suadenti, ma dal confronto gli Atlases ne escono addirittura rafforzati in quanto si percepisce chiaramente quanto la loro cifra stilistica non possieda alcunché di derivativo.
Le note che delineano il volo dell’alcione nella quarta traccia strumentale (Halcyon) delineano uno scenario commovente e poetico, eppure non disorienta affatto l’avvio degno dei Meshuggah della successiva Monolithe, perché nel sound di questi finlandesi l’afflato dolente e poetico è sempre ben percepibile anche quando viene racchiuso in uno spesso e roccioso involucro.
Ecco il post metal, nella sua accezione più pura e incontrovertibile, nell’altro strumentale Seasons Aligned che, come da copione, cresce come una marea che va a ricoprire per sempre le nostre stanche membra; in questa splendida alternanza tocca a Earth into Ocean far riemergere con tutta la sua dirompente forza quella nervosa modernità che si stempera, infine, in una Moon Pillar che conduce alla malinconica chiusura di un disco splendido, suonato in maniera impeccabile da V-V Laaksonen, Nico Brander, Rami Peltola e Jerkka Perälä, e interpretato vocalmente in maniera superba da Jani Lamminpää.
Gli Atlases, che avevano già preparato il terreno due anni fa con l’ep Penumbra, trovano la loro personale pietra filosofale unendo come meglio non si sarebbe potuto tutti quegli ingredienti che in mano ad altri divengono solo un coacervo di sonorità messe assieme alla rinfusa: Haar è la dimostrazione pratica di quale risultato possa scaturire quando a maneggiare le sette note troviamo musicisti di talento invece che mediocri assemblatori.
Tracklist:
1.Neophyte
2.Centralis
3.Heathen Colors
4.Halcyon
5.Monolithe
6.Seasons Aligned
7.Earth into Ocean
8.Moon Pillar
Line-up:
Jerkka Perälä – Bass
Rami Peltola – Drums
Nico Brander – Guitars
V-V Laaksonen – Guitars
Jani Lamminpää – Vocals