Bell Witch – Mirror Reaper

Opera magnifica intrisa di dolore, disperazione e desolazione.

La prova del terzo disco è sempre un esame difficile per molte band e gli statunitensi di Seattle, Bell Witch, vi giungono con l’animo colmo di disperazione e dolore dopo la dipartita del drummer e vocalist Adrian Guerra, avvenuta nel 2016.

La band, da sempre un duo, è attiva dal 2011 con l’omonimo demo e ha sempre proposto un personale e peculiare funeral doom molto intenso incentrato sul suono del basso suonato da Dylan Desmond, ora accompagnato da Jesse Shreibman alla batteria; chi ha seguito la loro carriera musicale avrà apprezzato le grandi capacità compositive e la grande inventiva riversata nei precedenti due dischi (Longing del 2012 e Four Phantoms del 2015), dove il suono del basso magistralmente suonato riempie totalmente gli spazi e crea lunghi brani molto affascinanti. Ora questo monumentale Mirror Reaper sposta il loro concetto di suono sondando ulteriori orizzonti; due brani, As Above e So Below per un totale di circa 84 minuti di musica, dall’alto contenuto emotivo, dove i temi trattati riguardano la vita e la morte, la desolazione e la disperazione. I paesaggi creati dai due musicisti rappresentano il dolore opprimente che pervade la loro anima lacerata dalla perdita del collega e amico. Non è un disco difficile, non ha nulla di sperimentale o avanguardistico, ma ha bisogno di tempo per entrare sottopelle, per invadere l’animo con la sua essenza spirituale. Il suono si dipana lento, introspettivo, meditativo con il basso che disegna poche note angosciose e opprimenti, con un’alternanza di pieni e vuoti sapientemente condotta. La prima parte dell’opera As Above si sviluppa come un ricordo di note che si alternano e si spengono una dietro l’altra in mezzo a una nebbia plumbea, dove non esiste una meta certa perché’ tutto si è interrotto in mezzo a dolenti lamenti; la tristezza è tangibile, si aprono varchi in altre dimensioni spirituali come specchi riflettenti un io diverso. Suoni di organo in sottofondo (novità per la band) diffondono strati di sofferenza e vuoto incolmabile caricando il viaggio di tensione e passione. Qui si evidenzia l’essenza del puro suono doom dove tutto si muove ma nel contempo appare immoto, dove tutto procede lentamente ma rimane carico di tensione; l’alternanza di growl e clean vocals, molto presenti nella seconda parte So Below, la presenza di alcuni chorus mantengono alta la tensione rendendo tutto oltremodo interessante, gli arabeschi del basso che germoglia poche lunghe note suonate col cuore, sviluppano una esperienza unica nel funeral doom. Il duo può ricordare a tratti gli Skeptcism o gli Shape of Despair per la capacità di aprire nella mente scenari e paesaggi di enorme desolazione ma la capacità di riuscire a farlo con una cosi parca strumentazione è unica. In definitiva un’ opera magnifica impreziosita da una mirabile e suggestiva cover dell’artista polacco Mariusz Lewandowski.

Tracklist
1.Mirror Reaper (As Above)
2.Mirror Reaper (So Below)

Line-up
Dylan Desmond Bass, Vocals
Jesse Shreibman Drums, Vocals, Organ

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