Blind Monarch – What Is Imposed Must Be Endured

I Blind Monarch offrono un lavoro di grande sostanza e convincente dalla prima all’ultima nota: certo, qui il sound è volto ad evocare solo sofferenza e stoica sopportazione, per cui ognuno si prenda la propria croce con la prospettiva di portarsela appresso per il resto dei suoi giorni, senza che possa arrivare il Cireneo del caso ad alleviarne il peso.

Ciò che ci viene imposto deve essere sopportato: questo è quanto ci viene comunicato dai Blind Monarch con il titolo del loro album d’esordio, intitolato appunto What Is Imposed Must Be Endured.

Del resto tutto ciò è la sintesi estrema del doom, che non deve essere scambiata come una forma passiva di rassegnazione bensì quale presa di coscienza dell’ineluttabile.
Il quartetto di Sheffield sembra provenire direttamente dal secolo scorso, sia come approccio che come immagine e questo non è affatto un male, considerando che di quest’ora scarsa ci musica suddivisa in quattro lunghi brani resta la viva sensazione d’aver ascoltato il genere in una delle sue forme più pure ed incontaminate.
La band inglese prende sicuramente sputo dal seminale Forest Of Equilibrium dei connazionali Cathedral (nella parte centrale della traccia autointitolata è riscontrabile un incedere non dissimile a quello di Ebony Tears), rielaborandone però la lezione sostituendo l’anima psichedelica con una ben più pesante e vischiosa componente che può rimandare a protagonisti invece d’oltreocaeno come i magnifici Bell Witch: il risultato che ne consegue è un lavoro ruvido, corposo e privo di spunti melodici, perché se bisogna proprio caricarsi sulle spalle il peso di questa esistenza lo si deve fare senza palliativi di sorta.
E’ anche per questo, quindi, che Tom Blyth non fa sconti a livello vocale passando dal growl ad un aspro screaming non facendo nulla per apparire gradevole, mentre il fratello Adam sciorina riff rocciosi dimostrando però di saperci fare anche quando è chiamato a tessere qualche trama solista.
Solo nell’ultimo brano, Living Altar, appaiono passaggi più rarefatti, con tanto di vocalizzi femminili (forniti sempre dalla famiglia Blythe), decisamente ben costruiti e funzionali all’alternanza con i più canonici momenti basati su un impietoso e monolitico doom.
I Blind Monarch offrono un lavoro di grande sostanza e convincente dalla prima all’ultima nota: certo, qui il sound è volto ad evocare solo sofferenza e stoica sopportazione, per cui ognuno si prenda la propria croce con la prospettiva di portarsela appresso per il resto dei suoi giorni, senza che possa arrivare il Cireneo del caso ad alleviarne il peso.

Tracklist:
1. Suffering Breathes My Name
2. My Mother, My Cradle, My Tomb
3. Blind Monarch
4. Living Altar

Line-up:
Paul Hubbard – Bass
Lee Knights – Drums
Adam Blyth – Guitars
Tom Blyth – Vocals

Fiona Blyth Vocals (track 4)

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