Burial Invocation – Abiogenesis

Ottimo debutto dei turchi Burial Invocation capaci di intrecciare tante nobili influenze death all’interno del loro suono. Old school proiettata nel futuro.

Ottimo affresco di death metal contemporaneo è il debutto dei turchi Burial Invocation che, dopo una attesa durata sette anni, rilasciano un notevolissimo disco che si nutre di old school ma si proietta nel futuro.

Attiva, per breve tempo, nel 2010 con Rituals of the grotesque EP e successivamente con uno split con i nipponici deathster Anatomia, nel 2011 la band si è poi sciolta, rientrando sulla scena solo nel 2014 e arrivando ora al debutto, per la benemerita Dark Descent che mi lascia sempre sbalordito per la qualità del suo catalogo.
Chi segue con attenzione le loro uscite difficilmente rimane deluso. Il terzetto turco ci propone cinque brani densi, impattanti sia come forza sia come atmosfera e fino dall’opener Revival si è proiettati in un sound caleidoscopico, cangiante, in cui la chitarra del principale compositore Cihan Akun crea momenti feroci alternati a variazioni allucinate e dal sapore psichedelico, infarcendo il tessuto sonoro con assoli acidi e ispirati. Non rientriamo in categorie technical, ma la band sa suonare dannatamente bene, conosce bene la materia death e ha voglia di dimostrarlo. Echi di Immolation, per la grande e naturale capacità di variare il riffing all’interno dei brani, senza perdere il filo e la tensione, ma soprattutto la scuola finnica, devota a sonorità anche di stampo doom, sono gli ingredienti principali di questo interessante opera che amalgama al suo interno anche interessanti misteriosi aromi orientali, come nel breve strumentale Tenebrous Horizons, dove un affascinante cello modula con la chitarra una armonia aperta, che potrebbe far presagire futuri sviluppi sonori. Si rimane stupiti dalla grande capacità evocativa del terzetto che, all’interno di ogni brano, riesce senza forzature ad alternare cavalcate feroci con il growl incisivo di Mustafa Yildiz, intrecciato perfettamente nello sviluppo strumentale, e momenti di quiete condotti dalla variegata chitarra di Cihan Akun: esempio assoluto è la title track, dodici minuti incredibili, in questo senso, che rammentano anche le traiettorie impazzite dei Blood Incantation del masterpiece Starspawn. Tante influenze all’interno dei brani, tanta capacità di amalgamare in modo fluido strutture e suoni fanno di questo debutto un ottimo album, si spera foriero di altri sviluppi.

Tracklist
1. Revival
2. Abiogenesis
3. Visions of the Hereafter
4. Phantasmagoric Transcendence
5. Tenebrous Horizons

Line-up
Cihan Akün – Guitars, Bass, Vocals (additional), Songwriting, Lyrics
Aberrant – Drums
Mustafa Yıldız – Vocals

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