MESSA

Il debutto dei Messa, Belfry, è uno dei più bei dischi di quest’anno. L’atmosfera che riescono a creare i Messa non è affatto facile sa spiegare, soltanto ascoltandoli potrete capire. Qualche elemento in più potrebbe fornirvelo questa nostra intervista a uno dei gruppi italiani più interessanti degli ultimi anni.

iye Come nasce il vostro suono così particolare ed ipnotico ?

Nasce da un’esigenza di sperimentazione di un linguaggio musicale diverso da tutto ciò che noi quattro eravamo e siamo tutt’ora abituati a fare: sia dal punto di vista tecnico, formale ed estetico, per noi è un approccio diverso.
Sara non ha mai cantato in vita sua ma sempre suonato in band hardcore/punk il basso, Alberto ha sempre suonato la chitarra in progetti prog,jazz , Rocco alla batteria sempre suonato black metal in molti progetti e io al basso sempre avuto un approccio piu dark’n’roll alla musica con parentesi garage.

iye Quali sono i vostri ascolti ?

I più svariati, da Coltrane ai Darkthrone, dai Bathory ai Current 93, per capirci, passando per tutti i generi lugubri lenti e fumanti.
L’approccio al progetto Messa cerca di non essere mono direzionale ma cerchiamo di esprimere ed evocare delle sensazioni, che poi siano dettate da un fuzz o da una campionatura o da una lirica poco importa.

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iye Come portate sul palcoscenico il vostro disco ?

Cerchiamo di renderlo il piu low profile possibile, non siamo attrezzati con costumi o stronzate di nessun tipo.
Montiamo sul palco, bruciamo della resina di incenso pura, accendiamo poche candele e cerchiamo di darci dentro.

iye Se poteste scegliere a quale regista vi piacerebbe fare una colonna sonora ?

Sono tutti morti, quelli italiani poi … sepolti, ad ogni modo sarebbe interessante fare una cosa per Roy Andersson.
penso sia un genio. Come sa affrontare temi come morte, alienazione, sesso, ambiente in un modo così sottile non lo fa nessuno, sarebbe un sogno poter farlo

iye Progetti futuri ?

Stiamo cercando di progettare un mini tour di una 10 di giorni per il prossimo novembre e, nel mentre, stiamo già componendo materiale nuovo; un pezzo che è già finito a breve andremo a registrarlo in una chiesetta sconsacrata dove facciamo prove, per inciderlo poi in uno split da fare con i nostri amici tedeschi Breit.

SUBLIMINAL CRUSHER

iye Quattordici anni di attività e quattro full length: raccontatevi ai lettori della nostra webzine.

Jerico: Subliminal Crusher è il nome di un progetto iniziato nel 2002, da me e Rawdeath, come side project degli altri nostri S.R.L., band di heavy/thrash con testi in italiano attiva dal 1992. I “SubCrush”, sono infatti nati proprio per estendere le tipiche sonorità prog-melodiche degli S.R.L., ed hanno da subito preso connotati death melodici, unici ma affini alle bands da cui al tempo io e Rod eravamo principalmente ispirati (The Haunted, At the Gates, Darkane, Pantera, Testament, etc..) .

iye Darketype, il nuovo lavoro, può essere considerato un ottimo esempio di death metal melodico con chiare influenze thrash, siete d’accordo?

Emiliano: Certamente. come detto sopra da nonno J. le influenze del gruppo sono chiare e, essendo i gusti musicali dei membri del gruppo abbastanza omogenei, non si fatica ad evincerle. L’intenzione del disco verte spesso su sonorità thrash, seppur rimanendo con una chiara base filo-scandinava, già presente in altri lavori, ma stiamo già pensando di dare una linea più death ai prossimi lavori.

iye La melodia riveste un ruolo molto importante nel vostro sound, trovando sfogo in molti solos di estrazione classica: il metal classico fa parte del vostro background?

Jerico: Le melodie sono il giusto equilibrio tra le componenti che a mio avviso compongono una tipica struttura nei brani dei Subliminal Crusher. E’ come quando si cerca di ottenere uno scatto fotografico che riassuma il giusto messaggio, ecco … la melodia è il momenti della messa a fuoco di questa immagine.

iye Come si lavora alla creazione di un album in casa Subliminal Crusher?

Jerico: Fortunatamente, le attuali tecnologie consentono di condividere le idee di tutti in poco tempo. Partendo da questi primi riff, ci si vede in sala prove e si sviluppa il pezzo nella sua forma completa. C’è da dire che l’arrangiamento di un tipico brano SubCrush non impiega mai poco tempo, ma una volta completato siamo sicuri di aver ottenuto il massimo del risultato secondo in nostri canoni.
Emiliano: Questa era per me, e anche per Marco, la prima esperienza nel contribuire alla creazione di un album e posso dire che si lavora con grande entusiasmo e impegno da parte di ogni membro (penso in particolare a Lorenzo che si è fatto carico del lavoro di registrazione, mixing e mastering). Va detto che i nostri membri più anziani (Jerico e Rodolfo) hanno giocato un ruolo fondamentale negli arrangiamenti, noi altri, alle prime armi, non saremmo probabilmente stati in grado di far rendere in modo così efficace i pezzi.

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iye Come ho scritto in sede di recensione, negli ultimi anni le band di genere hanno spostato il tiro verso sonorità più core, perdendo quasi del tutto gli elementi classici che caratterizzavano il sound di metà anni novanta; voi fate parte di quei gruppi che non si sono fatti influenzare dalle nuove tendenze continuando ad avere un approccio”vecchia scuola”, ma quali sono i gruppi che più hanno influenzato il vostro sound?

Jerico: Di certo i SubCrush non hanno mai suonato quello che gli altri si aspettavano ma sempre e solo quello che in quel momento rappresentava la nostra musicalità. Siamo passati anche noi da periodi più thrash a momenti più death, ma in generale, penso che siamo sempre rimasti coerenti al nostro moniker.

iye Nel corso della vostra carriera avete diviso il palco con gruppi a dir poco fondamentali per lo sviluppo del metal estremo come Entombed, The Haunted, Darkane e Sadus: quanto è importante per voi suonare dal vivo?

Jerico: Ogni concerto è una nuova sfida, dalla ideazione della scaletta alla preparazione in sala prove per la stessa, ma ogni volta è una soddisfazione stare sul palco insieme agli altri componenti del gruppo e condividere ogni emozione scaturita da ogni singola nota.

iye La scena italiana negli ultimi anni è cresciuta in modo esponenziale a livello qualitativo: per voi che siete in giro da un po di anni, quali sono le differenze sostanziali tra la scena odierna e quella dei primi anni del nuovo millennio?

Jerico: La scena italiana pullula di band valide, sia dal punto di vista tecnico che delle idee; sicuramente l’attitudine delle band si è modificata nel tempo, ma credo che questo sia inevitabile. Forse quello che manca di più alla scena oggigiorno, rispetto a venti anni fa, è la curiosità nella ricerca di gruppi, suoni e relative “leggende”. Con internet oggi tutto è alla portata di tutti, e questo va sicuramente a discapito dell’immaginazione, che a mio modo di vedere è parte integrante del piacere musicale.

iye Siamo ai saluti, vi lascio spazio per farci conoscere i prossimi passi della band e vi ringrazio a nome dei lettori di Iyezine.

Jerico: Tutto quello che di importante gira intorno alla band è quasi subito postato nei nostri socials (fb in primis). Rimanete in contatto con noi su Facebook

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WITCHES OF DOOM

Un interessante scambio di battute con i romani Witches Of Doom, autori di uno degli album più convincenti di questa prima metà del 2016.

iye Tra Obey ed il nuovo lavoro sono passati un paio d’anni, cosa è successo nel frattempo in casa Witches Of Doom?

In questi due anni abbiamo avuto modo di conoscerci e di amalgamarci di più, di poter sperimentare nuove idee, di lavorare sui suoni, ma soprattutto abbiamo fatto numerose date sia in Italia che all’estero, e questo è quello che ci ha fatto crescere maggiormente

iye Obey è stato, almeno per il sottoscritto, un esordio straordinario: voi siete soddisfatti dei riscontri ottenuti da pubblico ed addetti ai lavori?

Sicuramente non ci possiamo lamentare, le ottime recensioni che abbiamo ricevuto ci hanno reso orgogliosi del nostro lavoro, e ci hanno dato quell’ulteriore spinta in più e convinzione nei nostri mezzi. E’ stato ulteriormente emozionante ricevere attestazioni di stima e di apprezzamento per la nostra musica da musicisti del calibro di Tony Dolan (Venom Inc., E-mpire of Evil), con cui abbiamo anche suonato qui a Roma, e Paul Bento ( ex Carnivore – Type O Negative), che ci ha addiritura onorato di un suo assolo di chitarra sul nostro singolo New Years Day.

iye Non è mai facile per una band ripetersi su certi livelli dopo un lavoro pienamente riuscito, avete sentito una certa pressione al momento di scrivere i brani per il nuovo album?

Sapevamo da subito che dopo gli ottimi riscontri di Obey non potevamo permetterci di sbagliare, e questo un minimo di preoccupazione ce lo dava, ma la nostra fortuna è quella di essere molto prolifici nella scrittura dei brani, e questo ci ha permesso, prima di entrare in studio di registrazione, di fare una selezione. Abbiamo scelto i brani che ci divertivamo di più a suonare, visto che la passione e il divertimento sono alla base di tutto quello che facciamo

iye Deadlights conferma il vostro valore, ancora una volta il songwriting è di altissimo livello, senza restare ancorato al sound di Obey ma aggiungendovi con sagacia una base elettronica che gli conferisce un mood ancor più ottantiano: da dove giungono questi nuovi spunti ?

La differenza principale sta nel semplice fatto che le tastiere in Obey sono state aggiunte dopo aver già scritto tutti i brani, in quanto il nostro tastierista Eric è entrato in pianta stabile nel gruppo proprio mentre stavamo ultimando le registrazioni di Obey, mentre i pezzi di Deadlights nascono da subito con le tastiere e quindi abbiamo potuto dare sfogo a tutti nostri desideri di elettronica che nel primo disco avevamo dovuto parzialmente reprimere.

iye Nel nuovo album siete riusciti ad amalgamare, molto più che nel precedente, tutte le vostre influenze, mantenendo però intatta la componente stoner/doom che conferisce ai brani atmosfere ossianiche: quanto influisce sul vostro sound il dark rock delle band storiche?

Sicuramente, anche se ognuno di noi ha influenze e predilige ascolti dei generi più vari di musica, l’amore per il suono di band storiche quali Black Sabbath, Doors, Depeche Mode, The Cure, Joy Division, Bauhaus, Sister of Mercy, The Mission, The Cult, etc.etc. è quello che più ci unisce e che più abbiamo in comune

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iye Come è nato un brano come I Don’t Want To Be A Star, quello che più si avvicina al mood di Obey con le sue atmosfere doorsiane che lo rendono la perfetta conclusione del lavoro?

I Don’t Want To Be A Star nasce da un mio giro di basso, l’ho proposto mentre stavamo provando altri pezzi, anche se non ne ero molto convinto, in quanto pensavo che si differenziasse troppo dal tipo di sound su cui stavamo lavorando in quel periodo. Invece agli altri del gruppo è piaciuto subito, e allora abbiamo incominciato a lavorarci in maniera più seria. La cosa bella è che tutta la seconda parte del brano è una sorta di jam session, ogni volta, sia che si tratti di prove, che di concerti, la improvvisiamo, e così anche la durata del brano è molto variabile

iye Dopo un secondo lavoro ancora di altissimo livello, quali sono i primi bilanci e le aspettative ?

Il disco è uscito da poco, tra l’altro al momento solo in formato digitale, la versione in cd uscirà entro fine maggio, e quindi è ancora troppo presto per fare dei bilanci, anche se devo dire che i primi riscontri sono più che positivi. Le nostre aspettative sono sicuramente alte, crediamo molto in quello che abbiamo fatto, sappiamo anche di avere un sound tutto nostro, che ci contraddistingue, speriamo quindi che sempre più persone vengano a vederci e acquistino il nostro disco

iye Con l’approssimarsi della stagione estiva ci sarà la possibilità di vedervi all’opera in qualche festival?

Al momento non abbiamo niente in programma, almeno in Italia, ma stiamo lavorando per cercare nuove date. I problemi sono essenzialmente due: uno lo hanno in comune tutte le band italiane che suonano pezzi originali, ovvero il sempre minor spazio concesso ai gruppi che suonano musica propria a favore invece delle cover band; il secondo invece si rifà alla risposta alla domanda precedente, ovvero avendo un sound tutto nostro spesso siamo fuori contesto, in quanto o troppo metal per festival rock, o al contrario troppo poco metal per i festival in cui magari suonano anche gruppi metal più estremi. Quindi alla fine ci rimane più facile suonare da soli o come headliner della serata.

iye Nel metal i gruppi italiani sono sempre stati visti come una realtà di serie B, ma negli ultimi anni la scena è cresciuta in modo esponenziale: vi ritrovate in effetti quale parte della scena metal nostrana oppure vi sentite più una band dal respiro internazionale?

Io direi tutte e due le cose, in quanto siamo comunque legati alle nostre origini e grati a gruppi quali ad esempio Lacuna Coil, Novembre, Sadist, Doomraiser, Foreshadowing, solo per citare i primi che mi vengono in mente, che portano in giro per il mondo il metal italiano, dando così anche a noi la possibilità avere una sorta di vetrina internazionale. Allo stesso tempo siamo consapevoli che il nostro è un sound più internazionale, fosse solo per tutti i messaggi di complimenti e richieste varie che riceviamo tutte le settimane dalle parti più sparse del mondo. Proprio per questo motivo, di comune accordo con la nostra etichetta la Sliptrick Records, abbiamo deciso di concentrare la fase iniziale della promozione di Deadlights negli Stati Uniti.

DENIZEN

I Denizen saranno la prima band straniera, in questo caso francese, ad esibirsi all’Argonauta Fest che si svolgerà a Vercelli alle Officine Sonore dalle 18.00 di sabato 7 maggio. Prima di farvi conquistare dal loro fuzz rock, ecco una bella intervista con loro.

iye Come è nata la vostra band ?

Siamo una band heavy stoner rock dal sud della Francia. Esistiamo dal 2003. Abbiamo iniziato come amici con il Noise Hardcore. Dopo aver ascoltato un sacco di band Classic e stoner rock, finalmente abbiamo incluso queste influenze nella nostra musica.

iye Quali sono le vostre influenze ?

Troppe ! Ma possiamo citare Clutch, Kyuss, Fu Manchu e tutta la classica scena stoner rock, così come alcune bande più pesanti come Taint, The Melvins, Coalesce. E Black Sabbath, naturalmente.

iye Come siete entrati in contatto con l’Argonauta Records ?

Argonauta è un’etichetta che promuove molto le sue band. Quindi, li conosciamo grazie alla loro promo e ogni grande band che stanno sostenendo. Quindi siamo stati molto felici quando Gero ci ha mandato la sua prima e-mail dove ci diceva che gli piaceva il nostro album!

iye Cosa vi aspettate dall’Argonauta Fest ?

Buoni gruppi, buona birra, molta gente e finalmente incontreremo la squadra Argonauta. –

iye Progetti futuri ?

Stiamo scrivendo un nuovo disco, e faremo uno split con una super band inglese di cui non possiamo ancora dire il nome.

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iye Tell something on the band origin

We are a Heavy Stoner Rock band from south of France. We exist since 2003. We first started as friends playing Hardcore Noise stuff. After listening a lot of Classic and Stoner Rock bands, we finally included these influences in our music.

iye What are your influences?

Too many ! But we can mention Clutch, Kuyss, Fu Manchu and all the classic Stoner Rock scene as well as some heavier bands like Taint, The Melvins, Coalesce. And Black Sabbath of course.

iye How did you get in touch with Argonauta Records?

Argonauta is a label which promotes a lot their bands. So, we know them thanks to their promo and every great bands they are supporting. So we were very happy when Gero send us his first email telling us he liked our album!

iye What are your expectations for Argonauta Fest?

Good bands, good beer, great and numerous people and finally meeting Argonauta crew!

iye Future plans?

We’re currently writing songs for a new album and a split with a super English band (but we can’t tell more at the moment). We expect to tour again at the end of the year.

FILTH IN MY GARAGE

I Filth In My Garage sono uno dei gruppi italiani di musica pesante e pensante che maggiormente stanno impressionando in questi ultimi tempi. Prima di travolgervi con il loro assalto sonoro durante l’Argonauta Fest che si terrà il 7 maggio 206 alle Officine Sonore a Vercelli, ecco qui una loro intervista:

iye Come è nato il gruppo?

I Filth In My Garage sono intanto 5 amici accomunati da una grande passione per la musica e per tutto ciò che ruota intorno ad essa.
Nascono nell’ormai lontano 2008, fondati da Matteo (chitarra), Stefano (voce) e Luca (ex batterista) così per gioco, poi le cose si sono evolute e nel 2010 sono entrati nella band anche Giacomo alla seconda chitarra e Simone al basso.

iye Quali sono le vostre influenze sonore?

Senza ombra di dubbio la band che più ci ha influenzato sono i Poison the Well, ma ti cito anche Cave In, Norma Jean, The Ocean e Hot Snakes.

iye Come siete approdati su Argonauta?

Ci siamo avvicinati ad Argonauta grazie ad una band che già faceva parte di questa realtà, ossia i Selva, band a nostro parere validissima nonché grandissimi amici.
Seguiamo Argonauta da moto tempo, sappiamo che lavorano come si deve perciò abbiamo deciso di provare questa strada.

iye Cosa vi aspettate dall’Argonauta Fest?

Un sacco di band fighe e una bella situazione dove poter conoscere gente e nuove band. Non vediamo l’ora di suonare in un contesto simile.

iye Progetti futuri?

Per intanto abbiamo il tour da portare avanti. Ci siamo presi una piccola pausa nel mese di Aprile dopo una dozzina di date nel giro di un mese e mezzo da dopo la presentazione del disco, riprenderemo con i live poi a Maggio fino praticamente alla fine di Giugno e parallelamente ci metteremo sicuramente a scrivere roba nuova.
Poi si vedrà, insomma …

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WOWS

Ci avviciniamo sempre di più all’Argonauta Fest (7 maggio 2016 a Vercelli, dalle ore 18.00 alle Officine Sonore).
Questa volta ci parlano i Wows, uno dei gruppi più eterogenei del panorama Argonauta.

iye Come è nato il gruppo ?

La band è nata nel 2008, i membri sono ancora gli stessi fatta eccezione per il nuovo acquisto ai synth e ai suoni malati Kevin Follet. Abbiamo iniziato con delle cover ma ben presto e per bisogno ci siamo ritrovati a scrivere musica nostra. Dopo un primo disco di assestamento abbiamo trovato la nostra via con il nostro ultimo lavoro, Aion.

iye Quali sono le vostre influenze sonore ?

Molteplici e si dovrebbe distinguere tra i vari componenti. Nel metal però abbiamo trovato un punto d’incontro che ci permette di creare musica anche se ognuno di noi ha radici molto differenti. Il nostro fine non è di cavalcare un genere specifico ma di permettere ad ogni musicista di esprimersi a pieno e raggiungere così l’armonia tra tutti noi.

iye Come siete approdati su Argonauta ?

Grazie ad amici che ci hanno visto suonare dal vivo e che ci hanno consigliato di mandare il nostro Aion ad Argonauta. L’entusiasmo è stato subito reciproco. Siamo ancora elettrizzati al pensiero di far parte di questa scena.

iye Cosa vi aspettate dall’Argonauta Fest ?

Ci aspettiamo una botta di energia così potente da non farci distinguere la realtà dal sogno.

iye Progetti futuri ?

Bottomline: non mollare.
Una cosa che ci sta particolarmente a cuore è quella di fare gruppo, non solo tra noi ma tra tutte le band della scena. Stiamo unendo le idee e gli spiriti attraverso la pagina di Doometal Doometal Doometal, attraverso la quale pubblichiamo le opere e gli eventi delle band italiane a non; inoltre per mezzo della Nihilist Diffusion and Booking stiamo organizzando serate in tutto il nord Italia tra band che hanno voglia di spaccare teste.
Ah, ovviamente stiamo scrivendo il terzo disco ed in più stiamo progettando una release per il prossimo inverno.

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Video :

Sepvlcrvm

Continuano le nostre interviste ai gruppi appartenenti al roster dell’Argonauta e che suoneranno all’ Argonauta Fest il 7 maggio, dalle 18.00 in poi, alle Officine Musicali a Vercelli.
I Sepvlcrvm sono un duo ancora inedito e misterioso, ed il loro disco uscirà prossimamente.
Nell’attesa di scoprirli dal vivo ecco le loro parole.

iye Come è nato il gruppo ?

Da ricerca e contemplazione.
Antiche scritture costituiscono la fonte di meditazioni rituali che si concretizzano in Musica ed Immagine.
La condivisa Passione e Dedizione all’Arte nonché la profonda stima tra i due componenti del progetto hanno agevolato chiarezza d’intenti ed individuazione di sentieri d’indagine.

iye Quali sono le vostre influenze sonore ?

Tutte le sperimentazioni sonore utili a canalizzare il messaggio ed estrinsecare la visione.
E’ inopportuna e complessa la definizione di un genere musicale che non intende porsi limiti e confini ma solo piena libertà espressiva.

iye Come siete approdati su Argonauta ?

Il signor Lucisano, persona conosciuta da tempo come dedicata ed appassionata, ha dimostrato interesse ed apprezzamento per il progetto.
Siamo onorati di questa collaborazione e siamo convinti che possa condurre a reciproche soddisfazioni.

iye Cosa vi aspettate dall’Argonauta Fest ?

L’Argonauta Fest vedrà l’uscita del nostro secondo lavoro Vox In Rama.
L’esibizione costituisce un momento cruciale di condivisione e scambio nel quale mostreremo uno dei molteplici volti del progetto.

iye Progetti futuri ?

Mantenersi vigili, attenti, scrupolosi nella ricerca e nella comprensione.
Meditare e contemplare l’intrinseca saggezza degli antichi Insegnamenti.
Procedere, umili ma fermi, lungo la via intrapresa con crescente lucidità di rappresentazione.

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ELEVATORS TO THE GRATEFUL SKY

Sandro Di Girolamo ci ha parlato dei suoi Elevators To The Grateful Sky, del loro passato e del presente che si chiama Cape Yawn, capolavoro stoner/psichedelico in uscita in questi giorni, buona lettura.

Sandro Di Girolamo ci ha parlato dei suoi Elevators To The Grateful Sky, del loro passato e del presente che si chiama Cape Yawn, capolavoro stoner/psichedelico in uscita in questi giorni, buona lettura.

iye Ciao Sandro, raccontaci come nasce il progetto Elevators To The Grateful Sky.

Ciao Alberto, anzitutto, grazie mille per questa intervista e per le gentili parole che hai sempre speso nei confronti degli ETTGS. Il progetto nasce nel 2011, da un’idea mia e di Giuseppe Ferrara (chitarra). Entrambi suonavamo in un duo brutal death (munito di drum machine), Omega. Forse, perché stanchi di portare avanti un qualcosa di così veloce e tecnico o semplicemente rapiti da un genere così incredibile come quello dello stoner-rock e l’heavy psych, abbiamo deciso di fondare gli Elevators to the Grateful Sky. Subito alla batteria si è unito, Giulio Scavuzzo (ex-Horcus), e alla chitarra solista, Giorgio Trombino (con cui suonavo già nel gruppo swedish death Undead Creep e il quale vantava e vanta la sua presenza e “paternità” in/di numerose altre band: Haemophagus, Sergeant Hamster, Furious Georgie, Assumption, The Smuggler Brothers. Proprio lui, infatti, è abbastanza apprezzato all’interno della scena palermitana, per la sua versatilità nel comporre musica e suonarla con i più svariati strumenti).

N.B. E’ qualcosa che non ho mai detto in giro, però ricordo esattamente il giorno … stavo al pc e mi imbattei in ‘Whitewater’ dei Kyuss, metto play e ascolto. Dopo l’intro parte il riff principale, mi aggrappai alla sedia e subito pensai: “Ma che cos’è questa roba fichissima!? E’ questo il mood che ho sempre ricercato! Devo assolutamente fare anch’io questo genere!”. Da lì in poi, la storia si conosce…

iye Cloud Eye è stato un esordio clamoroso per il gruppo: quali sono stai i riscontri ottenuto tra il pubblico e gli addetti ai lavori?

L’album è piaciuto davvero tanto e ha avuto anche un ottimo riscontro sia da parte della critica che del pubblico. Ci sono arrivate un fiume di recensioni (italiane ed estere) estremamente positive e fatto varie interviste. Molti magazine, su tutti uno dei nostri preferiti, Rumore, ci hanno più volte, dato spazio al loro interno. Non possiamo che ringraziare sempre tutti coloro che ci supportano e ci aiutano nel difficile compito di diffondere il più possibile la nostra musica (ovviamente tra queste tante persone, ci sei anche tu, Alberto).

iye Musica desertica, splendidamente psichedelica, un’amalgama del meglio che un certo tipo di rock ha regalato negli ultimi decenni, senza dimenticare il periodo settantiano: sei d’accordo con questa definizione di quel disco?

Assolutamente. Cloud Eye, per quanto anch’esso ricco di citazioni facenti l’occhiolino ad altre “atmosfere” non proprio inerenti al rock desertico in senso stretto, di sicuro pecca di questa maggiore “affiliazione” a quel particolare genere sviluppatosi dagli anni ’70 in poi e che ha trovato la sua evoluzione in Palm Desert e Seattle.

iye Il nuovo lavoro lascia in disparte le sfumature grunge di Cloud Eye per nutrirsi di suoni rock’n’roll e garage, mantenendo quella vena psichedelica che è il vostro marchio di fabbrica.

Esatto, come dicevo prima, se Cloud Eye rimaneva ancora fortemente legato a una particolare “dimensione musicale”, con Cape Yawn abbiamo alzato un po’ il tiro, puntando a qualcosa di più miscelato e personale, come hai detto tu nella recensione dell’album: “liquido”. Ovviamente è importante mantenere, quelli che chiami “marchi di fabbrica”. Personalmente penso che, nell’arte in generale, se non si è capaci di dire “la propria” e a “proprio modo”, si può tranquillamente smettere di suonare/scrivere/dipingere ecc … passando ad impiegare il proprio tempo in altro. Non vorrei essere polemico, ma sento il bisogno di dirlo, è capitato più volte, che abbiano esclamato sul nostro conto, le classiche frasi: “non comunicate nulla di nuovo”, “siete derivativi” (P.S. sentiteli bene i dischi prima di dire la vostra e scrivere sommarie parole). Cari signori, io non capisco invece, dove tutta questa “grande novità” la troviate in gruppi (e ce ne sono a bizzeffe) facenti parti sempre della stessa scena stoner-rock e da voi acclamati e portati in gloria. Riff banali, scontati, scopiazzati, personalità inesistente, suoni stantii, composizione dei brani inconcludente. Non mi sembra che questi nostri colleghi si sforzino più di tanto nel cercare questa tanta agognata “innovazione” o che s’impegnino nel tentativo di esprimere la loro personalità. Noi nel nostro piccolo, cerchiamo di farlo, con tutto ciò che potrete sentire all’interno delle nostre canzoni (es. la parte funky di Mongerbino). La cosa comunque fondamentale, e chiudo, è che questa nostra ricerca non viene stimolata sicuramente dal ricevere il benestare del boss della ‘zine “di turno”, bensì, tutto ciò lo facciamo solamente perché ci va e vogliamo dire la nostra divertendoci e giocando con le note e i suoni. E’ stato e sarà sempre così, che piaccia o dispiaccia, che riesca o no. (P.S. ma poi innovazione, innovazione … ma a un certo punto fanculo, se una cosa è bella, è bella! L’importante è questo!)

iye A mio parere gli anni settanta nella vostra musica sono rappresentati da una vena doorsiana, cosa ne pensi?

Ovviamente le atmosfere dei Doors intrise di trip mistici e oscuro surf-rock trovano larga diffusione nella nostra musica. Probabilmente anche alcuni testi e metriche che compongo richiamano un certo mondo della California di qualche decennio fa. Personalmente apprezzo molto Gleen Danzig, quindi il richiamo può starci tutto (visto le cose in comune con Jim Morrison). Comunque, le influenze inerenti ai ‘70s sono molteplici, non ci basterebbe un’intervista per elencarle!

iye La title track è uno strumentale da brividi, come nasce un brani di questo tipo?

Bella domanda! Guarda non saprei risponderti sul fatto di come “nasce un brano di questo tipo”, ma posso dirti come questo è nato! I riff principali sono stati scritti da me e Giuseppe per poi essere revisionati, armonizzati e implementati da Giorgio e Giulio (anche con l’ausilio di strumenti come il sassofono). Abbiamo registrato, prima una pre-produzione casalinga e poi suonato più e più volte, rendendo la natura della strumentale, sicuramente più “jammata”. Quando componiamo, riflettiamo un po’ su ciò che vorremmo esprimere con quella canzone. Dobbiamo raccontare una storia, particolari stati d’animo, luoghi, persone, che caratterizzano un definito periodo della nostra vita. Proprio Cape Yawn è l’inno perfetto per le nostre “gite”, qui nei dintorni di Palermo (Monte Pellegrino e la costa di Barcarello su tutti). Guardare il tramonto in compagnia degli amici, bere una birra, fumarsi una sigaretta, pensando ad amori passati o impossibili … magari, il tutto avvolto da questa malinconia provocata dall’incertezza per il futuro della nostra terra, cullati dalla bellezza e poesia del nostro paesaggio (spero che dal video che ho realizzato, si capisca tutto ciò). In questo caso, le melodie richiamanti un triste surf-rock, condite da chitarre ovattate e sassofono riverberato, restituivano al meglio un simile mood. Questa è Cape Yawn, “Capo Sbadiglio”.

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iye Laura è un altro strumentale dedicato a Mark Sandman, frontman dei Morphine: a che cosa è dovuto questo omaggio?

Tutti e quattro siamo degli sfegatati fan dei Morphine. Penso che sia impossibile quantificare le volte in cui ho ascoltato capolavori come “Good”, “Yes”, “Cure for Pain” ecc … Mark Sandman è stata una persona davvero determinante per l’evoluzione della musica rock targata 90’s. Una leggenda. A mio avviso non esisteranno mai più gruppi, con un sound, un appiglio e un groove come il combo di Boston. Proprio il full “Good” mi ha fatto compagnia in un periodo non proprio allegro della mia vita (coincidente con la composizione di Cape Yawn). La semplicità, ma nello stesso la “portata e pesantezza” delle parole del compianto Sandman hanno scavato in noi tutti qualcosa di veramente indimenticabile. Gli hanno dedicato una scalinata a Palestrina, il minimo che potessimo fare noi sarebbe stato scrivere qualche secondo di sassofono in chiave “Dana Colley”. Non so dovunque tu sia, però Mark, ti ringraziamo con tutto il cuore per quello che ci hai trasmesso con la tua arte.

iye La copertina di Cape Yawn è stata disegnata da te: quella del grafico è solo una passione alternativa a quella per la musica, o qualcosa di più?

Di solito ci lavoro part-time. In questi anni non so più quante grafiche ho realizzato (una volta feci pure un inchiostrazione per gli Hooded Menace). Quasi tutte per i gruppi della scena di Palermo, non vorrei esagerare, ma alla stragrande maggioranza delle band della mia città ho fatto o un logo o un artwork o qualcos’altro. Principalmente però, mi sto laureando in Ingegneria Edile-Architettura. Ogni tanto lavoro pure come free-lance in studi di progettazione per la realizzazione di rendering 3d. Cerco per adesso di guadagnare un po’ di soldini, per il gruppo e anche per avere la libertà di poter uscire la sera e devastarmi di birra e Jägermeister al Pub; per chi vuole, mi trova quasi sempre al Krust in via Dante, 19 (qui a Palermo). Passo praticamente le mie serate sbevazzando, a parlare di musica e a sparare cazzate!

iye L’album finora è stato stampato in vinile dalla HeviSike Records, ne è prevista l’uscita anche nel formato cd?

A quanto pare, no. Probabilmente, invece, è prevista l’uscita di Cloud Eye in vinile. Rimanete sintonizzati sul nostro profilo facebook per news e quant’altro.

iye Con nomi quali Elevators To The Grateful Sky, Haemophagus, Sergeant Hamster, spesso collegati tra loro, è giusto parlare dell’esistenza di una vera e propria scena in quel di Palermo?

Questi gruppi sono indissolubilmente legati dal fatto che ci suoni Giorgio. Ora, che non me ne voglia, visto che lui evita sempre di parlare di queste cose e mi richiama più volte e più volte quando lo faccio io, perché eticamente è abbastanza da presuntuosi e spacconi. Però questa volta parlerò, poco importa se mi crederanno o meno e che a lui piaccia o no. Giorgio Trombino oltre che ad essere una persona magnifica, unica, è uno dei miei più cari amici, con cui ho condiviso i giorni e la musica è sicuramente uno dei più grandi talenti dell’underground siciliano (personalmente anche d’Italia per non parlare d’Europa, se vogliamo proprio esagerare). Non è cosa di tutti i giorni incontrare un così poliedrico musicista, nell’ambito degli ascolti, del gusto compositivo (qui si passa da John Coltrane ai Pungent Stench, per farvi capire) e che suoni praticamente TUTTI gli strumenti. Ecco Giorgio. L’ho detto e l’ho fatta grossa, adesso ci odieranno ehehe. Comunque ricordo tutto ciò, per ricollegarmi al fatto che molte cose che sentite provenire dalle nostre parti, sicuramente sono di un certo livello proprio perché c’è il suo zampino. Ad ogni modo, molti sono i gruppi che pur soffocati dalle difficoltà che contraddistinguono la diffusione della musica underground nella nostra città, sono riusciti a canalizzarle per creare un sound personale e di un buon livello. Su tutti (oltre ai progetti del signor Trombino, che avevo già citato): Balatonizer, Airfish, Kali Yuga, La Banda di Palermo, Bigg Men, Cadaver Mutilator, ANF, FUG, Throne of Molok, Stesso Sporco Sangue, Terrorage, Favequaid ecc…

iye La vostra musica è colma di riferimenti a più generi, ma quale tra questi vede Sandro Di Girolamo come suo vero e proprio fan?

Direi quasi tutti, trasversalmente. Certamente, gruppi come: Kyuss, QoTSA, Morphine, Danzig, Yawning Man, Fu Manchu, Captain Beefheart, Melvins, Electric Wizard, Goatsnake, Sleep, Church of Misery, (un po’ banali come citazioni, comunque) ecc… li porto sicuramente nel cuore. Ultimamente ascolto davvero tanto gli Arctic Monkeys. Apprezzo enormemente il talento e le capacità compositive e comunicative di Alex Turner (pure se è ormai diventato il frutto dell’image styler – “lo zio Homme”). In playlist ho quasi sempre “Favorite Worst Nightmare” e “AM”. Ci sono davvero delle belle canzoni (sottolineo, canzoni, non tracce o pezzi) e quando vedo alcuni loro live, non posso che essere (sanamente e costruttivamente) invidioso del loro successo. Arrivare a quei livelli lì, sarebbe davvero un sogno che si avvera. Non chiederei altro.

iye Per finire, quali sono i vostri progetti sul versante live?

Stiamo cercando di organizzare un mini-tour in Inghilterra, visto oltretutto che Giuseppe oramai vive e lavora come infermiere specializzato a Stoke-on-Trent, in pianta stabile (esatto il luogo di nascita di “gentaglia” come il leggendario Lemmy e Slash). Volevamo pianificare qualcosa per Maggio, ma probabilmente il tutto verrà posticipato. Se qualcuno è in grado di darci una mano, per favore, non tardi a contattarci! Per il resto, grazie ancora per questa bella intervista! Ricordiamo che Cape Yawn, sarà disponibile via Hevisike dall’11 Marzo in poi. Spero che tutte le persone sintonizzate, possano sentirlo e apprezzarlo. Magari non è il disco della vita, ma sicuramente è un prodotto sincero, fatto con impegno e passione. Se volete approdare nel nostro mondo, Cape Yawn e l’astronave che vi ci porterà!

VOID OF SLEEP

Dopo aver recensito il loro ottimo album New World Order, mi sono venutee in mente alcune domande da porre ai Void Of Sleep, che sono a mio avviso uno dei gruppi più interessanti attualmente in Italia. E chiacchierando con loro l’interesse aumenta molto …

iye Come è nato New World Order?

Burdo: Come anche il precedente lavoro è nato dalla collaborazione e dal bagaglio di tutta la band, a differenza di prima però, questa volta abbiamo voluto concentrarci su un argomento comune per tutto l’album, che coinvolgesse il nostro songwriting fondendo le parole e la musica in un unico mood: volevamo fare qualcosa di diverso dal nostro primo album, qualcosa di più oscuro ma anche trionfante e disperato, volevamo più cattiveria, ma anche più melodia, volevamo insomma estremizzare le nostre peculiarità, compresa la parte progressiva del nostro suono, così quando ho presentato agli altri l’idea del concept siamo partiti con le idee chiare.

Gale: L’ idea del concept che ha avuto Burdo ci è subito piaciuta, anche perché, come ormai credo si sia capito, siamo fan degli anni 70, del prog e della psichedelia e molti gruppi che amiamo hanno fatto concept-album in quegli anni; questo non significa che avevamo la pretesa di rifare uno di quei capolavori, ma diciamo che misurarsi con un tipo diverso di scrittura poteva essere una sfida affascinante, e lo è stato.

iye Pensate che attraverso musica come la vostra ci possa essere un cambiamento in positivo nella gente?

Burdo: Beh, personalmente non credo, noi abbiamo solo scritto di un argomento che troviamo “diabolicamente” affascinante, esprimendo nostre opinioni e metafore … è una storia insomma, ognuno può vederci quello che vuole, non abbiamo la presunzione di insegnare nulla a nessuno.

iye La situazione dell’underground in Italia è migliore o peggiore rispetto al passato?

Burdo: Onestamente non so bene cosa risponderti … sicuramente è cambiata, come sono cambiati i tempi: da un lato il web ha sicuramente aumentato le possibilità di essere ascoltati ed ha “livellato” almeno un minimo questo gap rispetto al passato, ma dall’altra parte ormai ci sono migliaia di band, molte più che in passato, molte più mode anche tra le nicchie … è difficile, almeno per me, capire se ci siano più lati positivi o negativi … fatto sta però che il tasso qualitativo dell’underground italiano negli ultimi anni credo sia piuttosto buono … mancano un po’ le opportunità, forse.

iye Avete suonato in Europa? Cosa pensate delle scene estere?

Gale: Abbiamo suonato qualche data in Europa e ne faremo sicuramente altre 4-5 a marzo ma non abbastanza per avere un’ idea delle varie scene, ci sono state date più fortunate ed altre meno, come d’ altronde in Italia, ci è capitato di suonare davanti a 3 persone, davanti a 50/100 spettatori come a 2-300 o addirittura a 1000. Non credo si possa generalizzare e parlare di scene che “funzionano” meglio di altre.

iye Come porterete in giro un progetto importante come New World Order?

Gale: I nostri sono semplici concerti dal vivo, nient’ altro che quattro persone con i propri strumenti che ripropongono nella maniera più fedele possibile i brani degli album; non ci sono basi, non ci sono visuals, non ci sono luci particolari, non che siamo contro a quel tipo di show, anzi, ma attualmente proponiamo dei concerti “canonici”. Per quanto riguarda la scaletta, al nostro release party al Bronson abbiamo suonato New World Order per intero ed in sequenza, nei prossimi concerti tenderemo a suonarne più brani possibili compatibilmente con i tempi di esibizione che avremo a disposizione dai locali ma suoneremo sempre almeno due brani da Tales, perché comunque il primo album ci rappresenta ancora, ci sono grandi canzoni che ci divertiamo a suonare dal vivo e anche i “fan” si aspettano di sentire qualcosa.

iye Quali sono le vostre fonti di informazione sui fatti e soprattuttto sulla storia occulta mondiale?

Burdo: Non posso citarti fonti particolari, come dicevo prima è una storia, non un trattato o una relazione, io ho letto diversi libri a riguardo e ho la mia visione della vita e di quello che mi succede intorno, mi sono fatto le mie idee, chi ascolta l’album può ragionarci sopra e decidere come crede, oppure semplicemente godersi la musica.

iye Come definireste la vostra musica?

Burdo: Ho notato che le etichette di genere su di noi cambiano un po’ da un disco all’altro, con New World Order ci definiscono Progressive Sludge Metal, a me sta bene, non sono mai stato molto portato a catalogare la musica.

Gale: Etichettare la nostra musica è complicato, lo è anche per noi, ci sono tanti elementi e tanti stili, anche distanti, che convivono in essa. In diverse recensioni dicono cose che ci fanno molto piacere e cioè che stiamo costruendo un sound personale, originale, questo per me è il miglior complimento che ci possano fare, l’ ho già detto molte volte, non abbiamo la pretesa di inventare niente di nuovo ma secondo me ogni band ha il dovere morale di non essere un semplice clone di qualcun ma di cercare la propria identità.

iye Progetti futuri?

Gale: In primis suonare il più possibile per promuovere l’ album, di sicuro ci piacerebbe fare un bel tour magari di spalla a qualche band che stimiamo, sarebbe bello anche riuscire a suonare in qualche festival importante e fare un tour fuori dall’ Europa, comunque quello che ci interessa attualmente è diffondere la nostra musica,  crescere come band e migliorarci sempre, sia come compositori, sia come esecutori, sia come musicisti in generale.

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ANTIMATTER

Uno stimolante scambio di opinioni con uno dei migliori musicisti in circolazione sul pianeta: il suo nome è Mick Moss e la sua cretura si chiama Antimatter … buona lettura

Uno stimolante scambio di opinioni con uno dei migliori musicisti in circolazione sul pianeta: il suo nome è Mick Moss e la sua creatura si chiama Antimatter … buona lettura

iye Ciao Mick. Parto subito con una domanda scontata che, per sua natura, spesso riceve risposte dello stesso tenore, ma ci provo lo stesso: benchè io adori tutti i dischi degli Antimatter, The Judas Table mi appare come il più completo o, quanto meno, quello che più di altri riesce a rappresentare al meglio ogni sfumatura delle tue doti compositive. Qual’è il tuo pensiero al riguardo ?

E’ possibile che tutto appaia molto più completo e meglio incastonato, proprio in seguito al percorso che è stato fatto finora, seguendo la stessa prassi. Folk acustico, classic rock, progressive, grunge, synth pop degli ‘80 e una piccola vena metal sono stati finora i parametri che hanno delineato il metodo compositivo: vale a dire che, nonostante il focus sul genere sia stato costantemente modificato, il processo è rimasto in questi anni identico. Volendo dunque puntualizzare gli aspetti nella loro complessità, sono assolutamente d’accordo sul ritenere The Judas Table un lavoro compatto nel quale si ritrova in egual modo ogni sfumatura artistica e musicale e quindi lontano da ogni precedente tentativo.

iye Da appassionato di doom, soprattutto quello nelle sue forme più emotivamente coinvolgenti (Saturnus su tutti), presentando ad un amico il vostro ultimo disco gli ho detto che, al di fuori di quel genere, gli unici in grado di farmi versare qualche lacrima durante l’ascolto sono proprio gli Antimatter. La sensibilità, la delicatezza che traspare dalle tue note, fotografa del tutto o in parte quello che sei nella vita di tutti i giorni, oppure questi sono lati del tuo carattere che vengono convogliati essenzialmente nella musica ?

Ti dirò che ogni album (e non credo valga esclusivamente per noi Antimatter) non è legato ad una scelta particolare se non a quella che scaturisce dal momento. Nonostante si possa avere una vaga idea strutturale non si può cambiare la mutevolezza creativa propria del processo: pensa infatti a quanto sia bello stupirsi con tutta una serie di sorprese che giungono inattese. L’unica certezza che ho risiede proprio nella sensibilità con la quale compongo i testi delle canzoni. Già l’accompagnamento della chitarra classica per gli arrangiamenti, seppur necessario, è in qualche modo costruito ed ha bisogno di potersi evolvere in modalità non scontate (semmai ricercate).
Quando compongo ho tutto quanto in testa, o per lo meno riesco a prevedere l’intero sviluppo dei brani: Hole, ad esempio, è nata acustica e così è rimasta ma, tutto sommato, senza forzature, si può anche permeare la cristallizzazione di una traccia a patto di non intaccarne la purezza.

iye Non sono l’unico a ritenere la tua voce una delle più evocative e coinvolgenti che ci è dato ascoltare: mi sono sempre chiesto come mai, nei vostri primi due album (Savior e Lights Out), le parti vocali fossero affidate quasi del tutto a delle cantanti. La vostra era una scelta condivisa oppure, in tal senso, era soprattutto Duncan Patterson a spingere in questa direzione ?

La risposta a questa domanda è quanto segue: metà di questo lavoro è stato programmato, scritto e registrato da me, e l’altra metà da lui. Ora, Duncan non è mai stato un cantante, proprio per questo motivo ha dovuto cercare chi potesse interpretare i suoi brani in studio al 100%, e l’essere influenzati da Massive Attack e Portishead portava inevitabilmente alla scelta di alternare una voce maschile a vocalizzi femminili: a lungo andare non si è trattato più di una semplice opzione, semmai di una questione di opportunità (vedi Angelic in Savior).
Planetary Confinement ha rappresentato quello snodo a seguito del quale le scelte successive sono davvero passate in secondo piano mentre, in maniera naturale, la situazione si è evoluta a favore della sua uscita. E lo dico senza fraintendimenti, ma in modo onesto e pacato.

iye A proposito di collaborazioni, la tua partecipazione lo scorso anno allo splendido album degli Sleeping Pulse, con il musicista portoghese Luis Fazendeiro, è stata una gradita sopresa capace di attenuare l’attesa di un nuovo lavoro degli Antimatter: come è stato, per una volta, interpretare brani composti da qualcun altro ?

Questa collaborazione è stata totalmente fuori dal mio controllo, ma mi ha galvanizzato proprio per la sua totale innovazione strutturale: Luis ha scritto la musica ed io i testi con le rispettive melodie vocali, in due sedi diverse e stimolati dalle reciproche influenze, e qualcosa nell’aria ha cominciato a prendere forma senza alcuna interferenza . Ottenute dunque le sue registrazioni ho iniziato a ricamare sul vestito i gioielli funzionali al concept. Tra l’altro non sapevo neppure che Luis fosse fan degli Antimatter fino a quando non ci siamo incontrati e questo ha reso ancora più vivo e intenso lo spirito che ha spinto entrambi ad insossare questo cangiante abito chiamato, paradossalmente, Sleeping Pulse, visto che di dormiente ha ben poco .

EMantimetter

iye The Judas Table ha come suo tema portante il tradimento; nella mia recensione ho provato ad accomunare tradito e traditore in una dolorosa sorte comune, specialmente quando quest’ultimo perpetra il suo atto in maniera superficiale senza pensare a tutte le conseguenze distastrose che provocherà, finendo poi per pentirsene amaramente. Ti senti di condividere almeno in parte questa mia visione ecumenica oppure ritieni che la ferita che subisce chi viene tradito sia insanabile e non ci sia spazio per alcuna forma di perdono ?

Da ciò che conosco sommariamente della natura umana c’è, e sempre ci sarà, una necessità di guarigione dal tradimento direttamente proporzionale alla quantità di violenza ricevuta. Personalmente posso perdonare ma non scordare quello che mi è stato fatto, fino a quando non avrò limitato il dolore dimenticando in parte il torto subìto. Ma non sono del tutto sicuro di ragionare con metodo, e rispondere ad una domanda non corrisponde esattamente a come ci si comporterebbe nella realtà: perdonare (e lo faccio quotidianamente …) i miei figli o qualcuno al quale sei legato, ha anche un valore proporzionale di affetto ed il perdono è vero e sentito. Qualcuno che improvvisamente compie un torto rientra in una zona non del tutto franca, nella quale le diverse sfumature del perdono operano in svariati modi ma, senz’altro, dimenticare la gravità di ciò che si è subito è tutt’altro affare.

iye Chi sono i musicisti che ti hanno aiutato ad apparecchiare “The Judas Table” ?

Questa volta ho deciso di coinvolgere i musicisti più che nei precedenti album, per i quali arrivavo già con le partiture da eseguire e addirittura con le registrazioni della drum-machine. Precedentemente ho sempre completato la demo e successivamente affidato ai vari musicisti le rispettive parti. La sezione ritmica è la medesima che si esibisce dal vivo (Liam e Ste, quindi), con l’affiancamento di Jennie che ormai conosco molto bene da anni. Da Planetary Confinement ho recuperato il violino di Rachel Brewster che mi è rimasto impresso per la sua leggerezza mentre, addirittura, per i chorus ho pensato di ricorrere a due chitarre aggiuntive Kevin Dunn (in Black Eyed Man e Integrity) e Dave Hall. Una meravigliosa crew con la quale lavorare assieme, dove ognuno contribuisce con i suoi diversi stili, in grado di creare un arcobaleno di colori inusuali e perfettamente equilibrati per l’album.

iye Pensate di girare un video anche per un brano tratto da The Judas Table? In caso affermativo sono curioso di scoprire quale verrà scelto. L’ideale corrispettivo di Uniformed And Black, secondo me, potrebbe essere Killer, anche se in realtà mi piacerebbe che lo faceste con Can Of Worms (quest’intervista esce dopo che, già da qualche settimana, è stato diffuso in rete il video tratto da Stillborn Empires, nda)

Si ! In effetti c’è una diretta corrispondenza, e non solo per il rimando melodico. Direi anch’io lo stesso per Can of Worms, ma non ho intenzione di inseguire dopo tre anni la stessa magia che si era creata con Uniformed and Black, brano unico nella sua evoluzione e quindi palesemente non riproponibile. Inoltre, anche se ci si proponesse la possibilità di avere una qualche eco radiofonica, non permetterei che l’album venga considerato alla stregua di un greatest hits, per cui preferisco di gran lunga un singolo che non lo sembri affatto e che si riveli accattivante solo dopo qualche ascolto, soprattutto in riferimento ai brani un po’ più catchy. Su questo posso apparire quasi intransigente, ma è necessario per non scendere troppo a compromessi.

iye Ringraziandoti per la disponibilità ti chiedo, infine, se avremo la possibilità di vedere gli Antimatter prossimamente in Italia; ricordo ancora con grande piacere il concerto di Romagnano Sesia del 2013 con i Swallow The Sun, quando ti eri esibito ugualmente benchè fossi reduce da un’operazione: nonostante si vedesse chiaramente che non eri al meglio della forma fisica, il vostro set era stato ugualmente di un’intensità unica.
Ho notato che nelle date già programmate il nostro paese non viene toccato, devo cominciare a preoccuparmi … ?

Abbiamo in mente di ritornare ad esibirci ad aprile con The Judas Tour (part II) in Italia, sperando in 3 date. Di più ora, al momento non posso dirti né sbilanciarmi come vorrei. Spero di certo che alcuni incidenti non ricapitino. Grazie ad ogni modo per le domande fatte!

Domande: Stefano Cavanna
Intervista e traduzione: Enrico Mazzone

MY DYING BRIDE – Intervista

In occasione dell’uscita dell’ultimo magnifico album dei My Dying Bride, “Feel The Misery”, abbiamo avuto l’onore di scambiare qualche parere al riguardo con Aaron Stainthorpe …

Grazie per questa telefonata. Mai avrei pensato a questa combinazione di eventi: The Angel and The Dark River è stato il primo disco comprato in assoluto nel rinomato Pagan Moon Records, il negozio della mia città (Torino). Avevo 16 anni e mi si apriva un universo autunnale che porterò sempre tra i più cari ricordi.

iye “Feel The Misery” è il tredicesimo album, a ben 23 anni da “As The Flower Withers”. I My Dying Bride sono a tutti gli effetti una leggenda della musica, allora ti chiedo: quale è la molla che vi spinge a produrre ancora dischi e calcare i palchi ?

Vedi … continuiamo ad amare ciò che facciamo. In tutto questo tempo non è scontato perdere la voglia, l’energia e il piacere di mettersi in discussione. L’unico denominatore comune a queste, che considero tre qualità, è sicuramente la passione. Non è certo importante essere cresciuti, anagraficamente almeno. Pensa che potrebbero scaturirne altri 25 anni di attività, in quanto nessuno di noi ha in mente di prestabilire qualcosa: divertimento e professionalità innanzi tutto.

iye Ad una sagace domanda, una corretta risposta; proseguendo sull’attuale pubblicazione … la sensazione, dopo diversi ascolti, è quella di trovarci tra le mani un album ispirato come forse non succedeva da tempo.
Senza voler sminuire la produzione precedente, “Feel the Misery” è quello che per valore complessivo più di avvicina agli storici primi 4 album. Anche tu hai avuto questa percezione ?

Di sicuro abbiamo sempre voluto creare qualcosa di innovativo e sorprendente pur seguendo sempre la stessa linea. Molti ascoltatori, senza necessariamente limitarci ai soli fans, hanno notato questa sottigliezza.
Può essere senz’altro dovuto al ritorno di Calvin e alla registrazione nei già conosciuti Academy Studios e forse per queste due coincidenze è ritornata un’atmosfera familiare. Principalmente, non è stata affatto una scelta quella di programmare un taglio ricorrente e così sembra d’essere tornati indietro nel tempo. Penso inoltre che abbiamo avuto sempre, detto con molta umiltà, un’attitudine naturale tanto nella sperimentazione quanto nella continuità. Non trovi?

iye Senza dubbio hai toccato due punti che anticipano gli argomenti delle prossime domande. A nostro avviso questa line-up è molto equilibrata, ricalcando come configurazione quella storica. Il ritorno di Calvin e il consolidamento in formazione di un talento come Shaun MacGowan hanno davvero portato qualcosa in più ai My Dying Bride?

Non è difficile risponderti: sì, direi. È piacevole riavere Calvin al fianco e sarebbe stato magnifico se avesse anche composto i riff. Come sai, sfortunatamente è riapparso quando le tracce erano quasi completate, quindi la percentuale del suo lavoro si è dovuta ridurre rispetto al suo potenziale. Andrew ha smisuratamente sgrossato le linee melodiche ( diciamo il 95%), Jeff ha ricamato con il suo unico stile qualche armonia da sovra incidere e … cosa vorresti di più come risultato? Tutto è perfetto! Ma di certo, se siete tutti in attesa di sentire Calvin come lo ricordate, sarà necessario attendere il nostro album successivo!

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iye Avete aperto la strada a centinaia di band che hanno provato a seguire le vostre orme. Tutto ciò costituisce un motivo di soddisfazione oppure è anche un pungolo per continuare a essere oggi e in futuro un punto di riferimento ?

Abbiamo di certo ispirato molte altre band ma allo stesso tempo, noi stessi abbiamo tratto suggestioni da altre a seguire. Intanto è sempre piacevole constatare quanta sia l’eredità che lasci alla successiva generazione, e notare che molti giovani musicisti prendano in considerazione una tecnica o un’attitudine ci lascia decisamente rinfrancati. Ci ricordiamo quando noi stessi eravamo dall’altra parte … Ciò che permane è la necessità di creare la propria musica sotto una seconda influenza, ovvero non in riferimento al gruppo in questione quanto al messaggio che diffonde. Ecco, vedi perché non ci stupisce più se un fan di 15 soli anni è perso nell’universo My Dying Bride, nella fragilità dei testi magari più che sulla storia di Calvin (lo dice sorridendo – ndr) … Tutto questo accade in modo talmente naturale da farci sentire orgogliosi e rivestiti di armonia.

iye Mi permetto di chiederti se lo stesso vale per la scena che assieme ad altri pilastri (cito Anathema, Cathedral e Paradise Lost) voi avete edificato e sostenuto. Oltre a possedere simili affinità, allacciate un reciproco scambio affettivo o predomina una punta di rivalità?

Dunque, la domanda può sembrare scontata ma non lo è del tutto. Ad ogni modo freno subito il tuo entusiasmo nel creare un polverone: nessuna tensione. Sai bene che siamo cresciuti nella stessa zona, abbiamo avuto la medesima etichetta e suonato lo stesso genere, contemporaneamente in diverse parti del mondo. Ciò porta tuttavia al costante perfezionamento che lo spirito di aggregazione mette in competizione …
Migliorare, perfezionare e cablare il tiro porta a questo ripiegamento, ma verso sé stessi, non di certo verso i “colleghi”. Essere lontani dall’Inghilterra e scoprire che i Paradise Lost sono nella stessa zona, ci permette ancora di ritrovarci in uno stesso tavolo e passare del tempo assieme … Questo nonostante si sia comunque diversi nell’attitudine e nella scelta musicale! Poi sai bene come va, la birra aiuta spesso …

iye Nel corso della vostra ricca discografia avete provato a modificare in maniera sostanziale il vostro sound con il solo “34,788% … Complete”, un esperimento tutto sommato riuscito che però non ebbe più seguito. Come valuti a distanza di molti anni quel disco ?

Aspettavo questa citazione perché rappresenta un punto focale sul quale porre l’attenzione. La scelta è stata chiara dal primo momento in cui speravamo in un cambio direzionale, seppur momentaneo. E non abbiamo avuto dubbi nel pubblicarlo, seppure fosse apparsa una scelta difficile per come avevamo abituato con i dischi precedenti il nostro pubblico, anzi parliamo di ascoltatori in questo caso, visto che il disco non è mai stato suonato dal vivo. In compenso ne abbiamo avuto la prova soltanto dopo dell’aver fatto qualcosa era uscito addirittura fuori dai nostri stessi schemi e per questo riuscito nella sua idea embrionale. E’ un gran bell’album, il tempo è riuscito a farlo maturare, oltre ad averlo collocato in una cronologia perfettamente logica. La cover, intendo la copertina, è effettivamente inusuale, il titolo ancora di più. Direi quindi che la forma ha reso estraneo un suono fin troppo classico alla My Dying Bride. Tant’è che oggigiorno rimane uno degli album preferiti dai nostri fan, probabilmente troppo concentrati all’epoca su qualcosa che non è mai avvenuto.

iye Piacevole descrizione, minuziosa e logica, mi confermi con questo che è sempre necessario non giudicare il libro dalla copertina! Siamo giunti alla coda dell’intervista che si concluderà con altre due domande, ma anticipatamente ti ringrazio a nome dello staff per la gentilezza e degli stessi IYEziners che attendono con piacere di leggere questo scritto. La tua voce è un marchio di fabbrica inconfondibile. Per curiosità, in quale momento e perché, negli anni novanta, maturasti la decisione di abbandonare il gutturale per approdare alla decadente tonalità che ti contraddistingue ?

Dunque … Io non suono nessuno strumento musicale, quindi posso solo utilizzare al meglio la mia voce. Non mi piace, né trovo stimolante ripetermi allo stesso modo in ogni album: oltre ad annoiare me stesso, provocherei la stessa reazione nei fan. Tuttavia la musica creata in tutti questi anni, lenta, veloce, heavy, malinconica e crepuscolare prevede un simultaneo cambio che non prevede un cantato death. Tanto più se entrano i violini e sai bene ancora una volta che se qualcosa ricade in una programmazione, ci porterà lontani dalla passione svincolante e libera che abbiamo per la musica, in cui tutto è pur sempre possibile e lecito. Ho cercato in questo album di portarmi ad un’espansione vocale che, purtroppo, solo un evento casuale (e quindi sentito) ha provocato: il trapasso di mio padre, in un certo senso, mi ha ripulito dai singulti vocali. E’ davvero sottile, ma se mi capisci il “pianto” è lo stesso, ma nel contempo ben più chiaro e diretto. La percezione del dolore rimane la stessa, ma in fondo c’è ancora una natura positiva che cela sempre meno un grido di trionfo in grado di redimermi (effettivamente, citando il fatto personale, si nota come l’emotività non faccia fatica a rivelarsi – ndr) . I sospiri mi accompagnano per antonomasia, ma riuscire a spingere la voce al di là della propria emotività, rivela il mio lato intimo più sicuro e fiducioso. In ogni album farò quei passi necessari per sentirmi sempre più a mio agio, nonostante non sia Mariah Carey il mio traguardo …

iye Porterete in tour “Feel the Misery” e, in tal caso, approderete anche in Italia ?

Decisamente, peraltro il nostro tour manager è italiano. Abbiamo un’ultima data quest’anno in Germania, ma il prossimo anno tra marzo e aprile (se non maggio) porteremo finalmente questo album in Italia facendo un vero tour di qualche tappa. I nostri fan italiani (fatico a crederci …) ci seguono dal 1990 e a momenti ne sanno più loro dei nostri ricordi. Sarà, come è già da anni, un lavoraccio, perché ad ogni tour concluso, se non tra una data e l’altra, tendiamo a ritornare a casa nostra per ritemprarci. Il motivo è che ad ogni live cerchiamo e spesso riusciamo a dare qualcosa che vada oltre al solo impatto sonoro. E’ molto facile adagiarsi ed essere superficiali, un po’ più difficile essere originali ma non è impossibile trasmettere qualche cosa di simile all’empatia … almeno tra le varie possibilità questa è la nostra prima scelta, trasmettere reciprocamente la
stessa empatia che riceviamo dal nostro pubblico.

Intervista telefonica delle 20:00 (GMT+1) del 21/9/2015
Collaborazione tra Stefano Cavanna e Enrico Mazzone
Grazie alla disponibilità di Aaron Stainthorpe e ai riferimenti di Pamela Scavran.

EVERSIN – Intervista

Intervista con la band siciliana autrice dell’ottimo “Trinity : The Annihilation”.

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Ignazio Nicastro e Angelo Ferrante, rispettivamente bassista e vocalist dei devastanti Eversin, thrash metal band autrice del notevole Trinity : The Annihilation.
Ne è scaturita una piacevole panoramica sul passato e presente del gruppo …

eversin2

iye Ciao a tutti e complimenti per il nuovo album; facciamo un passo indietro, però, e raccontateci la vostra storia!!

Ignazio: Ciao a te e grazie mille per le belle parole che hai speso sul nostro nuovo disco. Gli Eversin nascono nel 2008 dalle ceneri dei Fvoco Fatvo, e nel 2010, per My Kingdom Music, esce il nostro primo disco Divina Distopia, un album molto particolare, sperimentale e lontano dal thrash tecnico e violento che proponiamo oggi. L’album era una sorta di esperimento e presentava sonorità molto atipiche per una band thrash. Ci interessava esordire in maniera piuttosto atipica anche se non mancano le sfuriate che ci contraddistinguono. Diciamo che ce ne stanno meno del solito. Tears on the Face of God del 2012 e sempre per MKM, è il disco che ci riporta alle nostre radici, infatti è un album thrash molto diretto, anche se presenta molte parti piuttosto epicheggianti. Per quanto riguarda il neonato Trinity: the Annihilation, beh, è IL disco degli Eversin. E’ quanto di meglio abbiamo mai composto e pubblicato ed è la perfetta fotografia dell’anima della band.

iye Nonostante la bontà del precedente lavoro a mio parere i passi avanti fatti con “Trinity: The Annihilation”, sono stati esponenziali: avete avuto la stessa percezione e quale è stato il processo compositivo che vi ha portato a questo risultato ?

Angelo: Gli Eversin sono in costante evoluzione e come dici tu la cosa è assolutamente ravvisabile se si paragonano i nostri due ultimi lavori. In fin dei conti sono usciti a poco più di due anni di distanza l’uno dall’altro ma la differenza tra i due è notevole. Trinity: The Annihilation è assolutamente molto più violento rispetto a Tears on the Face of God, ma allo stesso tempo esalta le capacità tecniche di ognuno di noi e porta la nostra musica ad un livello ancora più alto. Il processo compositivo seguito è stato lo stesso usato per gli altri dischi solo che stavolta abbiamo avuto molto meno tempo per comporre e rifinire le canzoni. La cosa ci ha messo davvero sotto pressione ma dal risultato ottenuto posso dire che lavoriamo molto bene sotto pressione.

iye Il vostro album, supportato da un’ottima tecnica, cresce a dismisura con gli ascolti: in questi mi dà l’idea di un lavoro di vecchio stampo, cioè un’opera in cui l’ascoltatore non subisce passivamente la musica ma ne diviene parte attiva nell’elaborarne i contenuti.

I: Ciò che hai notato è esattamente ciò che vogliamo che succeda. L’ascoltatore deve essere catapultato all’interno di ciò che noi narriamo nei testi e deve esserne parte. Per questo i nostri testi devono rispecchiare ciò che suoniamo, proprio per consentire a chi ascolta di calarsi completamente all’interno delle atmosfere del disco. Prova a guardare la copertina e contestualmente ascolta una qualsiasi canzone del cd … ti sembrerà di essere davvero parte di ciò che stai guardando.

iye Il titolo ricorda la prima detonazione nucleare da parte degli U.S.A nel New Mexico del 1945, e la musica segue questo concept risultando apocalittica, a tratti capace di evocare puro terrore: questa scelta fotografa in qualche modo la vostra visione attuale del mondo che ci circonda?

I: Assolutamente sì. Ho scritto io tutti i testi, e non ho problemi a dire che l’umanità mi disgusta. Mi disgusta ciò che ha fatto in passato, ciò che fa e ciò che farà. Il mondo è un bel posto, è l’uomo che fa schifo. Un essere costantemente votato all’autodistruzione ed alla ricerca del bene personale. Ciò che ho voluto mettere in risalto coi testi non è la creazione dell’arma nucleare, bensì l’idea di autodistruzione che sta alla base della creazione della bomba atomica. Se ci pensi un attimo è l’abominio per eccellenza.

iye Ad inizio recensione ho accennato alle illustri collaborazioni che impreziosiscono l’album, ovvero quelle di James Rivera e Glen Alvelais: come siete riusciti a coinvolgere i due musicisti? Tra l’altro sto notando che sempre più i gruppi nostrani, in tutti i generi metallici, accolgono nei loro album graditi ospiti internazionali, segno che all’estero la nostra scena è più che rispettata, mentre in Italia si fatica, anche solo a supportare le band meritevoli; è davvero così anche secondo voi?

A: Li abbiamo contattati via mail ed in seguito, dopo che hanno accettato di collaborare, abbiamo inviato loro i pezzi su cui suonare. Sono due persone squisite e due professionisti davvero in gamba. Il fatto che molte band ospitino guest sui loro dischi è indubbiamente un buon segno e mette in luce, come dicevi tu, che le band italiane vengono ben considerate all’estero, cosa che non succederà mai in Italia, patria dell’invidia e delle maldicenze.

iye Slayer, Forbidden e Testament in un contesto estremo ed apocalittico, supportato da ottima tecnica e grande personalità: questo è ciò che risponderei a chi mi chiedesse una sintetica descrizione della musica degli Eversin: vi ci ritrovate o avete altro da aggiungere?

I: Che bisogno c’è di aggiungere altro? Meglio di così…

iye Oltre i gruppi citati, quali sono i vostri ascolti abituali?

I: Thrash metal in lungo ed in largo, molto death metal, qualcosa di black metal e qualcosa di heavy classico…

A: Testament, Slayer, Annihilator, Kreator, Grip.Inc ed Exodus, poi qualcosa di classico come Maiden, Ozzy o Savatage…

iye Parliamo di concerti, argomento spigoloso specialmente sul suolo nazionale: come vanno le cose in casa Eversin riguardo agli impegni on stage, in particolare per quanto riguarda le opportunità di esibirsi con una certa continuità?

I: Beh guarda, non ci possiamo lamentare … Abbiamo suonato con i Death Angel, con i Destruction per ben due volte, l’anno scorso al Rock Off in Turchia con i Megadeth e quest’anno coi i Korn, sempre l’anno scorso all’Agglutination e ad ottobre suoneremo con gli Annihilator … Inoltre abbiamo già qualcosa in cantiere per il 2016 …

A: Facciamo il possibile per far convivere la band con le nostre vite personali e lavorative, e a volte non è proprio facilissimo. Posso dire però che al momento ci stiamo riuscendo alla grande, e vedrai che nel 2016 saremo molto più presenti sui palchi di mezza Europa.

iye Concludiamo chiedendovi di anticiparci qualcosa riguardo ai vostri progetti a beve e lunga scadenza.

I: Come diceva Angelo, il 2016 ci vedrà sui palchi europei per dei festival ma nel frattempo già a Natale inizieremo a comporre del nuovo materiale. Ci sarà un quarto disco degli Eversin e sarà ancora più devastante. Per adesso c’è Trinity: the Annihilation a spaccare il culo a chiunque provi a mettere in discussione gli Eversin … il resto verrà a suo tempo.

MADNESS OF SORROW

Il notevole III: The Beast segna il ritorno dei Madness Of Sorrow, creatura horror metal di Muriel Saracino, che qui ci racconta il concept che sta dietro alla band ed altro ancora ….

MetalEyes Ciao Muriel, ci vuoi presentare i Madness Of Sorrow ed il concept che accomuna le opere fin qui scritte ?

Madness of Sorrow e’ un progetto horror metal nato 4 anni fa dalle ceneri della mia prima band ufficiale, i Filthy Teens. Un elemento a livello di concept che accomuna i tre dischi fin qui prodotti è senz’altro la critica ad un sistema ecclesiastico che dispone di un potere a tutt’oggi molto influente , ed ottenuto solo grazie a favole raccontate migliaia di anni fa e mal trascritte.

ME In “III: The Beast” sei stato aiutato anche in fase di scrittura da Shark, bassista e chitarrista: è da considerarsi a tutti gli effetti il secondo elemento in pianta stabile dei Madness Of Sorrow?

Vorrei e spero sia cosi … Davide è un ragazzo giovanissimo e dotato di un grande talento. Ha avuto idee brillanti in fase compositiva ed i suoi assoli ne sono la prova. Ho imparato a non farmi illusioni sui membri della band ma devo dire che sia lui che Riccardo (Derrick, il nuovo batterista) stanno mostrando una passione verso il progetto che va al di la del semplice “eseguire” i brani.

iye Sono passati circa due anni dal bellissimo primo full length “ Take The Children Away From The Priest”: qual è il vostro metodo compositivo, in particolare per i brani compongono “III: The Beast”?

Il metodo ha subito una variazione importante in questo disco … solitamente quando compongo, scrivo e registro le parti per tutti gli strumenti, dopo di che sottopongo agli altri il brano ed ognuno ci mette del suo variando quello che gli pare opportuno. Questa volta invece, vi sono brani nati proprio da un riff di Davide, vedi l’opener Welcome to your suicide, e parti totalmente riscritte da lui rispetto alle mie versioni. Si può dire che buona parte del disco sia stata scritta da due persone nella stessa stanza e questa senz’altro è una novità per me.

ME Pur mantenendo salde le caratteristiche del vostro sound, ho trovato l’ultimo lavoro più’ “metal” rispetto all’album precedente, sei d’accordo?

Per questo disco sono stati composti 22 brani, e le prime bozze non erano senz’altro cosi “metal” ma più lente e dark, finchè non mi sono detto “ok, alziamo un po’ il tiro”, ed ecco le parti blast beat ed i riff black fusi all’horror metal di nostra fattura.

ME Continuo a trovare nella musica della band molti riferimenti al dark ottantiano, miscelati sapientemente con il metal degli storici Death SS e richiami al reverendo Manson, creando un sound privo della teatralità delle horror band classiche a favore di un approccio più drammatico, pesante e “reale”: ti ritrovi in questa descrizione?

Sì, ho sempre preferito un approccio meno “teatrale” e piu’ diretto questo è certo; come influenze per i Madness direi il Manson di “Holy Wood”, e qualcosa dei Cradle of Filth. I Death SS che preferisco sono quelli fino al “Cursed Concert”, quindi hai fatto un ottima analisi ah ah ah

ME Come sempre ti sei avvalso di un paio di graditi ospiti, Simon Garth (ex-Death SS, presente anche sul primo album) e Bolthorn, bassista degli epic metallers Avoral: come nascono queste collaborazioni?

Simon è innanzitutto un amico, e lo dico davvero … nonostante non sia più nella band ci sentiamo spesso ed è stato molto felice di dare il suo apporto al disco; so che quando gli sottopongo qualcosa non posso avere dubbi riguardo al fatto che poi possa piacermi perchè è sempre cosi. Con Bolthorn volevo collaborare da un po’ ed alla fine ha scritto e registrato una grande linea di basso per Three meters underground.

ME In Italia, quasi in spregio alla presenza dello stato Vaticano ed il potere che la chiesa ha nel nostro paese, anche a livello politico, possiamo vantare una cultura horror che ha fatto scuola in tutto il mondo, dal cinema, alla letteratura e chiaramente alla musica, molto meno superficiale rispetto ai blockbuster americani e più orientata verso l’occulto, il mistico e le leggende che ogni nostra regione porta con sé da millenni.
Quali sono in quest’ambito gli artisti che preferisci e che ti hanno influenzato maggiormente, non solo musicalmente ma anche a livello di immaginario ?

In realtà sto scoprendo da pochi anni la grandezza di quello che è la cultura horror nel nostro paese … Sono un divoratore di horror, da “Nightmare” ai film di spiriti o possessioni (i miei preferiti), ma devo dire che film nostrani come “Inferno” o “E tu vivrai nel terrore: l’Aldilà” hanno una carica ed un atmosfera malsana ed inspiegabile. Anche “L’Anticristo” con Carla Gravina per me non ha nulla da invidiare al ben più conosciuto “Esorcista”. Di queste opere mi piace prenderne appunto quell’atmosfera, quella paura che si portano dietro e trasformare tutto ciò in musica.

ME Quello della scena metal italiana è un argomento spinoso che ci spinge a volerne parlare in sede di intervista con quasi tutti i nostri interlocutori: spazi risicati per suonare, presenze scarse ai concerti (a parte i pochi soliti nomi che ogni estate riempiono gli stadi) ed un costante menefreghismo da parte dei media, ormai storico verso un genere che nel nostro paese continua ad essere bellamente ignorato. Qual è il tuo punto di vista al riguardo ?

Che dire … tristezza … Rob Zombie a Milano l’ultima volta ha fatto forse 200 persone ?? … ridicolo, poi ci lamentiamo che certi nomi non non vengono più qui. Per quanto riguarda i locali ce ne sempre meno ogni anno, bisognerà trovare nuovi ulteriori modi e stimoli per far sì che un gruppo non viva eternamente in sala prove.

ME Nel salutarti ti lascio spazio per fornirci le ultime novità sulla band e l’eventuale programmazione live .

Sono giorni concitati, stiamo infatti girando il videoclip per Seed of Evil , il primo singolo estratto dal nuovo disco, e stiamo pianificando date live per il futuro. Sicuramente quest’anno ci vedrete di supporto a Cadaveria il 26 settembre al The One Music Club di Cassano D’Adda e poi saremo a Rozzano per Halloween.
Per i dettagli www.madnessofsorrow.com. Ciao e grazie per lo spazio concesso!!!

madness

VERATRUM – Intervista

Concludiamo la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei bergamaschi Veratrum.

Concludiamo la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei bergamaschi Veratrum.
A tale proposito, facciamo presente che la band è stata già intervistata per IYE da Alberto Centenari verso la fine di maggio, quando ancora non si sapeva di doverlo fare in occasione della UMA Compilation; ci scusiamo quindi con i lettori se ad alcune delle domande standard poste a tutti i gruppi, i Veratrum hanno parzialmente già risposto nella precedente occasione. Ma, tutto sommato, “repetita juvant” …

veratrum

iye Intanto congratulazioni per l’avvenuto accesso alla compilation: ci raccontate in breve la storia della band?

Ciao a tutti! Noi siamo i Veratrum, una band black/death metal da Bergamo. Siamo attivi dal 2008, abbiamo prodotto un demo nel 2010 (Sangue) e due full length: Sentieri Dimenticati (2012) e Mondi Sospesi che è uscito in aprile. Ci presentiamo come band che fa metal estremo, senza badare troppo alle etichette stilistiche. Chi vorrà ascoltare la nostra musica si troverà a che fare con un misto di black, death e doom metal, amalgamato da atmosfere epiche, linee sinfoniche, melodia unita a potenza d’impatto.

iye Cosa vi ha spinto a partecipare al contest indetto dalla Underground Metal Alliance?

Innanzitutto il rispetto per la UMA che è una agency molto seria, attiva e creativa. E’ già molto difficile trovare chances così, non sfruttarle è criminale! Il CD Mondi Sospesi è in fase di promozione e abbiamo voluto candidare il primo singolo Il Culto della Pietra per entrare nella compilation. Siamo contenti che i giurati abbiano gradito la nostra proposta.

iye Oltre a quelli più immediati, legati alla partecipazione a questa iniziativa, quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati nell’immediato futuro?

La promozione dell’album avrà la priorità per tutto il prossimo anno. Vogliamo incrementare la nostra presenza live e migliorare sempre di più i nostri show e, in generale, l’offerta artistica della band. L’8 Agosto appariremo al Fosch Fest di Bagnatica (Bergamo) di spalla a Carcass, Arkona e altri. Contemporaneamente, siamo al lavoro su diversi progetti tutti mirati ad aumentare la visibilità della band fra cui il videoclip de Il Culto della Pietra.

iye Quali sono per voi le band ed i musicisti di riferimento e per quali nomi, attualmente, varrebbe la pena oggi di fare un sacrificio per assistere ad un concerto?

Behemoth, Nile, Fleshgod Apocalypse, Melechesh e altri. Ma non bisogna sottovalutare le “umili” serate death e black che molti locali coraggiosi organizzano. L’underground è florido e solo facendo network si potrà davvero fare utili investimenti e sacrifici per la propria scena.

iye Suonare metal in Italia è un’impresa che porta con sé il suo bel coefficiente di difficoltà; tracciando un consuntivo di quanto fatto finora, siete soddisfatti dei riscontri ottenuti dalla band?

Naturalmente è dura per tutti e i nostri sette anni di attività sono stati a volte difficili. Tuttavia, rispetto ad altre band meno fortunate, possiamo essere soddisfatti. Oltre ad aver lavorato con una certa regolarità con 3 pubblicazioni in 5 anni, abbiamo sempre goduto di recensioni positive. I recenti risultati, come essere selezionati per la UMA Compilation, essere arrivati terzi alla Metal Battle 2015, essere inseriti nella line-up del Fosch Fest sono sicuramente incoraggianti. Quindi il bilancio direi che è in positivo ma bisogna sempre faticare tanto per essere sul pezzo e coinvolgere un numero crescente di fan.

iye Per quanto riguarda invece l’attività dal vivo, anche voi avete incontrato le stesse difficoltà nel trovare date e location disponibili che molti evidenziano? Ci sarà, comunque, la possibilità di vedervi all’opera su qualche palco nel corso dell’estate?

Trovare locali dove suonare è difficile e richiede tanto tempo per inviare promo-pack, telefonare, crearsi un “giro”. Tutte le nostre date sono pubblicizzate sulla nostra pagina Facebook e Reverbnation. Il 17 Luglio saremo al The One di Cassano d’Adda (BG) e, come già ricordato, l’8 Agosto saremo al Fosch Fest di Bagnatica (BG).

iye Per finire, vi lasciamo lo spazio per fornire ai nostri lettori almeno un buon motivo per avvicinarsi alla vostra musica.

Consigliamo i Veratrum a tutti coloro che amano il blackened death metal con tante influenze e nessuna vera band di riferimento. Suoniamo ciò che ci piace senza paura di mischiare death, black, doom, ambient, epic, prog e altro. Crediamo nelle performance tecniche e nel sound epico e drammatico. I nostri pezzi sono cantati in italiano e prestiamo alle liriche la stessa cura che dedichiamo alla musica e agli artwork. Molti nostri pezzi, vecchi e nuovi, sono ascoltabili su youtube nonché su facebook e reverbnation. Vi aspettiamo e contattateci!

www.reverbnation.com/veratrumdeath

VERATRUM – Facebook

WHISPERZ – Intervista

Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei romani Whisperz.

Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei romani Whisperz.

whisperz

iye Intanto congratulazioni per l’avvenuto accesso alla compilation: ci raccontate in breve la storia della band?

I Whisperz nascono nel lontano 2004 dall’incontro di Marco (basso), Leonardo (chitarra) e Max (chitarra), con l’intenzione di creare un gruppo che racchiudesse nel proprio genere la musica che più amiamo, senza scadere in gruppi fotocopia, cercando invece di dare vita ad un progetto originale senza stravolgere però la cultura musicale di partenza.
Da allora i cambi di formazione sono stati numerosi, ma questi hanno lasciato nella nostra storia un pezzo di ciascun musicista con i quali abbiamo avuto la fortuna di suonare, arricchendo la nostra esperienza e rinnovando ogni volta la nostra musica.

iye Cosa vi ha spinto a partecipare al contest indetto dalla Underground Metal Alliance?

Ci ha spinto la voglia e la necessità di far conoscere la nostra musica al maggior numero di persone possibili, contest come questo possono essere una buona possibilità per avvicinarsi a gruppi fino a quel momento sconosciuti ma con tante cose da dire.

iye Oltre a quelli più immediati, legati alla partecipazione a questa iniziativa, quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati nell’immediato futuro?

Dopo l’uscita del nostro primo album e la promozione dello stesso (che come vedete ancora continua) stiamo lavorando sul del materiale nuovo per il nostro prossimo lavoro. La stesura è a buon punto, e speriamo di riuscire ad entrare in studio quanto prima.

iye Quali sono per voi le band ed i musicisti di riferimento e per quali nomi, attualmente, varrebbe la pena oggi di fare un sacrificio per assistere ad un concerto?

Nel nostro gruppo si possono trovare le influenze più eterogenee che partono dalla NWOBHM fino a gruppi più moderni. Sicuramente tra queste band ci sono dei mostri sacri che ci mettono d’accordo tutti, come gli Iron Maiden o i Metallica, ma questi, come dicevo, non sono che un fattor comune tra le nostre personali culture musicali.

iye Suonare metal in Italia è un’impresa che porta con sé il suo bel coefficiente di difficoltà; tracciando un consuntivo di quanto fatto finora, siete soddisfatti dei riscontri ottenuti dalla band?

Siamo soddisfatti per quanto possibile nell’attuale panorama metal del nostro paese. Dall’uscita del nostro primo album i riscontri positivi non sono mancati, alcuni addirittura lusinghieri; i nostri live vedono tra il pubblico diversi fan, anche i passaggi radiofonici hanno sortito effetti positivi. Tutto questo però ricordandosi quanto dicevi, ovvero occorre scontrarsi in continuazione con non poche difficoltà e solo la perseveranza e la forte passione ci ha portato a raccogliere dei frutti a livello di soddisfazione personale.

iye Per quanto riguarda invece l’attività dal vivo, anche voi avete incontrato le stesse difficoltà nel trovare date e location disponibili che molti evidenziano? Ci sarà, comunque, la possibilità di vedervi all’opera su qualche palco nel corso dell’estate?

Purtroppo chi conosce il nostro ambiente non può che trovare queste difficoltà. Spesso i live nel nostro genere sono relegati ad un numero limitato di location, che a forza di cose diventano dei luoghi di aggregazione per gli amanti del metal, ma che così facendo purtroppo limitano una a diffusione più ampia del genere. Avere più spazi e più manifestazioni nei quali esibirsi stimolerebbe sicuramente la curiosità di un pubblico più vasto.
Abbiamo avuta una stagione intensa di eventi live, e l’intenzione per il momento è quella di concentrarsi sul secondo album, anche se non escludo qualche sorpresa dal vivo per l’estate. Terremo comunque informati chi ci segue tramite i nostri canali internet.

iye Per finire, vi lasciamo lo spazio per fornire ai nostri lettori almeno un buon motivo per avvicinarsi alla vostra musica.

Intanto vogliamo ringraziare chi ci segue e chi mette nell’underground metal lo stesso entusiasmo che mettiamo noi nel produrre la nostra musica.
Invitiamo chi non ci conosce ad essere curiosi … ed a dedicarci qualche minuto per ascoltare la nostra musica. Siamo sicuri che troveranno il nostro lavoro per niente banale e per nulla di scontato. Un metal suonato con passione ed originalità.

WHISPERZ – Facebook

SERIAL VICE – Intervista

Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei pugliesi Serial Vice.

Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei pugliesi Serial Vice.

serialvice

iye Intanto congratulazioni per l’avvenuto accesso alla compilation: ci raccontate in breve la storia della band?

Grazie, ne siamo onorati. I Serial Vice prendono ufficialmente vita nel 2013 da un’idea (tipica quanto intramontabile, attorno al tavolino di un pub) di Alessandro (batteria) e Andrea (chitarra), cui presto si aggiunge Matteo (chitarra). Insieme al quarto fondatore, Danilo (basso e voce), avviano da subito la produzione dei propri brani e l’attività live, e quando a metà del 2014 Danilo lascia la band, vi subentrano Stefano (basso) e James (voce). Il consolidarsi di questa formazione apporta un lieve irrobustimento del genere e un ampliamento delle influenze musicali. Lo scorso gennaio, poi, entrano finalmente in studio registrando quello che sarà il loro album d’esordio, Nightmares Come True.

iye Cosa vi ha spinto a partecipare al contest indetto dalla Underground Metal Alliance?

La necessità era quella di immettersi in nuovi circuiti, perciò conoscere altre band che come noi agiscono “nell’ombra”, e farci a nostra volta conoscere. È un ottimo modo per collegare le varie scene locali o regionali, utilizzando al meglio le risorse messe a disposizione dal web. Inoltre, conoscendo alcuni dei nomi dei componenti dell’UMA e vista la stima nutrita verso di loro ed il loro operato, non potevamo che essere entusiasti all’idea di una possibile collaborazione!

iye Oltre a quelli più immediati, legati alla partecipazione a questa iniziativa, quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati nell’immediato futuro?

Prima di tutto siamo intenzionati a portare avanti il lavoro iniziato con le registrazioni del nostro primo album, raggiungendo quindi la certezza dei mezzi per poterlo pubblicare. Contestualmente, speriamo di ottenere sempre maggiori opportunità di suonare e poterci far apprezzare, possibilmente senza limiti territoriali.

iye Quali sono per voi le band ed i musicisti di riferimento e per quali nomi, attualmente, varrebbe la pena oggi di fare un sacrificio per assistere ad un concerto?

Rispondiamo con un esempio: alcuni membri della band hanno di recente affrontato piccoli sacrifici per assistere a Metallica, AC/DC, Black Sabbath, Iron Maiden, e ci sarebbe piaciuto andare a vedere gli Angel Witch. A ogni modo nessuna risposta può essere esaustiva, numerose sono le band per cui varrebbe ogni pena. E anche i nostri gusti, come di conseguenza le influenze, sono svariati. Si può dire che ci siamo (volutamente o meno) riferiti molto a Maiden, Judas Priest, Saxon e gran parte della NWOBHM, ma anche ad altri gruppi appartenenti ad altri sottogeneri come thrash, power, doom o hair.

iye Suonare metal in Italia è un’impresa che porta con sé il suo bel coefficiente di difficoltà; tracciando un consuntivo di quanto fatto finora, siete soddisfatti dei riscontri ottenuti dalla band?

Condividendo appieno la premessa, direi che, dopo una piccola serie di live nella nostra area, vissuti sia da ospiti che da organizzatori, siamo sia soddisfatti che vogliosi di ottenere ulteriori e sinceri consensi, nella consapevolezza che il lavoro per migliorarsi deve essere inarrestabile, come si conviene ad ogni band!

iye Per quanto riguarda invece l’attività dal vivo, anche voi avete incontrato le stesse difficoltà nel trovare date e location disponibili che molti evidenziano? Ci sarà, comunque, la possibilità di vedervi all’opera su qualche palco nel corso dell’estate?

Sicuramente è così, spesso si fatica a fissare date o, perlomeno, ad estendere il proprio raggio d’azione rispetto a date e location resesi già disponibili. Tuttavia noi non tendiamo a denunciare questo dato, ma più semplicemente lo constatiamo per poi continuare a mantenere e ricercare dei contatti. Ci auguriamo che le difficoltà di cui parliamo si evolvano in agevolazioni, per consentire a qualunque operatore della musica, senza tralasciare lo spettatore, di godersi ogni spettacolo e di fruire di un panorama in continua espansione.
Per quel che ci riguarda, prenderemo parte nel mese di giugno alla VI edizione di un festival che si tiene nel basso Salento. Le ulteriori date estive sono al momento “work in progress”.

iye Per finire, vi lasciamo lo spazio per fornire ai nostri lettori almeno un buon motivo per avvicinarsi alla vostra musica.

I Serial Vice si propongono di rispolverare e soprattutto rinfrescare vecchie sonorità, aprire ancora un varco tra passato e modernità, modellare a martellate un sempre rovente Heavy Metal!

SERIAL VICE – Facebook

https://www.youtube.com/watch?v=k7wuglmcGJ8

SCUM – Intervista

Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei grossetani Scum.

Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei grossetani Scum.

scum

iye Intanto congratulazioni per l’avvenuto accesso alla compilation: ci raccontate in breve la storia della band?

Grazie mille, è stata una grande soddisfazione. Gli Scum nascono intorno al 2000, abbiamo all’attivo 4 demo: Welcome (2003), Re Evolution (2008), Painful Illusion (2010) ed  Entropic 1.0 (2013), da cui è estratto il brano presente nella compilation, Becoming Heavier. Della formazione originale siamo rimasti in tre mentre da circa due anni si trova in pianta stabile il nuovo cantante Carlo.

iye Cosa vi ha spinto a partecipare al contest indetto dalla Underground Metal Alliance?

Per la prima volta in tutti questi anni eravamo convinti al 100% del prodotto che avevamo in mano. Nei precedenti demo trovavamo sempre qualcosa che ci lasciava perplessi o non pienamente convinti del lavoro finale. Questa volta è stato diverso ed abbiamo voluto provare se la nostra convinzione era giusta. Mi pare di si!!!

iye Oltre a quelli più immediati, legati alla partecipazione a questa iniziativa, quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati nell’immediato futuro?

Ad ottobre entreremo di nuovo in studio e, a parte qualche live, siamo concentrati nello scrivere i nuovi pezzi. Nel frattempo siamo impegnati nella promozione di Entropic 1.0.

iye Quali sono per voi le band ed i musicisti di riferimento e per quali nomi, attualmente, varrebbe la pena oggi di fare un sacrificio per assistere ad un concerto?

Da buon vecchietto amo Testament, Slayer, Obituary ed in genere il thrash metal della Bay Area. Recentemente ho visto Meshuggah e Slipknot. Beh, diciamo che per i Meshuggah vale la pena qualche sacrificio, e magari una presenza al Wacken Open Air non sarebbe male, ahahahahaha!!!!

iye Suonare metal in Italia è un’impresa che porta con sé il suo bel coefficiente di difficoltà; tracciando un consuntivo di quanto fatto finora, siete soddisfatti dei riscontri ottenuti dalla band?

Penso che fino ad adesso abbiamo raccolto meno di quanto abbiamo investito (parlo di energie). Con il nuovo lavoro Entropic 1.0 ed una promozione più capillare e mirata stiamo avendo dei feedback positivi sia in termini di pubblico che di critica. Stiamo promuovendo Entropic 1.0 su piu’ canali e la presenza nella compilation dell’UMA, oltre ad essere una grossa soddisfazione, può essere un punto di partenza per il futuro.

iye Per quanto riguarda invece l’attività dal vivo, anche voi avete incontrato le stesse difficoltà nel trovare date e location disponibili che molti evidenziano? Ci sarà, comunque, la possibilità di vedervi all’opera su qualche palco nel corso dell’estate?

Dopo l’uscita di Re Evolution siamo stati 6 mesi in giro a suonare: i gestori dei locali o chi organizzava gli eventi non ci davano problemi e noi non davamo problemi. In questi ultimi due anni abbiamo trovato delle difficoltà incredibili, riusciamo a suonare qualche data con molta difficoltà e dopo trattative estenuanti, salvo qualche eccezione. C è da dire che il momento non è dei migliori ma a volte è’ frustrante!!!  Come già detto non abbiamo in programma nulla per l’estate visto che dobbiamo scrivere i pezzi nuovi, ma se capita una data non ci tireremo certo indietro!!!!!

iye Per finire, vi lasciamo lo spazio per fornire ai nostri lettori almeno un buon motivo per avvicinarsi alla vostra musica.

Sound devastante unito ad una voce super incazzata, oltretutto stiamo sperimentando cose nuove, potrebbe essere interessante. Ciao a tutti. m/

SCUM – Facebook

MARY BRAIN – Intervista

Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei modenesi Mary Brain.

Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei modenesi Mary Brain.

marybrain

iye Intanto congratulazioni per l’avvenuto accesso alla compilation: ci raccontate in breve la storia della band?

Grazie mille e grazie anche per averci offerto questo spazio! I Mary Brain nascono nel 2005 come cover band, ma iniziano presto a comporre pezzi propri. Nel 2009 registrano il primo promo-EP Pay for your sins presso i Morphing Studio di Cristiano Santini a Bologna. Il sound ancora grezzo è caratterizzato dalla fusione di metal classico e hard rock. Nel 2011 registrano il primo full-lenght Regression of human existence sempre presso i Morphing Studio, con Cristiano Santini anche nelle vesti di co-produttore. Il sound diventa più thrash e più prog al tempo stesso, senza rinunciare alla melodia. L’album che doveva originariamente uscire per un’etichetta italiana viene però rilasciato autoprodotto solo nel 2013 a causa di forti dissapori con la label. L’album viene recensito dalle maggiori riviste e web-zine del settore, diventano demo del mese su Metal Maniac di Aprile 2013.

iye Cosa vi ha spinto a partecipare al contest indetto dalla Underground Metal Alliance?

Ci ha spinto la volontà di trovare un canale serio e adeguato per farci conoscere maggiormente con una proposta ben fatta e curata, com’è la UMA compilation che ringraziamo per dedicare le proprie energie alla causa del metal underground italiano.

iye Oltre a quelli più immediati, legati alla partecipazione a questa iniziativa, quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati nell’immediato futuro?

Gli obiettivi del prossimo futuro sono di trovare possibilità per suonare live, che negli ultimi anni sono sempre più carenti, e trovare un’etichetta che sia disposta a pubblicare il nostro prossimo album, di cui stiamo completando la stesura dei brani, e che possa darci un supporto ed una promozione adeguati per poter far conoscere la nostra musica al più vasto pubblico possibile.

iye Quali sono per voi le band ed i musicisti di riferimento e per quali nomi, attualmente, varrebbe la pena oggi di fare un sacrificio per assistere ad un concerto?

Purtroppo ti devo dire che non vediamo band nuove per cui valga la pena rispetto ai nomi “storici”. Per noi i live migliori rimangono quelli di KISS, AC/DC, Iron Maiden, Black Sabbath, Metallica, Megadeth, Testament, ecc., almeno finché riusciranno a suonare! Finiti questi il prossimo live act da seguire saranno sicuramente i Mary Brain!!!

iye Suonare metal in Italia è un’impresa che porta con sé il suo bel coefficiente di difficoltà; tracciando un consuntivo di quanto fatto finora, siete soddisfatti dei riscontri ottenuti dalla band?

Noi suoniamo metal da quando abbiamo 16 anni (quindi ormai sono quasi 20 anni!) e l’abbiamo fatto sempre e solo per passione e per poter esprimere i nostri stati d’animo e le nostre emozioni. Abbiamo sempre continuato a registrare musica nostra perché troviamo soddisfazione nel farlo, costruendo un percorso musicale coerente con noi stessi e la nostra vita. Siamo quindi molto soddisfatti e andremo avanti così perché il metal è la nostra vita e senza non riusciremmo a sopravvivere, siamo più carichi adesso di quando abbiamo iniziato 10 anni fa!

iye Per quanto riguarda invece l’attività dal vivo, anche voi avete incontrato le stesse difficoltà nel trovare date e location disponibili che molti evidenziano? Ci sarà, comunque, la possibilità di vedervi all’opera su qualche palco nel corso dell’estate?

Certo, anche noi abbiamo trovato molte difficoltà soprattutto negli ultimi anni da quando abbiamo deciso di ridurre notevolmente il numero di cover e di proporre quasi esclusivamente pezzi nostri. Ormai i locali fanno riferimento solo alle agenzie di booking ed è sempre più difficile trovare gli spazi dove esibirsi. Purtroppo quest’estate non ci vedrete su nessun palco, speriamo di avere qualche possibilità nella stagione invernale.

iye Per finire, vi lasciamo lo spazio per fornire ai nostri lettori almeno un buon motivo per avvicinarsi alla vostra musica.

Il primo buon motivo è che ogni vero metallaro che si rispetti è sempre alla ricerca di nuove band e nuove proposte musicali e noi siamo una di queste.
Il secondo motivo è che pensiamo che la nostra musica sia un ottimo mix di tutto quello che il metal ha espresso negli anni: classic, hard rock, thrash, prog, tutto amalgamato con potenza e melodia. Datevi la possibilità di un ascolto, non ve ne pentirete! Horns up!!!

MARY BRAIN – Facebook

KANSEIL – Intervista

Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei veneti Kanseil.

Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei veneti Kanseil.

kanseil

iye Intanto congratulazioni per l’avvenuto accesso alla compilation: ci raccontate in breve la storia della band?

Grazie mille, la biografia della band è abbastanza semplice. I Kanseil erano e sono prima di tutto amici che hanno in comune due passioni principali: la prima per la montagna e tutto il fascino che essa porta con sé e la seconda per la musica e in modo particolare il metal.

iye Cosa vi ha spinto a partecipare al contest indetto dalla Underground Metal Alliance?

Le compilations underground sono buone occasioni per diffondere la propria musica e visto che l’Underground Metal Alliance ha promosso questa iniziativa abbiamo partecipato con molto piacere e alla fine siamo stati anche ripagati con i voti della giuria quindi non poteva andare meglio!

iye Oltre a quelli più immediati, legati alla partecipazione a questa iniziativa, quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati nell’immediato futuro?

Uno degli obbiettivi che ci siamo posti per quest’anno e che abbiamo raggiunto è stato la realizzazione del nostro primo album Doin Earde uscito per Nemeton Records a Maggio. Il prossimo passo, che in parte stiamo già intraprendendo, è quello di portarlo il più possibile con noi anche in sede live.

iye Quali sono per voi le band ed i musicisti di riferimento e per quali nomi, attualmente, varrebbe la pena oggi di fare un sacrificio per assistere ad un concerto?

Le nostre maggiori influenze nascono dal metal ma spaziano dal folk più tradizionale al rock più classico. Gli artisti a cui ci siamo ispirati inizialmente sono i FolkStone che ci hanno iniziati, se vogliamo, al genere. Con il tempo poi abbiamo sempre più allargato le nostre conoscenze verso band internazionali come Eluveitie e Korpiklaani. Altra scena a cui facciamo riferimento è quella dell’Est-Europa che comprende gruppi come Arkona, Metsatöll e Skyforger.
Assistere ad un concerto non è mai un sacrificio, qualsiasi band che mette passione in quello che fa merita attenzione.

iye Suonare metal in Italia è un’impresa che porta con sé il suo bel coefficiente di difficoltà; tracciando un consuntivo di quanto fatto finora, siete soddisfatti dei riscontri ottenuti dalla band?

Sì, siamo assolutamente soddisfatti del riscontro che stiamo ottenendo dai concerti e le risposte molto positive che stiamo ricevendo per il nostro nuovo album. Ovviamente le difficoltà non mancano mai, infatti, molto spesso può risultare difficile emergere in una scena underground che ultimamente è sempre più affollata. Anche per questo siamo soddisfatti dei risultati ottenuti fino ad ora.

iye Per quanto riguarda invece l’attività dal vivo, anche voi avete incontrato le stesse difficoltà nel trovare date e location disponibili che molti evidenziano? Ci sarà, comunque, la possibilità di vedervi all’opera su qualche palco nel corso dell’estate?

Anche questo è spesso un punto dolente per le band, soprattutto nel metal, e come loro anche noi abbiamo avuto le nostre difficoltà. Nonostante questo siamo riusciti a concludere un programma abbastanza impegnativo per quest’ estate, infatti suoneremo al Summer Solstice Folk Fest (Va), al Rock in Somma (Va) e al Malpaga Folk&Rock fest (Bg), oltre alle altre date che potete trovare sulla nostra pagina Facebook.

iye Per finire, vi lasciamo lo spazio per fornire ai nostri lettori almeno un buon motivo per avvicinarsi alla vostra musica.

Se siete stufi del solito folk metal e avete voglia di cambiare aria, lasciatevi trasportare dal nostro Vento Cimbro e date un ascolto al nostro nuovo album Doin Earde.

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EVENDIM – Intervista

Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei toscani Evendim.

Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei toscani Evendim.

evendim

iye Intanto congratulazioni per l’avvenuto accesso alla compilation: ci raccontate in breve la storia della band?

Gli Evendim nascono nell’aprile 2008 da un’idea di Marco Cappellini che propose al gruppo Invisible Horizons (Lukac Petr, Danilo Firenzani e Alessio Turini) di fondere il metal con tematiche e musiche folk. Da quel momento il gruppo crea le prime canzoni cambiando il nome in Evendim (nome preso dal linguaggio elfico che descrive il momento che c’è tra il tramonto e l’alba), facendo entrare in pianta stabile il fisarmonicista Nicola Corsinovi, la seconda chitarra Niccolò Bartalucci e il tastierista Matteo Adesso . Dopo pochi mesi il cantante Marco per motivi di lavoro lascia la band, entra in formazione James la Rosa con il quale il gruppo genera il primo demo Whiskey On Fire (2010), da questo momento incominciano una serie di date live a giro per la Toscana, con le prime recensioni tra le quali quella più importante di Metal Hammer, per il miglior demo del mese di ottobre 2010, poi su Italia Di Metallo, Spirit Of Metal e altri. Nel 2012 James lascia la band ed subentra Lorenzo del Conte, da questo momento la band alza i toni con canzoni che riprendono anche il power, le date aumentano fino ad arrivare al primo contratto con l’indipendente etichetta Nemeton Records, con la quale verrà pubblicata la seconda demo Old Boozer’s Tales (2015). Nel frattempo Niccolò (membro compositore) decide di lasciare la band per dedicarsi ad altri stili musicali, ed entra al suo posto Simone Lo Biundo. Gli Evendim incominciano una serie di concerti live accompagnando gruppi della scena come al Sinistro Fest 2014 (Diabula Rasa, Vallorch, Folk Metal Jacket, ODR, Wolfingar, Calico Jack), al Circus di Scandicci con i Vexillum, a Genova con Icethrone, Korrigans, Free Namless, oltre ad altre date in Trentino e Lazio. Ora la band si prepara ad altri concerti nonché alla realizzazione del primo full length.

iye Cosa vi ha spinto a partecipare al contest indetto dalla Underground Metal Alliance?

Il contest organizzato dalla UMA si presenta come un’ottima vetrina per proporci a futuri possibili ascoltatori, dandoci la possibilità di farci conoscere da un pubblico più vasto “raccontando” ciò che siamo e che componiamo. Anche l’idea di esser giudicati da una giuria che si rispetti con nomi importati ci ha convinti a partecipare.

iye Oltre a quelli più immediati, legati alla partecipazione a questa iniziativa, quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati nell’immediato futuro?

Nel prossimo futuro abbiamo in previsione la produzione di un album completo con pezzi esistenti ed inediti che raccontano la nostra storia ed evoluzione musicale. Ovviamente riuscendo anche a fare più live possibili in Italia, tra i quali festival importanti, per poi arrivare a suonare anche all’estero.

iye Quali sono per voi le band ed i musicisti di riferimento e per quali nomi, attualmente, varrebbe la pena oggi di fare un sacrificio per assistere ad un concerto?

Le band di riferimento per il nostro stile sono ad esempio Elvenking, Korpiklaani, Finntroll, Eluveitie, Turisas, Ensiferum, non escludendo le grandi band classiche come Guns N’ Roses, Metallica, Iron Maiden, Deep Purple, Led Zeppelin, Annihilator, Gamma Ray, Blind Guardian, Stratovarious, DGM che ci hanno comunque influenzato. Per tutte le band sopra elencate varrebbe la pena fare un sacrificio per assistere ad un loro concerto.

iye Suonare metal in Italia è un’impresa che porta con sé il suo bel coefficiente di difficoltà; tracciando un consuntivo di quanto fatto finora, siete soddisfatti dei riscontri ottenuti dalla band?

Suonare in Italia è arduo sotto tutti i punti di vista a partire da quello del genere appunto, sinceramente la scena italiana potrebbe essere migliore ma il metal in generale non è percepito in modo giusto. Tuttavia siamo contenti dei risultati che stiamo ottenendo e non smetteremo di migliorarci per cercare di realizzare i nostri sogni.

iye Per quanto riguarda invece l’attività dal vivo, anche voi avete incontrato le stesse difficoltà nel trovare date e location disponibili che molti evidenziano? Ci sarà, comunque, la possibilità di vedervi all’opera su qualche palco nel corso dell’estate?

Si le difficoltà sono sempre le stesse, il gruppo deve portare gente al seguito in modo da riempire i locali altrimenti niente serata, cachet ridotti al contributo benzina, quando vengono dati, altrimenti cena e basta, oppure viene addirittura chiesta una quota per poter suonare, aprendo magari a qualche band più conosciuta (il famoso PayToPlay). Pochi locali danno la possibilità di farti suonare con un cachet e un rimborso spese. Come in ogni lavoro dobbiamo investire e creare per andare avanti e noi lo facciamo!! Ovviamente non non tutti i gestori di locali e gli organizzatori sono così. Abbiamo trovato persone che comunque investono nei gruppi emergenti. In estate saremo ad Alatri alla Perla Nera, al Casablanca di Montaione, al Pianeta Melos di Pistoia ed al Sinistro Fest 2015 (presso il Lago I Salici) a settembre.

iye Per finire, vi lasciamo lo spazio per fornire ai nostri lettori almeno un buon motivo per avvicinarsi alla vostra musica.

Nella nostra musica potete trovare tanti stili e influenze diverse: siamo molto versatili. Suoniamo qualcosa che non è ben inquadrabile e schematizzabile, adatto a molte tipologie differenti di ascoltatori, inoltre con note di divertimento e carica energetica, ciò che produciamo risulta essere coinvolgente e innovativo per quanto è possibile. Passiamo ad esempio da ballad romantiche, a canzoni potenti con molto tiro, tutto condito in un misto di rock / metal / folk / power / prog e tanto altro: se volete ascoltare cose diverse con noi lo troverete. Grazie a tutti per averci seguito.

EVENDIM – Facebook

https://www.youtube.com/watch?v=KNkqPYvT8Zw