Ho avuto la fortuna di conoscere questo splendido progetto denominato Chiral fin dai suoi primi passi e, forse anche per questo, l’ascolto di ogni nuova uscita avviene con un approccio meno asettico di quanto possa accadere con altre produzioni.
Di certo quest’attenzione è del tutto meritata: dopo l’esordio su lunga distanza “Abisso”, che metteva subito il luce le gradi potenzialità di Chiral, lo split album con HaatE confermava quanto di buoni era stato detto in precedenza, grazie ad un brano magnifico come “Everblack Fields of Nightside”.
Un certo estremismo black affiorato nel successivo split “Sed Auis” poteva far pensare ad un progressivo indurimento del suono mentre ciò che avviene è esattamente il contrario: Night Sky costituisce un passo avanti decisivo, con il quale il musicista piacentino esibisce senza più remore e con minori retaggi estremi le proprie malinconiche e melodiche pulsioni.
My Temple of Isolation profuma intensamente di Agalloch, ed è un bell’effluvio visto che parliamo di una band unica che, proprio per questa sua peculiarità , raramente viene omaggiata con la stessa proprietà qui esibita: nei dieci minuti tondi del brano, l’impronta folk – post metal della band statunitense viene rielaborata con competenza e, soprattutto, con la giusta componente emotiva.
La successiva Nightside I: Everblack Fields è di fatto una nuova versione del brano presente nel già citato split “Where Mountains Pierce The Nightsky”, con il tema portante che riprende peraltro il brano di apertura di Abisso, “Atto I: Disceso Nel Buio”: se la riproposizione di frammenti utilizzati in precedenti occasioni potrebbe sembrare una carenza di ispirazione, denota invece la volontà di Chiral di rendere tutti i propri lavori un continuum in costante evoluzione, un corpo unico capace di espandersi mantenendo ben saldi i canoni stilistici che l’hanno ispirato.
Dopo esser stati cullati per quasi venti minuti da una musica a tratti sognante, Nightside II: Sky Wonder non giunge certo ad interrompere bruscamente la piacevole attività onirica: un’altra linea melodica apparentemente semplice rapisce e conquista per un ulteriore quarto d’ora.
Il breve strumentale acustico The Morning Passage introduce la conclusiva Beneath the Snow and the Fallen Leaves, traccia dalle atmosfere maggiormente inquiete e meno immediate, più orientate a sonorità vicine ai Wolves In The Throne Room che non ai Lustre, altro importante punto di riferimento per Chiral rinvenibile nelle due Nightside. Con questo brano veniamo così strappati ai suoni più morbidi che ci hanno cullato nella parte iniziale del lavoro, quasi a ricordarci la matrice black del progetto, pur con tutte le sue molteplici sfaccettature.
Questa recensione esce nello stesso giorno di quella, sempre scritta da me, riguardante l’ultimo album dei TesseracT: laddove troviamo l’attenzione spasmodica per i particolari, la ricerca ossessiva del tecnicismo e della pulizia del suono, qui invece abbiamo una musica che penetra nell’anima principalmente in virtù della sua forza evocativa, e le sue piccole imperfezioni formali si rivelano del tutto insignificanti se considerate nell’intero contesto.
Superfluo aggiungere quale preferisca tra questi due modi di intendere e di vivere la musica ….
Tracklist:
1. My Temple of Isolation
2. Nightside I: Everblack Fields
3. Nightside II: Sky Wonder
4. The Morning Passage
5. Beneath the Snow and the Fallen Leaves
Line-up:
Chiral – Everything