“The music is dedicated to departed ones, loved ones who now, are no longer amongst us.”
Parlare di supergruppo in generi musicali che si trovano agli antipodi della commercialità mi è sempre parso fuori luogo, anche perché, di solito, l’unione di musicisti di spicco provenienti da band diverse non sempre produce una somma pari al valore dei singoli e addirittura, molto spesso, il tutto si riduce ad una sterile ed autoreferenziale esibizione delle proprie capacità individuali.
Ma, se proprio dovessimo usare questo termine in ambito funeral-death doom, difficilmente potrebbe esserci un caso più appropriato di questo nel quale, per l’occasione, vengono riuniti sotto il monicker Clouds alcuni dei nomi più in vista della scena attuale e passata.
Daniel Neagoe, il terrificante cantore della trasposizione musicale dell’opera dantesca nel capolavoro degli Eye of Solitude, ha chiamato a raccolta il suo compagno nei Deos, Déhà (anche Slow ed Imber Luminis), il magnifico vocalist dei faeroeriani Hamferð, Jón Aldará, Kostas Panagiotou di Pantheon ed Aphonic Threnody, oltre a due nomi storici della scena quali Pim Blankenstein degli Officium Triste e Jarno Salomaa dei seminali Shape of Despair.
Con l’intento di dedicare l’album a tutte le persone a noi care, scomparse lasciandoci di loro solo uno struggente ricordo, Daniel si è occupato in toto della composizione di questo altro gioiello musicale che, pur richiamando parzialmente ed inevitabilmente quando fatto magnificamente con gli Eye of Solitude, spinge maggiormente verso un approccio intimista spesso ai confini dell’ambient, laddove è il pianoforte lo strumento incaricato di veicolare le emozioni che Doliu dona a profusione.
Il dolore della perdita, la malinconia che si fa strada tra le pieghe del ricordo, la consapevolezza della caducità dell’esistenza ed il conseguente sgomento che ci travolge, sono gli ingredienti dei quali si nutre ogni singola nota di un disco sicuramente non facile, ma che non delude in alcun modo le aspettative derivanti da una line-up d’eccezione.
Un ennesimo capolavoro che vede coinvolto questo magnifico musicista rumeno, capace di mettere sul piatto un’altra ora di musica che sgorga direttamente dal cuore, splendida in ogni frangente e con un brano fuori categoria per la sua sconvolgente bellezza come The Deep Vast Emptiness, dove le tastiere tratteggiano atmosfere di una drammaticità quasi insostenibile a livello emotivo prima che il caratteristico tocco di Jarno e il superbo growl di Daniel ci facciano sprofondare nei gorghi di una malinconia struggente, in un crescendo emozionale che sembra poter durare all’infinito.
Il resto dei brani si attesta come detto su atmosfere più soffuse ma ugualmente capaci di sorprendere, come in A Glimpse of Sorrow dove, dopo alcuni minuti di ambient strumentale affine al Brian Eno più ispirato, irrompe sulla scena il growl di Pim a squarciare l’atmosfera mestamente rilassata che era venuta a crearsi.
Difficile francamente attendersi di meglio e chi, come me, ritiene “Canto III” il disco funeral-death doom definitivo, solo evitando di fare l’inevitabile confronto può godere pienamente di questa nuova esibizione di talento e sensibilità compositiva di quello che, in questo momento, è in assoluto uno dei migliori musicisti nel genere specifico (e forse non solo …).
P.S. Parte dei proventi ottenuti con la vendita del disco (Clouds Bandcamp) verranno utilizzati per le cure alle quali deve essere sottoposta Annika, una ragazza affetta da una gravissima malattia. Semmai ce ne fosse ulteriore bisogno, ecco un altro buon motivo per acquistare Doliu …
Tracklist:
1. You Went so Silent
2. If These Walls Could Speak
3. Heaven Was Blind to My Grief
4. A Glimpse of Sorrow
5. The Deep Vast Emptiness
6. Even If I Fall
Line-up:
Jarno Salomaa – Guitars
Daniel Neagoe – Drums, Vocals
Déhà – Guitars, Bass
Kostas Panagiotou – Keyboards
Jón Aldará – Vocals (track 2)
Pim Blankenstein – Vocals (track 4)