Dark Doom – Dust

L’inglese Alex Wills, dopo aver proposto in tempi piuttosto ravvicinati due ep ed un singolo, decide di compiere il passo su lunga distanza e lo fa dimostrando di possedere idee a sufficienza per reggere tale prova.

Mai farsi trarre in inganno da un monicker: se si pensa che, ascoltando questo full length d’esordio dei Dark Doom, ci si imbatterà nelle sonorità plumbee e rallentate della musica del destino si prenderà un solenne cantonata, visto che Dust è, invece, un buonissimo lavoro basato su un black death decisamente melodico e scorrevole.

Artefice di questo progetto solista è l’inglese Alex Wills, il quale, dopo aver proposto in tempi piuttosto ravvicinati due ep ed un singolo, decide di compiere il passo su lunga distanza e lo fa dimostrando di possedere idee a sufficienza per reggere tale prova.
Ovviamente la proposta del musicista di Derby non può essere annoverata tra le più originali, in quanto il sound attinge sia dalla sponda nordica (Catamenia) che mediterranea (Nightfall) del genere ma, sicuramente, più a livello di ispirazione di massima che non nella trasposizione sullo spartito, in quanto il nostro non disdegna interessanti digressioni di matrice heavy allorché propone gustosi assoli chitarristici.
E, in effetti, ciò che rende Dust un disco meritevole d’attenzione è una certa varietà ritmica che consente così di godere di brani strutturati in maniera piuttosto accattivante come l’opener Roaming Creature, oppure molto più spinti ed orientati ad un sound aspro e accelerato (Husk).
Nella parte centrale del lavoro, poi, troviamo due tracce che superano i dieci minuti di durata: un qualcosa di anomalo e, per certi versi rischioso in un genere come questo, con esiti che lasciano qualche dubbio nella meno incisiva Cosmic Dust ma che, invece, stupiscono con la splendida After The End, nella quale confluiscono passaggi più rallentati e malinconici e incalzanti crescendo melodici.
L’elegante chiusura strumentale affidata a There Could Be Hope testimonia le ottime doti compositive ed esecutive di Wills e, grazie anche ad una produzione che non lascia spazio a perplessità (come troppo spesso avviene purtroppo quando ci si imbatte in un lavoro concepito ed inciso da un solo soggetto), Dust si rivela un album davvero piacevole, ricco di ottimi spunti e meritevole d’attenzione.

Tracklist:
1. Roaming Creature
2. Meaningless
3. Husk
4. Cosmic Dust
5. After the End
6. The Struggle
7. Traveller
8. There Could be Hope

Line up:
Alex Wills- All instruments, Vocals

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