Power From Hell – Profound Evil Presence

Profound Evil Presence è un rantolo di blasfemia proveniente dall’angolo più buio dell’inferno, un sound che, prendendo spunto dalla scuola di Venom, Possessed e Darkthrone, si rinvigorisce di un impatto thrash/black e travolge con la sua accentuata natura estrema.

Old School nel sound ed assolutamente anticristiani per quanto riguarda testi ed attitudine, i brasiliani Power From Hell tornano a portare il loro messaggio infernale sulla scena musicale mondiale.

Profound Evil Presence è un abominio black/thrash ispirato dalla scuola ottantiana, un lavoro che brucia, avvolto dalle fiamme dell’inferno.
I Power From Hell non sono certo un gruppo di novellini, perché la loro storia inizia all’alba del nuovo millennio e con quest’ultimo lavoro arrivano al sesto album della loro luciferina discografia.
Un’atmosfera catacombale, una produzione in linea con l’attitudine old school e un’anima devota alla fiamma nera nutrono questo nuovo lavoro, composto da undici brani estremi in cui satanismo, pornografia, blasfemia, terrore e morte trovano la loro colonna sonora.
Profound Evil Presence è un rantolo di blasfemia proveniente dall’angolo più buio dell’inferno, un sound che, prendendo spunto dalla scuola di Venom, Possessed e Darkthrone, si rinvigorisce di un impatto thrash/black e travolge con la sua accentuata natura estrema.

Tracklist
1. Nightmare
2. When Night Falls
3. False Puritan Philosophies
4. Lust, Sacrilege & Blood
5. Nocturnal Desire
6. Unholy Dimension
7. Lucy’s Curse
8. Diabolical Witchcraft
9. Into The Sabbath
10. Elizabeth Needs Blood
11. Demons Of The Night

Line-up
Sodomic – Guitars and Vocals
Tormentor – Bass
T. Splatter – Drums

https://www.facebook.com/OfficialPowerFromHell

Exm93 – Urban Far West

Urban Far West è una prova di black metal diretto e classico, con i testi in italiano che funzionano meglio di quelli in inglese, per un disco che parla di argomenti che nel black metal sono sempre stati trattati.

Ogni tanto la vita riserva delle piacevoli sorprese: ricordate i milanesi Mortuarium, gruppo di black metal attivo dal 1993 al 1998 ?

Se li ricordate, bene, sennò vi siete persi un bel gruppo di black metal, ma potete rimediare con gli Exm93, che sono proprio gli ex Mortuarium, (ri)formatisi nel 2001e ora fuori con il loro terzo disco sulla lunga distanza. Spesso sono stati accostati alla frangia nazista del black metal, in rete ci sono foto di loro che sono a braccio teso, e sono sempre stati un gruppo abbastanza discusso riguardo a quel motivo, ma loro sostengono di suonare metallo nero italiano e questo lo fanno molto bene. Dal punto di vista stilistico gli Exm93 esibiscono un black metal in stile prima e seconda ondata, molto semplice ma di grande effetto, e come trio funzionano davvero bene. Il loro approccio è un qualcosa che può piacere a chi è fanatico del black metal, ma anche a chi ci vi si avvicina e vuol sentire qualcosa di molto raw e con testi diretti. Ecco, i testi sono al cento per cento black metal e, senza fronzoli, parlano di sangue, combattimento e guerra a questa società. Politicamente non sono di sicuro corretti, ma il discorso del politicamente corretto è qualcosa di assai scivoloso, perché se questa è una democrazia allora siamo messi male, ma poi, la democrazia è il vero rimedio a tutto ?
Urban Far West è in definitiva una prova di black metal diretto e classico, con i testi in italiano che funzionano meglio di quelli in inglese, per un disco che parla di argomenti che nel black metal sono sempre stati trattati.
A livello personale, politicamente non condivido nulla di ciò che dicono gli Exm93, ma non sono nemmeno un giudice che deve decidere cosa dobbiate o non dobbiate sentire, per cui ascoltate il disco, leggete i testi e fatevi un’idea con la vostra testa, che è sempre la cosa migliore.

Tracklist
1. The Calling
2. Age of Illusion
3. Blood Calls Blood
4. Princeps Militiae Coelestis
5. EXM93 Regime
6. Wolves Warchant
7. Apribottiglie E Pistole
8. Shadows of Past
9. Army of Obscurity
10. Dead in Cross (The Forgotten King)
11. At the Hell’s Doo

Line-up
Umbra Lugubris – Vocals, Guitars
Eris – Bass
Malum Tenebris – Drums

https://www.facebook.com/EXM93-222168767836820/

Immortal Bird – Thrive On Neglect

Il quartetto è protagonista di un sound articolato, il metal estremo suonato su Thrive On Neglect risulta un mix di death, black e dissonanze sludge che formano una roboante ed intricata ragnatela metallica a cui si unisce un’anima progressiva.

Dall’underground estremo statunitense, tramite la 20 Buck Spin, arriva il secondo full lenght degli Immortal Bird, gruppo di Chicago attivo dal 2013 e con alle spalle il debutto Empress/Abscess, stampato cinque anni fa.

Il quartetto è protagonista di un sound articolato, il metal estremo suonato su Thrive On Neglect risulta un mix di death, black e dissonanze sludge che formano una roboante ed intricata ragnatela metallica a cui si unisce un’anima progressiva.
Sicuramente un lavoro non facile da assimilare, Thrive On Neglet, ha la virtù essenziale di non essere un’opera prolissa, in quanto gli Immortal Bird maneggiano la materia con cura e non perdono il filo strutturale dei brani risultando convincenti ad ogni passaggio.
Il sound passa da parti intricate ad altre dirette tra crescendo dissonanti e sludge, qualche accelerazione death/black e sfumature progressive, grazie ad un songwriting maturo e lontano dai soliti cliché estremi.
Aiutata da una buona tecnica la band statunitense da vita ad un lavoro coinvolgente, dove le ispirazioni e le influenze rimangono all’ombra di un sound che non lascia spazio a facili soluzioni, specie in brani di difficile lettura come Avolition e la conclusiva Stumbling Toward Catharsis.

Tracklist
1. Anger Breeds Contempt
2. House Of Anhedonia
3. Vestigial Warnings
4. Avolition
5. Solace In Dead Structures
6. Quisquilian Company
7. Stumbling Toward Catharsis

Line-up
Rae – Vocals
Nate – Guitar
Matt – Drums
John – Bass

https://www.facebook.com/immortalbirdband

This Gift Is A Curse – A Throne Of Ash

I The Gift Is A Curse sono una band che ha creato una propria linea sonora che qui tocca il suo apice, ma è fantastico il tutto, la totalità di un disco superiore che è un vero e proprio rito per aprire porte per altre dimensioni, ma che su questa terra è un magnifico disco di black metal.

I This Gift Is A Curse sono semplicemente uno dei migliori gruppi europei di black metal, e questo album ne è la nera testimonianza.

Dal 2012 questi svedesi di Stoccolma hanno pubblicato tre dischi incluso questo, la loro maturazione è stata costante e li ha portati ad altri livelli. La loro proposta è un black metal che ha un incedere maestoso, con moltissimi riff delle due chitarre che si incrociano e con un andamento che ricorda quello dell’hardcore caotico, un magma che porta tenebre e pesca moltissimo nella sapienza occulta. Fin dalla copertina di Throne Of Ash si può capire che il gruppo svedese, soprattutto il cantante e fondatore Jonas A. Holmberg, possiede profonde conoscenze occulte e che le riversa tutte nella musica. Nessuna canzone dei loro tre dischi nasce per caso e questa intervista al cantante è illuminante in proposito : https://distortedsoundmag.com/interview-jonas-a-holmberg-this-gift-is-a-curse
Come al solito è la musica a spiegare meglio di tutto ciò che si intende fare, e il loro progetto è assai maestoso, essendo un black metal che va oltre gli steccati del genere per arrivare ad un sound che non comprende solo questa dimensione. Fino ad ora questo ultimo lavoro è la loro frontiera, ma il gruppo della capitale svedese andrà ben oltre. Fra le tante peculiarità c’è quella di sviluppare un’intensità inusitata e molto alta, con canzoni che avviluppano l’ascoltatore e non lo lasciano, grazie anche ad un impasto melodico molto ben costruito. Questo disco è un viaggio nell’oscurità a vari livelli e chi ha una certa conoscenza esoterica coglierà molte cose, ma anche chi è digiuno di occultismo avrà un bel quadro nero da gustarsi. Inoltre il gruppo ha questo approccio hardcore che rende il tutto ancora più violento ed intenso. I This Gift Is A Curse hanno anche il dono della chiarezza, ovvero la musica è prodotta benissimo, il cantato è molto chiaro e ci si gusta ogni singola cosa. A Throne Of Ash cresce ad ogni ascolto, a mano a mano che si sentono le canzoni acquisisce maggior peso e il risultato è che questa opera di splendido black metal non ci lascia le orecchie. I The Gift Is A Curse sono una band che ha creato una propria linea sonora che qui tocca il suo apice, ma è fantastico il tutto, la totalità di un disco superiore che è un vero e proprio rito per aprire porte per altre dimensioni, ma che su questa terra è un magnifico disco di black metal.

Tracklist
1.Haema
2.Blood is my Harvest
3.Thresholds
4.Gate Dweller
5.Monuments for Dead Gods
6.Wolvking
7.I Am Katharsis
8.In Your Black Halo
9.Wormwood Star

Line-up
P. Andersson – guitar, vocals
D. Deravian: guitar, vocals
L. Gunnarsson: bass, vocals
J. A. Holmberg: vocals
J. Nordlund: drums

https://www.facebook.com/thisgiftisacurse/

Bewitcher – Under the Witching Cross

Under the Witching Cross segue di tre anni il debutto omonimo e propone un travolgente esempio di metal ottantiano, ben prodotto e con una serie di devastanti, crudeli e piacevolmente vecchia scuola

Quando alla qualità si abbina un minimo di talento, anche un genere come lo speed/black metal old school può regalare grandi lavori come questo secondo album dei Bewitcher, trio proveniente da Portland.

Under the Witching Cross segue di tre anni il debutto omonimo e propone un travolgente esempio di metal ottantiano, ben prodotto e con una serie di devastanti, crudeli e piacevolmente vecchia scuola: otto deraglianti tracce che non trovano ostacoli, una serie di cavalcate speed/thrash black metal ignoranti, rocciose ma valorizzate da un lavoro ritmico eccellente, colme di riferimenti alle band storiche del genere, ed in grado di far saltare il banco.
Siamo in territori infernali e i Bewitcher si aggirano tra in cerca di anime a colpi di Venom, Sodom, Motorhead ed attitudine black metal, con un sound che non manca di chiari riferimenti alla new wave of british heavy metal, nei solos e nei mid tempo che si alternano a bolidi musicali che risultano distruttivi come venti atomici.
Savage Lands Of Satan e la seguente Hexenkrieg formano un avvio sfolgorante, la title track e In The Sign Of The Goat e la spettacolare e blasfema Rome Is On Fire sono invece il picco qualitativo di questo gran bel lavoro firmato Bewitcher: quando il genere viene proposto a questi livelli riesce ancora ad avere un suo perché.

Tracklist
1. Savage Lands Of Satan
2. Hexenkrieg
3. Under The Witching Cross
4. Heathen Women
5. Too Fast For The Flames
6. In The Sign Of The Goat
7. Rome Is On Fire
8. Frost Moon Ritual

Line-up
Mateo Von Bewitcher – Guitars, Lead Vocals
Andreas Magus – Bass, Vocals
Rand Crusher – Drums

https://www.facebook.com/BewitcherOfficial

The Wandering Ascetic – Crimson

Crimson è un lavoro interessante e ricco di atmosfere nere molto affascinanti che rende i The Wandering Ascetic una band da non perdere di vista.

Realtà estrema proveniente da Singapore, località abitualmente fuori dalla mappa metallica mondiale, i The Wandering Ascetic debuttano con un lavoro di tutto rispetto incentrato su un death/black metal pregno di maligni mid tempo ed atmosfere che passano agevolmente da ispirazioni old school di stampo heavy/thrash ad altre care ai primi Samael.

Il quartetto asiatico, nato per volere di due membri dei Rudra (il vocalist Kathir ed il chitarrista Vinod) risulta attivo dal 2011, ha già dato alle stampe un ep e con in tasca la firma per la tentacolare Transcending Obscurity sforna un’opera estrema convincente, valorizzata dall’artwork creato da Mark Riddick (Fetid Zombie).
Dieci brani lineari, potenti e cattivi formano un muro sonoro dove lo scream alla Satyr del vocalist riempie l’album di diaboliche atmosfere black metal, mentre l’anima death/thrash risulta cemento armato metallico.
Crimson vive di questa dissacrante alleanza tra generi che forma il personale sound di questo quartetto estremo, con una manciata di brani di ottimo livello, dall’opener Eva Braun, alla coppia di perle nere formata da The Gods Bleed! e Beast Of Burden, praticamente un’oscura e devastante jam tra Sodom, Samel e Satyricon.
Crimson è un lavoro interessante e ricco di atmosfere nere molto affascinanti che rende i The Wandering Ascetic una band da non perdere di vista.

Tracklist
1.Eva Braun
2.I Sing The Body Electric
3.The Exorcism Of Mrs Doe
4.The Gods Bleed!
5.Beast Of Burden
6.The Will To Live
7.To Hell back, And To Hell Again
8.Here For The Good Things
9.Assassins
10.Orang laut

Line-up
Kathir – Voclas, Guitars
V.Vinz Vinod – Lead Guitars
Jay – Bass
Kannan K. – Drums

https://www.facebook.com/wanderingascetic/

The Negative Bias – Narcissus Rising (A Metamorphosis In three acts)

Non ci sono mai passaggi ovvi, riempitivi o momenti di stanca, il viaggio nelle tenebre non conosce sosta, tutto cambia e noi non siano più al centro, siamo spettatori di qualcosa di immensamente più grande di noi che non riusciamo né a vedere né a comprendere ma che i The Negative Bias mettono benissimo in musica.

I The Negative Bias sono una nemesi musicale che si abbatterà su di voi attraverso uno dei migliori black metal europei.

Gli austriaci sono qui alla loro seconda prova, dopo il primo Lamentations Of The Chaos Omega. In questo ultimo lavoro troviamo due pezzi di oltre venti minuti dagli svariati contenuti. L’assalto black è quello tipico anni novanta, con momenti moderni ed innovativi, ma il tiro è quello. La forza dei The Negative Bias è di mutare sempre il flusso musicale, ci si immerge in un nero universo senza lasciare tempo all’ascoltatore di abituarsi, si viene rivoltati, la prospettiva muta in continuazione. Ad un certo punto il vortice, la parola inglese void è maggiormente adeguata, ti prende e ti conquista, ed è bellissimo lasciarsi portare in giro da questo black metal mai uguale a sè stesso. Per poter compiere un’operazione del genere bisogna avere un talento musicale ed in particolare compositivo fuori dal comune, e qui ne troviamo in abbondanza. Non ci sono mai passaggi ovvi, riempitivi o momenti di stanca, il viaggio nelle tenebre non conosce sosta, tutto cambia e noi non siano più al centro, siamo spettatori di qualcosa di immensamente più grande di noi che non riusciamo né a vedere né a comprendere ma che i The Negative Bias mettono benissimo in musica. Persino i momenti più lenti hanno un senso, non sono calme parentesi ma è assenza di respiro. Un disco che porta molto avanti il discorso cominciato dal primo lavoro e mette il gruppo austriaco sotto i riflettori di chi ama il black metal più vero, viscerale e anche innovativo. Il disco esce per la triestina ATMF, una delle etichette guida per chi ama il nero metallo che raramente sbaglia disco, ma cosa ancora più importante sta sviluppando una propria particolare poetica che la porta a pubblicare album di mortale bellezza che toccano direttamente i nostri cuori.

Tracklist
1.Narcissus Rising
2.Insomnic Sermons of Narcistic Afterbirth (At the Threshold where Chaos Turns into Salvation)

Line-up
I.F.S – Songwriting, Vocals, Lyrics, Concept
S.T – Songwriting, Guitars/Bass, Production
Athtarion – Songwriting, Guitars/Bass
Florian Musil – Drums

https://www.facebook.com/thenegativebias/

Khanus – Flammarion

Il black death è un sottogenere inflazionato e che richiede un grande talento per essere innovato: qui l’innovazione non c’è, e in definitiva la prova dei Khanus si rivela molto solida senza squilli.

Flammarion è un disco del 2018 dei Khanus, gruppo finlandese di Oulu, che ha fatto il suo esordio nel 2016 con l’ep Rites Of Fire.

I Khanus propongono un black death metal di buona fattura, ben composto e ben suonato, però non scatta mai la scintilla, nel senso che l’ascoltatore non viene avvinto in maniera totale dalle loro trame sonore. Ci sono molti gruppi come i Khanus, certamente questi finlandesi appartengono al novero dei gruppi di qualità medio alta, ma Flammarion è un album molto standard per i generi black death, in quanto non c’è una fuga verso l’alto. Di certo è poco comune quanto azzeccata la scelta di cominciare con una cover dei norvegesi Darkthrone, The Serpent’s Harvest da Total Death del 1996, un brano che è una dichiarazione programmatica di intenti. Da qui comincia il disco che non è mai suonato in maniera velocissima, ma si dipana per mid tempo che poi lasciano spazio a sfuriate sempre abbastanza contenute. Come detto sopra il risultato è buono, ma troppo piatto per scatenare entusiasmo. Escono per I, Voidhanger Records, etichetta che ha sempre un’altissima qualità e questo disco sta nelle loro corde, ma non può competere con il resto del catalogo. Flammarion è un album nella media del black death, suonato da musicisti esperti e dalle evidenti capacità compositive, con le quali apportano anche alcune particolarità come il cantato che, in certi tratti, è quasi operistico. Il black death è un sottogenere inflazionato e che richiede un grande talento per essere innovato: qui l’innovazione non c’è, e in definitiva la prova dei Khanus si rivela molto solida senza squilli.

Tracklist
1.The Serpent’s Harvest (Darkthrone Cover)
2.A Timeless Sacred Art
3.Titan Souls
4.Ageless
5.The Uncreated
6.Secular Spiritual Existence
7.Surrupu
8.Magick And Numbers

Line-up
Meltiis – Soprano vocals and Choir
Lordt – Drums
Sovereign – Guitars, Bass, Vocals

KHANUS – Facebook

Dispnea – Incitement To Self Destruction

Questo ep d’esordio intitolato Incitement To Self Destruction potrebbe rivelarsi uno dei classici degli ultimi anni del genere in Italia: chi ama il black metal qui troverà molte perle nere, confermando la scuola napoletana del nero metallo fra le più efficaci.

Autore – Titolo

Testo Recensione
I Dispnea sono un gruppo di Napoli all’esordio con questo ep uscito a maggio.

La proposta musicale è un black metal di tipo depressive di buona qualità, non necessariamente confinato nel recinto di quel sottogenere. Infatti, a differenza di altri gruppi simili, i partenopei producono composizioni di più ampio respiro, andando ad esplorare tutto il black metal, essendo legati a quello classico come punto di partenza. Il disco è un fiume in piena di dolore sublimato attraverso il genere, che in questo caso è il veicolo ed il codice migliore per esprimersi. I quattro brani dell’ep trattano di cose che viviamo quotidianamente sulla nostra pelle, di eventi che ci vengono contrabbandati per normali ma che normali non sono affatto. La nostra vita quotidiana è un potentissimo generatore di dolore, un continuo allontanamento dalla nostra vera natura, in un loop senza speranza. I Dispnea mettono tutto ciò in questo ep attraverso un black metal che picchia forte e contiene una melodia di qualità superiore, con una composizione molto semplice e molto efficace che fa di questo gruppo uno dei migliori della nuova legione italiana di black metal. Ascoltando i Dispnea si viene condotti in un viaggio molto bello e particolare nel black maggiormente ortodosso e classico, che però non essendo un dogma qui viene innestato anche di momenti meno tradizionali. Come prima prova è sicuramente buona e questo ep d’esordio potrebbe rivelarsi uno dei classici degli ultimi anni del genere in Italia: chi ama il black metal qui troverà molte perle nere, confermando la scuola napoletana del nero metallo fra le più efficaci.

Tracklist
1.Winter Suicide
2.Distorted Thoughts
3.AB Negative
4.Perpetua Pena

Line-up
I. – LYRIC, SCREAMS
E. – SONGWRITING, INSTRUMENTS
T. – SESSION BASS

DISPNEA – Facebook

Tanin’iver – Anno Domini Nostri Satanas

Anno Domini Nostri Satanas risulta un album evil, dove alle atmosfere nere come la pece ed un’attitudine cattivissima si aggiunge una bravura strumentale oltre la media, con la chitarra ad urlare solos dolorosi e dall’impronta melodica su di una struttura classicamente black.

I Tanin’iver sono un’oscura realtà estrema proveniente dall’Australia, composta dal tastierista e cantante Skorpa e dal chitarrista e bassista Asmodeus, nome d’arte in questo nuovo gruppo del polistrumentista Aidan Cibich, conosciuto per i due album della one man band Apophis di cui vi abbiamo parlato in occasione dell’uscita dei due full length, Under A Glossed Moon del 2017 e Virulent Host uscito lo scorso anno.

Il sound del duo si allontana in modo netto dal death metal strumentale del gruppo di Cibich per abbracciare la fiamma nera del nero metallo a sfondo luciferino caro alle orde sataniche Nord europee.
Anno Domini Nostri Satanas risulta un album in cui alle atmosfere nere come la pece ed un’attitudine cattivissima si aggiunge una bravura strumentale oltre la media, con la chitarra ad urlare solos dolorosi e dall’impronta melodica su di una struttura classicamente black.
Una settantina di minuti studiati e presentati al pubblico estremo come esempio di magniloquente black metal di matrice Dimmu Borgir/primi Satyricon, forse troppi per il genere, ma bisogna dare atto al duo australiano di non perdere il confronto con le proprie importanti influenze, grazie ad una track list che non perde colpi neppure sulla lunga distanza.
Lo scream diabolico di Skorpa si eleva su di un sound che risulta un armageddon di metal estremo, con la sua dose melodica ben in evidenza , cavalcate true black metal si alternano a sinfonie metalliche devastanti e rallentamenti di gelido terrore, per poi colpire con l’arma migliore dei Tanin’iver : la chitarra di Asmodeus.
Spira il vento da nord a raggelare brani corposi e medio lunghi come Golgotha, Steed Of Lilith e The Burning Of The Second Temple con la conclusiva e strumentale …As They Do To You a a far scorrere i titoli di coda ad un lavoro largamente riuscito.
Se volete ascoltare qualcosa di veramente cattivo e morbosamente di genere, Anno Domini Nostri Satanas è un lavoro altamente consigliato, una nera perla in arrivo dall’underground estremo australiano.

Tracklist
1.Do Unto Others…
2.Thrice Cursed Are The Weak
3.Golgotha
4.Bloodlines
5.The Steed Of Lilith
6.The Burning Of The Second Temple
7.Ahura Mazda
8.Angra Mainyu
9…..As They Do To You

Line-up
Asmodeus – Guitars, Bass
Skorpa – Vocals, Keyboards

TANIN’IVER – Facebook

DODSFALL – Døden skal ikke vente

Ottimo lavoro per i norvegesi capitatati dal messicano Ishtar che, coadiuvato dall’ottimo drummer Telal, ci propongono – dopo ben 5 anni dall’ultimo full length – 9 tracks (più outro) di puro, vero e sacrosanto (si fa per dire…) satanico Black Metal Scandinavo.

Il quinto lavoro del duo originario di Bergen è decisamente da considerarsi l’album più riuscito, grazie anche ad una produzione pressoché perfetta, curata da Tore Stjerna (Mayhem, Behexen, e Watain). Rispetto al passato, cresce la padronanza degli strumenti dei Nostri e, soprattutto la chitarra di Ishtar, diviene parte fondamentale di un lavoro di grande impatto, mai alienato a schemi prefissati, mai stereotipato, né troppo scontato e né oltre misura convenzionale.

Ciò che ne emerge, è un sound decisamente personalizzato, arricchito da forti accenti melodici (ma mai troppo ruffiani), e momenti di vero e puro Thrash (come in “Svarta Drömmar” e nella successiva “Grå Himlar”), soprattutto nei mid-tempo, che inframezzano velocità, tipiche del genere, sempre guidate sapientemente da Mr.Israel (così pare essere il suo nome da “umano”). Dopo “Kaosmakt”, già si percepiva che il processo di maturazione avrebbe ben presto (si fa per dire, ci sono voluti 5 anni per vederli nuovamente approdare sulle scene con un nuovo album..) portato al lavoro definitivo. “Døden Skal Ikke Vente” è quanto di meglio un fan di Immortal, Urgehal, Tsjuder (ma non così violenti), Carpathian Forest (sebbene leggermente meno atmosferici della band di Nattefrost) possa chiedere; se poi aggiungiamo un pizzico di Taake e diamo una rapida occhiata agli svedesi Rimfrost…il gioco è fatto! Il sound sostenuto e profondamente marziale di un brano come “Kampsalmer”, pare provenire direttamente da “Northern Chaos Gods” (mi si conceda un piccolo paragone al capolavoro del 2018…). I ritmi dettati dal drummer Telal (Astaroth, Kvalvaag, Troll) sono perfetti, mai improvvisati, ed in alcuni pezzi, come detto, fanno l’occhiolino al Thrash Metal, nel medesimo istante in cui i riff di Ishtar graffiano i nostri padiglioni auricolari, tentandoci ad un headbanging, in puro stile ottantiano (ma decisamente più moderno e “fresco”). La voce di Ishtar è perfetta per il genere; va a sostituire in primis quella dei primi album, di Vassago Rex (fondatore ed unico membro ufficiale dei blacksters Arvas) ed in secundis quella di Adramelech (Svarthaueg) presente su “Djevelens Evangelie” e “Kaosmakt”. Il risultato, è decisamente più suggestivo e, con tutto il rispetto per i precedenti “screamers”, Ishtar è un gradino superiore (forse due).Una curiosità proprio su Ishtar. Le sue fortune giunsero solo quando poco più di dieci anni fa, decise che il Messico (si, perché Is – come spesso si fa chiamare – è nato a León, popolosa città situata nell’epicentro dell’immenso stato Centro-Americano) non poteva garantirgli le risorse necessarie per la lunga scalata verso il successo musicale; d’altronde, per una band Black Metal, quale altra nazione, potrebbe competere con la patria del Metallo Nero? E’ anche interessante sapere che alcuni progetti “messicani” (nonostante la distanza siderale tra la sua attuale residenza, la Svezia, e la sua terra natia) proseguono tranquillamente (i deathsters Deformate e i doom deathsters Sorrowful, ad esempio). Testi rigorosamente in norvegese (mi chiedo come potrà essere la pronuncia, viste le differenze abissali tra le due lingue) e ovviamente, unicamente improntati sui rigidi schemi del satanismo e della misantropia, fanno da cornice ad un lavoro classico nel suo genere, ma non per questo evitabile; anzi, una collezione Black che si rispetti, non può certo essere deficitaria di “Døden Skal Ikke Vente”. Che altro aggiungere? Buon acquisto!

1. Hemlig vrede
2. Tåkefjell
3. Svarta drömmar
4. Grå himlar
5. Kampsalmer
6. I de dødens øyne
7. Ødemarkens mørkedal
8. För alltid i min sjæl
9. Ondskapelse
10. Skogstrollet

Ishtar – Vocals, Guitars, Bass
Telal – Drums

DODSFALL – Facebook

Black Flame – Necrogenesis : Chants From The Grave

Spesso si ascoltano dischi black death metal che sono appena sufficienti, per non dire altro, poi arrivano i Black Flame e mettono a posto tutto, forse perché oltre al talento hanno quella marcia in più che deriva dal credere per davvero in ciò che si sta facendo.

Sesto disco per questa storica band italiana di black death metal, sempre una garanzia per chi ama le sonorità nere.

Nato nel 1998 nella Torino che non vive sotto la luce del sole, con l’avanzare dei dischi e degli anni il gruppo è diventato una delle perle del sottobosco black metal italiano e con questa nuova opera lo ribadiscono molto bene. Lo stile dei Black Flame è un black con un death molto pulsante, per sfuriate prepotenti e marce, con un passo che molti altri gruppi dello stesso sottogenere non possiedono affatto. Le otto tracce del disco sono un manuale su come fare un black death underground di alto valore, senza mai tradire i propri valori e dando tantissimo all’ascoltatore. Il gruppo torinese rende tangibile la sua passione per queste sonorità, il sudore che da venti e passa anni viene profuso per queste sonorità, che sono un qualcosa che se ti inquinano il cuore non vanno più via. Il disco è forse il punto più alto di questa band che non ha bisogno di presentazioni nel sottoterra musicale, e che ha sempre una qualità ben definita. Per questo nuovo lavoro il gruppo ha scavato nella propria occulta bestialità ancora più a fondo e raccoglie i risultati di questa blasfemia. Otto canzoni che rimangono ben impresse nella mente delle teste metalliche, e che sicuramente non sono l’atto finale di una carriera davvero onorevole. Spesso si ascoltano dischi black death metal che sono appena sufficienti, per non dire altro, poi arrivano i Black Flame e mettono a posto tutto, forse perché oltre al talento hanno quella marcia in più che deriva dal credere per davvero in ciò che si sta facendo. Un gruppo estremo che fa musica estrema e non sbaglia un disco.

Tracklist
1. Necrogenesis
2. Atra Mors
3. Morbid Worship
4. Reverse Chants And Rusty Nails
5. The Breath Of The Mud
6. From My Depths
7. Mater Larvarum
8. A Grave Full Of Serpents

Line-up
Cardinale Italo – Guitars & Vocals
m:A Fog – Drums
Silent – Bass
Tiorad – Guitars

BLACK FLAME – Facebook

Heresiarch – Incursions

Una raccolta molto utile e necessaria per riunire in un solo luogo i primi lavori difficilmente rintracciabili di un gruppo che ha scritto e scriverà ancora pagine pesantissime di vero metal underground.

Arriva il tempo della ristampa e della raccolta per i primi demo ed ep della formazione death black neozelandese Heresiarch.

Questi ultimi sono semplicemente uno dei gruppi più devastanti che ci siano nel giro del metal estremo, sono un tifone che spazza tutto, e che lascia una scia di sangue dove passa. Personalmente li conobbi con l’ep Hammer Of Intrasigence del 2011, un monolite tumorale di male e dolore che me li ha fatti amare. Una band come gli Heresiarch la si ama o si odia, non ci sono vie di mezzo. Per chi li ama sono una delle entità più belle da ascoltare, con quel miscuglio di velocità black death e quella pesantezza nelle parti più lente che è ancora più terribile delle parti veloci. Non ci sono compromessi nel suono degli Heresiarch, il coltello viene girato nelle budella e il sangue esce copioso. In questa raccolta dei loro primi lavori, quelli precedenti al primo disco Death Ordinance del 2017, si può sentire tutta la loro crescita, dal suono grezzo e marcio del primo demo Consecrating The Global Holocaust, all’ultimo ep Waelwulf del 2014. Anche nelle prime uscite si poteva capire che si trattava di una realtà fuori dal comune, ma la loro sintesi definitiva era ancora di là da venire, poiché si sarebbe sublimata dopo. Gli Heresiarch incarnano tutto ciò che dovrebbe possedere un gruppo underground di black death metal, potenza, credibilità e soprattutto la totale assenza di qualsiasi parvenza di musica commerciabile. Intendiamoci, anche questo gruppo ha grandi potenzialità in tal senso, poiché le teste metalliche malate che li amano comprano i loro dischi, ma la loro musica è totalmente anti commerciale. Per farvi un esempio andate in fondo a questa raccolta per ascoltare i tre pezzi dell’ep Waewulf, che sono una delle espressioni più sperimentali, per capire cosa sia anche la creatività di un gruppo che in primo luogo annichilisce tutto ciò che incontra. Una raccolta molto utile e necessaria per riunire in un solo luogo i primi lavori difficilmente rintracciabili di una band che ha scritto e scriverà ancora pagine pesantissime di vero metal underground.

Tracklist
1.Obsecrating the Global Holocaust
2.Man Is Carnivore
3.Equimanthorn (Bathory cover)
4.Abomination
5.Carnivore
6.Iconoclasm
7.Thunorrad
8.Conflagration
9.Intransigent
10.Wælwulf
11.Abrecan
12.Endeþrǽst

Line-up
N.H
C.S
W.B
H.G

HERESIARCH – Facebook

Tyrants – Union

Union è un ottimo lavoro, consigliato agli amanti del metal sinfonico di stampo black e che (non solo per l’utilizzo della lingua) ha molto della tradizione italica per la musica dalle tinte oscure.

La storia dei Tyrants è iniziata nel 2001 e li ha visti stampare un paio di demo e il primo full length, uscito nel 2011 ed intitolato Ruchus.

La band in questi anni, oltre a qualche variazione in line up, ha reso la sua proposta molto più melodica rispetto al passato, ed il frutto di questa evoluzione è Union, ottimo lavoro di symphonic black metal dai suoni puliti, più di una sferzata heavy/thrash e solos perfettamente incastonati in un sound che convince a più riprese.
Il cantato in italiano non appare forzato come capita spesso, la coraggiosa scelta ripaga la band alzando un tasso di originalità che, a causa del genere suonato, non può essere il punto di forza del gruppo.
Union è un’opera estrema ben delineata, le caratteristiche principali sono quelle che hanno fatto innamorare del genere: cavalcate black/thrash, orchestrazioni che dettano atmosfere e fanno da tappeto alle scorribande metalliche dei protagonisti, attimi di intimistica tensione oscura che esplodono in una furia estrema tenuta sotto controllo dalla componente melodica, sempre ben presente nel sound di questa raccolta di brani. Diversi sono i picchi compositivi, come l’opener Eutanasia, la devastante Io Ti Maledico, Menzogne e la conclusiva Cordoglio, brano che raggiunge i venti minuti di durata, diviso in cinque capitoli che riassumono gli stati emozionali di chi subisce una perdita e risulta un suggestivo quanto perfetto sunto del credo musicale del gruppo nostrano.
Union è un ottimo lavoro, consigliato agli amanti del metal sinfonico di stampo black e che (non solo per l’utilizzo della lingua) ha molto della tradizione italica per la musica dalle tinte oscure.

Tracklist
1.Eutanasia
2.The cry of sin
3.Io ti maledico
4.The keys of our chains
5.Menzogne
6.Cordoglio
I. Negazione
II. Rabbia
III. Contrattazione
IV. Depressione
V. Accettazione

Line-up
Marco Gulluni – Guitars/Orchestration/ Bass
Andrea Di Nino – Vocals
Diego Tasciotti – Drums
Giovanni Brandolini – Guitars

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Descrizione Breve

Burial In The Woods – Church of Dagon

Burial In The Woods diviene, grazie a questo primo passo discografico, un altro dei nomi da tenere sotto stretta osservazione in ambito doom, stante l’incedere strisciante, disturbante ma al contempo ricco di oscuro fascino.

Burial In The Woods è il nome del nuovo progetto di Gerileme, musicista tedesco noto anche per la sua attività solista con l’altro monicker Asche der Welten.

Se in quel caso il genere proposto gravita in ambito black/ambient, con Church Of Dagon il nostro esplora le tematiche lovecratftiane con il genere d’elezione che il doom metal.
Questo lavoro presenta più di un motivo di interesse visti i diversi elementi che vanno alimentare la struttura di un sound che, volendo esemplificare al massimo, rappresenta una sorta di ideale punto di confluenza fra i Doomed del connazionale Pieere Laube, i Monolithe e tutte le altre band che, nel genere, utilizzano l’organo quale strumento portante, partendo dagli imprescindibili Skepticism, passando per i Profetus e sfiorando in più di un passaggio anche gli Abysmal Grief.
Forbidden Pages apre l’album in maniera arcigna, lasciando ad un lavoro chitarristico dai tratti vagamente orientaleggianti il compito di delineare un sound che si fa ben più avvolgente grazie al dominio dell’organo nella splendida e prevalentemente strumentale Ecclesia Dagoni.
Growing Shadows appare una sorta di sintesi tra i brani precedenti, con i due strumenti chiave che si alternano nel condurre un brano che, come gli altri possiede, una forte connotazione orrorifico/liturgica, in ossequio al titolo dell’album.
La conclusiva traccia, Gölgeler Alemi, dura da sola quanto le tre precedenti messe assieme, ovvero circa 25 minuti, e rappresenta la rielaborazione di un brano che lo stesso Gerileme pubblicò nel 2008 in occasione dell’unico album dei Negatum, Suizid – Der Gedanken Schattenspiele: si tratta di un’interminabile quanto notevole litania, con un breve testo in turco che si sposa alla perfezione con il resto del lavoro, a dimostrazione del buon talento compositivo che esibito nell’intera opera.
Burial In The Woods diviene,  così, grazie a questo primo passo discografico, un altro dei nomi da tenere sotto stretta osservazione in ambito doom, stante l’incedere strisciante, disturnìbante, ma al contempo ricco di oscuro fascino che dovrebbe attecchire agevolmente nei confronti degli appassionati che apprezzano le band citate nel orso dell’articolo.

Tracklist:

1. Forbidden Pages
2. Ecclesia Dagoni
3. Growing Shadows
4. Gölgeler Alemi

Line-up:
Gerileme

Denial Of God – The Shapeless Mass

Un buon ritorno per un ottimo gruppo di black metal senza fronzoli.

Torna uno dei gruppi black metal fra i più longevi ed influenti in circolazione, i Denial Of God, attivi fin dal 1991.

Tornano con un mini album di quattro pezzi, due inediti e due cover, una dei Bathory e l’altra degli Exuma. Il loro stile non è cambiato nel corso degli anni, e si può tranquillamente definire come black metal classico, l’anello di congiunzione fra la prima e la seconda ondata di gruppi scandinavi e non. I due pezzi inediti li mostrano in grande forma, riprendendosi ciò che è loro, mostrando anche a band ben più recenti che il black metal è una faccenda che sembra semplice ma non lo è affatto. Fa molto piacere ascoltare il suono rassicurante di questo gruppo, ti si apre una zona di comfort infernale alla quale è davvero difficile resistere. Il primo pezzo inedito The Shapeless Mass, che è anche il titolo del disco, è il pezzo più veloce e violento fin dai suoi primordi e spazza via tutto ciò che incontra con il consueto stile del duo danese, e porta via anche i dubbi sulla sua efficacia. Il secondo pezzo comincia più cadenzato per poi esplodere, e non può essere altrimenti quando si pensa a che massa informe sia la nostra, sia individualmente che collettivamente. Si prosegue poi con una gran bella cover dei Bathory, dal capolavoro del 1987 Under The Sign Of The Black Mark, un disco da riascoltare: i Denial Of God con questa cover, leggermente più veloce dell’originale, sottolineano l’estrema importanza che i Bathory hanno avuto e sempre avranno per il black metal e per la musica estrema in generale. Quorthon e soci hanno lasciato un’eredità musicale che si sente in tantissime cose odierne, un nero percorso da iniziati. Bella e tribale anche l’altra cover degli Exuma, che sono una one man band degli anni settanta ad opera di Macfarlane Gregory Anthony Macke, un uomo ed un musicista interessantissimo, molto versato nelle opere e nella sapienza occulta.
Un buon ritorno per un ottimo gruppo di black metal senza fronzoli.

Tracklist
1.The Shapeless Mass
2.The Statues Are Watching
3.Call From The Grave
4.Mama Loi, Papa Loi

Line-up
Ustumallagam – vocals
Azter – guitar
Galheim – drums

DENIAL OF GOD – Facebook

Deathspell Omega – The Furnaces Of Palingenesia

Il settimo disco dei Deathspell Omega, The Furnaces of Palingenesia, continua sul solco stilistico tracciato dal precedente The Sinarchy Of Molten Bones, ovvero un rallentamento del loro caos sonoro, ma più che un frenare è un recidere maggiormente in profondità, un’autopsia demoniaca di entità dannate.

I Deathspell Omega sono uno dei gruppi maggiormente paradigmatici dell’intero movimento black metal.

La centralità della loro opera è la musica e qualche scarna rappresentazione grafica, ma la cosa davvero importante, l’unica che conta, sono gli abissi che ci mostra. Si sa qualcosa dei membri che compongono il gruppo, ma i Deathspell Omega non hanno mai fatto concerti, non hanno mai rilasciato inutili interviste o altre promozioni, hanno fatto video minimali ma molto ben centrati. La musica è al centro di tutto, anzi il black metal è al centro di tutto, ed è importante e non solo di facciata il discorso esoterico e satanista che portano avanti da anni. Il loro settimo disco, The Furnaces of Palingenesia continua sul solco stilistico tracciato dal precedente The Sinarchy Of Molten Bones, ovvero un rallentamento del loro caos sonoro, ma più che un frenare è un recidere maggiormente in profondità, un’autopsia demoniaca di entità dannate. Le strutture sonore sono sempre molto bilanciate e ascoltando e riascoltando il disco si colgono molti elementi che portano il suono dei Deathspell Omega ancora più avanti, in quella poetica musicale progressiva che è sempre stata al centro dei pensieri di questo gruppo. L’ensemble francese ha sempre tracciato la via, e con questo nerissimo settimo disco lo fa più che mai. Ogni canzone è un tassello che forma un disegno superiore di musica malata e satanica: qui i Deathspell Omega alzano l’asticella, e abbandonano la forma caotica, che comunque affiora spesso andando anche a lambire momenti di chaotic hardcore, per comporre un suono che si contorce come un serpente ricordandoci, come nell’iniziale Neither Meaning Nor Justice, che la razza umana basa le sue fondamenta su illusioni bestiali. L’umanità, specie negli ultimi duecento anni, ha avuto una fede quasi cieca nelle sue sorti progressive, ovvero che sarebbe andato tutto bene, anzi meglio, mentre il disastro è sotto gli occhi ed i piedi di tutti. I Deathspell Omega sono qui a ricordarcelo come solo loro sanno fare, con una cattiveria ed un abbandono totale, tuffandosi in un nero vortice che è l’unica risposta al tumore chiamato vita. The Furnaces Of Palingenesia è un disco che assume valore in ogni singola nota, in ogni passaggio, in ogni parola trasmutata fuori dal corpo di un cantante che altro non è che un medium. Oltre ai momenti di furia e di abisso cosmico, i migliori momenti sono quelli in cui tutto sembra esplodere ed invece continua a strisciare verso l’annullamento totale, come nella traccia 1523. Il gruppo francese fa un altro disco che ne rafforza la leggenda, la fama e la credibilità costruita con il sangue ed i sentimenti, forgiando un black metal che rimane incollato. Il loro progetto sonoro si arricchisce di un episodio che non è il migliore solo perché tutti i loro dischi sono dei capisaldi del nero metallo, ma rappresenta la continuazione di una nuova via sonora. Se si vuole ascoltare della musica che va avanti queste sono le vostre fornaci.

Tracklist
1.Neither Meaning nor Justice
2. The Fires of Frustration
3.Ad Arma! Ad Arma!
4.Splinters from Your Mother’s Spine
5.Imitatio Dei
6.1523
7.Sacrificial Theopathy
8.Standing on the Work of Slaves
9.Renegade Ashes
10.Absolutist Regeneration
11.You Cannot Even Find the Ruins…

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Sinnrs – Profound

Il duo danese si pone all’attenzione degli ascoltatori con un’opera di discreta fattura: le atmosfere pregne di malvagia oscurità sono quelle già ascoltate in passato, la parte sinfonica è ben inserita nel contesto estremo del sound e a tratti Profound offre momenti di intenso ed oscuro fascino.

I Sinnrs sono una giovane e misteriosa entità oscura proveniente dalla Danimarca e Profound è il loro album di debutto.

Nero e Maestus sono i due musicisti che danno vita a questo progetto dal sound che trova le sue ispirazioni principalmente nel black metal sinfonico dei Dimmu Borgir, anche se la musica del combo si nutre pure di death metal e black/death di scuola Behemoth, divenuti una delle principali fonti a cui attingono le nuove leve del metal estremo di matrice sinfonica e melodica di stampo black.
Fredde atmosfere che scendono dalla vicina Scandinavia si mescolano al death metal dei primi masterpiece del gruppo di Nergal, mantenendo sempre un’attitudine melodica che valorizza le oscure ed estreme strade che portano Profound nel nero abisso della fiamma nera.
Dieci brani che nulla aggiungono e nulla tolgono al genere suonato, dal songwriting che ha il solo limite di risultare altamente derivativo, ma in grado di non deludere gli amanti di queste sonorità e con almeno tre brani sopra la media, Lift My Bones, No Promise To Mankind e Et Sic Incipit.
Il duo danese si pone all’attenzione degli ascoltatori con un’opera di discreta fattura: le atmosfere pregne di malvagia oscurità sono quelle già ascoltate in passato, la parte sinfonica è ben inserita nel contesto estremo del sound e a tratti Profound offre momenti di intenso ed oscuro fascino.

Tracklist
1.Nihil
2.To Derive Even’s Flame
3.The Storm Of I
4.Lift My Bones
5.Renowed Praetorians
6.No Promise To Mankind
7.It Calls Me
8.Et Sic Incipit
9.Watch Her Soul Burn
10.Commemorate None

Line-up
Neo
Maestus

SINNRS – Facebook

Heaume Mortal – Solstices

Il genere è di per sé ostico, ma è indubbio che il gruppo parigino abbini al sound una certa alternanza di atmosfere che rendono l’ascolto più fluido.

Quando di mezzo c’è la label francese Les Acteurs de l’Ombre non ci si trova mai davanti ad opere banali, trend confermato dal primo lavoro degli Heaume Mortal, gruppo parigino nato dalla mente del polistrumentista Guillaume Morlat, accompagnato in questa avventura dal batterista Jordan Bonnet e dal cantante Julien Henri.

Solstices è composto da sei brani, di cui la metà superano abbondantemente i dieci minuti, immersi nella natura selvaggia, glaciale e violenta ed usata come metafora della vita.
Le sonorità di cui si caricano i brani presenti alternano black metal atmosferico, doom e dark metal, in un crescendo di drammatica tensione: la violenza black viene apparentemente smorzata da passaggi intimisti e doom, lente marce in territori ostili, disperati e tragici momenti di tempeste black ed atmosferiche sfumature post metal formano composizione di non facile ascolto come l’opener Yesteryears, Oldborn e Tongueless (part III).
Il genere è di per sé ostico, ma è indubbio che il gruppo parigino abbini al sound una certa alternanza di atmosfere che rendono l’ascolto più fluido: Solstices rimane comunque un’opera a cui va concesso il giusto tempo per farsi spazio anche negli ascoltatoti più attenti.
A confermare l’atmosfera glaciale ed ostile dell’album, gli Heaume Mortal ci regalano la cover di un brano di Burzum, Erblicket Die Tochter des Firmament dal masterpiece Filosofem, in una loro personale versione assolutamente riuscita.

Tracklist
1.Yesteryears
2.South of No North
3.Oldborn
4.Erblicket die Tochter des Firmament (Burzum cover)
5.Tongueless (Part III)
6.Mestreguiral

Line-up
Jordan Bonnet – Drums
Guillaume Morlat – Guitars, Bass, Synths
Julien Henri – Vocals

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