I Daylight Dies sono probabilmente la migliore melodic death-doom band USA e il loro silenzio stava oggettivamente durando da troppo tempo: “Lost To The Living” risale al 2008 ma, lo sappiamo, i tempi delle band dedite alla musica del destino sono lunghi e dilatati come le note sprigionate dai loro dischi.
Così come sta accadendo in quest’autunno, che ha visto ripagate con gli interessi le lunghe attese degli estimatori di Saturnus, Worship e Monolithe, anche la band del North Carolina ritorna con un lavoro superlativo all’insegna di una propensione melodica perfettamente controbilanciata dalle sonorità più robuste.
Ho sempre considerato i Daylight Dies una sorta di risposta d’oltreoceano alla magnificenza degli Swallow The Sun, pur con le dovute differenze derivanti dalla provenienza geografica e quindi da un diverso background musicale: dove però la band finnica, con l’ultimo eccellente lavoro, ha accentuato la propria componente gothic a discapito di quella death, i nostri, salvo un maggiore ricorso a vocals pulite, mantengono intatta la propria coerenza stilistica affidando le costruzioni delle linee melodiche esclusivamente alle chitarre senza fare ricorso alle tastiere o a passaggi particolarmente catchy.
Il devastante growl di Nathan Ellis recita testi che non lasciano spazio alcuno a illusori squarci di serenità e l’opprimente chiusura del disco, affidata al brano più lungo del lotto An Heir To Emptiness, è la pietra tombale depositata sulle speranze disattese, sui sogni mai avveratisi, su una vita forse realmente mai vissuta.
Questo splendido lavoro non conosce momenti di stanca, ogni suo episodio vale da solo l’acquisto del disco, anche se una citazione la meritano autentiche perle quali Sunset, dove il bassista Egan O’Rourke alle clean vocals si contrappone all’asprezza di Nathan, mentre le chitarre pennellano struggenti melodie, A Final Vestige con la sua alternanza tra quiete e tempesta e Hold On To Nothing, contrassegnata da uno spettacolare crescendo culminante in un assolo destinato a restare ben impresso nella memoria.
Un disco dalla qualità impressionante per una band che si conferma ai livelli d’eccellenza che le competono; consigliato a chi predilige un death-doom dal forte impatto emotivo e ha apprezzato i lavori passati dei già citati Swallow The Sun, ma anche quelli dei nostri Valkiria, con i quali gli ascoltatori più attenti riscontreranno diverse affinità stilistiche.
Tracklist :
1. Infidel
2. The Pale Approach
3. Sunset
4. Dreaming of Breathing
5. A Final Vestige
6. Ghosting
7. Hold on to Nothing
8. Water’s Edge
9. An Heir to Emptiness
Line-up :
Jesse Haff – Drums
Barre Gambling – Guitars
Egan O’Rourke – Bass, Vocals
Charlie Shackelford – Guitars
Nathan Ellis – Vocals