Dead Summer Society è il progetto solista di Mist (al secolo Emiliano Santoro), conosciuto nell’ambiente per la sua militanza nella gothic-doom band How Like A Winter, autrice nell’ormai lontano 2003 dell’ottimo “…Beyond My Grey Wake”.
Dopo l’esordio nel 2010 con il demo “The Heart Of Autumnsphere”, interamente strumentale, il musicista molisano, con Visions From A Thousand Lives, introduce una novità sostanziale scegliendo di utilizzare anche le vocals, sia maschili che femminili; pur mantenendo l’impostazione della one-man band, sicuramente questa innovazione fornisce a Mist un ulteriore elemento sul quale impostare la struttura dei brani.
Diciamo subito che l’operazione riesce in maniera più che soddisfacente, sia pure con qualche riserva sull’uso della voce femminile, che a mio avviso si addice più a un gothic-doom dal carattere commerciale piuttosto che all’ambito oscuro e decadente che caratterizza quest’album, dove al contrario spicca l’ottimo growl dell’ospite Trismegisto.
Poco male, se la maggioranza della musica proposta è di altissimo livello, capace di emozionare sia attraverso i toccanti fraseggi pianistici sia quando le chitarre prendono il sopravvento mantenendo sempre e comunque vivo il senso di malinconia che pervade il lavoro.
La bravura di Mist risiede nella capacità di proporsi in un genere ormai dai confini ben definiti, senza aderire in maniera banale ai consueti modelli, cosicché il disco mostra una sufficiente varietà stilistica passando da brani contraddistinti da una vena più intimista (I Met You In Heaven And Hell, The Way) ad altri dalle sonorità prossime al death-doom più atmosferico, come la splendida Army Of Winter, nuova versione del brano incluso nel demo del 2010 e posta in chiusura dell’album.
In altre occasioni le due anime riescono a convivere in armonia senza che il risultato finale appaia simile a una convivenza forzata (Shadow I Bear, con un inquietante passaggio recitato in italiano, The King’s Alone, Down On You).
Il giudizio nei confronti di Visions From A Thousand Lives è assolutamente positivo e, chi è alla costante ricerca di atmosfere cupe e malinconiche, troverà pieno appagamento; probabilmente la decisione presa da Mist, di rinunciare a una proposta integralmente strumentale, ha fornito nuovi sbocchi al suo metodo compositivo, riuscendo del tutto ad annullare quel senso di frammentarietà che è il difetto comune alla maggior parte delle one-man band.
Il grande pregio dell’album risiede nella sua apparente semplicità, espressa attraverso un sound lineare e privo di inutili barocchismi che lascia fluire, ascolto dopo ascolto, tutte le emozioni che questo genere musicale riesce a evocare.
Dead Summer Society è un progetto che, certamente, in un prossimo futuro ci fornirà ulteriori grandi soddisfazioni; inoltre, questo lavoro acquisisce ulteriore valore se pensiamo che è stato pubblicato senza il supporto di un’etichetta, lacuna che ci auguriamo possa essere colmata al più presto.
Tracklist :
1. Explicit
2. I Met You in Heaven and Hell
3. Shadow I Bear
4. The King’s Alone
5. Down on You
6. Her White Body, From the Coldest Winter
7. Last Winter I Died
8. The Way
9. Within Your Scars
10. Unreal
11. I Fade
12. Army of Winter (March of the Thousand Voices)
Line-up :
Mist – All Instuments
Guests :
Trismegisto – Vocals
Federica Fazio – Vocals