Ormai per Déhà credo d’aver esaurito gli aggettivi (e probabilmente anche le frasi, perché ho come l’impressione d’averlo già scritto …) ma si tratta indubbiamente di una piacevole “condanna” quella di doversi ripetere quando, puntualmente, la musica offerta dal musicista belga si rivela di livello superiore alla media.
La novità di quest’anno è un progetto che porta semplicemente il suo nome, con 4 5 6 a rappresentarne il secondo full length dopo Halo, uscito in primavera; in questo frangente Déhà continua ad esplorare gli aspetti più bui della psiche e, quindi, dell’esistenza umana con un solo lungo brano di trentasette minuti che ha la particolarità d’essere cantato nella prima parte in inglese e nella seconda in francese.
4 5 6 è forse la cosa più prossima ai We All Die (Laughing) tra quelle composte da Déhà da qualche anno a questa parte, per cui il sound, nonostante le tematiche siano tutt’altro che leggere, si mostra ugualmente arioso anche se scremato di quella componente progressiva che qui, invece, viene meno; non sono lontani però neppure gli umori di Imber Luminis, testimoniati da un sentore depressivo accentuato proprio in concomitanza con la parte francofona, che quasi chiama un’interpretazione più angosciante ed enfatica.
Déhà riesce a produrre un lavoro che si rivela atmosferico, sofferto e disperato, ricco di svolte che costituiscono delle sorte di portali i quali, per assurdo, paiono spalancarsi sempre e soltanto in luoghi dove non sembra esserci requie per le anime tormentate.
4 5 6 vive di un’intensità spasmodica, con intuizioni melodiche che sono prerogativa del compositore di livello superiore; malinconia, disperazione, rabbia, catarsi e ancora malinconia, per un ciclo destinato a replicarsi ininterrottamente, così come le magnifiche opere offerte da questo genio musicale (e in quanto tale non da tutti compreso come meriterebbe) dei nostri tempi.
“La souffrance des autres ne peut être connue qu’en souffrant soi-même.”
Tracklist:
1. 4 5 6
Line-up:
Dèhà – Everything