Djinn And Miskatonic – Even Gods Must Die

La band prende le distanze dagli stilemi dello stoner doom più tradizionale optando per sonorità grevi ed ossessive piuttosto che scopertamente psichedeliche, benché tale componente non possa certo definirsi assente.

Even Gods Must Die è il secondo full length per la questa band indiana, espressione di un doom stonerizzato che non sembra essere così naturalmente nelle corde dei musicisti metal provenienti dalla nazione asiatica.

Djinn And Miskatonic è un monicker invero particolare, che richiama inevitabilmente l’immaginario lovecraftiano al quale il quartetto di Bangalore si riallaccia con il suo sound essenziale e dalle tonalità molto ribassate.
Il tutto va letto ovviamente con un’accezione positiva, in quanto la band prende le distanze dagli stilemi dello stoner doom più tradizionale optando per sonorità grevi ed ossessive piuttosto che scopertamente psichedeliche, benché tale componente non possa certo definirsi assente.
Chiaramente il sound della band trae linfa da un monumento del genere come gli Sleep, passando poi per Electric Wizard e da tutto ciò che ne è conseguito, quindi è normale che la proposta finisca per essere mastodontica per dimensioni (6 tracce per 66 minuti, certo non una coincidenza) e monolitica nel suo incedere, con rare accelerazioni, riff pesanti e reiterati, ed una voce ora salmodiante ora più aggressiva, magari non eccelsa ma essenziale nel conferire una linea ben precisa ad ogni brano.
Even Gods Must Die non può rappresentare per tutto questo un qualcosa di originale ma è un album intanto coraggioso, perché per caratteristiche e dimensioni si rivolge ad un pubblico selezionato e inoltre non soffre di eccessiva ripetitività in quanto, tutto sommato, ogni brano mostra caratteristiche ben definite anche se messi tutti  risultano troppo diluiti, ma si sa che il dono della sintesi non è proprio insito in chi suona doom e in fondo a noi piace cosi.
Anche per questo, probabilmente, sono i primi tre brani (I, Zombie, Bones Of My Brothers e Doombringer) ad impressionare maggiormente, visto che dopo oltre mezz’ora il rischio di assuefazione si fa concreto, ma in generale questo nuovo lavoro dei Djinn And Miskatonic impressiona per maturità e coerenza nell’approccio al genere e rappresenta senz’altro la conferma delle doti di un gruppo che ha tutte le carte in regola per ritagliarsi in maniera definitiva uno spazio importante nella scienza doom, nonostante i rischi corsi a causa di un improvviso scioglimento intervenuto dopo il primo album, fortunatamente poi rientrato per la soddisfazione di tutti.

Tracklist:
1. I, Zombie
2. Bones Of My Brothers
3. Doombringer
4. Frost And Steel
5. Harvest of Kings
6. Hangman’s Hope

Line-up:
Gautham Khandige – Vocals
Sriram Kvlteswaran – Guitar, Backing Vocals
Mushaf Nazeer – Guitar
Jayaprakash Satanmurthy – Bass
Siddharth Manorahan – Drums

DJINN AND MISKATONIC – Facebook

2017