Sette musicisti francesi che si uniscono per dare vita ad una creatura musicale onnivora e che gronda rabbia aggirandosi per molti generi diversi.
I Drone hanno, come affermano loro, un gusto estetico metal ma è solo un punto di partenza, perché le canzoni sono schegge impazzite che sono strutturate come se fosse un free jazz metal. Infatti una grossa importanza nella loro proposta musicale è rappresentata dai fiati, vero e proprio contrappunto. Quelque part entre la guerre et la lâcheté è un disco strabordante e totale, un qualcosa che racchiude tante cose da dire e da far sentire, con la lingua francese che viene usata come codice poetico per raccontare qualcosa di molto interessante. Le canzoni qui avanzano impetuose, suonate da un collettivo che è venuto per sovvertire le regole, per raccontare l’assurdità della vita moderna come in Un Vide Confortable, che potrebbe essere il manifesto poetico e politico del gruppo. Qui non si trova quiete o cose rassicuranti, ma solo asperità e ricerca della verità, sulle cose che ci riguardano tutti. I Dronte portano avanti la loro battaglia dal 2012 e coprono molti generi che possono essere utili ai loro scopi, dal post metal al prog, da una certa vicinanza alla musica etnica, ma il risultato è solo merito loro. Un disco come questo scalda il cuore e amplia la mente, perché al centro di tutto c’è lei, la cosa più importante, la musica. Certi discorsi stilistici sono un collante per legare al meglio, come in cucina l’uovo, certe fasi del discorso più alto che è quello musicale. In questo lavoro si coglie bene se lo si ascolta ad occhi chiusi senza stimoli sensoriali esterni, perché è un flusso musicale che porta l’ascoltatore ad un’altra realtà, un medium per un altro significato. I Dronte sono un’orchestra free metal che racconta storie, in definitiva si possono definire così, ma ovviamente se si sente il discorso c’è molto di più, innanzitutto troviamo il motore primo della rabbia, che muove il tutto. E anche una notevole profondità nei testi, che fanno capire come in Francia stiano molto incazzati e con ragione. Un disco importante, che sviluppa un progetto inquieto, musicalmente e politicamente molto valido.
1.Champion en série
2.Théâtre du vacarme
3.Sarcophage du succès
4.Notre grande machine
5.Un orage…
6.Sagesse gardée
7.Escalade en chute libre
8.Un vide confortable
9….et puis plus rien
Nicolas Aubert : guitare
Benoît Bedrossian : contrebasse
Ève-Rosemarie Boulada : saxophone
Frédéric Braud : chant, shruti et bâton de pluie
Lucas de Geyter : batterie
Camille Segouin : vibraphone et percussions
Grégory Tranchant : guitare
Christophe Lasserre : textes
Valère Brisard : son
Maud Villeval : lumière