Echoes Of The Moon è il monicker scelto dal giovane Brock Tatich, musicista dell’Indiana, per proporre la sua personale visione musicale.
Visione che prefigura una forma di post black molto atmosferica e basata per lo più su un pregevole lavoro chitarristico, che spazia da liquide parti soliste ad arpeggi acustici fino ai più consueti, per il genere, passaggi in tremolo picking.
L’album è piuttosto lungo ma non conosce momenti di stasi, alla luce delle buone doti compositive esibite da Brock, il quale infonde alla sua musica un mood autunnale, rendendola appetibile anche a chi si nutre di sonorità oscure senza essere necessariamente un patito del black metal.
In effetti gli stilemi del genere sono rappresentati soprattutto nello screaming e in alcune accelerazioni, ma nel complesso Entropy è un lavoro che, per umori, oscilla dal depressive al post metal con buona fluidità. Rispetto a quanto esibito da un analogo progetto solista proveniente dagli States, recensito qualche giorno fa, qui siamo davvero su un altro pianeta: Brock brilla anche per la cura dei particolari, e le frequenti incursioni di chitarra solista sono valorizzate da un buonissimo suono che non ne vanifica in alcun modo l’eccellente esecuzione.
Come detto, l’album è piuttosto lungo, superando abbondantemente l’ora di durata e gli stessi brani talvolta si spingono oltre i dieci minuti, ma Entropy scorre bene, in virtù di una sufficiente varietà e di una scrittura per lo più rivolta ad esaltare i risvolti compositivi più melodici; peraltro, anche nelle parti più tirate, non viene mai meno quel substrato di tensione che è poi la discriminante tra chi fa un gran baccano e chi ha, invece, qualcosa di davvero interessante da dire.
Echoes of The Moon è una creatura che trae linfa, a livello di base, dal black metal di matrice atmosferica, e inevitabilmente, vista la provenienza geografica, dalle sue derivazioni cascadiane, ma il ragazzo dell’Indiana rielabora il tutto immettendoci una sensibilità musicale derivante da uno spettro di ascolti e preferenze che spaziano dal doom al progressive settantiano.
Dovendo menzionare qualche brano in particolare, opto per la lunga The Tower Of Babel, che rappresenta un po’ la summa della musica contenuta all’interno del lavoro, e per la soffusa ed insidiosa Acceptance, con il suo lento crescendo disturbato da effetti elettronici che finisce per sfociare poi nella magnifica All Is Good.
Entropy è una piacevolissima sorpresa e bene ha fatto la nostra Avantgarde Music ad immetterlo oggi sul mercato sotto la sua egida (l’album era uscito originariamente in free download nella scorsa estate) e, del resto, la sagacia musicale (e non solo) di Brock Tatich fa pensare concretamente che questi siano solo i prodromi di una carriera ancor più brillante.
Tracklist:
1.Entropy
2.Cognitive Dissonance
3.The Tower of Babel
4.Ideologue
5.Adaption
6.Acceptance
7.All is good
8.Find the Silence
Line-up:
Brock Tatich