Eldritch – Underlying Issues

L’ennesimo capolavoro di una band unica, che sicuramente ha raccolto molto meno di quello che, in termini di qualità, ha dato alla nostra musica

Era la primavera di quest’anno, quando la band di Terence Holler e Eugene Simone calarono a Genova in quel dell’Angelo Azzurro nel giro di date a supporto del bellissimo Tasting The Tears, ultima splendida opera di una delle band più importanti nel panorama metal nazionale degli ultimi vent’anni.

Il cantante, con tanto di stampelle a causa di un infortunio, diede spettacolo così come i suoi compagni per un concerto degno della fama del gruppo, ma purtroppo davanti a pochi intimi.
La solita storia dell’Italia metallara, a grandi gruppi seguono pochi adepti, specialmente dal vivo e se si esce fuori dalla solita Lombardia, così che Terence non si sprecò in critiche taglienti un po’ a tutta la scena e la sensazione del sottoscritto fu di rabbia e frustrazione, comune a quella espressa dal singer italo americano.
Rabbia e frustazione, sentimenti ed emozioni di cui il nuovo lavoro è pregno, sempre nel segno degli Eldritch, ed allora sfuriate metalliche di thrash moderno, esagerate parti di tastiera, tra melodie e fughe incalzanti, sezione ritmica che travolge, sei corde che urlano o ammaliano in arpeggi che nella loro complessità entrano in noi come il caldo vento meridionale e linee vocali che ancora una volta rimettono in fila i singer di genere come farebbe un bambino con i suoi soldatini.
Underlying Issues è tutto qui, o meglio, è quello che il povero recensore carpisce nella moltitudine di suoni, emozioni, atmosfere e sfumature che la band toscana immette nella sua splendida musica.
Molto più duro del precedente lavoro, il nuovo album presenta un gruppo che, dopo venticinque anni di carriera ed una decina di dischi alle spalle, riesce nella non facile impresa di risultare fresca, determinata, convincente nel portare avanti il proprio sound, senza scendere a compromessi ed elargendo lezione di metal dal taglio prog, moderno, a tratti violento, ma stupefacente nel regalare melodie che valorizzano tutto il mondo musicale creato, anche in questo lavoro.
Un anno è passato da Tasting The Tears, neanche troppo, anzi pochissimo al giorno d’oggi, eppure la band non scende sotto una media altisonante, che ne dimostra il talento disumano, una macchina perfetta per creare musica metallica, nobile ed elegante anche quando le sei corde di Rudj Ginanneschi e Eugene Simone violentano lo spartito o la sezione ritmica (Raffahell Dridge alle pelli e Alessio Consani al Basso) scambiano i propri strumenti per martelli pneumatici, spaccando tutto con una forza ed una tecnica disarmante.
Canzoni: qualunque sia la loro forma, i refrain da memorizzare, le melodie che ipnotizzano sono sempre li, nascoste da questo mare in burrasca che butta sulla costa onde di note fiaremente progressive pur nella loro violenza e ci costringono, ancora una volta, a battere le mani a questi splendidi musicisti.
Prodotto benissimo, così che il suono arrivi potentissimo e pulito, Underlying Issues vive di undici composizioni che hanno nelle parti più furiose il loro punto di forza, ed allora lasciatevi travolgere da Changing Blood, Danger Zone, All And More, The Face I Wear, The Light e la conclusiva, devastante Slowmotion K Us.
Nel mezzo, meraviglie prog metal che contribuiscono a fare del nuovo album l’ennesimo capolavoro di una band unica, che sicuramente ha raccolto molto meno di quello che, in termini di qualità, ha dato alla nostra musica preferita, eppure ancora qui a dispensare arte a chi, ancora una volta, da molti anni di essa si nutre.

TRACKLIST
1.Changing Blood
2.Danger Zone
3.Broken
4.All and More
5.The Face I Wear
6.To the Moon and Back
7.Bringers of Hate
8.The Light
9.Piece of Clarity
10.Before I Die
11.Slowmotion K Us

LINE-UP
Eugene Simone – Guitars
Terence Holler – Vocals
Raffahell Dridge – Drums
Rudj Ginanneschi – Guitars
Alessio Consani – Bass

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