L’Italia del rock e del metal ha trovato una sua chiara identità in questi ultimi anni, perdendo completamente quel fastidioso provincialismo nei confronti delle scene oltreconfine.
Se il metal classico ed estremo ha sempre patito l’esterofilia di fans e addetti ai lavori, il rock ha vissuto per decenni all’ombra dei soliti nomi provenienti dalla scena cantautorale o dal progressive settantiano.
Con il successo dell’hard rock stonerizzato e dai rimandi al decennio settantiano per esempio, negli ultimi tempi band dalle indubbie capacità sono nate nel nostro paese, molte giocandosela alla pari con le più note realtà straniere.
Sulle due isole maggiori i caldi venti che soffiano dal deserto africano trasformano il territori nelle soleggiate ed invivibili pianure arse dal sole della Sky Valley, non è un caso infatti che i migliori gruppi di genere provengano dalla Sicilia e dalla Sardegna.
Ed in Sardegna nascono nel 2009 gli Elepharmers, gruppo di Cagliari al secondo lavoro per Go Down Records dopo l’ottimo debutto Weird Tales from the Third Planet, uscito tre anni fa.
Aprite bene le orecchie cari miei rockers, perché Erebus risulta un altro straordinario lavoro di musica stonata che raccoglie l’eredità delle grandi band degli anni settanta, la fa amoreggiare tra la sabbia del deserto con il sound dei gruppi statunitensi della scena stoner e la scaraventa nel 2016, per un sabba psichedelico lungo quarantadue minuti.
Difficile trovare un brano che non catalizzi l’attenzione, ipnotizzando l’ascoltatore perso in questo vagare per una galassia di suoni e note che clamorosamente, pur non nascondendo le proprie fonti di ispirazione, riesce nell’impresa di risultare personale e tremendamente affascinante.
Gli undici minuti strumentali della title track basterebbero ad altre band per costruirci un’intera discografia, una bomba sonora che esplode senza pietà nei nostri padiglioni auricolari, scheggiando irrimediabilmente i crani di chi senza precauzioni si avvicina troppo al sound degli Elepharmers.
Psichedelia, doom, hard rock, blues sporcato di stoner, continuano a dettare legge nello spartito del gruppo, molto più liquido rispetto al debutto, come se il calore letale del sole ha trasformato la pietra in lava.
E The River, appunto, è un fiume di lava sabbatica che scende inesorabile dalla cima del monte da dove lo stregone lancia i suoi anatemi, per distruggere qualsiasi forma di vita incontri nel suo inesorabile e lento incedere.
Cannibal Supernova, un piccolo gioiello di stoner psichedelico, non da tregua alle nostre povere menti, ormai in balia dell’ipnotico sabba creato dal quartetto sardo, ma il blues acustico dal flavour zeppeliniano e dalle atmosfere southern di Of Mud And Straw lasciano che il nostro corpo e la nostra mente, si perdano per non ritrovarsi più nell’oscura danza della conclusiva Nereb.
Un’opera che ti avvolge come un serpente, ti ipnotizza con le sue letali spire e ti ingoia senza che tu te ne accorga, uno dei dischi dell’anno nel genere, parola di MetalEyes.
TRACKLIST
1. Erebus
2. Spiders
3. The River
4. Cannibal Supernova
5. Of Mud And Straw
6. Deneb
LINE-UP
El Chino – vocals; rhythm guitar; bass; harmonica
Andrea “Fex” Cadeddu – lead & rhythm guitars –
Maurizio Mura – drums
Matteo “Baro” Carta- synth, bass, vocals
https://www.youtube.com/watch?v=fqXiBIUSJ90″>
• DESCRIZIONE SEO / RIASSUNTO
, uno dei dischi dell’anno nel genere, parola di metaleyes.