Finnr’s Cane – A Portrait Painted By The Sun

“A Portrait Painted By The Sun” è un lavoro destinato a crescere in maniera esponenziale ad ogni passaggio nel lettore

Potrà apparire come la classica scoperta dell’acqua calda, ma è sempre utile rimarcare quanto lo status acquisito da una label derivi essenzialmente dal rapporto tra la qualità e quantità delle uscite.

C’è, invero, chi punta tutto o quasi sul secondo aspetto, rischiando così di perdere in credibilità e inficiando indirettamente anche uscite di ottimo livello; non è certo questo il caso della Prophecy Productions (e delle sue affiliate Lupus Lounge e Auerbach) che, in un lasso di tempo relativamente breve come gli ultimi due anni, ha dato alle stampe alcuni capolavori (Dordeduh, Vali, Falkenbach), un elevato numero di grandi album (tra i quali Alcest, Antimatter, The Vision Bleak, Secrets Of The Moon, Empyrium) e una serie di ulteriori uscite all’insegna della diversificazione stilistica, spaziando dal black metal al neofolk. Tutto questo panegirico nei confronti della label tedesca serve per introdurre un’altra piccola perla appena pubblicata con quel marchio, ovvero il secondo full-length dei canadesi Finnr’s Cane, A Portrait Painted By The Sun. Il trio nordamericano propone un affascinante mix tra sonorità black, post-metal, oltre a un pizzico di folk e ambient che, volendo esemplificare al massimo, si va a collocare su lidi piuttosto contigui agli Agalloch, anche se rispetto alla fenomenale band di John Haughm la componente black appare decisamente più sfumata. Il brano d’apertura This Old Oak costituisce un perfetto manifesto del songwriting dei Finnr’s Cane, con il suo incipit acustico che man mano si irrobustisce fino a raggiungere l’apice nel suo finale, quando una dolente melodia chitarristica si fa largo tra il cupo substrato creato dagli altri strumenti, conducendo l’ascoltatore a una chiusura incantevole quanto inattesa. Il disco vive, per i suoi quaranta minuti, di sensazioni del tutto analoghe, con brani che spesso partono in maniera soffusa per poi gonfiarsi come una nube prima del temporale, raggiungendo il pathos nella parte conclusiva; i tre musicisti si districano con grande sensibilità tra suoni sicuramente non fruibilissimi ai primi ascolti. A Portrait Painted By The Sun è, infatti, un lavoro destinato a crescere in maniera esponenziale ad ogni passaggio nel lettore e la magia di brani splendidi come la già citata opener, Time Is A Face In The Sky e Tao ripagherà con gli interessi per l’impegno profuso per potersi immergere idealmente nelle tenebrose foreste dell’Ontario. Per chi apprezza Alcest, Agalloch e Wolves In The Throne Room.

Tracklist:
1. This Old Oak
2. Gallery of Sun and Stars
3. A Promise in Bare Branches
4. The Wind in the Wells
5. A Great Storm
6. Time Is a Face in the Sky
7. Tao

Line-up:
The Slave – Cello, Keyboards
The Peasant – Drums
The Bard – Vocals, Guitars

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