Cominciamo dalla fine: quando le note del gioiello strumentale Havets Kjele sfumano, al termine dell’ennesimo ascolto di Fórn, terzo full-length della one man ban tedesca Fyrnask, posso affermare in tutta tranquillità che, se black metal si deve suonare, questa è la forma in grado di mettere a tacere per sempre critici e scettici per partito preso nei confronti del genere.
In poco più di cinquanta minuti, il buon Fyrn (il quale, in ossequio al verbo black, utilizza nei suoi lavori l’idioma norvegese) mette in mostra tutte le sfaccettature di un movimento musicale che, se per forza di cose ha perso con il tempo la sua carica eversiva, è comunque ben lungi dall’aver esaurito la sua funzione di mezzo espressivo per eccellenza di un sentire pagano, oscuro e introspettivo.
Dopo l’ambient di Forbænir, un brano come Draugr si erge prepotentemente a manifesto della vis compositiva del musicista di Bonn: nel suo interno troviamo l’impulso originario del genere con i suoi natali scandinavi (Emperor), la sperimentazione dai tratti apocalittici che rimanda alla vivace scena francese (Blut Aus Nord) e, ovviamente, la solennità e l’algido rigore della scuola tedesca (Lunar Aurora).
Fórn ha persino il pregio di godere di una buona produzione, capace di esaltare le parti atmosferiche e di scongiurare esiti caotici allorché le tracce vengono lasciate scorrere con il consueto parossismo; a fare la differenza, in effetti, è anche una certa cura de particolari che rende l’ascolto ricco, imprevedibile e sicuramente non banale.
Il crescendo di Agnis Offer, la furia piroclastica di Blótan, lo smarrimento provocato da Kenoma, sono solo alcuni dei numerosi picchi di un disco di rara qualità, che richiede la dovuta predisposizione ad un ascolto attivo e che, senza offesa per nessuno, è lontano anni luce dall’operato di gran parte delle one man band, spesso autrici di opere valide ma, nel contempo, approssimative per esecuzione e produzione.
Impreziosito dal magnifico artwork curato dal grafico irlandese Glyn Smyth, Fórn è, come detto, una delle migliori uscite in ambito black metal ascoltate in questi ultimi anni; questa stessa etichetta, del resto, rischia d’essere riduttiva per un lavoro che esprime con rara efficacia un senso di spiritualità rinvenibile, volendo cercare un paragone calzante con qualche band del passato, soprattutto nei Negură Bunget pre-split, al netto di una componente folk molto meno preponderante: spero che un simile riferimento possa bastare ed avanzare per rendere appetibile l’ascolto di questo splendido album.
Tracklist:
1.Forbænir
2.Draugr
3.Niðrdráttr
4.Vi er dømt
5.Agnis Offer
6.Urðmaðr
7.Blótan
8.Fornsǫngvar
9.Kenoma
10.Havets Kjele
Line-up:
Fyrnd – All instruments, Vocals