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Ghostbound – All Is Phantom

All is Phantom è uno dei dischi più consolatori e struggenti che potete sentire, è un portale verso le profondità più recondite dei vostri pensieri, là dove sta il vostro vero io.

Per fare musica a volte ci si impegna senza successo a cercare ispirazioni forzate o qualcosa dove non c’è, mentre ci sono sempre disponibili le due più grandi fonti disponibili: la nostra vita e i mondi che a volte si fanno vedere da noi.

Se pensate che non ci possa essere qualcosa oltre a noi, o che questa sia l’unica dimensione possibile, allora non ascoltate questo debutto dei newyorchesi Ghostbound, poiché questo è un disco in costante volteggio fra ciò che si vede e ciò che è oltre i nostri sensi. Il terzetto fa un genere a sé stante, composto da post punk, cose alla Mastodon, sfuriate black metal, momenti ambient e autentici capolavori pop. Il tutto è sovrastato dalla malinconia e dalla consapevolezza che questa vita è soprattutto dolore e perdita, e chi continua a calpestare il pianeta Terra a volte sta peggio di chi ha cambiato dimensione. All Is Phantom in realtà è uno dei dischi più consolatori e struggenti che potete sentire, è un portale verso le profondità più recondite dei vostri pensieri, là dove sta il vostro vero io. I Ghostbound vi porteranno in luoghi che sono solo vostri, con tutto il male e il bene che vive lì. Le canzoni, e definirle tali è assai riduttivo, sono tutte costruite molto bene, sono di ampio respiro e sono fondamentalmente progressive, ma c’è molto di più dentro di loro. La voce ha un qualcosa di neofolk, il suono è nel suo insieme gotico, nel senso di decadenza ed incisività, ma hanno anche molto del black metal quando vogliono, usano insomma il registro musicale più adeguato per ciò che vogliono fare. E poi c’è la magia che pervade il disco, perché quando fanno certe aperture melodiche sembra di rinascere direttamente in un prato verde sferzato dal vento, completamente amnesico. Un disco che lascia basiti per la moltitudine di spiriti e cose umane che racchiude, un insieme molto azzeccato di generi e soprattutto uno stile personale, unico ed inedito, per un gruppo che anche se si fermasse a questo disco (ovviamente si spera di no) avrebbe lasciato un qualcosa di grande ai posteri.

Tracklist
1.The Gallivanter
2.The Wildest of Rivers
3.Earthen Ground
4.(I Will) Keep My Dreams Inside
5.Intermezzo
6.Tidings
7.Night Time Drowning
8.It Goes Away
9.Roof and Wall
10.Goodbye

Line-up
Alec A. Head – Voices, Guitars, Atmospherics
Noah Shaul – Bass
Talha Alvie – Guitars

GHOSTBOUND – Facebook

Autore Massimo ArgoPubblicato il 23 Agosto 201821 Agosto 2018Categorie avantgarde, metal, postmetal, recensioniTag avantgardemetal, postmetal, postpunk

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    Mmmm curioso di ascoltarli. By the way, la copertina mi ricorda il dio cinghiale (oppure anche Okkoto) del film di…

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    La penso come Stefano: questo album è un capolavoro, e la recensione è emozionante ed emozionata, al contrario di quelle…

  3. massimo pagliaro su Scuorn – Parthenope16 Marzo 2017

    Ti sei superato , splendida recensione !!! per chi ha origini partenopee come me e' un must ...

  4. Massimo Pagliaro su Sinister – Syncretism11 Marzo 2017

    Grande ritorno per una band un po' dimenticata ...recensione bella e coinvolgente come sempre .!

  5. Massimo Pagliaro su Immolation – Atonement10 Marzo 2017

    OPERA ECCELLENTE !

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