Grave Lines – Fed into the Nihilist Engine

Quando la produzione è in mano al mastermind degli Esoteric, Greg Chandler, bisogna prestare parecchia attenzione e non lasciarsi sfuggire l’arte che ne deriva.Un’ora di suoni doom, sludge, darkwave plumbei, oscuri e meritevoli di entrare nella nostra carne e nel nostro cervello.

Quando la produzione è in mano al mastermind degli Esoteric, Greg Chandler, bisogna prestare parecchia attenzione e non lasciarsi sfuggire l’arte che ne deriva.

Anche in questo caso è cosi perché i Grave Lines, quartetto londinese di recente costituzione che nel 2016 ha esordito con Welcome To Nothing, meravigliano con un’opera possente, intensa, abbastanza personale e decisamente pesante. I quattro musicisti provengono tutti da realtà underground britanniche (alcune come Dead Witches, Centurion’s Ghost, Throne) e per l’etichetta New Heavy Sounds, che ci ha fatto conoscere i meravigliosi Mammoth Weed Wizard Bastard, ci regalano un’ora di suoni doom, sludge, darkwave plumbei, oscuri meritevoli della nostra massima attenzione. L’idea di alternare brani lunghi con brani più brevi non è chiaramente la più originale ma crea un’atmosfera intossicante, tesissima e indomabile. L’opener Failed Skin (14 minuti) inquadra il loro suono su coordinate lente, scandite dalla voce decisa di Jake Harding che, per certi toni, può rammentare Michael Gira (Loss/Betrayal), mentre le chitarre lentamente creano il brano che sale, cresce, imponente, maestoso, epico intrecciando tempeste sonore aggrovigliate su tormenti interiori in cerca di uno spiraglio di luce. Siamo solo all’inizio ma le sensazioni sono quelle giuste, la band sembra già matura e conscia del proprio potenziale; i musicisti esplorano la negatività insita nelle nostre relazioni personali e ogni nota è carica di tensione spasmodica come in Silent Salt, dove l’effetto ipnotico indotto dalla reiterazione chitarristica mostra il lento cammino di un io rabbioso incatenato ma voglioso di ribellarsi. Gli artisti riescono, anche all’interno di un genere monolitico, a variare le atmosfere aggrappandosi ad aromi darkwave molto pronunciati, le linee di synth di Loathe/Displace (mi ricordano, ma probabilmente non è voluto, alcune linee di Eyeless in Gaza) disegnano atmosfere stranianti particolari, suggestive, mentre le vocals sono disturbanti nella loro tersa esposizione. La ritmica tribale di The Greae aggiunge altra “darkness” e introspezione, condotta su note di basso insistenti che introducono lentamente le distorte melodie chitarristiche, mentre, dopo la breve parentesi di Guilt/Regret, il tutto si suggella con gli undici minuti di The Nihilist Engin, dove la devozione a certi suoni di matrice Neurosis viene fuori in tutta la sua imponenza, conducendoci per mano verso abissali territori heavy progressive. Una grande sorpresa, grande musica e grandi sensazioni.

Tracklist
1. Failed Skin
2. Shame/Retreat
3. Self Mutilation by Fire and Stone
4. Loss/Betrayal
5. Silent Salt
6. Loathe/Displace
7. The Greae
8. Guilt/Regret
9. The Nihilist Engine

Line-up
Julia Owen – drums,backing vocals,synth,keys
Stgr’n Matt – bass,backing vocals,acoustic guitar
Oliver Irongiant – guitars
Jake Harding – vocals,lyrics

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