Hamferð – Támsins likam

Gli Hamferð completano la trilogia concettuale sulla morte e sulla perdita e lo fanno con un capolavoro nel quale la parte strumentale è perfettamente bilanciata tra ardore e intimismo, con la voce di Jón Aldará ad incendiare i nostri sensi.

E’ un’opera di cristallina bellezza il terzo disco degli Hamferð, giunti con Támsins likam alla chiusura della trilogia concettuale dedicata alla morte e alla perdita.

A cinque anni da un disco meraviglioso come Evst il sestetto faroese, che nel frattempo ha sostituito il bassista, ora Ísak Petersen, ci regala un vero e proprio capolavoro di intensità e disperazione quasi insostenibili.
La storia tratta di una famiglia distrutta dalla perdita di un figlio, vista sia dalla parte del padre che della madre , la quale, per sopperire al dolore cerca conforto in entità soprannaturale del folklore isolano.
Il tutto è emozionalmente molto straziante e viene reso dalla band con un suono perfettamente equilibrato tra parti intime e solenni; il cantato faroese si dimostra un valore aggiunto ed è ulteriormente esaltato dal canto intenso e sentito di Jón Aldará, a mio parere tra i migliori singer sulla scena, il quale variando timbriche e toni inanella una serie di interpretazioni di altissimo livello.
I sei brani creano un pathos, una spiritualità che non ha eguali e fin dalla prima traccia Fylgisflog si rimane senza parole, quando note delicate di chitarra e violoncello tratteggiano una atmosfera in cui le clean vocals di Jon colpiscono profondamente, prima che il brano si incendi in un death doom intenso, dove il growl alternato al pulito timbro solenne lacera il cuore dell’ascoltatore; la musica raggiunge cosi alti livelli di angoscia da turbare nel profondo, i musicisti sono molto concentrati e convinti, le chitarre non suonano melodie accattivanti, ma ricercano e creano atmosfere che possano definire il senso di mancanza, la tragedia, la disperazione provata dai genitori per la loro perdita (da vedere il video di Frosthvarv per riuscire a comprendere appieno il significato del disco).
La band in una intervista ha affermato che l’ascolto di alcuni musicisti classici (Mahler, Rachmaninoff) ha contribuito alla creazione di un perfetto bilanciamento tra “bellezza, dissonanza e disperazione” e tutto questo si evince dal complessivo ascolto dell’ opera dove non una sola nota è sprecata, ma tutto è coinvolgente, volto a creare un assoluto quadro di disperazione e angoscia.
Le atmosfere intime e inquietanti di Frosthvarv, il canto solenne ed evocativo di Aldará in Tvístevndur meldur, nutrono il cuore di calde e uniche sensazioni, l’aggressività ammantata di angoscia di Hon syndrast ci ricorda che il death doom sa regalare emozioni uniche e, infine, gli abbondanti dieci minuti di Vápn í anda ci gettano in profondi abissi di sconforto suggellando un capolavoro.

Tracklist
1. Fylgisflog
2. Stygd
3. Tvístevndur meldur
4. Frosthvarv
5. Hon syndrast
6. Vápn í anda

Line-up
Remi Johannesen – Drums
John Egholm – Guitars
Theodor Kapnas – Guitars
Esmar Joensen – Keyboards
Jón Aldará – Vocals
Ísak Petersen – Bass

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