Hecate Enthroned – Virulent Rapture

Alla fine dell’ascolto rimane comunque la sensazione che la band di Cruelty And The Beast sia ancora fonte di ispirazione per il gruppo, ma il mio dubbio semmai è un altro: siamo proprio sicuri che oggi i Cradle Of Filth riuscirebbero a fare di meglio?

Gli Hecate Enthroned possono essere considerati ormai dei veterani della scena estrema europea: infatti, il loro esordio risale a un ventina di anni fa.

Era il lontano 1995 quando uscì sul mercato il loro mini cd seguito, nel 1997, dal full-length “In Slaughter Of Innocence: A Requiem For The Mighty”; all’epoca vennero tacciati come cloni dei più famosi Cradle Of Filth e pure il successivo lavoro, l’anno seguente, non fu ben accolto dalla critica metallara. All’inizio del nuovo millennio i sei ragazzi inglesi aggiustarono il tiro, portando il loro sound verso lidi più death oriented ma, tant’è, neanche così riuscirono a portarsi dalla loro parte i favori della stampa di settore. Dopo la compilation del 2005 “The Blackened Collection” tornano dopo un silenzio di otto anni con un album nuovo e nuove speranze; mettiamo subito le cose in chiaro: a me piacciono e, sinceramente, non ho mai condiviso le critiche, a volte feroci, con le quali venivano descritti i loro album, quasi che la band fosse l’unica colpevole, nel mondo Metal, di uno stile ed un gruppo a cui fare riferimento per il proprio sound. In particolare quest’ultimo album l’ho trovato ispirato e maturo; certo, qui di black metal non ce n’è neppure l’ombra, a meno che non si consideri in maniera semplicistica come black un album dove appare la voce in screaming. Virulent Rapture è invece un buon esempio di metal estremo, nel quale anche l’etichetta death metal viene usata giusto per affibbiare un marchio, suonato bene, prodotto anche meglio, e fila via tra brani tiratissimi, mai noiosi, infarciti di tastieroni gothic, ritmiche assatanate e una voce come quella di Elliot Beaver efficace sia nello scream (ebbene sì, simile a quello di Dani Filth) sia nel growl. L’uso delle tastiere è molto migliorato rispetto agli album precedenti, collocandosi sempre al posto giusto e al momento giusto, e non venendo relegate al solo ruolo di accompagnamento, ma ergendosi a protagoniste di momenti solistici dal forte impatto. Ho trovato notevole almeno una manciata di brani: Abyssal March, Plagued by Black Death accarezzata da un bellissimo giro di piano, la title-track, Life e la conclusiva Paths Of Silence. Alla fine dell’ascolto rimane comunque la sensazione che la band di “Cruelty And The Beast” sia ancora fonte di ispirazione per il gruppo, ma il mio dubbio semmai è un altro: siamo proprio sicuri che oggi i C.O.F. riuscirebbero a fare di meglio?

Tracklist:
1. Thrones of Shadow
2. Unchained
3. Abyssal March
4. Plagued by Black Death
5. Euphoria
6. Virulent Rapture
7. Life
8. To Wield the Hand of Perdition
9. Of Witchery and the Blood Moon
10. Immateria
11. Paths of Silence

Line-up:
Nigel – Guitars
Dylan Hughes – Bass
Andy – Guitars
Pete – Keyboards
Gareth Hardy – Drums
Elliot Beaver – Vocals

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