Gli Iapetus sono la band di Matthew Cerami (voce, chitarra e basso) e Jordan Navarro (chitarra, tastiere e programmazione), due ragazzi di Long Island che, a giudicare dalle loro parole di presentazione, sembrano essere delle ottime persone oltre che dei bravi musicisti.
The Long Road Home è il loro primo full length, che arriva dopo un demo ed un ep i cui contenuti sono quasi del tutto confluiti in questo lavoro, ovviamente dopo essere stati riveduti e corretti, non fosse altro per il fatto che, all’epoca, le parti vocali erano appannaggio di musicisti che non fanno più parte del gruppo: una gestazione piuttosto lunga, quindi, ma che ha fornito decisamente frutti pregiati.
Il metal in quest’opera assume sembianze progressive nell’accezione più pura del termine, nel senso che le tracce non solo si diversificano tra di loro ma risultano sfaccettate anche al loro interno, grazie ad un sound in constante divenire che può risultare sia acustico ed intimista, sia furioso e spinto a tratti su elevati regimi di velocità.
Il bello è che tutto questo viene eseguito con proprietà e maturità stupefacenti, rendendo peraltro scorrevole l’ascolto di un album che supera non di poco l’ora di durata e tutt’altro che di immediata fruizione.
Il magnifico strumentale …Of Hangmen & Vertebrae può addirittura apparire fuorviante, in quanto mostra un volto degli Iapetus che si paleserà in seguito solo ad intermittenza, trovando spazio tra le molteplici fonti di ispirazione che Matthew e Jordan riescono a convogliare in una cifra stilistica personale.
Del resto basta osservare la foto che ritrae i due mentre indossano, rispettivamente, le magliette degli Agalloch e dei Ne Obliviscaris (il cui vocalist Xenoyr è l’autore dell’artwork di The Long Road Home) per capire quali siano, tra le altre, le principali band guida per i nostri, cosi che, assieme alle pulsioni progressive ed estreme tipiche del gruppo australiano, trovano posto anche i liquidi passaggi acustici e la tensione drammatica che ha reso la band di John Haughm inimitabile nel suo genere.
Non è semplice ricondurre una simile mole di musica ad uno specifico punto chiave, è certo però che una delle tre suite conclusive, quella intitolata My Father, My God, si rivela il probabile fulcro qualitativo e tematico dell’album (il titolo non deve ingannare, perché le liriche sono intrise di una critica sferzante, ma tutt’altro che superficiale o semplicemente distruttiva, nei confronti della religione) affrontando il drammatico momento del trapasso con un’alternanza di accessi furiosi e delicati arpeggi acustici per confluire poi in un magnifico finale.
Stupenda anche Savior Solitude, con la sua chiusura dai tratti epici, ma il lavoro deve essere goduto nel suo insieme, potendolo considerare, in ossequio alla copertina, una sorta di lungo viaggio verso le stelle che vale la pena di compiere dal primo all’ultimo passo, sperando sinceramente che tutto ciò non resti una qualcosa di circoscritto a pochi intimi.
Tracklist:
1.Nomads
2….Of Hangmen & Vertebrae
3.Lachrymae Rerum
4.I Sing Of Satellites
5.Savior Solitude
6.My Father, My God
7.Crown Of Stars
8.Eviscerate Divine
9.The Long Road Home
Line up:
Matthew Cerami – Vocals, Guitars, Bass
Jordan Navarro – Guitars, Drum Programming, Keys, Additional Sounds