Aritmia/Wasteland entra piano in noi, prima con una dolcezza armonica ricca di melanconiche atmosfere post rock, poi in un crescendo di tensione ci prende con la violenza del metal estremo, colmo di groove stonato, in un caleidoscopio di suoni e colori alternative, scavando senza sosta nel nostro corpo e nella nostra anima.
Questa bellissima opera, profonda e alquanto matura, è il terzo album dei nostrani Inedia, gruppo veneto fondato nel 2009 e con ben saldo un contratto con la Sleaszy Rider, ottima label greca dal roster molto vario e di ottima qualità, che spazia nello sconfinato mondo dell’hard rock, sia classico che appunto moderno ed alternativo.
Non sono poche le band nel nostro paese dedite a questo tipo di suono e devo dire con sincerità che tutte possiedono un approccio maturo, che non scivola mai nella noia, ma viene apprezzato per un innato senso poetico/melodico.
Gli Inedia fanno senz’altro parte di questo gruppo di poeti moderni, che disegnano con le note paesaggi melanconici ed atmosfere depressive, dove non mancano scariche di rabbiosa elettricità, come se la mente si ribellasse a cotanta tristezza, in attimi di violenza liberatoria, prima di ricadere ancora una volta nel proprio disperato tunnel.
Gli Inedia a tutto questo aggiungono, atmosfere desertiche, jam liquide di psichedelia stonata, come persi nel fumo di sostanze illecite, viaggiando con la mente in paesaggi liquidi, attimi dove il non ritrovarsi si trasforma in pace assoluta.
Concentrato in poco più di mezzora, Aritmia/Wasteland è tutto questo, almeno per il sottoscritto, rapito dall’etereo incedere di questi sette brani sconvolti da bellissime atmosfere rarefatte e da bordate death metal che ne accentuano la drammatica atmosfera.
Una lunga jam che raccoglie in sé diversi generi, amalgamati con cura dal quintetto per donare musica profonda, matura, violenta e raffinata, liquida, oscura ed assolutamente toccante.
Album da ascoltare come un unico brano, diviso in emozioni e sensazioni, in Aritmia/Wasteland troverete ad aspettarvi un mondo di note che accomunano il depressive rock/metal dei Katatonia, lo stoner suonato dai Kyuss e che, insieme, accolgono in un abbraccio il prog estremo dei magnifici Opeth.
Disco bellissimo, da far vostro senza riserve.
TRACKLIST
1. The Fire Fellows
2. Neighbour’s Dog
3. Graveyards
4. The Days Of Sandstorm
5. Message From My Futureself
6. Paranoia’s End
7. ((π))
LINE-UP
Mattia Parolin – vocals
Marco Tossin – bass
Giacomo Lovato – guitars
Luca Munaretto – drums
Paolo Sanna – guitars