John, The Void – II

Il primo album dei John, The Void si rivela l’ennesimo straniante parto di una scena musicale che non vuole arrendersi all’omologazione sonora e alla banalità.

Il post metal/sludge di questa band relativamente nuova, con all’attivo un ep autointitolato molto ben accolto all’epoca della sua uscita nel 2014, pur muovendosi lungo le coordinate già ben consolidate del genere, mostra un freschezza ed un’intensità che non possono lasciare indifferenti.
Il risultato viene amplificato ed impreziosito dall’aver abbinato tutto questo ad un concept, magari non nuovissimo per le tematiche trattate (riprendendo parzialmente alcuni elementi di Matrix), ma che non può lasciare indifferenti, come tutto ciò che fotografa l’inanità dell’uomo di fronte al suo destino, sia che scelga di abbandonarsi all’immobilismo, sia che provi a sfuggirvi muovendosi in maniera confusa e scomposta, per ritornare ineluttabilmente al punto di partenza.
II è un album che sprigiona una tensione constante, anche quando il suono si fa più rarefatto preludendo ad accessi di rabbia compressi da una disperazione latente; a livello di coordinate stilistiche i John, The Void prendono tutto ciò che di buono il genere ha prodotto in questi ultimi tempi, mettendoci molto di proprio a livello di intensità, visto che sui restanti aspetti i possibili margini di manovra non sono poi così ampi.
Quattro lunghi brani, inframmezzati da una più breve traccia ambient, costituiscono il fatturato di un gruppo già in grado di esprimersi su livelli elevati benché sia alla propria prima prova su lunga distanza: ciò depone a favore di ulteriori margini di miglioramento, rinvenibili soprattutto in un maggior senso della sintesi, dote che, peraltro, fa difetto a gran parte delle band che si cimentano nel settore.
Quasi nulla c’è da eccepire, invece, su composizioni che rendono alla perfezione un senso di alienazione che si colloca, anche musicalmente, tra il sentore di tragedia del doom ed il rancoroso disappunto dell’hardcore, anche se la band di Pordenone sembra propendere maggiormente per la prima delle due forme, come splendidamente manifestato con la conclusiva Season, ideale suggello di un album da assaporare e centellinare con cura.

Tracklist:
1. John Void
2. Enter
3. Obscurae Terrae
4. Neon Forest
5. Season

Line-up:
M – Vocals, Electronics
M – Guitar
M – Guitar
L – Guitar
A – Bass
A – Drum

JOHN, THE VOID – Facebook

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

In Your Eyes ezine webzine dal 1999

  • Orrendo Subotnik – Orrendo_3
    by Il Santo on 10 Ottobre 2025 at 8:36

    Una recensione sincera e appassionata di Orrendo_3 degli Orrendo Subotnik: un viaggio tra hardcore diretto, emocore viscerale e canzoni che parlano di amore, rabbia e anarchia. Viva il non lavoro, viva la musica autentica.

  • The Boojums
    by Enrico Mazzone on 9 Ottobre 2025 at 16:49

    Se siete appassionati di punk rock energico, con un tocco di nostalgia per il sound degli anni ’80 e una vena di ribellione, i The Boojums sono sicuramente una band da scoprire e seguire.

  • Collettivo Mangiatutto Futuro Paguro
    by Massimo Argo on 8 Ottobre 2025 at 16:10

    Questo disco è una festa collettiva, un atto di vita storta e senza freni, una rivolta contro la morte che è ovunque, una festa che coinvolge tutto e tutti, un’allegria che a volte diventa lacrime, un’ottima occasione per abbracciarsi sopra e sotto il palco come in “Abbracci”.

  • :: ACUFENI :: FASTIDI AURICOLARI CONTEMPORANEI #33
    by Marco Valenti on 7 Ottobre 2025 at 15:06

    Un viaggio tra emozioni e suoni: dai Falling Leaves e il loro doom malinconico, alla poesia mediorientale di Ghazel, fino ai mondi mistici di Ljungblut, Träume e Tristwch Y Fenywod.

  • The Queen Is Dead Volume 167 – Patristic, Nepal Death, Panopticon
    by Massimo Argo on 7 Ottobre 2025 at 14:33

    Puntata davvero ricca, black death metal patristico, hippies psichedelici in viaggio per Kathmandu e un bellissimo disco di folk dal profondo delle foreste del Minnesota.

GRAZIE A TUTTI

Come preannunciato all’inizio dell’estate, l’attività di MetalEyes è cessata ufficialmente dal 31 agosto con la pubblicazione dell’ultima recensione. Il sito rimarrà comunque online ancora per

Leggi Tutto »

Esogenesi – Esogenesi

I quattro lunghi brani, inframmezzati da un breve strumentale, testimoniano in ogni frangente lo spessore già ragguardevole raggiunto dagli Esogenesi al loro primo passo, sicuramente non più lungo della gamba in quanto preparato con tempi debitamente lunghi come si conviene a chi si dedica ad un genere per sua natura antitetico a tutto ciò che appare frettoloso o superficiale.

Leggi Tutto »

Hardline – Life

La cover di Who Wants To Live Forever dei Queen come perla incastonata tra la dozzina di tracce che compongono l’album, valorizza, se ce ne fosse bisogno il gran lavoro degli Hardline a conferma dell’ottimo stato di forma dell’hard rock melodico.

Leggi Tutto »

Walkways – Bleed Out, Heal Out

In un momento di scarsa qualità delle proposte alternative rock vicine al metalcore questo gruppo è una bella scoperta e vi regalerà degli ascolti molto piacevoli e duraturi.

Leggi Tutto »