Scambiando alcuni pareri in rete con un amico che commentava il lyric video di Lake Water (brano stupendo con il contributo vocale della bravissima Federica “Lenore” Catalano) inserivo un commento con il quale pressappoco sostenevo che, finalmente, Lord Agheros aveva svoltato in maniera decisa verso l’ambient atmosferico abbandonando o quasi le pulsioni black metal che ne costituivano una corposa controparte nei lavori precedenti.
La cosa divertente è che, andandomi a rileggere la recensione scritta a suo tempo per Demiurgo, auspicavo esattamente il contrario, da cui se ne deducono sicuramente due cose: 1) che i pareri espressi sulla musica (e su qualsiasi forma d’arte in genere) sono fallibili in quanto soggettivi e pesantemente condizionati dall’emotività dello specifico momento nel quale vengono espressi 2) che il bravo Gerassimos Evangelou, qualora avesse preso visione all’epoca del mio auspicio, non ne ha affatto tenuto conto, facendo peraltro benissimo.
Dopo aver fatto la necessaria ammenda mi permetto comunque di dire che Nothing At All appare sicuramente più organico nel suo incedere rispetto al predecessore e, pur permanendo brani piuttosto robusti, l’insieme non viene penalizzato da quella dicotomia che pareva irrimediabilmente persistere tra le tracce di matrice black e quelle di natura ambient.
Infatti, anche quando le chitarre impongono la loro pesante presenza con un riffing robusto, il substrato sonoro resta sempre avvolto da un alone atmosferico che ne protegge le linee melodiche, dando continuità ai contenuti delle più brevi tracce connotate da sonorità più liquide e rarefatte
Si è già detto di Lake Water, brano etereo ed emozionale che rappresenta uno dei picchi compostivi dell’album, nonché uno dei due episodi in cui prende corpo in maniera relativamente canonica la forma canzone: l’altro è The Day To Die, in cui è una malinconica delicatezza a prevalere su scampoli di aggressività.
La poesia musicale di cui è intriso un brano magnifico come il pianistico On The Shore trova un suo dicotomico contraltare nel riffing squadrato di Idiocracy, i cui samples riportano ai momenti più oscuri del secolo scorso, anche se poi, a ben vedere, è l’umore complessivo che lega in maniera indissolubile brani apparentemente diversi per approccio; lo stesso in fondo accade anche per la precedente accoppiata No More Rules / Life And Death, mentre il suono della risacca, che introduce la terna finale di brani, riporta l’album definitivamente su un piano più introspettivo (la perla What We Deserve ricorda i Penguin Cafè Orchestra più malinconici), lasciando al termine dell’ascolto quegli attimi sospensione in cui le emozioni vissute vengono rapidamente passate in rassegna.
Nothing At All è sicuramente il punto più alto raggiunto da un musicista che a mio avviso ha ancora molto da dire, e l’aver sfrondato in maniera pressoché totale il suo sound dal retaggio black consente a Gerassimos di sottrarsi in maniera definitiva ad una sorta di equivoco che ne accompagnava le opere precedenti.
Se Lord Agheros è un nome che continua a buon titolo ad essere ascrivibile al metal, al netto del background del musicista o delle asprezze ancora presenti in più di un brano, è soprattutto per un sentire che lo accomuna alla cerchia degli appassionati più sensibili e propensi ad cogliere dalla musica i suoi risvolti più emozionali: anche per questo credo che un lavoro come Nothing At All sarà apprezzato non poco da due fasce di pubblico che spesso si sovrappongono, crogiolandosi nell’oscurità, come per esempio gli amanti del doom più evocativo e quelli della dark ambient.
Tracklist:
1. The Last Memories
2. Lake Water (feat. Federica “Lenore” Catalano)
3. Mankind Arise
4. No More Rules
5. Life And Death
6. The Day To Die
7. On The Shore
8. Idiocracy
9. What We Deserve
10. Final Thoughts
11. Nothing At All
Line-up:
Gerassimos Evangelou – All instruments, Vocals