Nel cinema, da trent’anni i media ci continuano a far credere che in Italia siamo capaci solo a produrre cinepanettoni da dare in pasto alle masse nel periodo natalizio, ultimamente sconfinando anche negli altri mesi dell’anno, e arrivando, al massimo, a far girare nelle sale filmetti pseudo intellettuali, che fa tanto figo e politicamente corretto dire di aver visto ad amici e colleghi, dimenticando invece che abbiamo una tradizione nel cinema horror capace di influenzare gli ultimi decenni anche e, soprattutto, in America.
Lucio Fulci, Lamberto Bava, il Pupi Avati de “La casa dalle finestre che ridono” e “Zeder”, Umberto Lenzi, il primo Dario Argento, sono solo i più famosi protagonisti di una scena tutta italiana che ha fatto storia nel mondo.
Chiaramente anche nella musica, soffocati da sempre dalle tirannie mediatiche, solo pochi fortunati hanno la consapevolezza che nel nostro paese esiste una scuola rock di altissima qualità, parlando poi di metal, direi che mai come in questi ultimi tempi in tutti i vari generi che si raggruppano sotto la stessa etichetta, abbiamo avuto così tanto spessore.
Fanno sicuramente parte di questo tesoro purtroppo, ancora sommerso, almeno da noi, i Madness Of Sorrow, band nata dopo lo scioglimento dei Filthy Teens e capitanata dal polistrumentista e factotum Muriel Saracino, cantante e chitarrista che, oltre a suonare il basso in alcuni brani, ha prodotto e mixato l’album, aiutato da Freddy Delirio dei Death SS.
Altri musicisti che gravitano nell’ambito della band di Steve Sylvester hanno accompagnato Muriel nel suo progetto: Ross Lukater nei live, che ha visto protagonista la band dopo l’uscita dell’album “Signs”, insieme a Simon Garth, presente anche sul nuovo disco che, a scanso di equivoci è veramente ben fatto.
Sostanzialmente il lavoro si divide in due parti: la prima è un’esaltante mix tra l’horror metal e il dark di band quali Sisters Of Mercy e Fields Of The Nephilim, grazie al drumming programmato ma sopratutto al cantato di Muriel, che in certi passaggi ricorda le due icone del dark anni ‘80 Andrew Eldritch e l’inarrivabile Carl McCoy.
Caged, I Hate You e la bellissima Martial Execution, spinta da un riff marziale e quel “Kill” ripetuto marchio di fabbrica dei Fields Of The Nephilim.
Fino a I’m No Perfect, l’influenza Death SS si riscontra nei suoni delle tastiere e sporadicamente in qualche assolo; fin qui ci sarebbe già da applaudire la band, ma il bello arriva da Guilty in poi: l’anima metal prende il sopravvento, i suoni di chitarra si induriscono e ne escono brani dal tiro micidiale come Don’t Talk About Church, The Death Crusade, la riuscitissima Spirit, con i cori di Alexandra Lynn nuovamente ad impreziosire il tutto, la mansoniana The Ogre, un brano dove Muriel prende sottobraccio Steve Sylvester e il reverendo americano con una prova maiuscola alle vocals.
Chiude il lavoro Ghost, il pezzo più gothic dell’album, dove protagonista è la voce di Alexandra e un giro di piano melanconico che mette la parola fine ad un lavoro che non deve passare inosservato a chi di queste sonorità ne fa il pane quotidiano, ponendosi come ennesima conferma di quanto la nostra scena sia fucina di artisti di ottimo livello.
Bravi.
Track list:
1. Caged
2. King must die
3. I hate you
4. Martial execution
5. I’m not perfect
6. Guilty
7. Don’t talk about the church
8. The death crusade
9. Spirits
10. The ogre
11. Ghost
Muriel Saracino: Vocals, Guitars
Simon Garth: Guitars
Federico Dalli: Drums
David Dalcò: Bass
Francis Fury: Keyboards