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Moebius – Hybris

Arcaico, matematico, affascinante e di lunga durata, queste sono solo alcune delle caratteristiche di questo disco che ti trascina, dall’inizio alla fine, in un turbinio di emozioni e di rivelazioni.

Ci sono dischi che ti compaiono davanti quasi per caso, li lasci un po’ lì, anche per colpa di questa epoca dissociativa, poi li vai a riprendere e ne rimani folgorato. Non succede spesso, ma con i sardi Moebius è capitato questo e anche di più.

Nati ad Oristano nel 2014, i Moebius sono un gruppo che appartiene alla famiglia della musica pesante e pensante, che annovera alcuni fra i nomi più interessanti degli ultimi tempi. La loro proposta potrebbe essere definita post metal per difetto, anche se tutte le definizioni sono per difetto, ed è un insieme di suggestioni dai Tool, dai Meshuggah e un qualcosa dai Mastodon, tanto per dare qualche coordinata. Ciò che rende assai speciale questo disco è la sua costruzione quasi matematica, con canzoni che sono parte di un cammino più grande, come dicono gli stessi Moebius. Nel concept album Hybris c’è la visione di antiche civiltà, di tramonti di altri mondi e di alterazioni della percezione, il tutto guidato da antiche divinità che a volte spalancano le loro braccia verso il nostro modesto pianeta, e cambiano gli equilibri. Arcaico, matematico, affascinante e di lunga durata, queste sono solo alcune delle caratteristiche di questo disco che ti trascina, dall’inizio alla fine, in un turbinio di emozioni e di rivelazioni. La bellezza comincia già dalla copertina di Skan, che introduce molto bene il disco. E in tutto ciò questo disco è un debutto, e come inizio è ottimo. Hybris è un concetto greco che potrebbe essere spiegato (gli ellenici con una parola intendevano cose che noi nemmeno con un libro intero riusciremmo a rendere) come l’empio tentativo di fare un atto che gli dei puniranno con una terribile nemesi, poiché ciò va contro il tuo destino e quello della tua stirpe, ma sopratutto perché hai cagato fuori dal vaso e gli dei sono come la mafia, anzi peggio. E qui è descritto in fondo il peggiore delle Hybris dell’uomo, ovvero lo stesso esistere in un ambiente che non lo vuole. Questo album ha un incedere maestoso, una chiarezza narrativa importante, e sopratutto esplora una superficie musicale molto ampia, andando a creare uno stile personale da spunti conosciuti. Come in un circolo temporale, si parte e si torna, ma nulla è mai lo stesso, per dirla con i greci, che ne avrebbero da insegnarci, e che hanno ispirato un grande gruppo come i Moebius. Nella scelta del gruppo ha pensato anche il nastro di Möbius, una cosa assai curiosa che però descrive alla perfezione la loro musica.

Tracklist
1.Inflection II
2.Obsidian
3.Iron
4.Lead
5.Mercury
6.Inflection I
7.Limestone
8.Coal
9.Uranium
10.Diamond
11.Inflection II

Line-up
Andrea Orrù – vocals
Gabriele Sanna – guitar
Andrea Palmes – guitar
Nicola Lampis – bass
Valentino Sanna – drums

MOEBIUS . Facebook

Autore Massimo ArgoPubblicato il 14 Dicembre 201713 Dicembre 2017Categorie groove, Made In Italy, metal, numetal, postmetal, recensioniTag groovemetal, numetal, postmetal

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  2. Senio su Pain Of Salvation – In the Passing Light of Day20 Marzo 2017

    La penso come Stefano: questo album è un capolavoro, e la recensione è emozionante ed emozionata, al contrario di quelle…

  3. massimo pagliaro su Scuorn – Parthenope16 Marzo 2017

    Ti sei superato , splendida recensione !!! per chi ha origini partenopee come me e' un must ...

  4. Massimo Pagliaro su Sinister – Syncretism11 Marzo 2017

    Grande ritorno per una band un po' dimenticata ...recensione bella e coinvolgente come sempre .!

  5. Massimo Pagliaro su Immolation – Atonement10 Marzo 2017

    OPERA ECCELLENTE !

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