I Mudbath si ripropongono con un nuovo full length a due anni dal primo, Corrado Zeller, grazie al quale hanno attirato su di loro una certa attenzione da parte dei cultori della scenda post doom/metal.
Brine Pool vede ancora gli avignonesi alle prese con la loro interpretazione del genere, ondeggiante tra pulsioni più estreme, prossime allo sludge, e passaggi più ariosi e rarefatti riconducibili al post metal: per mia indole non posso nascondere che li preferisco di gran lunga allorché irrobustiscono le loro partiture, specialmente quando, con la conclusiva Fire, vanno a sfiorare il funeral doom con un finale davvero memorabile.
Anche l’inziale Burn Brighter, traccia nervosa e ricca di cambi di ritmo ed umori, brilla di luce propria, mentre sia End Up Cold che Seventh Circle si rivelano episodi maggiormente nella norma ed in linea con le consuetudini stilistiche in uso; più interessanti, allora, la breve sfuriata dissonate di Zone Theory ed il delicato approccio acustico di Rejuvenate.
Non c’è alcun dubbio sul fatto che i Mudbath siano una band di notevole valore, perché in diversi momenti dell’album si mostrano segnali incontrovertibili in tal senso, ma resta il problema dell’inclusione in una corrente stilistica che ormai appare priva di sbocchi se la competenza tecnica e compositiva non viene affiancata dalla volontà di svincolarsi da un modus operandi consolidato, ma che non riesce più a sorprendere .
I due brani posti alle estremità di Brine Pool dimostrano ampiamente di che pasta siano fatti questi ragazzi francesi, ai quali chiederei personalmente di spingere con più convinzione sul versante doom del loro sound, ma è ovvio che si tratta di un esortazione derivante da un gusto del tutto soggettivo, perché chi predilige il post metal la penserà senz’altro in maniera diametralmente opposta, probabilmente anche apprezzandone molto di più l’operato.
Tracklist:
1. Burn Brighter
2. End Up Cold
3. Seventh Circle
4. Zone Theory
5. Rejuvenate
6. Fire
Line up:
Marco – Bass
Luke – Drums, Vocals
Flo – Guitars
Mika – Guitars, Vocals