Ed eccomi a raccontarvi dei miei concittadini No Man Eyes e del loro secondo lavoro, in arrivo in questo inizio d’anno sotto l’ala della Diamonds Prod.
La band genovese nasce nel 2011 da ex membri dei Graveyard Ghost: qualche aggiustamento nella line up porta verso il primo lavoro, Hollow Man ed ad una buona attività live in compagnia di nomi di una certa importanza nel panorama metallico nazionale (Trick or Treat, Roberto Tiranti, Nerve, Mastercastle).
Senza mollare la presa, il gruppo torna con un nuovo lavoro, Cosmogony, prodotto nel Dead Tree Studio del chitarrista Andrew Spane, che si è occupato anche dei testi.
Metal robusto, ritmiche veloci, ottimi solos melodici ed un cantante che, senza strafare, si rende protagonista di una buona performance, sono ad un primo ascolto le virtù dei No Man Eyes, anche se la loro musica cresce con il tempo, facendo trovare tra i solchi dei brani molte sfumature che li porta nell’eletta schiera delle band difficilmente catalogabili.
I nostri, infatti, si disimpegnano con disinvoltura tra l’heavy metal tradizionale ed il thrash, senza dimenticare il power e lasciando che intricate parte ritmiche e solos vorticosi avvicinino il sound al metal prog.
Le influenze sono palesi, chiariamolo, ma sono anche varie e se Cosmogony per molti non risulterà originale, sicuramente piacerà a chi ama i generi menzionati, amalgamati sapientemente dal gruppo in un viaggio fantascientifico e spirituale (questi sono gli argomenti trattati nei testi) sul treno impazzito partito dalla stazione ferroviaria di Genova.
Lord funge da intro e ci prepara per la prima e vera esplosione di metallo, Dreamsland, ritmiche power thrash, molto ben congegnate fanno da tappeto sonoro al cantato altamente melodico ma maschio del buon Fabio Carmotti, mentre si esalta la sezione ritmica, protagonista di un gran lavoro, potente e vario su tutto l’album (Alessandro Asborno al Basso e Michele Pintus a picchiare come un forsennato il suo drumkit).
La parte del leone la fa la chitarra di Spane, che spara mitragliate thrash, solos metallici e qualche spunto neoclassico: Cosmogony non dà tregua, le aperture melodiche mantengono comunque alta la forza dirompente dei brani, contraddistinti da atmosfere oscure, drammatiche e dall’impatto di un pendolino che taglia l’aria con velocità e potenza micidiali.
Tra le songs spiccano Huracan, Blossoms Of Creation, dall’anima spinta nell’abisso oscuro del death metal, non fosse per il cantato pulito, e la title track, ma è nel suo insieme che il disco funziona, carico com’è di energia metallica.
Per gli amanti di Nevermore, Symphony X ed Angel Dust, serviti con abbondanti dosi di thrash ed una spruzzata di neoclassicismo malmsteeniano, la band genovese potrebbe essere un micidiale cocktail di cui ubriacarsi senza pensare alle conseguenze, provateli e non ne farete più a meno.
TRACKLIST
1.Lord
2. Dreamsland
3. Huracàn
4. Bound to doom
5. Spiders
6. Blossoms of creation
7. All the fears
8. How come
9. The death you need
10. Cosmogony
11. Children of war
LINE-UP
Fabio Carmotti – Voce
Andrew Spane – Chitarre
Alessandro Asborno – Basso
Michele Pintus – Batteria