Origin – Omnipresent

Spettacolare ritorno della band di Topeka (U.S.A.) con questo devastante massacro brutal death dal titolo Omnipresent, che conferma le capacità dimostrate dagli Origin nei primi cinque capitoli, dall’esordio omonimo all’inizio del nuovo millennio fino ad arrivare a “Entity” del 2011.

Siamo al cospetto di un gruppo che non necessita di particolari presentazioni o riferimenti, d’altronde Omnipresent è come detto già il sesto full-length che continua senza indugi la devastazione sonora, perciò troverete nei solchi del nuovo album quel technical brutal death che è il marchio di fabbrica dei musicisti statunitensi: un TIR impazzito che travolge a suon di riff, scale melodiche, velocità disumana e macigni cadenzati, tutto ciò che incontra con una facilità disarmante. Gli Origin hanno la peculiarità di non fare semplicemente brutal, nel loro swongwriting convivono diverse anime estreme perfettamente in armonia, ed allora nella strada che percorrerete dall’inizio alla fine di quest’album troverete grind, death old school, elementi classici e thrash, riff marziali ed epiche atmosfere che fanno di questo disco un ciclone di metal estremo. Jason Keyser è il solito disumano cantore che, con il suo growl, spaventerebbe l’esercito di orchi in attesa dell’attacco al fosso di Elm, Mike Flores e John Longstreth (basso e batteria), inumane macchine da guerra, formano una sezione ritmica da distruzione totale, essendo dotati di una tecnica fuori categoria, mentre Paul Ryan è, probabilmente, il chitarrista migliore in circolazione nel genere, dotato com’è di una fantasia e di un eclettismo spaventosi. Basta poco più di mezz’ora di musica agli Origin per aprire le porte dell’inferno e convincere Lucifero che non è il caso di mettersi contro questo tornado, formato da dodici brani che vorticosamente imperversano nell’empireo del metal estremo. Manifest Desolate, Source of Icon O, i fantastici due minuti di scale neoclassiche di Continuum, Unattainable Zero, l’altro bellissimo strumentale Obsolescence e Malthusian Collapse, riempiono questo disco di musica enorme nel vero senso del termine, riconsegnandoci in questa metà dell’anno una delle band guida di tutto il movimento.

Tracklist:
1. All Things Dead
2. Thrall:Fulcrum:Apex
3. Permanence
4. Manifest Desolate
5. The Absurdity of What I Am
6. Source of Icon O
7. Continuum
8. Unattainable Zero
9. Redistribution of Filth
10. Obsolescence
11. Malthusian Collapse
12. The Indiscriminate
13. Kill Yourself (S.O.D. cover)

Line-up:
Paul Ryan – Guitars, Vocals (backing)
Jason Keyser – Vocals (lead)
Mike Flores – Bass, Vocals (backing)
John Longstreth – Drums

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