Clouds – Dor

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I cinquanta minuti di musica contenuti in Dor sono lo stato dell’arte del death doom melodico in questo momento, in quanto mi riesce difficile immaginare altre band oggi, se non i soli Saturnus, capaci di sollecitare con la stessa continuità le corde emotive degli appassionati.

Kåabalh – Kåabalh

Kåabalh - Kåabalh a3879732956 16

Un album capace di creare un immaginario fatto di luoghi inesplorati forieri di orrori lovecraftiani, che è più o meno ciò che si attende di ascoltare chi predilige tali sonorità.

Evoken – Hypnagogia

Evoken - Hypnagogia a1300170172 16

Monumentale e struggente opera di funeral doom per la band americana che non smette di stupire per l’ispirazione, la competenza e la sincerità.

Sorrowful Land – I Remember

Sorrowful Land – I Remember a2057231115 16

Un’altra opera di grande consistenza per questo ottimo musicista di Kharkiv che sembra aver momentaneamente congelato la sua precedente creatura Edenian per convogliare tutti i propri sforzi su un progetto solista, come quello dei Sorrowful Land, decisamente foriero di soddisfazioni, sicuramente almeno a livello qualitativo.

Argonavis – Passing the Igneous Maw

Argonavis - Passing the Igneous Maw a0452852347 16

Nel complesso l’opera si rivela interessante per il suo incedere oscuro e minaccioso, e l’integrità stilistica della band nordamericana rappresenta un elemento decisivo per approcciare con il giusto spirito una proposta sicuramente ostica, nella quale non vi sono concessioni ad una maggiore accessibilità.

Druj – Chants Of Irkalla

Druj – Chants Of Irkalla a0511647069 16

I Druj si nutrono dell’efferatezza sonora dei loro connazionali Evoken, Nile e Incantation, macinandone gli influssi per restituire un sound cupo, dalle tonalità paurosamente ribassate e rallentato a dovere, che è un esempio perfetto da utilizzare per spiegare a qualcuno cosa sia il death doom nella sua accezione più autentica.

Voidhaven – Voidhaven

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Questa prima uscita dei Voidhaven ci regala una nuova band con i cromosomi doom al collocati al posto giusto per offrirci, nel prossimo futuro, un’interpretazione del genere qualitativamente all’altezza di questo graditissimo primo assaggio.

Ivan – Memory

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Memory è un lavoro che gli appassionati dovrebbero sicuramente provare ad ascoltare perché molti potrebbero restarne folgorati, a differenza di altri che saranno spinti ad archiviarlo dopo uno o due passaggi.

Qualen – Patterns Of Light

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Il musicista di Chisinau dimostra una notevole dimestichezza con il genere, riuscendo a mantenersi in costante equilibrio tra le varie componenti del sound nel corso di tre quarti d’ora caratterizzati da una spiccata intensità e da altrettanta scorrevolezza.

Eternal Rot – Cadaverine

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Cadaverine è una prova tutt’altro che trascurabile, forte di un’ortodossia stilistica che mai come in questo caso appare inattaccabile quanto gradita.

Pantheist – Seeking Infinity

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Un grande ritorno: l’attesa non è stata vana e il leader Kostas ci riporta alle radici del suo personale funeral facendoci immergere in zone della nostra anima completamente prive di luce.

Eyze – Lost In Emptiness

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Al di là di qualche piccolo difetto, Lost In Emptiness è un’opera decisamente apprezzabile per il suo genuino e dolente incedere, quindi va senz’altro un plauso al quartetto portoghese per questa sua prima uscita.

Woebegone Obscured – The Forestroamer

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Abili cesellatori di incandescenti e allo stesso tempo eleganti atmosfere funeral doom, i danesi Woebegone Obscured ci donano un’opera di non facile assimilazione ma ricca di suggestioni e fascino.

Void Rot – Consumed To Oblivion

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Tre brani, benché brevi per le abitudini consolidate del genere, rivelano la maestria compositiva con la quale i Void Rot manipolano la materia rendendola avvincente per l’appassionato dal primo all’ultimo minuto.

Runemagick – Evoked From Abysmal Sleep

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Evoked From Abysmal Sleep è il classico album che riempie un vuoto senza rivelarsi necessariamente epocale: essenziale, ruvido, autentico, questo sì, ed è tutto quanto serve a chi ama crogiolarsi con queste oscure sonorità.

Vanhävd – Låt köttet dö

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I Vanhavd mettono in mostra un sound decisamente personale, all’interno del quale trovano spazio in misura equilibrata melodia e robustezza del riffing, rallentamenti asfissianti e intriganti accelerazioni ritmiche, per un risultato oggettivamente esaltante per chi ama il genere.

Colossus Morose – Seclusion

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Anche non si tratta di un qualcosa in grado di sconvolgere le gerarchie all’interno della scena, il primo full length dei Colossus Morose mette in luce una realtà di sicuro interesse e con diverse frecce al proprio arco da poter utilizzare ancor meglio in futuro.

Fretting Obscurity – Flags in the Dust

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Flags in the Dust è un primo passo che merita un’abbondante sufficienza, perché alla fine i lati positivi superano quelli negativi, ancora troppi però per avvicinare per ora i Fretting Obscurity ai piani alti del genere.

Doomed – 6 Anti-Odes To Life

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La rabbia che traspariva da un concept drammatico come quello di Anna viene mitigata ed ancor meglio collegata alle intuizioni atmosferico/melodiche che Laube esibisce senza reticenza, giungendo di alla perfetta quadratura del suo cerchio compositivo; il tutto con la netta sensazione che la parabola artistica del musicista della Sassonia sia ancora in piena fase ascendente.