Bloodphemy – Blood Will Tell

Tornano dopo un lunghissimo silenzio gli olandesi Bloodphemy, con questi venti minuti di metal estremo che non passeranno inosservati ai deathsters sparsi per il globo.
Mob Rules – Tales From Beyond

Tales From Beyond quindi risulta un buon disco, l’ennesimo di una band che, se non ha mai trovato il Graal del capolavoro, sicuramente non ha mai deluso le aspettative, confermandosi come una un punto fermo per gli amanti di queste sonorità.
Grey Heaven Fall – Black Wisdom

In quest’album non si inseguono vanamente i nomi di punta del black/death, bensì vengono ampliati non poco gli orizzonti sonori grazie ad un impeto avanguardistico sempre equilibrato e ben sorretto dalla tecnica individuale.
Ereb Altor – Blot-Ilt-Taut

Per i fans dei Bathory, Blot-Ilt-Taut è un buon modo per rivivere le gesta di Quorthon grazie all’ottima rivisitazione offerta da un gruppo notevole come gli Ereb Altor, alle prese con la propria musa ispiratrice.
Blodsmak – Gjennom Marg Og Bein

I norvegesi Blodsmak hanno compiuto un piccolo miracolo sonoro, poichè sono riusciti a fare un qualcosa che si può avvicinare alla strana definizione di metal pop.
Mr.Riot – Same Old Town

Same Old Town è un vero spasso se vi piace il genere e non potete fare a meno di vecchi volponi del rock’n’roll statunitense come Van Halen, Twisted Sisters, Poison, Skid Row e Motley Crue.
Doom Architect – Sententia Prima

A fronte di una relativa personalità esibita nell’interpetazione del genere, va detto che i quaranta minuti regalati dai Doom Architect scorrono via in maniera molto piacevole.
Hollow Leg – Crown

Un disco praticamente perfetto, un’opera incentrata sul serpente Set che sta dominando il mondo, un suono che come un serpente si snoda e torna su stesso, per alzarsi verso il cielo.
Disquiet – The Condemnation

Il gruppo, a suo agio nell’amalgamare i vari stili che si susseguono all’ascolto, mantiene in perfetto equilibrio le varie sfumature estreme di cui si nutre e le scarica in questa ottima raccolta
Enisum – Arpitanian Lands

La bontà di Arpitanian Lands risiede particolarmente nella capacità degli Enisum di esprimere una cifra stilistica piuttosto personale che, sovente, esula dal black vero e proprio per spingersi su terreni molto più melodici ed evocativi.
Blade of Horus – Monumental Massacre

La durata ridotta dell’ep e l’ottimo songwriting fanno sì che Monumental Massacre scorra via senza far perdere all’ascoltatore l’attenzione che merita ogni brano
Mithridatic – Miserable Miracle

Dalla terra transalpina cova e si genera un’orda di realtà metalliche dall’alto potenziale estremo, un’aggressione sonora che dai confini francesi avanza verso l’Europa non risparmiando le terre italiche
Ancient Spheres – In Conspiracy with the Night

Progredire è d’obbligo ed appare comunque un’impresa possibile: un minimo di personalità in più e un aggiustamento dei suoni potrebbero rendere competitivi in futuro gli Ancient Spheres
Desert Hype – SweP

Non cercate troppo lontano, la buona musica è più vicino di quanto pensiate.
Decrepit Soul – The Coming Of War

I Decrepit Soul fanno un death metal che travolge ciò che incontra, devastando tutto nello stile dei migliori Bolt Thrower.
Torture Rack – Barbaric Persecution

Un lavoro nel più puro spirito underground, un’altra opera per chi del genere vuole avere tutto e scoprire nuove realtà, ma se non si è fans incalliti dei suoni estremi di marca death si può passare tranquillamente oltre.
Wisdom Of Shadows – Sciah Vosieni

Sciah Vosieni è un lavoro tutto sommato affascinante, con diversi picchi di intensità, che forse potrebbero aumentare numericamente se la proposta venisse leggermente differenziata
Birth Of Joy – Get Well

Per chi vuole qualcosa in più della nostalgia.
Cult of Lilith – Arkanum

I musicisti islandesi mettono sul piatto una buonissima tecnica al servizio di cinque brani che, nelle loro vorticose scale, risultano fluidi così da rendere facile assimilare il loro violento death metal tecnico.
Virulency – The Anthropodermic Manuscript of Retribution

Un armageddon di brutal death metal è quest’ultima fatica degli spagnoli Virulency, che spalancano le porte dell’inferno con un selvaggio esempio di death estremo ed, appunto, virulento.