Secrets Of The Moon – Sun

Uno dei rari momenti in cui viene accolto in maniera gradita qualcosa che arriva a scombinare i piani è senz’altro quando ci si ritrova alla fine dell’anno a stilare la consueta playlist, comprensiva delle migliori uscite degli ultimi 12 mesi: il fatto stesso di metterla in discussione significa che, in extremis, si è palesato un disco di livello superiore alla media e ciò, ovviamente, non può che fare piacere.

E lo è ancor più, per certi versi, quando tutto questo avviene per mano di una band che si conosce piuttosto bene ma che, nonostante una carriera costellata di buonissimi album, non era ancora riuscita a piazzare un colpo in grado di farle spiccare definitivamente il volo.
I Secrets Of The Moon sono una gruppo tedesco che da quasi un ventennio opera in un ambito stilistico che ha sempre avuto quale matrice di riferimento il black metal, al quale in maniera graduale sono stati aggiunti nel corso degli anni elementi progressivi fino al precedente Seven Bells, ottimo album che manteneva comunque le caratteristiche di album ascrivibile a quel genere, pur se edulcorate in più di un aspetto.
Sun giunge a segnare un distacco deciso da questo cordone ombelicale: se tutto sommato l’opener No More Colours può richiamare in parte un’altra band decisamente anomala nel panorama come i compagni di etichetta A Forest Of Stars, già dalla successiva Dirty Black comincia a manifestarsi in maniera compiuta quell’improbabile (almeno a livello teorico) quanto impressionante mix capace di far convergere nel sound pulsioni che rimandano a nomi come Fields Of The Nephilim, Alice In Chains, David Bowie, Cure, Ihsahn e diversi altri che si manifestano in una forma folgorante e repentina tanto da non poter essere identificati con certezza.
Il tutto produce un risultato esaltante in ogni sua parte, attraverso sette brani meravigliosi, ascoltabili e pure cantabili, ma con una profondità non comune dal punto di vista lirico e compositivo, pervasi da un’ aura cupa e introspettiva, nonostante certe aperture melodiche memorabili.
sG è il cantore e l’artefice di tanta bellezza:il musicista tedesco, pur essendo ancora molto giovane, è l’unico membro della band che ne ha vissuto quasi per intero un cammino costellato di pochi album (6 con questo, a partire da Stronghold of the Inviolables del 2001), un dato sintomatico della necessità di elaborare con la dovuta calma quella progressione compositiva che ha portato i Secrets Of The Moon ad essere oggi una creatura magnificamente cangiante.
Sun vive i suoi momenti topici nella parte centrale rappresentata dal trittico Man Behind The Sun,
Hole e Here Lies The Sun: tre canzoni superbe e differenti tra loro, con la prima, dall’incedere drammatico, nella quale sG si rivela una sorta di “duca bianco” deviato regalando una splendida interpretazione, bissata nel capolavoro Hole, uno dei brani più belli ascoltati quest’anno, nel suo passare in un amen da pulsioni gotiche ad aperture post grunge, con un chitarrismo alla Yates a donare quel tocco di oscurità che si addice a liriche quanto mai calzanti rispetto ai tempi in cui viviamo (church and temple / synagogue / it’s time to speak the truth / there is no hope / just wait and see right through)
A seguire un’altra perla come Here Lies The Sun, brano ancor più “nefiliano” e dall’intensità spasmodica, forse più robusto nel suo incedere, ma dotato come gran parte delle altre tracce di un crescendo finale che culmina in un refrain impossibile da rimuovere dalla memoria.
Il semi grunge di I Took The Sky Away rappresenta forse il momento più ordinario prima che Mark Of Cain giunga a chiudere in maniera aspra e a tratti rabbiosa un disco meraviglioso, che in un mondo normale dovrebbe mettere d’accordo appassionati dal background più svariato.
L’evoluzione stilistica dei Secrets Of The Moon non è stata prevedibile come gran parte di quella delle band provenienti dal black metal, le quali il più delle volte cercano sbocchi diversi lasciandosi irretire da pulsioni avanguardiste che non di rado sfociano in uno sperimentalismo fine a se stesso: il combo teutonico ha convogliato invece tutte le proprie ispirazioni su una forma canzone che non tradisce affatto lo spirito che ne ha animato i primi passi, fornendogli solo una sembianza più fruibile ma non meno avvolta da un manto di oscurità.
Nell’aprile di tre anni fa chiudevo la mia recensione di Seven Bells con la frase “metal estremo senza barriere”: ecco, togliendo la parola estremo il concetto viene esaltato ancor di più da un album che porta i Secrets Of The Moon su un piano non solo differente ma definitivamente superiore, rispetto al proprio passato, certo, ma anche e soprattutto nei confronti di gran parte della concorrenza.

Tracklist:
1. No More Colours
2. Dirty Black
3. Man Behind The Sun
4. Hole
5. Here Lies The Sun
6. I Took The Sky Away
7. Mark Of Cain

Line-up:
sG – Vocals (lead), Bass, Guitars, Keyboards
Ar – Guitars, Vocals (backing)
Naamah Ash – Bass
Erebor – Drums

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