Primo album per gli statunitensi Seputus, la cui line-up è composta da tre quarti dei Pyrrhon, band piuttosto quotata e dedita ad un notevole technical death.
Con i Seputus, Stephen Schwegler, Doug Moore ed Erik Malave accentuano ancor più il lato estremo della loro proposta, finendo per offrire una mix frutto della sanguinolenta macinatura di death, grind, black e hardcore: l’esito finale non può che essere una devastante mattanza, che si regge saldamente in piedi grazie alla perizia dei musicisti ed un approccio alla materia che, se si va a guardare oltre alle apparenze, è tutt’altro che scontato.
L’alternanza in stile Brutal Truth di un growl catacombale e di uno screaming acido, morbosi rallentamenti che si avvicendano ad accelerazioni furibonde, il tutto attraversato e disturbato da dissonanze che rendono sicuramente più complessa ma altrettanto interessante la fruizione dei brani, è ciò che viene offerto dai quaranta minuti scarsi di Man Does Not Give, album che non riscrive la storia del metal estremo ma ne offre senza dubbio una visione brutalmente distorta e mai banale.
E’ evidente che tali sfumature sono percepibili e conseguentemente apprezzabili da chi frequenta abitualmente tali territori musicali, perché già per gli adepti del death classico la ricetta dei Seputus potrebbe risultare indigesta. Per quanto mi riguarda, ritengo che l’operato del trio newyorchese sia di assoluto valore e meritevole d’esser tenuto in considerazione da chi ha voglia di spingersi oltre la brutalità di facciata di certo metal estremo.
Tracklist:
1.The Fist That Makes Flesh
2.Downhill Battle
3.Soft Palates Rasp
4.Desperate Reach
5.Top Of The Food Chain
6.Two Great Pale Zeroes
7.Vestigial Tail
8.Attrition Tactics
9.Haruspex Retirement Speech
10.A erfect Gentleman
11.Wetwork Hangover
12.No Mind Will Enshrine Your Name
Line-up:
Stephen Schwegler – Guitars/Drums/Programming
Doug Moore – Lyrics/Vocals
Erik Malave – Bass