I quattro lunghi brani sono intrisi di quell’aura che ha reso e continua rendere peculiare la musica suonata da band la cui provenienza transilvanica ammanta di un fascino ancestrale, riproducibile solo da chi questa cultura ne è pervaso fin dalla nascita.
In Romania, attorno ai seminali Negură Bunget, è fiorita nel nuovo secolo una scena di musicisti capace poi di perpetrarne in maniera autonoma l’eredità artistica e concettuale.
E purtroppo, mai come oggi parlare di eredità non è affatto fuori luogo, ricordando la recente e prematura scomparsa di Gabriel Mafa (Negru), fondatore e leader della band in questo decennio. Proprio sotto la sua gestione all’interno dei Negură Bunget si sono avvicendati, come si diceva, molti musicisti che ritroviamo poi in diversi progetti di grande spessore.
È il caso di questi Argus Megere che, come i capostipiti, arrivano da Timisoara per proporre un black metal che porta con forza l’impronta della loro terra, a partire dall’utilizzo delle liriche in lingua madre e passando per un sound che trascende gli stilemi del genere per assurgere ad un’austera solennità, riportando appunto alle gesta di quella che fu la band di Negru (ma ancor prima anche di Hupogrammos e di Sol Faur il quale, tanto per chiudere il cerchio, ha curato qui la registrazione delle parti di tastiere e batteria), rispetto alla quale le differenze sono comunque marcate, in quanto in VEII manca quella componente folk che è preponderante invece in opere come Tău e Zi.
Va precisato che questi riferimenti non stanno ad indicare un’opera di scopiazzamento, bensì sono utili per meglio inquadrare l’operato degli Argus Megere, tanto più che la genesi della band risale ad un’epoca non sospetta come la metà degli anni novanta, quando Fulmineos (che troviamo anche negli ottimi Ordinul Negru) e Agerul Pamantului sotto il monicker Argus erano dediti un black tradizionale con tanto di utilizzo del face painting, prima di mutare ragione sociale nel 2005 ed iniziare a sviluppare il genere secondo una sensibilità musicale e compositiva che facesse tesoro delle proprie radici: il tutto è culminato, dopo una lunga pausa, in questo nuovo album, per registrare il quale i due fondatori si sono avvalsi del contributo della tastierista Inia Dinia, anch’essa con un passato nei Negură Bunget, oltre che nel progetto parallelo Din Brad.
VEII, fatte le debite premesse, è in buona sostanza un album splendido e che, in fondo, è riconducibile al black metal più per necessita di catalogazione che per effettiva aderenza al genere: se si eliminassero le minoritarie accelerazioni e l’utilizzo dello screaming, ciò che ne resterebbe sarebbero una quarantina di minuti di musica dal respiro cosmico, austera, epica, drammatica e di rara intensità.
I quattro lunghi brani sono intrisi di quell’aura che ha reso e continua rendere peculiare la musica suonata da band la cui provenienza transilvanica ammanta di un fascino ancestrale, riproducibile solo da chi questa cultura ne è pervaso fin dalla nascita. La conclusiva Tabla è forse la traccia più rappresentativa delle doti degli Argus Megere, riuscendo a convogliare nello stesso brano, oltre alla base black, pulsioni post metal e progressive, per un risultato che rende, nel suo complesso, un disco come VEII qualcosa di imperdibile per chi ama la musica proveniente da questo frammento di Europa splendido e ricco di storia.
Tracklist:
1. Carul Cerului
2. Tronul celui ce sta de straja
3. Umbre din piatra apuse
4. Tabla
Line up:
Agerul Pamantului – guitars, vocals
Fulmineos – guitars, vocals, keyboards
Urmuz – bass
Inia Dinia – keyboards
Andrei Jumuga – drums
ARGUS MEGERE – Facebook