Brant Bjork – Jacoozzi

Jacoozzi è un insieme di tracce inedite registrate in una session del 2010 e mai pubblicate in nessun disco solista di Brant Bjork, l’ex batterista dei Kyuss, da anni soggetto di un’ottima carriera solista.

Jacoozzi è un insieme di tracce inedite registrate in una session del 2010 e mai pubblicate in nessun disco solista di Brant Bjork, l’ex batterista dei Kyuss, da anni protagonista di un’ottima carriera solista.

Queste canzoni furono messe su cassetta, ma non videro mai la luce. Ecco quindi la pubblicazione dopo l’ultimo disco solista Mankind Woman. I pezzi sono vere e proprie jam, dove Brant ed amici si divertono e ci divertono con pezzi che si sa quando iniziano ma non quando e come finiscano. Il caldo suono analogico è l’habitat adatto per questi pezzi che si inseriscono nella tradizione del desert rock, della psichedelia stoneriana, ma sono molto più minimali rispetto alla normale e conosciuta produzione di Brant. Innanzitutto c’è una grande presenza del funk e del blues, infatti questo disco potrebbe benissimo essere uscito nei tardi anni settanta e nessuno potrebbe averne da eccepire. Le composizioni sono quasi tutte di ampio respiro e regalano molti spunti soprattutto grazie alla bulimica capacità compositiva dell’ex membro dei Kyuss che si conferma un grande autore. In questo album, o meglio in questo concentrato di jam, hanno un grande spazio le percussioni che sono sempre inserite in maniera adeguata e piacevole, regalando un ottimo effetto. Certamente Jacoozzi non concorre ad essere il disco migliore della carriera di Bjork ma è un qualcosa di interessante che ci mostra un lato diverso di un musicista fra i più interessanti della sua leva. Le distorsioni sono presenti in minor misura rispetto ai suoi altri lavori, ma è sempre percepibile la grande attenzione per le linee ritmiche e per la progressione delle canzoni. Un disco interessante che piacerà sia ai fans hardcore di Brant Bjork sia a chi vuole viaggiarsela un po’.

Tracklist
1. Can’t Out Run The Sun
2. Guerrilla Funk
3. Mexico City Blues
4. Five Hundred Thousand Dollars
5. Black & White Wonderland
6. Oui
7. Mixed Nuts
8. Lost Pin Race
9. Polarized
10. Do You Love The World?

BRANT BJORK – Facebook

Malditos – II La Reve

I Malditos sono un collettivo di Oakland, formatosi nel 2011, a seguito di una performance nella palude di Dismal.

Incisero quindi un album di debutto cantato in francese ed in inglese uscito nel 2012, contenente la cover di Gainsbourg Requiem Pour Un Con, dai chiari intenti psichedelici. Il gruppo fece poi uscire altri lavori, soprattutto in forma digitale per poi arrivare a questo disco, che è in pratica la seconda uscita. I Malditos vogliono espandere la nostra coscienza attraverso la musica, e ci riescono benissimo. Il suono di questo quartetto è quanto di più vicino alla vera psichedelia ci possa essere ai nostri giorni. Andiamo in territori orientaleggianti, dove i particolari sfumano per una visione di insieme più grande ed in alcuni momenti sembra di essere per davvero in mezzo alle dune, con una voce femminile che ci chiama e un serpente a sonagli che ci viene incontro. Come dice il titolo, questo è un sogno, un viaggio messo in musica in maniera mirabile e molto coerente. I tempi musicali sono dilatati, e il suono cresce, monta come l’hashish scaldato, che cresce e con esse la comprensione. Non sono presenti intenti commerciali o mosse per piacere, è invece una lunga scoperta di noi stessi e di qualcosa che non c’è ma solo perché è in un’altra dimensione e noi abbiamo bisogno di un innesco per raggiungerla. Il valore di questi musicisti è alto, e la loro compenetrazione raggiunge livelli assai buoni. Le composizioni sono cinque, tutte di lunga durata, e la noia non è contemplata, perché si viene a creare un ritmo che diventa un ingresso per altri mondi, poiché questi dolci ed eterei suoni stimolano l’arma più potente che abbiamo: la nostra mente. Un disco che è una vera delizia, e che richiede un minimo di apertura mentale, quella necessaria per poter capire e migliorare noi stessi, che è poi il vero scopo nemmeno tanto occulto della nostra vita.

Tracklist
1.Azadeh
2.Le Passage
3.Disparu
4.Momen
5.Le Reve

Line-up
Skot B
Cyn M
R. Szell
Andy Z

MALDITOS – Facebook

Motherslug – The Electric Dunes Of Titan

I Motherslug pubblicano uno dei migliori dischi dell’anno nel genere, e i contendenti non sono da poco, ma questo loro è veramente un bell’esempio di come si può riuscire a coniugare belle cose e pesantezza.

I Motherslug sono un gruppo che porta l’ascoltatore davvero lontano, con una proposta musicale fatta di stoner, sludge, ma soprattutto di un groove psichedelico pesante e costante, che continua a macinare eoni sonori.

La base di partenza può essere considerata lo stoner desert, e da lì si parte per un viaggio nello spazio. Il titolo nasce dalla notizia che su Titano le dune hanno una carica elettrica, e il gruppo di Melbourne rende tutto ciò in musica con un’opera maestra, un indicare vie sconosciute. I Motherslug pubblicano uno dei migliori dischi dell’anno nel genere, e i contendenti non sono da poco, ma questo lavoro è veramente un bell’esempio di come si può riuscire a coniugare belle cose e pesantezza. Ci sono pezzi che fluttuano in uno strano etere, altri momenti di durezza monolitica e tanta musica psichedelicamente dura. Questi australiani non hanno paura di sperimentare, e fanno quello che prefersicono, seguendo il loro stile e le loro viziose inclinazioni fino in fondo. Non ci sono cose trite o copiate, qui è tutto originale seguendo un percorso sonoro nato nel 2012 e che progredisce di disco in disco. Troppi dischi di questo genere sono simili fra loro e stereotipati, mentre questo album indica una via da seguire per viaggiare a pieni polmoni. Non c’è fretta, si deve solo calibrare la mente sulle vibrazioni degli Motherslug, e The Electric Dunes Of Titan farà il resto. Difficilmente in questo ambito si sente una tale completezza sonora, le composizioni nascono dalle jam, ma c’è molto di più, ed è tutto da sentire.

Tracklist
1.Electric Dunes of Titan
2.Downriver
3.Followers of the Sun
4.Stoned by the Light
5.Serpents
6.Staring at the Sun
7.Tied to the Mast
8.Cave of the Last God

Line-up
Regan: Guitar
Cyn: Bass
Nick: Drums
Cam: Vocals

MOTHERSLUG – Facebook

Rancho Bizzarro – Rancho Bizzarro

I Rancho Bizzarro arrivano da Livorno con due chitarre, un basso e una batteria e fanno un desert stoner rock strumentale molto efficace e molto desertico.

Izio Orsini, bassista e fondatore dei Rancho Bizzarro, è un uomo che ha un gran talento musicale, ama visceralmente un certo tipo di suono e appena può sperimenta, facendo dischi bellissimi come Weedooism, sempre per Argonauta Records sotto lo pseudonimo Bantoriak, e ora torna con questo progetto di musica strumentale.

I Rancho Bizzarro arrivano da Livorno con due chitarre, un basso e una batteria e fanno un desert stoner rock strumentale molto efficace e molto desertico. La lezione dei Kyuss, di Brant Bjork solista e di quel filone nato fra le sabbie del deserto è la maggiore fonte d’ispirazione per questo gruppo, ma non certamente l’unica. La jam in sala prove è il fondamento di questo gruppo, entrano, suonano e si crea la magia, poi in studio si edita e si dà quel tocco in più. Essendo un gruppo strumentale non c’è il supporto della voce che a volte può mascherare qualche deficit musicale e viceversa, ma qui la ricchezza musicale renderebbe eventuali parti cantate quasi fastidiose. L’atmosfera è molto western e desertica, i riff precisi, il basso di Izio scava tortuosità dentro le linee melodiche, e la produzione è ricca, fa risaltare bene i suoni, mentre a volte in questo genere si tende ad alzare troppo gli alti. E poi ovviamente l’influenza sabbathiana è presente, ma anche perché quei ragazzi da Birmingham hanno fatto dei paradigmi a cui devi rifarti se vuoi musica pesante, poi devi essere bravo a rielaborare il tutto per conto tuo, e i Rancho Bizzarro lo sono.
Questo gran bel disco strumentale, strutturato e suonato molto bene, sarà una sorpresa per chi non conosceva ancora Izio Orsini, che qui raccoglie dei magnifici musicisti e solleva molta polvere del deserto.

Tracklist
1 Five Hermanos
2 Garage Part Two
3 Incredible Bongo
4 Mood Brant
5 Yo Man
6 Katching
7 Mr Aloba

Line-up
Izio – bass
Matt – guitar
Mark – guitar
El Meloso – drums

RANCHO BIZZARRO – Facebook

Tuna De Tierra – Tuna De Tierra

Le canzoni si protraggono mediamente molto di più rispetto alle durate tradizionali, ma qui il tempo è un concetto davvero relativo e superfluo, bisogna immergersi in queste musiche desertiche senza fretta o cognizione dell’esterno.

Dalla sempre musicalmente fertile Napoli arrivano i Tuna De Tierra con il loro stoner rock desertico, piacevole e psichedelico.

Il loro suono è un’ambientazione sonora di un tramonto nel deserto, o l’esatta descrizione di un viaggio lisergico, con molti riferimenti ai maestri del genere quali sono i Kyuss, i quali hanno asfaltato le strade desertiche per poterle farle percorrere ad altri. Tutto il resto è però opera dei Tuna De Tierra, che hanno un tocco di classe superiore nella loro musica, un gusto quasi bizantino per la perfetta unione tra accordi di chitarra e sezione ritmica, con una voce ipnotica che parla al nostro subconscio. Musica pesante eppure molto eterea e dolce, un ritorno a qualcosa di atavico che vive dentro di noi e che quotidianamente seppelliamo sotto tonnellate di merda. I Tuna De Tierra fanno fondamentalmente musica da meditazione, ci si perde in questo suono pieno di vita e di segreti da scoprire. Il gruppo nasce dalla lunga amicizia fra Alessio De Cicco, alle chitarre e voce, e Luciano Marra al basso, agli albori con Jonathan Maurano alla batteria, poi sostituito da Marco Mancaniello. Il loro esordio discografico è stato l’ep del 2015 EPisode I: Pilot, che già aveva in nuce molto di ciò che possiamo ascoltare qui. Da quell’ep i Tuna De Tierra sono cresciuti dando un maggiore respiro alle loro composizioni, ampliando maggiormente il loro spettro compositivo, trovando sempre soluzioni diverse per i loro suoni. Le canzoni si protraggono mediamente molto di più rispetto alle durate tradizionali, ma qui il tempo è un concetto davvero relativo e superfluo, bisogna immergersi in queste musiche desertiche senza fretta o cognizione dell’esterno. Questa è musica fatta per il piacere di esplorare, e per il piacere del musicista e dell’ascoltatore. Il deserto c’è anche a Napoli, ed è un gran bel deserto.

Tracklist
1.Slow Burn
2.Morning Demon
3.Out of Time
4.Long Sabbath’s Day
5.Raise of the Lights
6.Mountain
7.Laguna

Line-up
Alessio De Cicco – guitar and vocals
Luciano Mirra – bass
Marco Mancaniello – drums

TUNA DE TIERRA – Facebook

Kayleth – Space Muffin Rusty Edition

Dopo il buon successo di Space Muffin, uscito sempre per Argonauta Records nel 2015, ecco la ristampa arricchita da Rusty Gold, il primo ep del gruppo pubblicato nel 2010, ormai finito fuori stampa da tempo.

Dopo il buon successo di Space Muffin, uscito sempre per Argonauta Records nel 2015, ecco la ristampa arricchita da Rusty Gold, il primo ep del gruppo pubblicato nel 2010, ormai finito fuori stampa da tempo.

L’ep presenta delle sorprese, essendo molto interessante per scoprire la genesi di questo gruppo italiano, che propone uno stoner rockeggiante e desertico, rielaborato in una maniera interessante attraverso un groove peculiare ed importante. Confrontando ep e disco di debutto si possono notate molte differenze, in primo luogo di produzione e composizione, ma l’essenza dei Kayleth rimane sempre ruvidamente uguale, dato che in nuce l’ep contiene molto di ciò che verrà sviluppato nel disco. Il desert stoner è un genere che comprende molti gruppi, ma lo scarto che ne rende interessante uno lo hanno in pochi, i Kayleth sono fra questi. Questa ristampa, differente ed arricchita anche nell’artwork, rende molto bene l’idea di quello che è questo gruppo, ovvero potenza, ampiezza delle visioni e tanto suono ruvido, il tutto amalgamato molto bene. Bisogna ammettere che risentire Space Muffin a distanza di due anni rende ancora meglio, segno che dopo una decantazione questo vino è ancora più buono. Un ulteriore segno di una bandin grande crescita, e questo  sarà fondamentale per loro il prossimo disco.

Tracklist
1.Mountains
2.Secret Place
3.Spacewalk
4.Bare Knuckle
5.Born to suffer
6.Lies of mind
7.Try to save the appearances
8.NGC 2244
9.The Electric Tongue Is Coming (bonus track)
10.Rusty Gold (bonus track)
11.Deepest Shadow (bonus track)
12.Oops, I Eat You (bonus track)
13.Old Man’s Legacy (bonus track)

Line-up
Massimo Dalla Valle: Chitarra
Alessandro Zanetti: Basso
Daniele Pedrollo: Batteria
Enrico Gastaldo: Voce
Michele Montanari: Synth

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