Diabol Boruta – Widziadla

I Diabol Boruta continuano la a dispensare buon folk metal, alternando atmosfere fiabesche a cavalcate metalliche dal mood melodic death.

E come d’incanto i Diabol Boruta escono dalla foresta, ci ammaliano con i loro suoni provenienti da altre ere e ci accompagnano nel bel mezzo del sottobosco, in compagnia di popoli dimenticati dal tempo, folletti ed elfi che vivono in simbiosi con questi ultimi paladini di un genere umano integrato alla perfezione con la natura.

Non mancano i pericoli e i richiami alla battaglia arrivano puntuali e hanno il suono del folk metal del quintetto polacco.
Al terzo lavoro dopo Lesny duch…, promo album uscito nel 2014, e l’ottimo Stare Ględźby, licenziato lo scorso anno, i Diabol Boruta continuano la a dispensare buona musica, alternando atmosfere fiabesche a cavalcate metalliche dal mood melodic death, in un quanto mai riuscito esempio di folk metal.
Leggermente più oscuro rispetto al il predecessore, Widziadla aumenta considerevolmente l’impronta metallica nel sound del gruppo, ne esce così un album intenso, strutturato su ritmiche estreme e con sempre in primo piano il gran lavoro degli strumenti tradizionali.
Più Finntroll che Korpiklaani dunque, band quest’ultima che marchiava a fuoco il sound di Stare Ględźby, onorata dalla cover di Vodka, mentre sul nuovo lavoro i popoli della foresta si alleano per sconfiggere il mortale nemico giunto da un paese oscuro, terribile minaccia per la quiete di una fantasiosa contea tra le querce millenarie.
Picchiano duro i Diabol Boruta, con brani che cavalcano gli unicorni come Marzanna – Smiercicha, Nim Pierwsza Gwiazda Wzesla e The Winder, mentre le ariose parti folk da taverna sono lasciate in parte alla title track a Rusalka e alla bellissima Sobotki.
Un album che conferma l’ottima vena del gruppo, notevole nel saper confezionare lavori indubbiamente devoti ai nomi più famosi del genere senza perdere un briciolo di personalità: nel mondo del folk metal un piccolo gioiellino.

TRACKLIST
1. Nim Zawieje Wiatr
2. Wietrznik
3. Marzanna – Smiercicha
4. Nim Pierwsza Gwiazda Wzesla
5. Rusalka 6. Bledne Ogniki
7. Wyjce 8. Jarmark Widziadel
9. Sobotki
10. W Moim Ogrodecku
11. The Winder
12. Kupala Night

LINE-UP
Paweł “Rudy” Leniart – vocals, bass
Mirek “Miras” Mamczur – guitars, accordion, wooden flute
Paweł “Rundziou” Szczupak – guitars
Dawid “Dejw” Warchoł – keyboards, accordion
Łukasz “Zibra” Zembroń – drums

http://www.facebook.com/diabolboruta

https://www.youtube.com/watch?v=WRm6Oh0afMU

Macaria – A Strings’ Dramedy

Un’opera di death melodico sinfonico ben suonato e ben composto, con molte divagazioni di sapore classico che rendono in maniera ottimale la storia raccontata.

La rappresentazione della realtà può avere, come il suo modello, molte facce e molti momenti diversi.

Ad esempio il teatro nasce per l’esigenza di poter modellare la realtà secondo il bisogno della creazione di storie alternative. La drammatizzazione della vita ha diversi scopi, e può essere un modo migliore per spiegare la realtà. E questo che fanno i Macaria in questo debutto, che è in effetti un album concettuale basato su un pupazzo che prende vita durante la rappresentazione teatrale. La marionetta comincia così ad esplorare il mondo, vedendolo con occhi e parametri di giudizio molto diversi dagli uomini e trovando molte convenzioni sociali assai grottesche ed inutili, per arrivare infine chiedersi chi sia sbagliato, se la società o lui. I Macaria dipingono tutto ciò con un death metal sinfonico con intarsi folk, lascito della loro passata vita come Finntroll, poiché sono nati nei dintorni di Lecce nel 2009 come band folk metal, e hanno mantenuto un certo gusto per la teatralità, evolvendosi però musicalmente. Il disco è ben suonato e ben composto, con molte divagazioni di sapore classico che rendono in maniera ottimale la storia raccontata. Un debutto che colpisce per maturità ed originalità.

TRACKLIST
01. Suden Break
02. The Puppets Theater
03. Outside
04. Shaped Water
05. The Hidden Filth
06. Tar Nectar
07. Carnival Of Pigs
08. Midday Strangers
09. A Strings’ Dramedy
10 .The Knot Of Wills

LINE-UP
LORENZO MANCO – Vocals
MARCO CARANGELO – Guitar
DAVIDE PASTORE – Guitar
FEDERICO MAURO – Keyboards
LUCA DE MARCO – Bass
LUCA CASTO – Drums

MACARIA – Facebook

Yaşru – Börübay

La perfezione del folk che si muove da una base metal per diffondersi nell’aria con i suoi aromi mediorientali, leggiadri come piume e malinconici come solo il miglior doom di solito sa regalare.

La perfezione del folk che si muove da una base metal per diffondersi nell’aria con i suoi aromi mediorientali, leggiadri come piume e malinconici come solo il miglior doom di solito sa regalare.

Questo è Börübay, terzo album dei Yaşru, band turca che fa capo quasi al 100% ad un musicista immenso come Berk Öner, il quale, come nel precedente Öz, si fa accompagnare dal bassista Batur Akçura, avocando a sé tutta la restante componente strumentale e la parte vocale.
Se Öz mi aveva favorevolmente colpito, mostrando di cosa fosse capace il musicista di Istanbul, quest’album tocca vette di lirismo francamente difficili da eguagliare: in mezz’ora ci passa davanti tutto l’immaginario della tradizione turca, da quella che ammicca all’Europa fino agli umori degli sterminati territori anatolici.
Citare nella stessa frase folk e metal può creare degli equivoci che vanno subito dissipati: se questa è l’etichetta comunque più logica da assegnare all’opera degli Yaşru, qui non troviamo nulla che abbia a che vedere con le tendenze alcoolico caciarone (detto in senso buono, si intende) alla Korpiklaani o con la retorica epico guerresca che sta prendendo piede anche nel nostro paese; in Börübay l’emotività che ne pervade ogni nota rimanda almeno per attitudine alla tradizione celtica, specialmente quando Öner si cimenta con il flauto, ma non mancano neppure agganci con gli immensi Moonsorrow, specie in una traccia come Rüzgarìn Yìrlarì.
Lo strumentale 552 AD (Börü) introduce l’album con la sua bellezza stordente, mentre a seguire la title track alza i giri del motore, con Öner che ne asseconda il roccioso incipit con il suo growl per poi intraprendere un declivio verso sonorità e vocalità più evocative, conservando comunque un sentore doom (che è lo stile musicale dal quale il nostro di fatto proviene). Aalara è un gioiello che si va ad incastonare laddove gli autori del recente Jumalten Aika sarebbero approdati se fossero nati in quella che fu Bisanzio, mentre l’avvincente cantilena di Nazar Eyle (cover di una canzone di Baris Manço, uno dei musicisti turchi più importanti del secolo scorso) va a completarsi con l’emanazione più introspettiva del folk secondo gli Yaşru rappresentata dalla già citata opener e da Hafiz.
Chiude il brano autointitolato, forse il meno brillante dell’album ma solo per il suo andamento relativamente più allegro che ne attenua l’intensità emotiva rinvenibile nelle altre tracce.
Di prossima pubblicazione a cura della WormHoleDeath, che grazie all’orecchio fine di chi la dirige si è accaparrata i servigi degli Yaşru, fondamentalmente Börübay ha un solo difetto, quello di durare troppo poco, perché di musica di simile fattura non se ne ha mai abbastanza: poco male davvero, quando la qualità di un disco raggiunge tali livelli un solo minuto ne vale almeno dieci di opere ben più ridondanti.

 

Tracklist:
1. 552 AD (Börü)
2. Börübay
3. Atalara
4. Nazar Eyle
5. Rüzgarìn Yìrlarì
6. Hafiz
7. Yaşru

Line-up:
Berk Öner – Vocals, Guitars, Ethnic instruments
Batur Akçura – Bass

YASRU – Facebook

Hordak – Padre

Gli Hordak non fanno un pagan metal canonico ma lo arricchiscono di sfumature che solo i grandi gruppi sanno e possono dare.

Gli Hordak, spagnoli, fanno un pagan metal fuori dagli schemi, potente e davvero penetrante; attivi dal 2005, arrivano al loro migliore album, questo Padre che chiude il cerchio e dovrebbe dar loro buona visibilità nella scena.

Il loro è un suono dal grande passo epico, tra pagan e folk, narrando storie e vita del popolo Celtiberico, ancora misconosciuto ai più. Come si diceva sopra, gli Hordak non fanno un pagan metal canonico ma lo arricchiscono di sfumature che solo i grandi gruppi sanno e possono dare. L’impatto sonoro è notevole, quanto l’impalcatura delle canzoni e la loro notevole carica e forza. L’accurata ricerca sul mondo pagano va di pari passo con una costruzione musicale affatto scontata ed un’ottima produzione che rende al meglio i suoni. Vi sono anche ottime collaborazioni nel disco, come Forefather, Folkearth e Crystal Moors. Il risultato è notevole, forte e duraturo.

TRACKLIST
1.Ekleipsis – Devourer of gods
2.Bloodline of the wolves
3.Soaring
4.Sol sistere
5.Thrive
6.Sol
7.A leader in times of war
8.Father sun – Father dragon
9.Aequus nox
10.Padre

LINE-UP
Autumn War – Vocals, Guitars
J. Sierra – Drums
Winter War – Guitars – studio –
A. Mansilla – Guitars
L. Mansilla – Bass

HORDAK – Facebook

Kawir – Father Sun Mother Moon

Questo è un altro gran bell’episodio della storia fiera e dura di questo gruppo ellenico

Tornano su Iron Bonehead i Kawir, leggendario gruppo metal greco, devoto ai vecchi dei del pantheon greco.

Dal 1994 i Kawir hanno arricchito e cambiato la scena estrema underground ellenica, spostando l’attenzione sugli dei greci, portandoli nel vortice del black metal mediterraneo. Il loro stile è molto minimale ed epico, usando un black metal con un pathos che in Norvegia difficilmente si può ascoltare. La loro importanza è grande, poiché il gruppo ateniese ha fatto entrare definitivamente l’ellenicità nell’agone estremo. La prolificità dei Kawir li ha portati anche ad avere formazioni con elementi provenienti da altre nazioni, ma ora sono tornati ad avere una line-up esclusivamente ellenica.
Il disco è stato registrato a soli nove chilometri di distanza dalle Termopili, e ciò ha davvero impregnato il disco di qualcosa di molto antico. Registrato con una produzione a metà fra lo fi e hi fi, perfettamente calzante, Father Sun Mother Moon è un ottimo esempio di come si possa fare un black metal diverso e non derivativo, con elementi propri e sentiti profondamente. Il titolo vuole celebrare il sole e la luna, due elementi che già da soli spiegherebbero molte cose e farebbero la nostra felicità, ma invece duemila e passa anni fa qualcuno ha deciso diversamente, ma questa è un’altra storia.
Un altro gran bell’ episodio della storia fiera e dura di questo gruppo ellenico.

TRACKLIST
01. To the Sovereign Sun
02. Dionysus
03. Hercules Enraged
04. To Diouscuri
05. To Mother Moon
06. Hail To The Three Shaped Goddess
07. The Taurian Artemis
08. The Descent of Persephone

LINE-UP
Therthonax – Guitars
Melanaegis – Guitars
Porphyrion – Vocal
Hyperion – Drums
Echetleos – Bass

KAWIR – Facebook

Blodsmak – Gjennom Marg Og Bein

I norvegesi Blodsmak hanno compiuto un piccolo miracolo sonoro, poichè sono riusciti a fare un qualcosa che si può avvicinare alla strana definizione di metal pop.

I norvegesi Blodsmak hanno compiuto un piccolo miracolo sonoro, poichè sono riusciti a fare un qualcosa che si può avvicinare alla strana definizione di metal pop.

Dimenticate i Volbeat, che sono maggiormente hard rock, qui abbiamo l’uso del metal come mezzo per ottenere grandi melodie pop. A parte i miei goffi tentativi di catalogazione, questo è un gran bel disco, molto melodico ma con dei bei momenti di durezza. Per non facilitarci il compito il disco è in norvegese, anzi in nynorsk, poichè il norvegese ha due versioni ufficiali, quello vecchio e quello nuovo. Non vi starò a tediare sul perché, ma invece vorrei portare la vostra attenzione su questo bel disco pieno di ottime idee. Ci sono tanti generi in Gjennom Marg Og Bein, dal metal, all’hard rock, al folk, qualche striatura di prog e tanto altro. L’elemento più forte e preponderante è la melodia, che riesce a portare ad un ottimo livello di pathos e partecipazione diventando quasi goticamente epic. Questo disco ha sonorità diverse, molto originali, unicamente Blodsmak. Da sentire per meravigliarsi un po’.

TRACKLIST
01. Fåfengt
02. Heimsøkt
03. Under Mørke Tyrirot
04. Daud Manns Bøn
05. Finn Kvila
06. Bang Bang
07. Framandkar
08. Giljotin
09. Mørkemann
10. Høyrde Me Skål

LINE-UP
Tom Ostad: Voice, Guitar
Åsgeir Størdal: Guitar
Magnus Tveiten: Guitar
Steinar Evant: Bass
Geir Johansen: Drums

BLODSMAK n- Facebook

Brünndl – Brünndl

L’album nel suo complesso non è affatto male e i Brünndl interpretano la loro parte con convinzione e buoni spunti, specie quando sono proprio gli elementi folk ed epici a prendere il sopravvento

I Brünndl si fanno portavoce, musicalmente parlando, della minoranza linguistica cimbra, la cui presenza sul territorio nazionale è costituita da alcuni nuclei disseminati in diverse vallate del Veneto: l’idioma parlato è di ceppo germanico e la band lo utilizza in più passaggi del suo primo full length.

Al di là di queste curiosità storico-geografiche, il terzetto propone a tratti un black dai forti influssi pagan-folk, esibiti in particolare nella traccia d’apertura La Via della Valsugana, mentre in altri momenti prevale l’impronta più canonica del genere, con un occhio rivolto alla feconda scena teutonica.
L’album nel suo complesso non è affatto male e i Brünndl (ovvero il fiume Brenta in tedesco antico) interpretano la loro parte con convinzione e buoni spunti, specie quando sono proprio gli elementi folk ed epici a prendere il sopravvento, vanificati però parzialmente da una voce pulita che viene utilizzata in alternativa allo screaming in maniera un po’ approssimativa, mentre le cose funzionano decisamente meglio allorché l’approccio si fa più corale.
Come detto, Brünndl è un disco che si fa apprezzare ma, forse, per far quadrare definitivamente  il cerchio, ai Brünndl manca ancora qualcosa per riuscire ad omogeneizzare al meglio le diverse componenti del loro sound: un obiettivo che, con il contributo di alcune limature a livello di scelte vocali e di produzione, appare ampiamente alla portata dell’interessante band bassanese.

Tracklist
1- La via della Valsugana
2- Marckwisenkhalt
3- Freyjoch
4- Magaan
5- Sonno e Verena
6- Il portale del Tramonto

Line-up:
Stephan – Bass
Myrk – Drums
Markus – Guitars, Vocals

Fabrizio Giosuè – Tolkien Rocks, Viaggio Musicale Nella Terra Di Mezzo

Magnifico libro, da parte di un vero appassionato, sul mondo musicale che gravita intorno al magnifico universo inventato da Tolkien.

Magnifico libro, da parte di un vero appassionato, sul mondo musicale che gravita intorno al magnifico universo inventato da Tolkien.

Fabrizio Giosuè è un competente ed appassionato giornalista musicale, che ha il suo blog (Misterfolk), un portale sul folk e viking metal tra i migliori al mondo. Fabrizio ha anche scritto il fondamentale Folk Metal, una vera e propria bibbia per gli appassionati del genere. In questo libro tratta dell’ispirazione che le scritture tolkeniane hanno sulla musica moderna. Tolkien è una montagna che si staglia sopra molte arti, ma una di quelle più influenzate è proprio la musica, e più nello specifico quella pesante, il metal. Troviamo molte band ispirate da Tolkien, a partire dai Led Zeppelin, passando per i Camel, fino ad arrivare ai lavori solisti di Leonard Nimroy, sì proprio lo Spock di Star Trek.
Ma più di tutti è stato il metal il genere ad amare maggiormente Tolkien. I Blind Guardian hanno praticamente fondato una carriera sugli scritti del Professore, arrivando ad essere quasi un complemento sonoro alla lettura. Anche il black metal è un genere che, forse, senza Tolkien non esisterebbe, poiché moltissimi gruppi si sono ispirati a Mordor ed alle sue forze oscure. Tutto ciò viene spiegato in maniera precisa, agevole ed appassionata da Fabrizio, che ci mette cuore e grande competenza, tirando fuori delle vere e proprie chicche, come Lingalad aka Giovanni Festa, musicista arrivato ad essere amato anche dalla figlia di Tolkien, con tour americani ed altro. Giosùè racconta tutto bene, ma è eccezionale soprattutto nel trattare il sommerso, quell’underground che senza le sue narrazioni rimarrebbe solo una piega nascosta dello strano origami della musica indipendente. Completa il libro un’appendice sui gruppi metal e black metal che si sono ispirati al più grande di tutti i tempi. Un libro fondamentale, scritto avendo ben compreso ciò che era la musica per Tolkien, ovvero tutto.

FABRIZIO GIOSUE’ – Facebook

Autori Vari – Mister Folk Compilation Volume III

In queste canzoni potrete ascoltare quanto di meglio ha da offrire questo genere nel sottobosco musicale, io rimango fermamente convinto che il folk metal underground sia nettamente il migliore, e qui ne abbiamo molto.

Questa compilation è la dimostrazione di quanto la passione e la tenacia possano fare nella divulgazione di un genere musicale.

La musica in questione è il folk metal declinato soprattutto nel sottogenere viking e il fautore di tutto ciò è Fabrizio Giosuè autore del fondamentale libro Folk Metal, e dell’altrettanto ottimo Tolkien Rocks, fondatore e principale autore del sito misterfolk.com da dove proviene questa raccolta, la terza. Da queste pagine nel mare magnum della rete Fabrizio da anni recensisce instancabilmente novità e classici del folk metal e non solo, con grande competenza e passione. Per gli appassionati di questo genere le sue pagine sono una grande gioia ed una sicurezza, poiché chi ha vera passione e competenza raramente sbaglia. In più Fabrizio sforna ogni tanto queste magnifiche compilation con gruppi semi sconosciuti ma di grande valore, e forse questo è il volume più bello.
In queste canzoni potrete ascoltare quanto di meglio ha da offrire questo genere nel sottobosco musicale, e io rimango fermamente convinto che il folk metal underground sia nettamente il migliore, e qui ne abbiamo molto. Speciali a mio avviso le band italiane qui presenti.
Folk on.

TRACKLIST
Dyrnwyn (ITA)
Vinterblot (ITA)
Elforg (POL)
Kanseil (ITA)
Bloodshed Walhalla (ITA)
Netherfell (POL)
Arcana Opera (ITA)
Valkenrag (POL)
Artaius (ITA)
Merkfork (POL)
Sola Norr (FRA)
Servan (ITA)
Morhana (POL)
Blodiga Skald (ITA)
Corr Mhóna (IRL)
Vallorch (ITA)
Isenmor (USA)
Annwn (WAL)
Black Velvet Band (POL)
Grimner (SWE)

MISTER FOLK – Facebook

http://misterfolk.com/mister-folk-compilation-vol-iii/

Ephyra – Along The Path

Le buone prove dei musicisti e l’ottima produzione (che per il lavori targati Bakerteam è una costante), fanno di Along The Path un’opera convincente e consigliata a tutti gli amanti del genere proposto.

La scena estrema nazionale si riempe ogni giorno di più, di realtà coinvolgenti in ogni sottogenere di cui è composta, dando l’impressione finalmente, di un mondo unito e compatto, visto che i suoi protagonisti, si scambiano favori e si ospitano a vicenda sui propri lavori.

Un mondo quello del metal che più di ogni altro, in questi anni di discesa verso l’abisso di mediocrità, che sembra coinvolgere la razza umana, acquista ancora più valore con i suoi principi e la sua voglia di fratellanza, fiero portavoce di un life style che nella vita normale sembra ormai una chimera.
Gli Ephyra sono un gruppo lombardo (Como) al secondo lavoro, uscito per l’ottima Bakerteam, etichetta nostrana che nel metal è sinonimo di qualità, si sono formati una decina d’anni fa e hanno esordito nel 2013 con il full length Journey.
Il loro sound è strutturato su di un ruvido folk metal, dai tratti estremi, con l’anima death ben in evidenza, così da risultare epico, drammatico e guerresco.
Perfettamente bilanciate l’uso delle due voci, con la dolce ugola della vocalist Nadia Casali a duettare in armonia con il growl di Francesco Braga, in un epico rincorrersi tra lo spartito dell’album e in un sali e scendi di atmosfere che non lasciano una sola nota al folk da locanda, ma tengono alta la tensione epico/oscura anche nei momenti di apparente calma data dagli strumenti classici.
Graditi ospiti danno il loro supporto affinché Along The Path sia un album imprescindibile per chi ama il genere, Lisy Stefanoni (Evenoire), Davide Cicalese (Furor Gallico),Silvia Bonino (Folkstone) e Mattia Stancioiu che ha anche registrato il tutto agli Elnor Studio.
Il guerriero alla ricerca della propria strada da intraprendere nella vita e sempre in lotta con le trappole che il destino gli tende, potrebbe essere la storia di ognuno di noi, guerrieri senza spade e scudi, ma in continua guerra con la vita di tutti i giorni e Along The Path potrebbe essere la colonna sonora di chi non si arrende e continua per la propria strada fiero e mai domo, come un cavaliere d’altri tempi.
Melodie folk e sfuriate death accompagnano il nostro eroe in questo viaggio, non c’è tregua, nessuna apertura, solo epicità, e tanta convinzione nei propri mezzi per la band lombarda che regala ottime cavalcate di death metal melodico e bellissime parti folk celtiche, mantenendo un’elevata qualità nel songwriting per tutto il lavoro.
Sinceramente ho trovato l’album, a suo modo originale, l’alchimia creata tra la parte folk e quella metallica viaggia in perfetta simbiosi, così come le voci e chiaramente ne guadagnano i brani che hanno in On At One, Cruel Day, Last Night e Land’s Calling le parti cruciali e a mio avviso le songs trainanti di questo ottimo album.
Le buone prove dei musicisti e l’ottima produzione (che per il lavori targati Bakerteam è una costante), fanno di Along The Path un’opera convincente e consigliata a tutti gli amanti del genere proposto.

TRACKLIST
1.Melancholy Rise
2.Human Chaos
3.All At Once
4.Cruel Day
5.Flaming Tears
6.Hope
7.Last Night
8.Riding With The Sun
9.Land’s Calling
10.No Dream
11.Alive

LINE-UP
Nadia Casali – Vocals
Francesco Braga – Vocals
Matteo Santoro – Guitars & Choirs
Paolo Diliberto – Guitars & Choirs
Alessandra Biundo – Bass
John Tagliabue – Drums

EPHYRA – Facebook

Diaboł Boruta – Stare Ględźby

Tra le foreste dell’est europeo si aggirano i menestrelli Diabol Boruta

Tra le foreste dell’est europeo (in questo caso della Polonia) si aggirano i menestrelli Diabol Boruta al secondo lavoro, dopo l’esordio dell scorso anno (Lesny duch…) licenziato dalla Pure Steel che ne cura la distribuzione.

Una bella sorpresa per gli amanti dei suoni metallici amalgamati con la tradizione folk, questo nuovo lavoro, quasi interamente cantato in lingua madre, dalle atmosfere festaiole, da taverna persa nei meandri di foreste, in cui perdere l’orientamento è un attimo, ed essere attirati da folletti birichini in osterie scavate nei tronchi millenari di giganti ricoperti da dura corteccia è una piacevole fortuna.
Pinte di birra, femminee muse dai voraci appetiti carnali e tanto divertimento tra strumenti metallici che rendono la proposta del gruppo un’interessante mix di suoni fusi nell’acciaio o costruiti con i regali di madre natura, per una cinquantina di minuti di folk metal ben strutturato.
Non mancano brani dalla forte connotazione metallica, che si alternano ad altri più orientati verso quello già scritto da band ormai storiche del genere come i Korpiklaani e i Finntroll, il tutto preparato a dovere per un piatto ben condito.
La cover di Vodka dei menestrelli finlandesi fa bello sfoggio di se in Stare Ględźby, confermando la band di Jonne Jarvela come massima influenza del gruppo polacco che diverte, anche per un buon uso degli strumenti e le atmosfere metalliche che si avvicinano al death melodico, con l’uso di una voce alquanto aggressiva nelle parti, dove buone cavalcate metalliche accompagnano gli strumenti tradizionali per un’orgia di suoni folk metal.
Si avvicina il mattino, stravolti da una notte di canti, balli e sane bevute ci addormentiamo tra il seno prosperoso di una procace taverniera e l’alito alcolico di un compagno di sbronza, al risveglio rimane l’albero dove al suo interno non esiste che legno, un vago ricordo di festa pagana, ma sopratutto un’incudine posata sulla testa, benvenuti nel mondo dei Diabol Boruta e nella magia del folk metal.

Tracklist:
1. …poczatak
2. Epos
3. Perun
4. Kikimora i zboze
5. …trzcia w nocy…
6. Zency i Potudnica
7. Stare Gledzby
8. Srebrne Zmije
9. Bytem ongi Debem
10. Lesnik
11. Vodka
12. koniec…
13. Kikimora and the grain
14. Of the reapers and Field Maiden

Line-up:
Pawel Rudobrody – vocals, bass
Mirek “Miras” Mamczur – vocals, guitars
Michal “Balon” Balogh – drums
Dawid “Dejvid” Warchol – keyboards
Michal “Gilas” Wyrwa – guitars

DIABOL BORUTA – Facebook

KANSEIL – Intervista

Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei veneti Kanseil.

Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei veneti Kanseil.

kanseil

iye Intanto congratulazioni per l’avvenuto accesso alla compilation: ci raccontate in breve la storia della band?

Grazie mille, la biografia della band è abbastanza semplice. I Kanseil erano e sono prima di tutto amici che hanno in comune due passioni principali: la prima per la montagna e tutto il fascino che essa porta con sé e la seconda per la musica e in modo particolare il metal.

iye Cosa vi ha spinto a partecipare al contest indetto dalla Underground Metal Alliance?

Le compilations underground sono buone occasioni per diffondere la propria musica e visto che l’Underground Metal Alliance ha promosso questa iniziativa abbiamo partecipato con molto piacere e alla fine siamo stati anche ripagati con i voti della giuria quindi non poteva andare meglio!

iye Oltre a quelli più immediati, legati alla partecipazione a questa iniziativa, quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati nell’immediato futuro?

Uno degli obbiettivi che ci siamo posti per quest’anno e che abbiamo raggiunto è stato la realizzazione del nostro primo album Doin Earde uscito per Nemeton Records a Maggio. Il prossimo passo, che in parte stiamo già intraprendendo, è quello di portarlo il più possibile con noi anche in sede live.

iye Quali sono per voi le band ed i musicisti di riferimento e per quali nomi, attualmente, varrebbe la pena oggi di fare un sacrificio per assistere ad un concerto?

Le nostre maggiori influenze nascono dal metal ma spaziano dal folk più tradizionale al rock più classico. Gli artisti a cui ci siamo ispirati inizialmente sono i FolkStone che ci hanno iniziati, se vogliamo, al genere. Con il tempo poi abbiamo sempre più allargato le nostre conoscenze verso band internazionali come Eluveitie e Korpiklaani. Altra scena a cui facciamo riferimento è quella dell’Est-Europa che comprende gruppi come Arkona, Metsatöll e Skyforger.
Assistere ad un concerto non è mai un sacrificio, qualsiasi band che mette passione in quello che fa merita attenzione.

iye Suonare metal in Italia è un’impresa che porta con sé il suo bel coefficiente di difficoltà; tracciando un consuntivo di quanto fatto finora, siete soddisfatti dei riscontri ottenuti dalla band?

Sì, siamo assolutamente soddisfatti del riscontro che stiamo ottenendo dai concerti e le risposte molto positive che stiamo ricevendo per il nostro nuovo album. Ovviamente le difficoltà non mancano mai, infatti, molto spesso può risultare difficile emergere in una scena underground che ultimamente è sempre più affollata. Anche per questo siamo soddisfatti dei risultati ottenuti fino ad ora.

iye Per quanto riguarda invece l’attività dal vivo, anche voi avete incontrato le stesse difficoltà nel trovare date e location disponibili che molti evidenziano? Ci sarà, comunque, la possibilità di vedervi all’opera su qualche palco nel corso dell’estate?

Anche questo è spesso un punto dolente per le band, soprattutto nel metal, e come loro anche noi abbiamo avuto le nostre difficoltà. Nonostante questo siamo riusciti a concludere un programma abbastanza impegnativo per quest’ estate, infatti suoneremo al Summer Solstice Folk Fest (Va), al Rock in Somma (Va) e al Malpaga Folk&Rock fest (Bg), oltre alle altre date che potete trovare sulla nostra pagina Facebook.

iye Per finire, vi lasciamo lo spazio per fornire ai nostri lettori almeno un buon motivo per avvicinarsi alla vostra musica.

Se siete stufi del solito folk metal e avete voglia di cambiare aria, lasciatevi trasportare dal nostro Vento Cimbro e date un ascolto al nostro nuovo album Doin Earde.

KANSEIL – Facebook

EVENDIM – Intervista

Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei toscani Evendim.

Proseguiamo con la serie delle interviste alle band che sono state incluse nella compilation UMA 2015: oggi è il turno dei toscani Evendim.

evendim

iye Intanto congratulazioni per l’avvenuto accesso alla compilation: ci raccontate in breve la storia della band?

Gli Evendim nascono nell’aprile 2008 da un’idea di Marco Cappellini che propose al gruppo Invisible Horizons (Lukac Petr, Danilo Firenzani e Alessio Turini) di fondere il metal con tematiche e musiche folk. Da quel momento il gruppo crea le prime canzoni cambiando il nome in Evendim (nome preso dal linguaggio elfico che descrive il momento che c’è tra il tramonto e l’alba), facendo entrare in pianta stabile il fisarmonicista Nicola Corsinovi, la seconda chitarra Niccolò Bartalucci e il tastierista Matteo Adesso . Dopo pochi mesi il cantante Marco per motivi di lavoro lascia la band, entra in formazione James la Rosa con il quale il gruppo genera il primo demo Whiskey On Fire (2010), da questo momento incominciano una serie di date live a giro per la Toscana, con le prime recensioni tra le quali quella più importante di Metal Hammer, per il miglior demo del mese di ottobre 2010, poi su Italia Di Metallo, Spirit Of Metal e altri. Nel 2012 James lascia la band ed subentra Lorenzo del Conte, da questo momento la band alza i toni con canzoni che riprendono anche il power, le date aumentano fino ad arrivare al primo contratto con l’indipendente etichetta Nemeton Records, con la quale verrà pubblicata la seconda demo Old Boozer’s Tales (2015). Nel frattempo Niccolò (membro compositore) decide di lasciare la band per dedicarsi ad altri stili musicali, ed entra al suo posto Simone Lo Biundo. Gli Evendim incominciano una serie di concerti live accompagnando gruppi della scena come al Sinistro Fest 2014 (Diabula Rasa, Vallorch, Folk Metal Jacket, ODR, Wolfingar, Calico Jack), al Circus di Scandicci con i Vexillum, a Genova con Icethrone, Korrigans, Free Namless, oltre ad altre date in Trentino e Lazio. Ora la band si prepara ad altri concerti nonché alla realizzazione del primo full length.

iye Cosa vi ha spinto a partecipare al contest indetto dalla Underground Metal Alliance?

Il contest organizzato dalla UMA si presenta come un’ottima vetrina per proporci a futuri possibili ascoltatori, dandoci la possibilità di farci conoscere da un pubblico più vasto “raccontando” ciò che siamo e che componiamo. Anche l’idea di esser giudicati da una giuria che si rispetti con nomi importati ci ha convinti a partecipare.

iye Oltre a quelli più immediati, legati alla partecipazione a questa iniziativa, quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati nell’immediato futuro?

Nel prossimo futuro abbiamo in previsione la produzione di un album completo con pezzi esistenti ed inediti che raccontano la nostra storia ed evoluzione musicale. Ovviamente riuscendo anche a fare più live possibili in Italia, tra i quali festival importanti, per poi arrivare a suonare anche all’estero.

iye Quali sono per voi le band ed i musicisti di riferimento e per quali nomi, attualmente, varrebbe la pena oggi di fare un sacrificio per assistere ad un concerto?

Le band di riferimento per il nostro stile sono ad esempio Elvenking, Korpiklaani, Finntroll, Eluveitie, Turisas, Ensiferum, non escludendo le grandi band classiche come Guns N’ Roses, Metallica, Iron Maiden, Deep Purple, Led Zeppelin, Annihilator, Gamma Ray, Blind Guardian, Stratovarious, DGM che ci hanno comunque influenzato. Per tutte le band sopra elencate varrebbe la pena fare un sacrificio per assistere ad un loro concerto.

iye Suonare metal in Italia è un’impresa che porta con sé il suo bel coefficiente di difficoltà; tracciando un consuntivo di quanto fatto finora, siete soddisfatti dei riscontri ottenuti dalla band?

Suonare in Italia è arduo sotto tutti i punti di vista a partire da quello del genere appunto, sinceramente la scena italiana potrebbe essere migliore ma il metal in generale non è percepito in modo giusto. Tuttavia siamo contenti dei risultati che stiamo ottenendo e non smetteremo di migliorarci per cercare di realizzare i nostri sogni.

iye Per quanto riguarda invece l’attività dal vivo, anche voi avete incontrato le stesse difficoltà nel trovare date e location disponibili che molti evidenziano? Ci sarà, comunque, la possibilità di vedervi all’opera su qualche palco nel corso dell’estate?

Si le difficoltà sono sempre le stesse, il gruppo deve portare gente al seguito in modo da riempire i locali altrimenti niente serata, cachet ridotti al contributo benzina, quando vengono dati, altrimenti cena e basta, oppure viene addirittura chiesta una quota per poter suonare, aprendo magari a qualche band più conosciuta (il famoso PayToPlay). Pochi locali danno la possibilità di farti suonare con un cachet e un rimborso spese. Come in ogni lavoro dobbiamo investire e creare per andare avanti e noi lo facciamo!! Ovviamente non non tutti i gestori di locali e gli organizzatori sono così. Abbiamo trovato persone che comunque investono nei gruppi emergenti. In estate saremo ad Alatri alla Perla Nera, al Casablanca di Montaione, al Pianeta Melos di Pistoia ed al Sinistro Fest 2015 (presso il Lago I Salici) a settembre.

iye Per finire, vi lasciamo lo spazio per fornire ai nostri lettori almeno un buon motivo per avvicinarsi alla vostra musica.

Nella nostra musica potete trovare tanti stili e influenze diverse: siamo molto versatili. Suoniamo qualcosa che non è ben inquadrabile e schematizzabile, adatto a molte tipologie differenti di ascoltatori, inoltre con note di divertimento e carica energetica, ciò che produciamo risulta essere coinvolgente e innovativo per quanto è possibile. Passiamo ad esempio da ballad romantiche, a canzoni potenti con molto tiro, tutto condito in un misto di rock / metal / folk / power / prog e tanto altro: se volete ascoltare cose diverse con noi lo troverete. Grazie a tutti per averci seguito.

EVENDIM – Facebook

https://www.youtube.com/watch?v=KNkqPYvT8Zw

Miellnir – Incineration Astern

La bontà del lavoro risiede nella capacità dei Miellnir di far confluire nel lavoro con innata fluidità gli influssi black, viking, folk e gothic.

Buon album d’esordio per gli ucraini Miellnir, combo dedito ad un viking fok metal dalle sembianze smaccatamente scandinave.

Nulla di male in tutto ciò, sia chiaro, dato che il genere lì è nato ed è prosperato: infatti, l’interpretazione fornita dalla band dell’est risulta così credibile e competente che si fatica a credere di non trovarsi al cospetto di musicisti norvegesi o finlandesi.
Ciò che rende Incineration Astern un disco meritevole di ogni attenzione è lo spiccato gusto melodico che lo pervade in ogni sua parte: aperture epiche e ariose vanno a contrapporsi alle vocals efferate, ora in screening, ora in growl, ma senza che vengano disdegnati neppure efficaci passaggi in clean da parte di Frozensoul.
Il disco a tratti appare davvero trascinante nella sua epica solennità e la sola, piccola, caduta di tono di Ugar Buhlo, traccia all’insegna di un folk alcoolico simil-Korpiklaani, non scalfisce quanto di buono messo in mostra nella gran parte degli altri frangenti.
Infatti, canzoni intense come Prey, che si va ad agganciare perfettamente ad un immaginario epico-cinematografico, e il picco assoluto dell’album, Journey Through the Nine Worlds, non è così scontato poterle ascoltare con grande frequenza.
La bontà del lavoro, in fondo, risiede proprio nella capacità dei Miellnir di far confluire nel lavoro con innata fluidità gli influssi black, folk e gothic in un’espressione sempre molto ricca di contenuti, attestando la band su un livello ben superiore a quelli dei semplici epigoni di Turisas, Fintroll e compagnia epico-folkeggiante …
Un album perfetto per chi apprezza queste sonorità, ma anche sufficientemente accattivante e scorrevole per attirare nuovi adepti.

Tracklist:
1. Incineration Overture (Intro)
2. Prey
3. Legends of the Fallen
4. Stand Against
5. Journey Through the Nine Worlds
6. Ugar Buhlo
7. Embraced by Ire
8. Jörð
9. The Gallows Tree
10. Valhalla Awaits

Line-up:
Daimonos – Drums
Yarek Ovich – Guitars, Vocals (backing)
Njörðr – Guitars
Frozensoul – Vocals, Bass

Yasru – Öz

Per chi non ha mai visitato la Turchia, l’ascolto di questo lavoro degli Yaşru può essere l’occasione di intraprendere un piacevole viaggio virtuale

I turchi Yaşru , attivi da circa un lustro, ci propongono questo loro ottimo secondo album intitolato Öz.

Dopo il folk metal nordico, quello celtico e quello del mediterraneo occidentale, ecco affacciarsi alla ribalta questa sua intrigante variante che, come la nazione dalla quale proviene, alla fine si rivela un crogiolo di influenze a cavallo com’è tra le sonorità europee e quelle più tradizionalmente di stampo orientale. La band, di fatto, è guidata dall’esperto musicista di Istanbul Berk Öner, che si occupa con grande perizia sia delle parti vocali sia di quasi tutta la strumentazione, in particolare quella etnica, lasciando che i suoi due compagni d’avventura si dedichino alla sola base ritmica. Berk non ha una voce eccezionale, ma la sua timbrica molto evocativa si rivela del tutto adeguata al genere proposto, così come la parte strumentale si mostra molto più orientata verso suoni afferenti la tradizione rispetto alle proposte che ascoltiamo di solito in quest’ambito, lasciando che la componente metal resti tutto sommato sullo sfondo. E’ anche vero, del resto, che a livello di ritmica talvolta affiora un qualche retaggio doom, (in particolare nella magnifica Yağmur) oltremodo gradito in quanto capace di elevare ulteriormente il tasso emotivo del lavoro. La componente orientaleggiante non prevarica mai melodie molto lineari, non così dissimili da quelle che siamo abituati ad ascoltare nelle nostre lande e, in tal modo, Berk riesce a portare l’ascoltatore in territori sicuramente non familiari senza che, per questo, ci sia il rischio di respingerlo mettendolo di fronte a sonorità eccessivamente ostiche. Öz, infatti, è un album snello, che in meno di quaranta minuti racconta molto di questo splendido paese nel quale convivono realtà contrapposte come quella metropolitana di Istanbul e quella rurale dell’Asia Minore. Per chi non ha mai visitato la Turchia, l’ascolto di questo lavoro degli Yaşru può essere l’occasione di intraprendere un piacevole viaggio virtuale e, nello specifico, il folk si conferma, fra tutti i generi musicali, uno dei veicoli ideali per far veleggiare la nostra immaginazione.

Tracklist:
1. Saymalıtaş
2. Tunç Yürekliler
3. Yol Verin Dağlarım
4. Yağmur
5. Öd Tengri Yasar
6. Bilge Kağan’nın Sözü
7. Kara Haber
8. Gecenin Türküsü

Line-up: Batur Akçura – Bass
Mert Gezgin – Drums
Berk Öner – Vocals, Guitars, Ethnic instruments

YASRU – Facebook

]]>

Fabrizio Giosuè – Folk Metal: Dalle Origini Al Ragnarok

Il libro è uno dei migliori mai scritti in campo musicale, sia per la competenza davvero incredibile, sia per la voglia che fa venire di andare a tuffarsi nelle fredde onde scandinave.

Libro completissimo e scritto con grandissima passione e competenza su un genere musicale non allineato.
L’autore Fabrizio Giosuè, da grande appassionato della scena, propone un libro magistrale, puntuale e piacevole da leggere.

Molti libri musicali hanno il difetto di essere scritti in maniera approssimativa in quanto a prosa, ma non è certamente questo il caso.
Partendo da un’enunciazione programmatica sulla genesi del genere folk metal e viking metal Giosuè ci conduce per mano in un tour attraverso le nazioni, europee e non.
Quasi ogni paese, infatti, e ovviamente quelli scandinavi la fanno da padrone, ha i suoi bravi rappresentanti folk/viking e l’autore ne narra le gesta, andando anche a scovare gruppi misconosciuti ma capaci di produrre dischi di ottima fattura.
Eccezionale è il lavoro svolto sulle band più note: leggendo questo libro scoprirete cose che non sapevate anche sugli Amon Amarth o gli Enslaved; il tutto viene trattato con estrema passione e competenza spingendo anche chi non la conosce a voler sapere di più su questa musica: non è un caso che in Folk Metal abbia trovato la migliore narrazione sui Bathory che abbia mai letto.
Giosuè ha un grande gusto e una prosa davvero spigliata e convincente nel raccontarci di questa musica nordica congiunta al metal che parla di boschi, lotte fra divinità e tradizioni antichissime che vivono ancora in certi cuori.
Il folk/viking metal è un genere certamente controverso ma che porta dentro di sé un motore anti commerciale e di rivendicazione culturale che non si può non vedere.
Ancora più interessate è il legame con il linguaggio del metal che funziona da sostrato alla ricerca folkloristica.
Tutto ciò è spiegato benissimo in questo magnifico tomo che ripercorre tutto lo spettro del folk metal, anche tramite schede divulgative delle varie mitologie o approfondimenti su personaggi come Tolkien.
Particolarmente degna di nota è la sezione dedicata al folk/viking italiano, trattato con la consueta competenza e con sincero affetto, dato che Giosuè è anche il fondatore e curatore di misterfolk.wordpress.com, il migliore sito sul genere in Italia.
Leggendo dei gruppi italiani avrete più di una sorpresa e, se avrete la mente ma soprattutto gli orecchi aperti, ci sono gioie per voi in arrivo.
Prosegue poi il viaggio per le lande dell’est europeo fra le quali spicca l’interessantissima Romania, dove grazie e attraverso il folk metal si sono riscoperte parti del folkore andate quasi perse, in un paese molto legato al suo immaginario. In Russia il folk metal è tra i generi più conosciuti e seguiti, anche grazie ad una forte riscoperta della tradizione e dell’orgoglio nazionale.
Si sbarca poi in Vinland, ovvero la terra americana, scoperta ben prima dai vichinghi che dal quel tanghero di Cristoforo Colombo; a Vinland il folk scorre copioso, per poi arrivare persino all’America Latina.
E’ presente nel il libro anche un interessante excursus sul pirate metal, genere molto particolare e molto ben trattato da Giosuè.
L’opera si chiude con una bellissima serie di interviste e schede dedicate ai grandi nomi della scena, siano essi musicisti od illustratori.
Entusiasma la felicità di Giosuè, poiché essendo la sua una gioia la trasmette agli altri, ma questo è un concetto troppo cristiano, meglio dire che ci invita a gustare idromele in una taverna fumosa insieme a dei stanchi guerrieri.
Il libro è uno dei migliori mai scritti in campo musicale, sia per la competenza davvero incredibile, sia per la voglia che fa venire di andare a tuffarsi nelle fredde onde scandinave.
Da leggere assolutamente per gli appassionati e anche da parte di chi vuole scoprire una nuova frontiera, e non c’è miglior scout di Giosuè per esplorare territori inesplorati.

Crac Edizioni
http://edizionicrac.blogspot.it/
pag. 446
€ 24.00