Eddie Bunker – Diffidia

Il debutto degli Eddie Bunker è scaricabile ad offerta libera sul loro bandcamp ed è un’opera notevole, che li pone sulla mappa e apre nuove prospettive all’hc italiano che non vuole morire e che scorre sempre sotterraneo.

Hardcore in quota mathcore e blackened da Vicenza: gli Eddie Bunker sono in giro da poco, ma con questo debutto si fanno notare molto bene.

Il loro incedere ricorda gruppi che in Italia hanno dato molto, come i La Crisi e tutto quell’hc anni novanta e primi duemila che sembrava dovesse diventare devastanti e invece ha poi balbettato. Colmano questo vuoto questi giovani ragazzi che hanno molte idee e tutte chiare, su cosa si deve fare per incendiare un palco o le nostre orecchie. Il cantato in italiano rende molto bene, con testi che sono importanti e che danno l’idea di cosa sia questo gruppo, in primis una gran bella sorpresa. Scorrendo il disco non ci sono solo assalti all’arma bianca, anzi, i ragazzi preferiscono ricamare belle melodie pesanti, dando la precedenza all’intensità ma anche importanza ad una certa ricerca sia musicale che tecnica. Il disco inizia con il botto, con un pezzo come Il Gioco Perfetto, che è una traccia paradigmatica per conoscere gli Eddie Bunker. Era da tempo che non si sentiva un gruppo hardcore così completo cantare in italiano. Le trame musicali sono sinuose e non lasciano tregua all’ascoltatore, sono credibili e non diventano mai noiose. Certamente l’esempio portato da gruppi come Converge e tutta quella genia hardcore tinta di nero è stata fondamentale per i vicentini, ma quel suono ha radici profonde nel loro territorio con gruppi come gli Strange Corner, che uscirono su Vacation House nel 1998 con Schism, un disco che può essere considerato come uno dei parenti di Diffidia, anche se quest’ultimo è differente, più maturo e ben strutturato. Alienazione, difficoltà di comprendere questa società assetata di sangue, voglia di pensare in maniera diversa e capire le cose a fondo, grazie ad un mezzo formidabile come l’hardcore, che è molto più di una valvola di sfogo, un genere iperrealista che dipinge cose importanti in mano di chi lo sa fare. Il debutto degli Eddie Bunker è scaricabile ad offerta libera sul loro bandcamp ed è un’opera notevole, che li pone sulla mappa e apre nuove prospettive all’hc italiano che non vuole morire e che scorre sempre sotterraneo.

Tracklist
1.Il Gioco Perfetto
2.Trauma
3.Polonia
4.Interlude
5.Pandora
6.Tarantola

Line-up
Michele – vocals
Alberto – guitar
Jacopo – guitar
francesco – bass
Marco – drums

EDDIE BUNKER – Facebook

Noise Trail Immersion – Symbology Of Shelter

La musica dei Noise Trail Immersion è narrazione essa stessa, e il disco ha le bellissime stimmate del lavoro disperato e quasi perfetto, uno specchio sonico nel quale tuffarci per raggiungere un qualcosa che altrimenti è irraggiungibile.

L’intento dei Noise Trail Immersion per questo disco è assai ambizioso, infatti il gruppo italiano ha affermato che intende unire il black metal con il mathcore ed aggiungere qualcosa del post metal.

Obiettivo non da poco, ma che viene raggiunto pienamente con Symbology Of Shelter. Ascoltando questo disco si riverserà su di voi un fiume magmatico di lava incandescente, un nero incendio che tutto devasta, e dopo il suo passaggio nulla sarà come prima. La profondità del successore del bellissimo Womb del 2016, che aveva posto il gruppo sulla mappa, è molto vasta e il risultato va ben oltre rispetto agli intendimenti del gruppo. Come ogni processo portato avanti da un insieme di persone appassionate e competenti, la materia si impossessa dei creatori e prende vita propria crescendo: il risultato è una canzone di 43 minuti divisa in sette tracce, che tratta del processo interiore che è in ognuno di noi, una dura lotta che non finisce mai, ma che è anche quella che ci permette di non soccombere a noi stessi. Infatti il disco uscirà non a caso il due novembre, data altamente simbolica. Il gruppo torinese vi conduce per mano in un vortice fatto di violenza e disperazione, assenza totale di speranza, la luce c’è ma viene inghiottita dalle tenebre. Una delle tante notevoli peculiarità del gruppo torinese è la capacità di creare la tempesta perfetta della musica pesante, con momenti simili a quelli dei Converge ma andando oltre, in una sospensione spazio temporale con gli strumenti che impazziscono e noi non loro. La musica dei Noise Trail Immersion è narrazione essa stessa, e il disco ha le bellissime stimmate del lavoro disperato e quasi perfetto, uno specchio sonico nel quale tuffarci per raggiungere un qualcosa che altrimenti è irraggiungibile. Symbology Of Shelter è un album dalla grande potenza, un’evocazione del nero che è dentro di noi, ma del quale non possiamo fare a meno. La maturazione del gruppo piemontese è continua e lo sta portando a vette molto alte, dove vengono raggiunti momenti di disperata gioia e saturazione del suono.

Tracklist
1.Mirroring
2.Repulsion and Escapism I
3.Repulsion and Escapism II
4.Acrimonious
5.The Empty Earth I
6.The Empty Earth II
7.Symbology of Shelter

Line-up
Fabio – vox
Nebil – guitar
Daniele – guitar
Lorenzo – bass
Paolo – drums

NOISE TRAIL IMMERSION – Facebook

Telos – HELIOS​/​SELÊNÊ

La musica dei Telos è violenta e di qualità, stimola le sinapsi ed invita a non stare mai fermi.

Il grande mare dell’hardcore punk accoglie molti gruppi, ed ultimamente c’è stato un intenso proliferare nella zona chaotic hardcore e mathcore: tutti i lavori sono abbastanza buoni, ma alcuni spiccano sugli altri come questo ep dei danesi Telos.

I nostri hanno prodotto due pezzi molto potenti e calibrati molto bene, che colpiscono il bersaglio. I danesi ci parlano della Terra e del cosmo e hanno iniziato a farlo con l’ep di debutto chiamato Telos del 2016. I due pezzi trattano della fine della nostra galassia, visto ora dalla Luna e poi dal punto di vista del Sole. Essi vengono personificati ed esprimono i loro sentimenti e la loro visione di ciò che sta accadendo. Il lavoro è molto denso e potente, il blackened hardcore dei Telos è una tela con molte ramificazioni ed assai lavorata, con diversi spunti e idee che vanno sempre nella direzione di alzare l’intensità. Le pause e le ripartenze fulminee non sono il punto di arrivo ma lo spunto per sviluppare una poetica musicale che è violenta quanto è dolce, perché il fine di questa musica e di questo ep è di narrare ciò che sta sopra di noi esseri viventi, e che è vivente a sua volta. La musica dei Telos è violenta e di qualità, stimola le sinapsi ed invita a non stare mai fermi. Questo è il secondo lavoro della loro carriera discografica che si prospetta interessante, oltre che di buona qualità.

Tracklist
1.HELIOS
2.SELÊNÊ

TELOS – Facebook

American Standards – Anti Melody

Gli American Standards sono un grande gruppo di hardcore non convenzionale o artefatto, questa è musica che sanguina per davvero.

Gli ultimi tempi sono stati davvero difficili per questo gruppo americano di hardcore che sfocia nel metalcore.

Il chitarrista e membro fondatore Cody Conrad si è suicidato recentemente ed il padre del cantante Brandon Kallum è morto di cancro. Da qui parte la genesi di questo disco, un vero pugno nella faccia, fatto di hardcore potente e dalle molte sfaccettature, un suono che si sviluppa in molte direzioni. I ragazzi sono maturati molto ed il loro suono ha preso una direzione ben precisa, andando verso quel nuovo ibrido hardcore che i Converge hanno fatto nascere anni fa. Il suono è crudo, violento, veloce e senza fronzoli, molto americano nel suo essere hardcore moderno. Il disco è figlio del dolore, della perdita e della separazione da chi amiamo, e l’hardcore è l’abito perfetto per descrivere queste sensazioni. Non rimane molto tempo per perdersi in commiserazioni, non abbiamo la possibilità di schiacciare il tasto rewind o di riportare indietro la linea di avanzamento. Possiamo solo andare veloci e cercare di non farci male o di non procurarlo, sballottati dalla vita. Gli American Standards hanno preso dei bei colpi, e hanno riversato il loro dolore nella musica, facendo un notevole album di hardcore moderno. Ci sono momenti veloci ma anche passaggi più lenti ancora più devastanti di quelli veloci. Ci sono molti riferimenti all’opera dei maestri Converge, ma gli American Standards trovano una maniera personale ed efficace di fare musica. Anti Melody è un disco molto maturo e completo, che non segue l’attuale tendenza al metalcore di certi gruppi hardcore specialmente americano. L’hardcore è un linguaggio dalle molte applicazioni, ed in questo caso serve per gridare, per piangere chi non c’è più in una maniera diversa e positiva, urlando la rabbia condividendola con le altre persone. Cosa ancora più importante di tutte, è che gli American Standards sono un grande gruppo di hardcore non convenzionale o artefatto, questa è musica che sanguina per davvero.

Tracklist
1.Writers Block Party
2.Carpe Diem, Tomorrow
3.Church Burner
4.Bartenders Without Wings
5.Danger Music #9
6.Cancer Eater
7.Broken Culture
8.Chicago Overcoat

Line-up
Brandon Kellum- Vocals
Corey Skowronski- Guitar
Steven Mandell- Bass
Mitch Hosier- Drums

AMERICAN STANDARDS – Facebook

Buzzøøko – Giza

Noise fatto in maniera intelligente, mai ovvia e con una grande ricerca musicale: potrebbe essere questa in poche parole la sintesi della musica dei Buzzøøko.

Noise fatto in maniera intelligente, mai ovvia e con una grande ricerca musicale: potrebbe essere questa in poche parole la sintesi della musica dei Buzzøøko.

Il loro noise nervoso e frammentato, mai troppo distorto secondo la lezione dei Don Caballero, è frutto di un lavoro certosino e si va a collocare nel solco della scuola noise italiana, che deve molto ai mostri di oltreoceano ma anche a gruppi nostrani, come gli Zu per esempio. Qui la melodia è data dalla somma dei componenti, in un fluttuare continuo tra accelerazioni e sospensioni del tempo. Il basso lancia acuti, mentre le chitarre lanciano segnali mai uguali e la batteria traccia solchi per contenere il tutto. Vi sono molte sfaccettature in questo disco, e per apprezzarlo fino in fondo bisogna riascoltarlo tutto più e più volte, cogliendo sempre di più le sfumature che compongono il disco. In alcuni momenti si può anche ascoltare la rielaborazione personale del grunge da parte dei Buzzøøko, substrato importante di un certo noise. Certamente nel discorso sui generi si può anche nominare il math perché è presente, ma il risultato ed il fine ultimo è il noise, ovvero quel frazionare la melodia e ricostruire il tutto, facendo un cut up sull’originale. In questo i Buzzøøko sono molto bravi, poiché partendo da territori diversi riescono a dare un organicità al loro lavoro. Giza è un disco profondo e con diversi livelli di lettura, i quali esistono a discrezione dell’ascoltatore e dei suoi pregiudizi in fatto di musica. Inoltre i Buzzøøko danno l’impressione di avere tutti i mezzi per fare ancora meglio di questo disco, essendo presenti potenzialità molto forti che danno sicurezza per il futuro. Non è semplice il discorso musicale che portano avanti, soprattutto negli odierni tempi dell’appiattimento musicale e non. Strade sconnesse e tanto da scoprire, questo è quello che ci offrono i Buzzøøko.

Tracklist
1.Jerry The Joker
2.Love Is Indie Hair
3.Gettin’ Sick
4.Lady Led
5.Hollow Man
6.P.s.h.
7.The Riot

Line-up:
Simon – guitar, vocals
Marco – bass
Lorenzo – drums

BUZZOOKO – Facebook

MalClango – MalClango

L’impianto delle canzoni è free jazz, nel senso che non sia ha struttura, ma si tratta di jams solidificate, e in questi gironi di note possiamo trovare noise, math, e nervosità varie con uno stile fortemente americano anni novanta e duemila, ma anche debitore di molte bellissime esperienze italiane, come ad esempio i Fluxus.

Il rumore è un piacere che ha molte forme, declinazioni, e strutture, il tutto figlio del caos. I MalClango fanno uno splendido rumore.

Lasciate a casa la canzonetta, la stofa e pure il ritornello e immergetevi in acque che non conoscete ancora. Certo queste acque sono mosse, ma il piacere è figlio del pericolo. I MalClango sono un gruppo romano formato da membri di Juggernaut, Inferno e Donkey Breeder. Chi conosce la scena sotto la superficie italiana ha già forse intuito dove andremo a parare, E invece no, perché qui tutto muta in un continuum che esce fuori dallo spazio tempo per diventare lineare come la carta moschicida. Le composizioni sono progressive, ovvero vanno avanti e non hanno ritorni, mentre gli strumenti suonano al loro massimo. L’impianto delle canzoni è free jazz, nel senso che non sia ha struttura, ma si tratta di jams solidificate, e in questi gironi di note possiamo trovare noise, math, e nervosità varie con uno stile fortemente americano anni novanta e duemila, ma anche debitore di molte bellissime esperienze italiane, come ad esempio i Fluxus. In realtà è tutta nouvelle vague, ma è una fortuna che lo sia, perché sinceramente di proclami e sicurezze nella musica sono pieni i cimiteri, qui bisogna fidarsi di tre oranghi che improvvisano e tutto passa più veloce, perché alla fine è tutta una lotta contro l’ansia ed il ritmo circadiano. Un disco da esplorare in gioco libero, perché la mappa è davvero estesissima. Molto rumore per molto.

TRACKLIST
1.Patatrac
2.Nimbus
3.Ostro
4.Petricore
5.Anatomia Di Un battibecco
6.GranBurrasca
7.Sant’Elmo

MALCLANGO – Facebook

Into My Plastic Bones – A Symbolic Tennis Pot

Un tuffo freschissimo nelle acque del miglior indie noise rock degli anni novanta, tanto per intenderci Touch & Go et similia.

Un tuffo freschissimo nelle acque del miglior indie noise rock degli anni novanta, tanto per intenderci Touch & Go et similia.

Nati a Torino nel 2006 come trio strumentale, questi ragazzi si sono poi trasformati in una macchina di noise math e dintorni. Il loro suono è scarno, minimalista ed estremamente affascinante e tocca corde a cui non si può rimanete indifferenti. La qualità del disco è davvero alta, si sarebbe voluto ascoltare un disco così anche in anni nel quale questo genere furoreggiava nelle orecchie alternative. Gli Into My Plastic Bones esprimono una forza ed un’energia incredibili, supportate da una forza compositiva che lascia stupefatti. Tutto sembra molto semplice e nervoso, con chitarre che sgusciano creando inusitate linee melodiche con la parte ritmica. Il disco è stato registrato in presa diretta all’Oxygen Recording Studio di Verzuolo in provincia di Cuneo e poi rimasterizzato da un certo Bob Weston a Chicago, e si sente. Il disco non contiene sovraincisioni o correzioni, e la sua vera imperfezione è ulteriore motivo di bellezza.
Un disco molto bello, che risente di una certa atmosfera che sembrava ormai dimenticata, ma che può ancora regalare molte gioie se fatta nella giusta maniera.

TRACKLIST
1.Sumizome / 666
2.Overstepping bounds
3.Cheap canvas
4.Sawn
5.This endless conversation
6.Supermarket macarena
7.Flyby
8.Ngunza

INTO MY PLASTIC BONES – Facebook

Noise Trail Immersion – Womb

Tecnica e capacità compositiva sono importanti e notevoli in questo disco, ma la cosa più importante è il cuore di questo gruppo, la capacità di creare empatia con l’ascoltatore.

Pesantissimo esordio discografico per questo gruppo torinese, dedito ad un hardcore metal nerissimo, con incursioni nel death metal e nel math, con inaspettate e bellissime aperture melodiche.

I Noise Trail Immersion sono un gruppo che ha sicuramente attinto a Converge, The Secret e Dillinger Escape Plan, e la loro capacità più grande è di essere partiti da qui per intraprendere un cammino totalmente nuovo e ricchissimo. Anche grazie all’ottima produzione si possono sentire canzoni cariche di furia, di tecnica, di melodie da scoprire e tanta voglia di coinvolgere l’ascoltatore. Quello che vi aspetta in questo disco è un nero ed oscuro viaggio, ma sarà molto piacevole, poiché è da tempo che non si ascoltava un lavoro simile nel genere, che poi non è un genere musicale tout court bensì una maniera di sentire. I Noise Trail Immersion ci portano in bui corridoi dove ci aspettano bestie sconosciute e umani che potrebbero essere i nostri cari, ma li vedrete come personaggi di SIlent Hill. L’assalto sonoro è notevole, ma ciò che colpisce di più è al straordinaria capacità di colpire l’ascoltatore per poi innalzarlo con aperture bellissime. Ogni canzone si fa ascoltare fino in fondo, ogni canzone è un piccolo movimento di un’opera più grande, dove tutto è incastonato perfettamente in un’apocalisse sonora e di sentimenti sublime.
Tecnica e capacità compositiva sono importanti e notevoli in questo disco, ma la cosa più importante è il cuore di questo gruppo, la capacità di creare empatia con l’ascoltatore. Bellissimo, e pensare che al primo ascolto non mi era piaciuto.

TRACKLIST
1.Border
2.In Somnis
3.Light Eaters
4.Placenta
5.Womb
6.Organism
7.Hypnagogic
8.Tongueless
9.Birth

LINE-UP
Membri
Fabio – vox
Davide – guitar
Daniele – guitar
Lorenzo – bass
Paolo – drums

NOISE TRAIL IMMERSION – Facebook

Bleed Someone Dry – Subjects

Riedizione a cura delle WormHoleDeath di questo buon lavoro dei Bleed Someone Dry.

La WormHoleDeath si assicura le prestazioni di questi cinque musicisti di Pistoia e ristampa il loro secondo full-length dal titolo Subjects uscito nel 2012 per l’etichetta veronese Kreative Klan.

Subjects e’ un lavoro di difficile catalogazione, la band parte da un concept che denuncia la totale assuefazione del genere umano alla schiavitù morale e sociale imposta dalla società odierna, che di fatto va a scapito per una più redditizia globalizzazione di massa. A livello musicale i Bleed Someone Dry usano la materia “core” con qualche riferimento al death, anche se non così pronunciato come in molte realtà di genere, con un uso dell’elettronica che molte volte si alterna ai tipici cambi di tempo ritmici ed il ricorso ad una voce che risulta uno scream sguaiato ma dal buon impatto. Questo album è caratterizzato da un sound pieno, un vero muro sonoro che travolge tra ritmiche potenti, strutture complesse ma che non inficiano la scorrevolezza dei brani, lasciando che la musica avvolga l’ascoltatore senza grossi cali di tensione, tra riffoni ultraheavy, partiture elettroniche ed evoluzioni tecniche mai troppo forzate. La title track, Corrosive Whisperer, The law is not equal for all, sono le canzoni dove a mio parere il sound della band risulta più enfatizzato. Un buon lavoro, dunque, consigliato agli amanti del death più moderno e a coloro che non disdegnano band più note come Meshuggah, Converge e Dillinger Escape Plan.

Tracklist:
1. Bleed
2. As Broken Shards
3. Subjects
4. Corrosive Whisper
5. Wide Open Jaws
6. Jab of Hatred
7. By My Horny Hands
8. The Law Is Not Equal for All
9. ‘Till the End
10. It’s a secret

Line-up: Jonathan Mazzeo – Guitars, Synths
Mattia Baldanzi – Bass
Alfeo Ginetti – Drums
Alessio Bruni – Vocals