Dead End Finland – Season Of Withering

I Dead End Finland fanno centro con il rolo melodic death grazie ad un grande vocalist ed ad un ottimo songwriting: un album tutto da ascoltare.

Nereo Rocco diceva: datemi un portiere che para e un centravanti che segna … la frase di questo grande mister, ben si adatta al disco in questione: infatti i Dead End Finland, per far piacere il loro album, hanno dalla loro delle belle canzoni ed un vocalist bravissimo, peculiarità che, in un genere inflazionato come il melodic death fanno decisamente la differenza.

I quattro ragazzi di Helsinki arrivano al secondo album dopo l’esordio, “Stain Of Disgrace” del 2011, ed il loro death melodico infarcito da abbondanti tastiere e con strizzate d’occhio a sonorità moderniste, non tralasciando puntate verso melodie vicine agli ultimi e connazionali Amorphis.
La punta di diamante del combo finnico è il vocalist Mikko Virtanen, perfetto nel growl e splendido nell’utilizzo delle clean vocals, il che, abbinato ad un ottimo songwriting, rende l’ascolto del disco una vera goduria per gli amanti di queste sonorità, una quarantina di minuti di metal trascinante che passeranno alla velocità della luce, in modo tale che non vi rimarrà che riascoltare il tutto dall’inizio.
Dai suoni moderni della title-track ai tastieroni in tipico Children of Bodom style, accompagnati da clean vocals degne di Tomi Joutsen, cantore del Kalevala in casa Amorphis, è tutto un susseguirsi di ben accolti clichè, bissati da Zero Hours, altro bellissimo esempio di metal scandinavo, dove il drumming impetuoso di Miska Rajasuo prende per mano il brano e ritorna prepotentemente protagonista anche nella durissima Silent Passage, nella quale spuntano richiami ai Dark Tranquillity.
Sinister Dream, Shape of the Mind e la conclusiva Dreamlike Silence alzano, e non di poco, il parere positivo su questo album: tre canzoni nelle quali in una quindicina di minuti viene convogliato il meglio del genere, con i Dead End Finland intenti a sparare le loro frecce avvelenate dai suoni di Amorphis, In Flames, Dark Tranquillity e primi Sentenced, mettendo la parola fine al lavoro tra i doverosi applausi, da estendere anche alla produzione da top album che rende il suono piacevolmente cristallino.
In conclusione mi permetto una considerazione: negli anni in cui il melodic death dettava legge sul mercato metallico trovarono la gloria band considerate allora fenomenali ma sicuramente di gran lunga inferiori agli attuali Dead End Finland.
Quindi fidatevi e date un ascolto a Season Of Withering.

Tracklist:
1. Season of Withering
2. Zero Hour
3. Hypocrite Declaim
4. Paranoia
5. An Unfair Order
6. Bag of Snakes
7. Silent Passage
8. Sinister Dream
9. Shape of the Mind
10. Dreamlike Silence

Line-up:
Miska Rajasuo – Drums
Santtu Rosen – Guitars, Bass
Jarno Hänninen – Keyboards
Mikko Virtanen – Vocals

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6th Counted Murder – 6th Counted Murder

Un lavoro che non potrà non piacere sia agli amanti del metal classico sia ai fan del death melodico.

Dura la vita del recensore: la fortuna di poter scrivere di musica è bilanciata, almeno per chi questo “hobby/mestiere” cerca di farlo in modo scrupoloso, con il timore di non essere entrato in sintonia con l’album e di conseguenza con gli artisti che l’hanno creato perchè, alla fine, lo scritto rimane così come la musica delle band.

Questo vale, sopratutto quando ci si imbatte in lavori di qualità come l’esordio dei milanesi 6th Counted Murder, dove la passione e la professionalità degli artisti è pari alla bellezza dell’album. I cinque “assassini” ci hanno lavorato più di un anno nel loro quartier generale (The Basement Studios), se lo sono prodotto e registrato, insomma sacrifici, sudore e lacrime, ma ne è valsa la pena alla luce dell’eccellente risultato. Metallo pesantissimo, tecnico, una creatura che si nutre del sangue della vergine di ferro e assorbe linfa dall’albero del death metal scandinavo, quello dei primi lavori di In Flames e Dark Tranquillity. Le due asce, al secolo, Andrea P. Moretti e Marzio Corona, ricamano riff maideniani con facilità disarmante, assecondati da una sezione ritmica di tutto rispetto composta dall’ex Drakkar Alessandro Ferraris al basso e Gianluca D’Andria dietro alle pelli. Il cantore di questi crimini, Luca Luppolo, gestisce alla perfezione il suo growl, il quale non risulta mai forzato, sorta di lama di quell’ascia che cadrà sulle vostre teste appena schiaccerete il tasto play del vostro lettore. Dark Room dà il via alla mattanza, l’assassino si presenta con un riff dalle dissonanze doom, con sugli scudi la sezione ritmica protagonista di stupendi cambi di tempo; Heaven Kills e Grave sono meravigliosi esempi di come nel metal quello che conta veramente non è l’essere originali a tutti i costi, ma le cose che continuano a fare la differenza sono un songwriting di valore e la padronanza assoluta degli strumenti. Accenni moderni li troviamo nella bellissima Dead Man Talkin, spaccata in due da quaranta secondi di assoli d’alta scuola, Evil Mode non avrebbe sfigurato nella tracklist di “The Jester Race” degli In Flames, prima di essere sopraffatti da pruriti nu metal. Un‘intro acustica annuncia Remember Your Story, mentre ritmi thrash contraddistinguono le dirette Sleepless Night e Rejection; Road To Nowhere è una cavalcata classic metal che risulta, forse, la più ottantiana del lotto, con quella ritmica che mi ha fatto ronzare per la testa altri due grossi nomi del mondo metal: Saxon e i primi Testament. Siamo alla fine, Memories conclude un lavoro che non potrà non piacere sia agli amanti del metal classico sia ai fans del death melodico; suonato divinamente, con un gran lavoro in fase di produzione e curato nei minimi dettagli: insomma, professionalmente ineccepibile.

Tracklist:
1.Dark Room
2.Heaven Kills
3.Grave
4.Dead Man Talkin
5.Evil Mode
6.Remember Your Story
7.Sleepless Night
8.Rejection
9.Road To Nowhere 10.Memories

Line-up:
Luca Luppolo – vocals
Andrea P. Moretti – guitars
Marzio Corona – Guitars
Alessandro Ferraris – bass
Gianluca D’Andria – drums

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Carved – Dies Irae

L’interessante uso delle tastiere e la voglia di non appiattirsi su modelli precostituiti rendono meritevole d’attenzione questo lavoro che mette a frutto l’intensa attività live svolta dai Carved a supporto di nomi prestigiosi della scena metal italiana.

Interessante il potenziale esibito dagli spezzini Carved con questo loro esordio su lunga distanza.

Il death melodico proposto dai nostri, infatti, differisce senza dubbio dagli schemi consueti e, pur condividendone la catalogazione di sottogenere e la data di pubblicazione del disco, per esempio, non hanno neppure troppi punti in comune con i compagni d’etichetta Kruna.
In effetti, come accade, sia pure con modalità diverse, alla band friulana, tutto sommato anche i Carved aderiscono solo a tratti agli stilemi classici della scuola svedese, prendendo come possibile riferimento, specialmente nei brani più sinfonici, i Dark Lunacy, pur mostrando rispetto a questi una ridotta componente orchestrale; azzarderei anche, per attitudine e varietà compositiva, una certa affinità con i primi due lavori dei tedeschi Pyogenesis, usciti a metà degli anni ’90.
Dies Irae si snoda pertanto in maniera snella alternando, nei suoi quaranta minuti scarsi, brani dalla notevole forza evocativa, quali Echo Of My Cinderella, The Perfect Storm e Black Lily Of Chaos, ad altri episodi più diretti ma non privi di azzeccati inserti melodici (Enter The Silence, Scripta Manent, Ashes Of A Scar).
Un interessante uso delle tastiere e la voglia di non omologarsi più di tanto a modelli precostituiti rendono meritevole d’attenzione questo lavoro che, peraltro, mette a frutto l’intensa attività live svolta a supporto di nomi prestigiosi (uno su tutti, i corregionali Necrodeath), anche perché questo pare essere solo il primo passo di un percorso che potrebbe riservare alla band ligure non poche soddisfazioni.

Tracklist :
1. Dies Irae (Praeludium)
2. Echo of My Cinderella (The Final Symphony)
3. Enter the Silence
4. Scripta Manent (Bullshit)
5. The Perfect Storm
6. At the Gates of Ice
7. Ashes of a Scar 0
8. Black Lily of Chaos
9. A New World (Postludium)

Line-up :
Nicola Paganini – Bass
Francesco Daniele – Drums
Alessio Rossano – Guitars
Alessandro Ferrari – Guitars
Mattia Nuti – Keyboards
Cristian Guzzon – Vocals

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