In Cauda Venenum / Heir / Spectrale – In Cauda Venenum / Heir / Spectrale

Tre entità transalpine dalle sonorità oniriche, post metal e black.

Bellissimo ed affascinante split licenziato dalla label francese Emanations, in collaborazione con Les Acteurs De L’ombre, etichetta specializzata in sonorità estreme e d’avanguardia, che ci presenta queste tre entità transalpine dalle sonorità oniriche, post metal e black.

La prima band in scaletta sono gli Spectrale, duo di Bordeaux composto da Jeff Grimal e Jean-Baptiste Poujol che, armati di sole due chitarre acustiche, eseguono tre brani strumentali dalla forte impronta psichedelica, eterea e dai tenui colori sulle tonalità del grigio.
L’atmosfera creata da Sagittarius A, Al Ashfar e Crepuscole invita ad entrare nell’universo del duo, composto da musica ipnotica, trascendentale, le sei corde si intrecciano in trame acustiche oniriche, mentre in sottofondo richiami psichedelici creano un’aurea di viaggio, una liquida passeggiata dentro di noi accompagnati dai suoni acustici in un crescendo atmosferico tra sonorità pink floydiane e post metal alla Ulver.
Clamorosa la prova degli In Cauda Venenum, gruppo di Lione con un full length omonimo alle spalle uscito lo scorso anno, autore di un interessante post black metal e qui alle prese con un brano originariamente composto da Angelo Badalamenti per la colonna sonora di Twin Peaks.
Laura Palmer, Agonie à Twin Peaks è un brano di quindici minuti dove il gruppo descrive l’agonia della protagonista, una ragazzina votata all’autodistruzione, amalgamando disperate e drammatiche parti black con atmosferiche e quanto mai oscure sonorità post dark, valorizzate dal cello di Raphaël Verguin, in un’escalation di sofferenza e distruzione mentale e corporale.
Un piccolo capolavoro, angosciante e quanto mai terrorizzante, una discesa nel più profondo disagio accentuato dalle criptiche sonorità che la band con maestria fonde con il metal estremo, in un delirio di dolore che porta inevitabilmente alla morte.
La terza band chiamata in causa sono i black metallers Heir, giovane gruppo di Tolosa attivo dallo scorso anno con il debutto in formato ep dal titolo Asservi.
Tre brani per il quintetto che svariano tra il black metal old school e sonorità rock, atmosferico quanto basta per considerare il gruppo come parte del movimento post black e bravo nel saper condurre il songwriting tra i meandri del metal estremo, rallentando i ritmi e regalando ottime parti molto vicine al confine con lo sludge.
Delle tre songs, i nove minuti di Upon The Masses sono il perfetto sunto del sound degli Heir, in quanto racchiudono furia black, rallentamenti ed atmosfere post rock.
Ne esce uno split esaustivo sul lavoro di queste label transalpine, specializzate nei generi più vari della musica estrema e che ci presentano altre tre realtà del loro roster dall’alto tasso qualitativo.
Musica non per tutti ma tremendamente affascinante, specie per chi vuole sperimentare nuovi ascolti.

TRACKLIST
1. Spectrale – Sagitarrius A
2. Heir – Descent
3. In Cauda Venenum – Laura Palmer, agonie à Twin Peaks
4. Spectrale – Al Ashfar
5. Heir – Upon the Masses
6. Spectrale – Crépuscule
7. Heir – Sectarism

LINE-UP
Spectrale :
Jeff Grimal – Guitars
Jean-Baptiste Poujo – Guitars

In Cauda Venenum :
Ictus – Guitars, Vocals
N.K.L.S. – Drums, Guitars
Raphaël Verguin – Cello

Heir :
F.D – Bass
D.D – Drums
M.S – Guitars
M.D – Guitars
L.H – Vocals

IN CAUDA VENENUM – Facebook
HEIR – Facebook

Somnium Nox – Apocrypha

Con coraggio e personalità i due musicisti di Sydney/Canberra incorporano in un’unica opera quello che è stata l’evoluzione del genere dagli ormai lontani primi anni novanta

Dalle terre australiane arriva questo nuovo duo di black metallers con il debutto fatto di una sola traccia di sedici lunghi minuti, che ripercorre la storia del black metal, dal più puro e raw, passando per il sinfonico fino a sfiorare lidi post black.

I Somnium Nox sono il chitarrista Nocturnal ed il vocalist Ashahalasin, e Apopcrypha è il primo vagito, un urlo che tocca vertici di geniale metallica, caratterizzata da una varietà stilistica sorprendente, colma di parti estreme, elementi sinfonici ed atmosfere post black che ne fanno un sunto degli ultimi venticinque anni.
Con coraggio e personalità i due musicisti di Sydney/Canberra incorporano in un’unica opera quello che è stata l’evoluzione del genere dagli ormai lontani primi anni novanta, e lo fanno con una facilità disarmante rendendo l’ascolto scorrevole per nulla forzato ed assolutamente affascinante.
Si parte in quarta ed i primi minuti sono estremismo black allo stato puro, poi i venti cambiano, delicate sinfonie fanno capolino fino all’arrivo di una parte atmosferica rock oriented e dai rimandi pinkfloydiani, a metà brano la furia si abbatte ancora una volta su di noi, estrema e cattivissima, per poi cadere in un abisso metallico che sfocia al centro della terra dove ad aspettarci ci sono note di liquido incedere black/psichedelico.
Il viaggio finisce qui, il ritorno sarà un’odissea, dispersi nei meandri di musica senza tempo che coglie elementi già usati in precedenza ma dona loro un’anima propria e li fa convivere in questo bellissimo brano.
Non perdeteli di vista ed aspettate con noi il prossimo passo di questa intrigante creatura estrema.

TRACKLIST
Apocrypha

LINE-UP
Nocturnal – Guitars
Ashahalasin – Vocals

SOMNIUM NOX – Facebook

Wildernessking – … And The Night Swept Us Away/The Devil Within

La label transalpina Les Acteurs De L’Ombre, dopo gli ottimi riscontri avuti dal primo full length, ristampa in un unico formato in vinile i primi due ep dei sudafricani Wildernessking.

Mystical Future aveva ben impressionato gli addetti ai lavori, un album sorprendente sotto tutti i punti di vista, a partire dal paese di provenienza del quartetto fuori dai soliti circuiti fino alla maturità artistica ed allo spessore dell’opera.
… And The Night Swept Us Away e The Devil Within risalgono rispettivamente nel 2012 e nel 2014 e rispecchiano in toto tutte le virtù riscontrate in seguito; il quartetto di Città del Capo conferma il proprio talento nel saper amalgamare il metal estremo dai rimandi black con atmosfere ricche di parti oniriche e malinconiche, risultando maturo già da questi splendidi primi passi.
La furia del black metal alternata a passaggi melodici ed atmosferici, chiamata superficialmente e più semplicemente post black, trova in questi brani una delle sue forme migliori, un’urgenza espressiva e rabbiosa che si scontra con delicate ed intimiste parti melodiche, tragiche e drammatiche nella loro perenne oscurità, ma in grado di trasmettere emozioni forti, con un talento non comune e riscontrabile con il contagocce anche nei paesi che hanno dato i natali a queste sonorità.
Improvvisi impulsi elettrici che si trasformano in tempeste di suoni estremi, si placano all’arrivo di atmosferici passaggi acustici, malinconici ed intimisti, ma assolutamente privi di forzature come se i Wildernessking avessero trovato lungo le strade della loro lontana ed affascinante terra il segreto per riuscire ad amalgamare sonorità così distanti tra loro, ma perfettamente inglobate nel loro songwriting, traducendolo in un susseguirsi di saliscendi emozionali, lungo il doloroso e sofferto spartito.
La titletrack del primo ep seguita, dalle trame acustiche di Morning, ne sono il perfetto esempio, passando dalle tempeste black della prima alle stupende melodie della seconda con una facilità disarmante, come la fine di una tempesta su Capo di Buona Speranza ed il ritorno naturale alla quiete, con il mare che piano ritorna ad addormentarsi.
L’album per intero si sviluppa su queste coordinate, passando dal capolavoro The Devil Within, title track del secondo ep, dove il black metal del gruppo non è mai stato così devastante e le parti atmosferiche così oscure e pregne di umori oscuri ed onirici.
Una band quella sudafricana alla quale, anche grazie a questa uscita, la definizione di cult band calza a pennello: un altro esempio di come la musica non abbia confini geografici, superateli, anche voi vi farete solo del bene.

TRACKLIST
… And The Night Swept Us Away:
1. 1. Adrift 03:33
2. 2. And The Night Swept Us Away 05:26
3. 3. Morning 06:01

The Devil Within:
4. 1. Lurker 04:22
5. 2. Flesh 04:27
6. 3. The Devil Within 10:05

Bonus Track:
Decay 02:56
And The Night Swept Us Away (live studio version) 05:11″

LINE-UP
Keenan Nathan Oakes – Vocals Bass
Dylan Viljoen – Guitars
Jesse Navarre Vos – Guitars
Jason Jardim – Drums

WILDERNESSKING – Facebook

Morphinist – Terraforming

Questi trentacinque minuti intensi ed convincenti mettono il nome Morphinist tra quelli da cerchiare con circoletto rosso, nel novero di coloro che si muovono nello stesso ambito musicale.

Abituati ad esaminare dischi pubblicati da band o musicisti che fanno trascorrere anni tra un’uscita e l’altra, fa sempre un certo effetto trovarsi al cospetto di un tipo come il tedesco Argwohn, che con il suo progetto solista Morphinist, ha già prodotto 10 full length a partire dal 2013 (!), senza contare le restanti band in cui, da solo o in compagnia, è attualmente coinvolto

Difficile, quindi, immaginare il nostro alle prese quotidianamente con qualcosa che non sia uno strumento musicale, anche se dobbiamo ammettere che una tale prolificità di solito fa pensare a una possibile dispersione di energie a discapito della qualità complessiva.
Proprio a causa di questo pregiudizio e non conoscendo il pregresso dei Morphinist, (anche perché ci vorrebbe qualche settimana per ascoltare tutto il materiale partorito …) devo dire che sono rimasto davvero sorpreso da un lavoro come Terraforming, il nono della serie (infatti, il mese scorso, lo stakanovista di Amburgo ha già dato alle stampe il successivo Giants …) che non lascia nulla per strada in quanto ad intensità e focalizzazione a livello compositivo.
Quello che viene proprosto nell’album in questione è il cosiddetto post black, ovvero una versione molto atmosferica e dalle ampie derive ambient doom del genere nato in Norvegia nei primi ’90, con il quale di fatto i legami sono rinvenibili a livello vocale e per le accelerazioni ritmiche in blast beat ; sia a livello grafico che di sonorità appare evidente un’ispirazione di matrice cosmica, che nelle parti rallentate può avvicinarsi persino ai Monolithe (questo avviene soprattutto in Terraforming I), e tutto ciò rende oltremodo intrigante l’operato di Argwohn, il quale dimostra lungo tutto il disco di possedere anche un notevole gusto melodico.
Terraforming è, infatti, un lavoro che, scremato dei suoi momenti più ruvidi, si lascia ascoltare con un certo agio, contraddistinto da passaggi liquidi e di pregevole esecuzione (splendido per esempio l’incipit della terza parte); questi trentacinque minuti intensi ed convincenti mettono il nome Morphinist tra quelli da cerchiare con circoletto rosso, nel novero di coloro che si muovono nello stesso ambito musicale.
A questo punto sono curioso di ascoltare che cosa Argwohn abbia escogitato in occasione di Giants che, al contrario di Terraforming, non pare godere dello stesso dono della sintesi, visto che consta di ben quattro brani di circa venti minuti ciascuno.
Vi faremo sapere …

Tracklist:
1. Terraforming I
2. Terraforming II
3. Terraforming III

Line-up:
Argwohn – Everything

MORPHINIST – Facebook

Ljáin – Endasalmar

Roba del Demonio. Sono rari i gruppi che esordiscono in tal modo nella scena musicale, qualsiasi genere si prenda in considerazione.

Dalla fredda e vulcanica Islanda esordiscono i Ljáin con una demo che non vede alcuna speranza di salvezza. L’unico riferimento da considerare è Moon (dagli antipodi Australiani) che con Chaduceus Calice aveva dato un seguito ai primi dischi di Xasthur. Si sente l’odore di freddo, sudore e mura ovattate di una sala prove, in cui la registrazione grezza e violenta sbatte corpi ovunque. E’ una sinfonia cacofonica, suonata con distorsioni, urla possedute da chissà quale entità e batteria suonata con coltelli invece di bacchette. Raw-hostile e brutal black metal senza citare alcun virtuosismo satanico, non ce n’è bisogno. Una intro che abbassa le tende e mette tutti a tacere (Eilíf þjáning) prima di dare voce ad una malattia sonora che con Hlekkir holdsins ci riporta a”De Mysteriis… e alle perversioni vocali di Pelle. Alcuni attimi di apparente tregua a metà traccia e torniamo sotto la maledizione di Endasálmar che dà il titolo alla demo, iniziando contorta per chiudere in un doom degno di nota. Acquisto decisamente consigliato da mettere in un altarino, non appena un’etichetta si farà sotto per questo promettente gruppo. Qual’ è il voto massimo? Aggiudicato …

TRACKLIST
1.Eilíf þjáning
2.Svartigaldur
3.Hlekkir holdsins
4 Endasálmar

Howls of Ebb – Cursus Impasse: The Pendlomic Vows

Questo disco è stato composto da una legione di demoni che si sono impossessati di Zee-Luuuvft-Huund e Roteen’ Blisssss e ci raccontano cose infernali.

Pazzia in ogni nota, disordine e un bel vaffanculo alla forma canzone.

Questo disco è stato composto da una legione di demoni che si sono impossessati di Zee-Luuuvft-Huund e Roteen’ Blisssss e ci raccontano cose infernali. Non si può sapere cosa ci si possa aspettare da questo disco, che esplora i lati più nascosti del metal e va ben oltre. Tutto è nuovo, originale in questa forma. Gli Howls of Ebb fanno il perfetto disco metal underground, c’è talmente tanto qui dentro che forse a volte è addirittura troppo.
Troviamo sfuriate black metal, parti death, intermezzi free grind jazz, pezzi quasi ambient e narrati da una voce sempre infernale. Questi veterani dell’underground di Kansas City spalancano porte dimensionali da dove possono accedere al nostro mondo complicati demoni e larve astrali, ci raccontano di come tutto sia dominio assoluto del dio dell’assurdo, e di come le nostre faccende non abbiano significato. In tutto questo caos ragionato l’ordine prende le sembianze dell’accurata produzione che riesce a farci districare in questo caos.

TRACKLIST
01 The 6th Octopul’th Grin
02 Cabals of Molder
03 Maat Mons’ Fume
04 7 Ascetic Cinders, 8 Dowries of g
05 Gaunt Vertigo
06 Subliminal Lock_ A Precursor to V
07 The Apocryphalic Wick

LINE-UP
:zEEE-LuVft-huuND – Vibrations, Polysyllabic Mysticisms, Synthetic Magikx
RoTnn’BlisssS – Cadence of Limp & Duress, Bronze Aura & Frequency

HOWLS OF EBB – Facebook

True Black Dawn – Come The Colorless Dawn

Come The Colorless Dawn potrebbe suonare come il giusto seguito al primo disco, ed in una certa misura, lo è ma è anche molto di più, essendo soprattutto un gran disco di black metal

Tornano dopo uno hiatus di 15 anni i black metallers True Black Dawn, suono cattivissimo e storia tormentata.

Il loro debutto sulla lunga distanza del 1993 War Against Christians era stato uno dei demo più notevoli della scena finlandese, diventando immediatamente un classico del genere. Durante quegli anni il gruppo si chiamava Black Dawn, poi dovettero cambiare il nome in True Black Dawn, poiché un gruppo americano omonimo aveva minacciato una causa legale. Nel 2001 tornano con Blood For Satan, ottimo disco che li porta nuovamente alla ribalta ed in misura ancora maggiore rispetto al passato. Dopo questo disco, la totale scomparsa, niente fino ad un’esibizione nella loro Helsinki, al Black Flames of Balsphemy Festival nel 2014, ed il primo show all’estero in Olanda. E poi questo disco, che arde della fiamma del black metal originale, caotico, minimale eppure estremamente significativo, carico e distorto. Questo disco è un gran ritorno ed una ferma dimostrazione di quale posto spetta ai True Black Dawn. Lo spirito originale del black metal è qui migliorato, meditato e risputato fuori con violenza immutata, ma con molte migliorie rispetto al passato. I True Black Dawn hanno avuto un’evoluzione diversa, più lenta e più simile al whisky che al vino, ma sono arrivati ad un risultato sicuro e potente, Come The Colorless Dawn potrebbe suonare come il giusto seguito al primo disco, ed in una certa misura, lo è ma è anche molto di più, essendo soprattutto un gran disco di black metal, come pochi attualmente. Ottimo ritorno.

TRACKLIST
01. Intro
02. Come The Colorless Dawn
03. The Light Goes Out
04. Cinereous
05. The Ring – Pass -Not
06. Downward The Serpent Spiral
07. Strange Shaded Sky
08. The Sectile Shadow
09. Eyes Of The Cadaver
10. Into The Tomb Of Her Mirror
11. Outro

LINE-UP
Wrath – scream queen.
Syphon – guitar.
TG – guitar.
Cult – bass.
VnoM – drums.

TRUE BLACK DAWN – Facebook

Auðn – Auðn

Auðn è la continuazione di un qualcosa che si è risvegliato con il black metal, ma questo qualcosa era lì latente e presente, come uno degli antichi di Lovecraft.

Dalla fertilissima Islanda arriva questo gran disco di black metal, fatto con Bathory nel cuore e nel suono.

Incastonati nella tradizione scandinava gli Auðn fanno un black metal con un respiro ampissimo, atmosferico e davvero ben fatto. Bathory ha mostrato a molta gente le luce e la maniera di fare musica estrema legandosi alle proprie tradizioni, e questo senza essere necessariamente scandinavi.
Il disco originale era uscito nel 2014, ed era doveroso ristampare questo disco per una maggiore diffusione che merita ampiamente. I suoni degli Auðn sono suoni tipicamente scandinavi, con un tocco particolare come tutte le cose fatte dagli islandesi. Non è una musica innovativa od originale, ma è un qualcosa fatto molto bene, con ottima composizione e produzione. Auðn è la continuazione di un qualcosa che si è risvegliato con il black metal, ma questo qualcosa era lì latente e presente, come uno degli antichi di Lovecraft. Questo suono in realtà è amore per la propria terra, le proprie tradizioni e per qualcosa che è oscuramente dentro di noi.

TRACKLIST
1.Klerkaveldi
2.Undir Blóðmána
3.Sífreri
4.Feigð
5.Landvættur
6.Þjáning Heillar Þjóðar
7.Auðn

LINE-UP
Aðalsteinn Magnússon – Guitar.
Andri Björn Birgisson – Guitar.
Hjalti Sveinsson – Vocals.
Hjálmar Gylfason – Bass.
Sigurður Kjartan Pálsson – Drums.

AUDN – Facebook

DESCRIZIONE SEO / RIASSUNTO

Vargafrost – Honour, Blood, Spirit & Love

I Vargarost fanno un black metal originale e quasi folk, con molte citazioni ed altrettante ottime idee.

Album di black metal fatto alla maniera classica norvegese, dagli antipodi chiamati Nuova Zelanda.

I Vargafrost sono uno dei tanti gruppi che amano la classicità del nero metallo, ma a differenza di molti sono decisamente sopra la media, sia per composizione che per esecuzione.
Honour, Blood, Spirit & Love è il loro secondo episodio discografico essendo un gruppo relativamente giovane, essendo nati nel 2012. Nel 2014 hanno pubblicato Warrios Of The Dawn, un altro disco notevole. Ma è con il presente lavoro che fanno colpo, vi sono pezzi in puro classico black metal, ma anche notevoli momenti maggiormente melodici. Nel complesso il disco è molto buono, i Vargarost suonano il genere in maniera originale e quasi folk, con molte citazioni ed altrettante ottime idee.

TRACKLIST
1.The Great Carven Stones
2.Völvaress
3.Odin’s Sacrifice
4.Honour, Blood, Spirit and Love
5.The Light of Baldr
6.Víðarr Arising
7.Dis Forvitin
8.Ask and Embla
9.The Ravens
10.Thursmegin
11.The Return

LINE-UP
Julian W.R – Guitars
Asken – Vocals
J.J Vanner – Drums
Levi Sheehan – Bass

VARGAFROST – Facebook

Enisum – Arpitanian Lands

La bontà di Arpitanian Lands risiede particolarmente nella capacità degli Enisum di esprimere una cifra stilistica piuttosto personale che, sovente, esula dal black vero e proprio per spingersi su terreni molto più melodici ed evocativi.

Sono sempre di più le band italiane dedite ad un black metal che, pur non rinnegando le radici del genere, ben affondate nelle gelide foreste scandinave, traggono ispirazione dalle proprie terre di provenienza conferendo al sound un’aura differente, arricchendolo a seconda dei casi di elementi folk, pagan o ambient.

Gli Enisum arrivano dalla Val di Susa (una zona del nostro paese che, come altre, sta per essere stuprata in nome di logiche mercantili contro il volere delle popolazioni, ma questa è purtroppo un’altra storia), ed il monicker altro non è che la trascrizione al contrario di Musinè, montagna simbolo della vallata nonché, a vario titolo, teatro di leggende e misteri.
Il progetto fondato nello scorso decennio da Lys (all’epoca con il nome d’arte di Silentium) dopo cinque lavori realizzati in autonomia tra il 2006 ed il 2013, negli ultimi anni ha assunto la forma di band vera e propria con l’ingresso in formazione di Leynir (basso), Dead Soul (batteria) ed Epheliin (voce femminile).
Come spesso accade, questo consente al musicista che ha in mano le redini del gruppo di progredire ulteriormente dal punto di vista compositivo, avvalendosi di un confronto costante con altri membri, e questo pare essere accaduto anche a Lys: se già Samoht Nara era un buon album, Arpitanian Lands costituisce un ulteriore salto di qualità, spingendo il sound su e già per gli impervi pendii delle vallate, ora con le accelerazioni tipiche del genere, ora con ariose aperture di matrice post black.
Se uno dei gruppi ispiratori degli Enisum, anche per ammissione dello stesso Lys, sono i Wolves In The Throne Room (oltre ai magnifici quanto sottovalutati Lunar Aurora) , non bisogna aspettarsi di trovare in questo lavoro esclusivamente le tipiche sonorità cascadiane, se non sotto forma di inevitabili riferimenti piazzati qua e là (soprattutto nel brano utlilizzato per realizzare il video ufficiale, Desperate Souls): la bontà di Arpitanian Lands risiede particolarmente nella capacità degli Enisum di esprimere una cifra stilistica piuttosto personale che, sovente, esula dal black vero e proprio per spingersi su terreni molto più melodici ed evocativi.
In tal senso i tre brani maggiormente caratterizzanti sono Chiusella’s Waters, in cui una sognante coralità si alterna all’ottimo lavoro chitarristico, Fauna’s Souls, dall’anima folk pur se non del tutto esplicita, e la meravigliosa The Place Where You Died (anche qui i WITTR fanno capolino, specie nella sua prima metà): ovviamente pure queste tracce sono screziate dal robusto incedere ritmico e dallo screaming di Lys, ma le armonie sullo sfondo creano un substrato emotivo che ben si addice alla dichiarazione d’amore per una natura che continuerà a sovrastare, fino agli ultimi attimi di vita di questo pianeta, la razza umana e la sua protervia .
Arpitanian Lands è un ottimo album e non ci sono scuse plausibili per ignorarlo.

Tracklist:
1. Arpitanian Lands
2. Alpine Peaks
3. Chiusella’s Waters
4. Mountain’s Spirit
5. Rociamlon
6. Fauna’s Souls
7. The Place Where You Died
8. Desperate Souls
9. Sunsets on My Path

Line-up:
Lys – guitar, vocals
Leynir – bass
Dead Soul – drums
Epheliin – vocals

ENISUM – Facebook

Wildernessking – Mystical Future

Mystical Future è molto vicino allo stato dell’arte dell’atmospheric/post black attuale, e il fatto che tutto ciò provenga da una nazione al di fuori della consueta cerchia, è un’ulteriore conferma dell’universalità della musica, in ogni sua forma e stile.

L’allargamento geografico del metal e di tutti i suoi sottogeneri è un fatto consolidato, ma fino ad oggi il Sudafrica, nonostante gli ovvii e pesati influssi culturali provenienti dall’Europa, non aveva ancora prodotto realtà davvero significative, almeno in ambito più estremo.

I giovani Wildernessking arrivano a spezzare questo trend con un album di grande spessore, pressoché perfetti nel loro rielaborare la materia black metal addomesticandola a pulsioni melodiche e malinconiche.
Dopo un già apprezzato album d’esordio datato 2012, il quartetto di Città del Capo ritorna in questi primi giorni dell’anno nuovo con Mystical Future, offerto al pubblico anche in una accattivante versione in vinile a tiratura limitata (500 copie a< cura della Sick Man Getting Sick Records), oltre che nell’immarcescibile formato in musicassetta (Monotonstudio Records) ed il più canonico cd (Les Acteurs de l'Ombre Productions) Il disco presenta circa tre quarti d’ora di musica spalmata su 5 brani nei quali, il virtuale isolamento dei nostri rispetto alle scene principali, pare aver consentito loro di sviluppare una forma del tutto personale nell’approcciare la materia, per quanto l’etichetta post black alla fine le calzi a pennello. In fondo un ascoltatore distratto potrebbe sostenere che in Mystical Future non c’è nulla di più oltre ad una sapiente alternanza tra sfuriate black ed ariose e liquide aperture melodiche, ma in realtà la differenza i Wildernessking, rispetto a molte altre band dedite al genere, riescono a farla riducendo al minimo i passaggi interlocutori, quelli che spesso si rivelano solo uno stratagemma per allungare il brodo fino a riempire il piatto fino all’orlo.
Così, Wild Horses e I Will Go To Your Tomb si snodano nel loro andamento oscillante tra pulsioni oniriche e repentine iniezioni di vetriolo, mentre To Trascend è placida come una superficie lacustre, increspata di tanto in tanto da minacciose voci in sottofondo.
Il lato B del vinile presenta With Arms Like Wands, il brano che i Wildernessking hanno scelto come singolo e che, come spesso accade, è il più canonico del lotto, senza che ciò significhi che non sia all’altezza della situazione, e la lunga If You Leave, conclusivo manifesto musicale della band sudafricana, in cui una prima parte contraddistinta da una soave voce femminile viene progressivamente sovrastata da una robusta progressione melodica, per poi cambiare ulteriormente e poi ancora, in un saliscendi emotivo che definisce ampiamente il livello raggiunto da questi quattro ragazzi.
Mystical Future è molto vicino allo stato dell’arte dell’atmospheric/post black attuale, e il fatto che tutto ciò provenga da una nazione al di fuori della consueta cerchia, è un’ulteriore conferma dell’universalità della musica, in ogni sua forma e stile.

Tracklist
Side A
1. White Horses
2. I Will Go to Your Tomb
3. To Transcend
Side B
4. With Arms like Wands
5. If You Leave

Line-up:
Dylan Viljoen – Guitars
Jason Jardim – Drums
Jesse Navarre Vos – Guitars
Keenan Nathan Oakes – Bass, Vocals

WILDERNESSKING – Facebook

Seventh Genocide – Breeze Of Memories

I Seventh Genocide hanno ottime potenzialità e grossi margini di miglioramento, seguirli nelle loro crescita è un passo obbligatorio, per chiunque ami la musica fuori dai soliti schemi.

I Seventh Genocide provengono da Roma e sono attivi dal 2006, ma solo cinque anni dopo licenziano il primo demo, seguito dal full length omonimo del 2012.

Il gruppo gira intorno al leader Rodolfo Ciuffo, bassista, cantante ed alle prese con la chitarra acustica, che viene affiancato nella line-up de altri tre musicisti, Stefano Allegretti e Jacopo Pepe alle chitarra e  Valerio Primo alla batteria.
Partiti come gruppo black metal, la loro musica nel tempo si è evoluta in un metal estremo dove è sempre presente la componente black, ma accompagnata ora da parti atmosferiche vicine al post rock, intimiste, ed intrise di reminiscenze alternative.
Breeze Of Memories è un ep composto di cinque brani che alternano feroci sfuriate black a sprazzi di ariose aperture acustiche, abbastanza suggestive ed originali: detto che le tracce tendono ad assomigliarsi, va dato atto alla band di una buona personalità, che si riscontra proprio nelle parti dove il black lascia spazio al rock, creando intensi momenti di musica che superano i soliti confini per cercare una propria strada, riuscendoci con sufficiente convinzione.
Quando è la tempesta black a prendere il sopravvento, le sferzate portate dal vento estremo non lasciano tregua, i Seventh Genocide sanno come suonare il genere e lo scream di Ciuffo risulta perfetto nella sua estrema drammaticità.
Mezzora scarsa, non molto, ma abbastanza per arrivare tranquillamente in fondo al lavoro senza incontrare riempitivi, solo musica dalla doppia anima, quella agguerrita e violenta del black e quella solare del rock alternativo, con qualche passaggio dal sapore folk.
Un’opera che ha bisogno di crescere dentro l’ascoltatore, per far proprie le atmosfere di cui è composta, risultando così un ascolto intrigante e suggestivo.
I Seventh Genocide hanno ottime potenzialità e grossi margini di miglioramento, seguirli nelle loro crescita è un passo obbligatorio, per chiunque ami la musica fuori dai soliti schemi.

TRACKLIST
1. Breeze of Memories
2. Be
3. Behind This Life
4. Summer Dusk
5. Il Lampo

LINE-UP
Rodolfo Ciuffo – Bass, Vocals, Guitars (acoustic), Lyrics
Stefano Allegretti – Guitars
jacopo Pepe – Guitars
Valerio Primo – Drums

SEVENTH GENOCIDE – Facebook

Stielas Storhett – Drownwards

Drownwards vive di momenti davvero intensi come in Constant, Spyglass, la cavalcata metallica Ode To My Slaves e la conclusiva TMS, ma sono certo che, se scrivessi queste righe fra un paio di mesi citerei altri brani, altri momenti, altri attimi di questo bellissimo ed emozionante lavoro.

Che la Wormholedeath negli ultimi anni sia diventata un punto di riferimento per il metal underground, specialmente in ambito estremo è un fatto, ma non contenta riesce nella non facile impresa di scovare realtà di un certo spessore in ogni parte del mondo, a livello musicale e non solo.

Mai un gruppo o un album che non abbia una elevata maturità, anche concettuale e atmosferica, lasciando in noi l’impressione di valutare molto attentamente tutti gli aspetti di un’artista e non solo la bravura strumentale o l’appeal che il lavoro svolto può avere sugli appassionati.
Premessa dovuta e complimenti fatti per il nuovo acquisto dell’etichetta nostrana, la one man band proveniente dalla Russia Stielas Storhett, creatura oscura e drammatica del polistrumentista Damien T.G, fresco di firma per la label italiana.
Certamente non un novellino, il musicista russo arriva così al terzo full length, di una carriera solista iniziata circa una decina d’anni fa con il primo album, Vandrer… e proseguita con Expulsè del 2011, con in mezzo un paio di spilt e un mini cd.
Veniamo a Dronwards, nuova opera che alternando black metal, atmosfere dark ed un tocco progressivo dal taglio moderno, riempie le orecchie di ottima musica colma di atmosfere drammatiche, intimiste, a tratti rabbiose come sa essere il black metal, contornandolo da un’aura di eleganza, anche quando la forza d’urto del metal estremo si fa pressante, regalandoci bellissimi momenti dove le note che galleggiano nelle acque tranquille del post metal dai contorni darkeggianti riescono a tenere comunque alta la tensione, che esplode come un vulcano nelle tragiche cavalcate metalliche.
Ottimo il lavoro sulle voci, che si alternano e riempono di varie sfumature i passaggi di quest’opera oscura, d’impatto lo scream, stupenda e molto personale la voce pulita.
Un album da far vostro con la dovuta calma, la musica di Damien T.G non nasconde assolutamente le proprie influenze, girando intorno a chi, del genere è stato maestro indiscusso (primi Opeth e Katatonia), ma interpretando il tutto con molta personalità e quel quid moderno nel sound, che ottiene i maggiori consensi da parte del sottoscritto.
Un sali e scendi di colori e sfumature che hanno il nero come base per il proprio quadro musicale, tenendo sempre per le briglie la parte estrema, non ammorbidita ma resa ancora più tragica dalle parti melodiche e quando una voce femminile, entra nel cuore di songs come la notevole Null (The Last Journey), le emozioni diventano tangibili, travolgendoci di drammatica passionalità.
Prodotto benissimo, Drownwards, vive di momenti davvero intensi come in Constant, Spyglass, la cavalcata metallica Ode To My Slaves e la conclusiva TMS, ma sono certo che, se scrivessi queste righe fra un paio di mesi citerei altri brani, altri momenti, altri attimi di questo bellissimo ed emozionante lavoro, fatelo vostro.

TRACKLIST
1) Gasp For Change
2) Playfields Of Gods
3) Null (The Last Journey)
4) Just Walking Around
5) Constant
6) Spyglass
7) Backdoor Mate
8) Ode To My Slaves
9) Omnivores
10) Tms

LINE-UP
Damien T.G. – Everything

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