Heavy metal, molte volte il solo pronunciarlo per molti è sinonimo di ignoranza, qualcuno addirittura lo dà per morto da anni, figuriamoci ora; la scomparsa in pochi anni di una manciata di icone del genere, da Ronnie James Dio a Lemmy, tanto per fare due esempi, hanno scatenato chi alla qualità ha sempre messo davanti l’appeal commerciale, sempre alla ricerca della band da un milione di dollari, di chi dovrebbe riempire gli stadi di fans o vendere migliaia di copie, tra dischi e riviste: un problema per loro, non per chi ama il genere.
L’heavy metal classico dopo i rigurgiti di metà anni novanta è tornato nell’underground, ed è qui che nutrendosi di realtà entusiasmanti come, per esempio, gli italianissimi Tarchon Fist, riacquista forza per tornare quando meno te lo aspetti sulla bocca di chi, un anno prima storceva, il naso al solo sentire nominare la parola heavy davanti a metal.
Ok tolto il dente, vi presento per chi ancora non la conoscesse questa band bolognese, che dell’heavy metal fuso nelle fiamme del monte fato fa la sua religione, già da una decina d’anni in giro a far danni ed incendiare palchi in giro per la vecchia Europa ed ora, con il supporto della Pure Steel, label tedesca ormai punto di riferimento per il metal classico, pronta a far esplodere Celebration, quarto full length che segue Heavy Metal Black Force di due anni fa e, oltre a qualche uscita minore i primi due lavori, l’omonimo debutto del 2008 e Fighters del 2009.
Celebration ha tutte le carte in regola per piacere e tanto ai true defenders, chorus irresistibili, solos taglienti come rasoi, vocals da manuale, ed un songwriting in stato di grazia,ne fanno un lavoro tremendamente coinvolgente, dallo spirito molto live, una raccolta di brani da urlare in faccia a chi vorrebbe il genere passeggiare per i campi elisi.
Senza fronzoli e dritti al punto i Tarchon Fist sparano la title track in apertura, spettacolari linee melodiche accompagnato Mirco “RAMON” Ramondo, singer di razza, nella sue corde vocali c’è tanto di Dickinson come di Ralph Scheepers, insomma due dei cinque migliori vocalist del genere.
Scheepers mi porta ai Primal Fear, indubbiamente la band più vicina ai nostri, anche se i Tarchon Fist usano molto ed in modo perfetto chorus di ispirazione power metal, così da richiamare i Gamma Ray dei primi dischi, dove il cantante tedesco impazzava, valorizzando la musica di quel geniaccio di Hansen.
Per tutta la durata dell’album vi troverete al cospetto di musica fieramente metallica e di primordine, devota alla scena tedesca in primis, ma che non dimentica chi il genere lo ha inventato all’alba del decennio ottantiano sull’isola britannica.
Nessun riempitivo, solo grande musica heavy che ha dei picchi qualitativi altissimi in brani dall’elevata elettricità come The Game Is Over, It’s My World, Metal Detector, il fiero ed epico inno metallico We Are The Legion e Still In Vice.
La ballatona d’ordinanza (Blessing Rain) conclude il lavoro, che risulta compatto e duro come l’acciaio, un monumento all’heavy metal che non deve sfuggire agli appassionati a cui va il mio consiglio spassionato di non perdersi un album così ben fatto.
Se vi capitano a tiro non perdeteli dal vivo, qualcosa mi dice che fanno sfracelli, Stay Metal!!
TRACKLIST
1. Celebration
2. Victims Of The Nations
3. Eyes Of Wolf
4. The Game Is Over
5. Fighters
6. It’s My World
7. Thunderbolt
8. Metal Detector
9. We Are The Legion
10. Ancient Sign Of The Pirates
11. Still In Vice
12. Blessing Rain
13. The Game Is Over (reprise)
LINE-UP
Mirco “RAMON” Ramondo – vocals
Luciano “LVCIO” Tattini – guitars, back vocals
Sergio “RIX” Rizzo – guitars, back vocals
Marco “WALLACE” Pazzini – bass, back vocals
Andrea “ANIMAL” Bernabeo – drums