Per un appassionato di musica, di quella fuori dai canoni commerciali ma intrisa di sudore, passione e talento, un evento come il Tibia Night, organizzato presso il CSOA Pinelli in quel di Genova, dovrebbe essere un occasione imperdibile visto che, oltre alla qualità e la varietà della musica offerta, c’è anche la possibilità di passare una serata mangiando e bevendo a prezzi “sociali”, senza cioè la necessità di accendere un mutuo per riuscire a sostenere la spesa di due birre .
L’uso del condizionale (“dovrebbe”) lo spiegherò alla fine, nel frattempo provo a riassumere quanto accaduto nel corso della serata: il programma prevedeva quattro esibizioni, quella del padrone di casa Fabio Cuomo, dei piacentini Søndag, dei verbanesi Muschio e degli imperiesi Plateau Sigma.
Fabio Cuomo non è solo il batterista che i più conoscono come mente degli ottimi Eremite, ma è soprattutto un musicista la cui voglia di sperimentare e di percorrere strade che travalicano l’idea di rock e metal, lo ha portato a creare una forma espressiva davvero sorprendente. Prendendo le mosse dalla musica ambient (quella di Eno, da solo o in compagnia di Fripp) e dal kraut rock (Klaus Schulze), Fabio costruisce musica che non cessa mai di perseguire un’idea melodica, tramite passaggi pianistici lontani per fortuna anni luce dalla stucchevolezza neoclassica che pare andare tanto di moda di questi tempi.
Ciò che colpisce, al di là del mero valore artistico, è l’idea di proporre musica di questo tipo, che presupporrebbe un’audience silenziosa ed assisa compostamente in un ambiente ovattato e magari elegante, in un centro sociale o in luogo dove, comunque, si sono raccolte persone con l’intento di ascoltare sonorità pesanti. Il fatto stesso di non esibirsi sul palco, ma di collocarsi in maniera defilata in un angolo della sala, non è certo un atto di snobismo ma semmai, l’idea di raggiungere gli ascoltatori con un flusso sonoro che giunga dallo stesso livello e non dall’alto. L‘effetto conclusivo è straniante quanto del tutto convincente.
Il compito di iniziare a far piovere dallo spazioso palco del Pinelli infuocati lapilli sonori spetta ai Søndag, quartetto che fa propria con grande convinzione la lezione passata del grunge e del rock alternativo di questi ultimi anni, fornendone un’interpretazione fragorosa e di sicuro impatto. Peccato solo che i suoni non sempre ottimali abbiano impedito di cogliere più efficacemente le strutture melodiche di brani apparsi, comunque, di buona levatura.
I ragazzi emiliani sono prossimi alla pubblicazione in ottobre del loro primo full length: anche se manca ancora l’ufficialità, il lavoro dovrebbe godere del supporto di un’etichetta di un certo peso, per cui le aspettative per la loro prossima prova non sono poche.
I Muschio fanno parte invece della scuderia dell’Argonauta ed appartengono a quella categoria di strane creature musicali che, con una formazione non usuale (due chitarre e la batteria), riescono a fare un discreto baccano attingendo alla pesantezza dello sludge, alla ruvida intensità del post hardcore e imbastardendo il tutto con ampie digressioni psichedeliche.
Il risultato è una mazzata non indifferente, più per la densità del sound che non per la sua effettiva pesantezza: le due chitarre lavorano quasi all’unisono, facendo dimenticare la rinuncia alle parti vocali a chi, come il sottoscritto, non è propriamente un sostenitore di questa particolare scelta.
Indubbiamente influisce sulla resa finale anche la presenza sul palco di un trio di musicisti di notevole esperienza, nonostante il nome Muschio sia relativamente nuovo. Una conferma, senza dubbio, delle ottime referenze che accompagnavano una band confermatasi di assoluta qualità.
La chiusura del Tibia Night è affidata ai Plateau Sigma, band per la quale ho esaurito ogni aggettivo fin dalla recensione del loro recente Rituals, vertice assoluto di una produzione di elevato livello medio. Rivisti dal vivo a qualche mese di distanza rispetto al concerto di Imperia, dove presentavano per la prima volta il nuovo materiale, i quattro ponentini hanno dato vita ad una esibizione di rara intensità emotiva, resa impeccabile anche dall’essersi rodati con le diverse date sostenute nel corso di quest’anno, accompagnando sovente nomi di spicco della scena metal (senza dimenticare il concerto del prossimo 27 novembre a Misano Adriatico con Ahab, The Foreshadowing e Weeping Silence). Il genere proposto è doom (perché tale resta, sia chiaro) ai massimi livelli, reso peculiare da una componente postmetal e progressive, esaltato dalla costante alternanza delle voci e, conseguentemente, delle diverse sfumature sonore espresse.
Potrei dire che oggi i Plateau Sigma, assieme a Doomraiser, Caronte, (Echo) e Abysmal Grief, occupano stabilmente le parti alte di un’ideale scala di valori del doom tricolore, ma nel farlo si rischia di sminuire la portata di una band la cui creatività male si adatta ai ristretti confini di genere.
Concludo con la promessa spiegazione di quel “dovrebbe essere un occasione imperdibile” che ho scritto nell’introdurre il report: inutile far finta di nulla, anche questa serata, nonostante ci fossero tutti i presupposti per attrarre un pubblico numeroso (sabato, nessuna delle due squadre di calcio impegnate nel vicino stadio, una location ampia e persino raggiungibile con i mezzi pubblici anche a tarda ora) è stata onorata da pochi intimi, perché, al netto dei musicisti, sotto il palco non ci saranno mai state più di 20-25 persone.
Considerando che questa è ormai una costante in tutti i concerti ai quali ho assistito negli ultimi anni, è evidente quanto una tale tendenza sia preoccupante, non essendoci sentore di una sua possibile inversione. Genova è storicamente poco ricettiva, ma non è che altrove, all’interno dei nostri confini, le cose vadano meglio quando si tratta di presenziare a concerti di band dedite a generi che necessitano d’essere un minimo “lavorati” all’atto dell’ascolto.
Peggio per gli assenti, mi chiedo però dove siano tutti quelli che, a parole, si definiscono appassionati di metal, ma che quando si tratta di supportare tangibilmente le band se ne guardano bene dal farsi vivi …