Ungoliantha – Through The Chaos, Through Time, Through The Death

Un ottimo esempio di black metal sinfonico che possiede la grande dote di non essere il prevedibile scopiazzamento dei Dimmu Borgir e di tutta la successiva genia, mantenendo invece ben salde le radici musicali della propria terra, in quanto le orchestrazioni conservano quell’aura solenne tipica della musica classica dell’est Europa.

E’ sempre più frequente la riedizione di album composti da band dell’estremo est europeo, con il lodevole tentativo di renderli appetibili anche al di fuori dell’area di utilizzo dell’alfabeto cirillico, rivestendoli quantomeno di titoli in inglese, pur mantenendone ovviamente l’impronta della madre lingua a livello lirico.

Questo avviene anche per gli ottimi Ungoliantha, ucraini dalla storia quanto meno singolare, visto che il qui presente Through The Chaos, Through Time, Through The Death, immesso sul mercato dalla Satanic Art Media nello scorso novembre, è il loro primo full length uscito nel 2015 con il più criptico (per noi) titolo Сквозь хаос, сквозь время, сквозь смерть; questo benché le prime apparizioni della band risalgano addirittura alla fine del scolo scorso, per poi ritornare fugacemente con un demo nel 2006 ed infine rompere il nuovo periodo di oblio discografico con il citato lavoro su lunga distanza,
Perché tutto ciò debba interessare chi legge è presto detto: siamo di fronte ad un ottimo esempio di black metal sinfonico che possiede la grande dote di non essere il prevedibile scopiazzamento dei Dimmu Borgir e di tutta la successiva genia, mantenendo invece ben salde le radici musicali della propria terra, in quanto le orchestrazioni conservano quell’aura solenne tipica della musica classica dell’est Europa, riuscendo a delineare il suono in maniera peculiare.
Il bello è che siamo di fronte ad un’opera persino perfettibile in più di un punto (la voce di Lord Sinned non è il massimo dell espressività, ricordando a tratti quella di Gunther Theys degli Ancient Rites, e forse qualcosa di più a livello di produzione si poteva fare ) eppure, nonostante questo l’impatto dirompente degli Ungoliantha non viene mai meno.
Due delle tracce provengono dallo scorso millennio ma la rielaborazione alla quale sono state sottoposte ne preserva la freschezza: Black Essence of Christ e Black Winds sono tra gli episodi migliori del lavoro e stringono tra le loro grinfie in scaletta la cover di Pressed Down By The Fallen Pivot Of Life dei Lucifugum (storico combo black metal ucraino), altra traccia nella quale il connubio tra il lavoro tastieristico e le ritmiche forsennate fornisce frutti prelibati.
La furiosa Armageddon (dotata di un apporto percussivo molto particolare, almeno per l’ambito black) chiude un lavoro davvero notevole per un’intensità che non viene sminuita dall’approccio un po’ naif della band ucraina; la nuova versione della Satanic Art prevede tre bonus track tutto sommato trascurabili, trattandosi delle versioni originali, decisamente inferiori in tutto e per tutto a quelle attuali, delle già citate Black Essence of Christ e Black Winds, e della cover di Lost Wisdom di Burzum.
Ma quello che interessa maggiormente è il potenziale manifestato da una band di fatto fino ad oggi sconosciuta nella vecchia Europa, il che fa pensare a quante e quali possano essercene di pari livello e pronte a essere portate alla luce nella sterminata area geografica corrispondente all’ex Unione Sovietica.

Tracklist:
1.Intro
2.Following The Black Kindness
3.To The Ultimate Gates
4.Black Essence of Christ
5.Pressed Down By The Fallen Pivot Of Life (Lucifugum cover)
6.Black Winds
7.Reckoning
8.Through The Death
9.Armageddon
10.Black Essence of Christ Demo
11.Black Winds Demo
12.Lost Wisdom (Burzum cover)

Line-up:
Vitaly Karavaev – Guitars
Igor Vershinin – Keyboards
Lord Sinned – Vocals, Bass