Words That Burn – Regret is for the Dead

Cambi di umori improvvisi, muri di suoni estremi che vengono spazzati via da ariose parti di intense melodie, dove l’elettronica fa da spartiacque tra il rock ed il mood sintetico, mantenendo però il suono caldo e molto coinvolgente.

La WormHoleDeath, conosciuta ai cultori dell’underground metallico mondiale, ci investe da anni di suoni dei più svariati, mantenendo una qualità altissima delle proprie proposte che vanno dai suoni oscuri del black metal e del death, a squisite divagazioni sinfoniche ed ombrose atmosfere dark, ma senza dimenticare il metal più moderno, dal core alla nuova corrente thrash.

Puntualmente, ogni anno nuove band si affacciano nel panorama della nostra musica preferita, portate all’attenzione dei fans dall’infaticabile label, una piovra metallica dal fiuto eccezionale per il talento musicale, specialmente estremo.
Perché alla fine il termine estremo si adatta non solo al black metal o al death, ma a mio parere anche a proposte che, con buon uso della melodia, propongono qualcosa di diverso dagli stereopiti del rock di massa.
Oggi va molto di moda dare ad un album fuori dagli schemi o semplicemente composto da più sfumature prese da vari generi, la descrizione di alternativo, un modo semplice e diretto e che vale tanto per il rock, quanto per il metal, tenendo però sempre presente l’area su cui si muove il sound di un gruppo.
Ecco che Regrets Is For The Dead, primo lavoro sulla lunga distanza degli irlandesi Words That Burn, nuova scoperta dell’etichetta italiana, ha in se molti elementi del metal estremo moderno, melodico, dall’appeal enorme, ma pur sempre estremo, in un contesto alternativo, che dà all’album quel tocco di maturità in più, quindi non solo classico metalcore alla moda, ma un ottimo riassunto degli ultimi anni di musica metal/rock.
Death metal dall’inossidabile e terremotante groove, un uso delle voci perfetto, bilanciato tra l’aggressività dello scream/growl e la perfetta melodicità delle cleans, un uso parsimonioso ma geniale di parti elettroniche e tanto metallo che fulmina all’istante, scariche elettriche che folgorano incastonate in un songwriting di altissima qualità, ed ecco che il succulento piatto è servito dallo chef, per riempire di note estreme ed alternative le pance di noi ingordi consumatori di musica del nuovo millennio.
Il quartetto di Dundalk mostra muscoli e forza esplosiva, ma la contorna con una tempesta di melodie, lasciando alla varietà dei brani proposti il primo vero punto di forza dell’album.
Cambi di umori improvvisi, muri di suoni estremi che vengono spazzati via da ariose parti di intense melodie, dove l’elettronica fa da spartiacque tra il rock ed il mood sintetico, mantenendo però il suono caldo e molto coinvolgente.
Our New Sin, Disappear, Chalklines, l’intensa Mirror Perfect Mannequin, sono i picchi di questo bellissimo lavoro che riconcilia con il metal moderno, consigliato a tutti indistintamente, altrimenti che ci stiamo a fare nell’anno di grazia 2016?

TRACKLIST
1. Our New Sin
2. Unalive
3. Disappear
4. Chalklines
5. Hush
6. Scars
7. Mirror Perfect Mannequin
8. In This Moment
9. The Phoenix
10. Last Breath

LINE-UP
Roni MacRuairi – Vocals & Guitar
Ger Murphy – Bass & Vocals
Shane “Beano” Martin – Guitars & Vocals
Jason Christy – Drums

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