Per una volta faccio un passo indietro di circa un anno andandomi ad occupare di un disco uscito nel dicembre 2012 e al quale solo alcuni, meritoriamente, hanno dato visibilità evidenziandone le indubbie qualità.
Per fortuna la musica ha il pregio di non essere un prodotto soggetto a scadenza dopo un certo periodo di tempo, quindi la riscoperta di questo splendido lavoro degli statunitensi Xanthochroid è doverosa, nella speranza che ciò possa indurre altre persone ad inserirlo con regolarità tra i propri ascolti. Giunti all’esordio dopo due anni di attività, contrassegnati da un demo e da un Ep, i ragazzi di Lake Forest non entrano in scena certo in maniera timida, ma ci regalano un disco talmente vario ed originale che si fatica a catalogarlo in maniera adeguata: anche se loro stessi si autodefiniscono cinematic black metal, una tale etichetta potrebbe ingenerare sicuramente equivoci. I Xanthochroid partono da una base black ma con una forte componente progressive, e non solo a livello di attitudine visto che certi passaggi riportano addirittura alle gradi band degli anni ’70; a tutto ciò si può certamente aggiungere una vena folk intimista che prende corpo per interi brani e, a tenere fede a quanto promesso, la capacità innata di creare atmosfere solenni, queste sì, degne di potere essere considerate alla stregua di una particolare colonna sonora, sulla scia dei migliori Moonsorrow . Tramite un concept incentrato sulla lotta tra due fratelli per la successione al regno del padre, la band californiana si permette di annichilire al confronto chiunque abbia tentato in questi ultimi anni una simile la commistione di generi: ascoltate la spettacolare title-track, brano nel quale la matrice black iniziale finisce per stemperarsi in una melodia che non sembra poi così lontana da una certa “The Court Of The Crimson King” (King Crimson e black metal ? Perché no). Winter’s End riprende l’anima folk degli Agalloch riuscendo a superare i maestri, in particolare per l’uso delle voci, mentre Long Live Our Lifeless King è un’autentica centrifuga nella quale viene immesso qualsiasi ingrediente passi per la testa a questi straordinari musicisti, per essere poi rimesso in circolazione con un formato non solo commestibile ma dal sapore esaltante. Le due parti di Deus Absconditus fungono da spartiacque in un lavoro nel quale, si stenta a crederlo, il meglio deve ancora venire: The Leper’s Prospect è un delirante brano black sinfonico che possiede una linea melodica indimenticabile, e il suo mood drammatico induce sovente alla commozione, sentimento che non abbandonerà più l’ascoltatore fino all’ultima nota dell’album, e che non viene certo sopito nella successiva In Putris Stagnum, dove il climax tragico viene raggiunto grazie all’alternanza di diverse gamme vocali che rendono perfettamente l’idea di una dolorosa e lancinante resa dei conti tra i protagonisti. “Here I’ll Stay” è uno strumentale pianistico che sembra uscito dalla penna di Vittorio Nocenzi ed introduce il capolavoro del disco che i Xanthochroid hanno giustamente posto al suo termine: Rebirth of an Old Nation è traccia di una bellezza a tratti insostenibile, nella quale si compie il miracoloso connubio tra tutti gli elementi innovativi che hanno contraddistinto band come Pain Of Salvation, Opeth e Moonsorrow, solo per citare quelle più facilmente rinvenibili, lasciandone per strada sicuramente molte altre. L’ascolto di questo lavoro (per il quale non posso che ringraziare chi me l’ha segnalato) è stata una folgorazione, che non fa altro che rendere ancora più compulsiva la mia personale ricerca di nuove band capaci di accompagnarmi negli ennesimi, indimenticabili viaggi musicali. Blessed He With Boils è un lavoro che racchiude talento, ambizione, visionarietà e la capacità di assimilare le influenze più disparate per creare un qualcosa che francamente non capita di ascoltare con grande frequenza. Questa non è il classico disco dai tratti sperimentali, che piace tanto, a parole, agli amanti del “famolo strano”, salvo essere successivamente relegato nelle retrovie di polverosi scaffali; qui vengono scaricate tonnellate di pathos che, unito a una dose altrettanto massiccia di follia, danno vita a un lavoro che, se fosse uscito quest’anno, troverebbe comodamente posto nella mia top five del 2013. Ma, come scritto all’inizio, almeno nella musica non esiste la prescrizione, pertanto godetevi questo luccicante gioiello firmato dai Xanthochroid, siete sempre in tempo.
Tracklist:
1. Aquatic Deathgate Existence
2. Blessed He with Boils
3. Winter’s End
4. Long Live Our Lifeless Kin
5. Deus Absconditus: Part I
6. Deus Absconditus: Part II
7. The Leper’s Prospect
8. In Putris Stagnum
9. “Here I’ll Stay”
10. Rebirth of an Old Nation
Line-up :
Matthew Earl – Flute, Drums, Vocals
David Bodenhoefer – Guitars, Vocals
Brent Vallefuoco – Guitars, Vocals
Sam Meador – Vocals, Keyboards, Guitars (acoustic)
Bryan Huizenga – Bass Guitar