Retrace My Fragments – Tidal Lock Ep

I ragazzi riescono a semplificare musica altresì complessa, e a renderla in una maniera molto adeguata e piacevole all’orecchio, proponendosi come un ottimo ascolto trasversale, poiché riusciranno ad impressionare chi ama questa commistione, ma anche chi vuole un metal più avanzato.

Ep del 2017 per i lussemburghesi Retrace My Fragments, un gruppo di metal strumentale con un suono che va molto oltre i generi, per creare un grande effetto di insieme.

Si potrebbe definire ciò che si ascolta dentro Tidal Lock come metal strumentale progressivo, dato che è un suono che va avanti invece di rimanere su stesso. Il gruppo ha ovviato in ottima maniera all’uscita del loro cantante storico Marti, che dopo dieci anni di attività insieme ha abbandonato. La musica del combo lussemburghese spazia davvero molto tra il djent, il math e il prog, che rimane una cifra stilistica sempre bene ferma. Il loro suono è sinuoso ma dolce, sempre molto espressivo attraverso linee melodiche che vanno trovate dentro a canzoni dall’andamento sempre molto ondulatorio, come dovrebbe essere qualcosa di progressivo. Una delle peculiarità maggiori dei Retrace My Fragments è quella di possedere un grande equilibrio e di avere tutto sotto controllo, e anche quando si decolla non c’è confusione, ma grande chiarezza, il che aumenta maggiormente la potenza del tutto. Questo terzo ep conferma quanto di buono hanno fatto sino a qui e, anzi, amplia ulteriormente il loro discorso stilistico, portandolo a livelli molto alti. I ragazzi riescono a semplificare musica altresì complessa, e a renderla in una maniera molto adeguata e piacevole all’orecchio, proponendosi come un ottimo ascolto trasversale, poiché riusciranno ad impressionare chi ama questa commistione, ma anche chi vuole un metal più avanzato. Una tappa importante per un gruppo che merita più di quello che ha ricevuto.

Tracklist
1. Khlav Kalash
2. Le Bison De Hoggs
3. Laserbrain

RETRACE MY FRAGMENTS – Facebook

WRONG

Il video di Culminate, dall’album Feel Great (Relapse).

Il video di Culminate, dall’album Feel Great (Relapse).

Miami noise rock/alt metal powerhouse WRONG’s (members of Torche, ex-Capsule, ex-Kylesa) sophomore album Feel Great will make you feel the exact opposite of great. The band has created a moody and eclectic record, albeit the moods are pissed and the eclecticism is various levels of pissed. On Feel Great, WRONG has mastered the arts of bludgeoning groove, riff, tone, and grit, creating eleven songs that are faster, heavier, angrier yet also more melodic than their breakout debut. The album was self-produced by the band and recorded at various studios around Miami with mixing handled by guitarist Ryan Haft and artwork by Rick Smith of TORCHE. WRONG is the exact type of rock band the world needs in 2018, uncompromising, aggressive and ready to tear the whole damn place to bits.

Watch WRONG’s new music video for “Culminate” via YouTube AT THIS LOCATION. The video directed and shot by Mike Ruiz and Eric Hernandez features the band jamming in their practice space followed by a wild night out on the town…WRONG style.

WRONG comments on the new video: “An honest representation of what this band is about; four people, with varying lengths of hair, doing what they love to do. And sometimes… we take a break and get some dinner.”

WRONG’s new album Feel Great is due out April 13, 2018 on CD/LP/Digital via Relapse Records. Physical Packages are available via Relapse.com HERE and Digital Downloads / Streaming Services AT THIS LOCATION.

Feel Great Tracklist:
1. Errordome
2. Culminate
3. Pustule
4. Nice Job
5. Feel Great
6. Upgrade
7. Crawl Instead
8. Come Apart Mend
9. Zero Cool
10 Gape
11. Anaerobic

Phendrana – Sanctum: Sic Transit Gloria Mundi

Anuar Salum offre una sua personale interpretazione del black metal avvolgendolo in un involucro progressivo ed atmosferico, optando così per un approccio più melodico che avanguardista.

Phendrana è il nome di questa one man band messicana al suo primo full length anche se, in effetti, risultano altri due lavori pubblicati in precedenza con il monicker Pakistum.

Ad ogni buon conto il bravo Anuar Salum offre una personale interpretazione del black metal avvolgendolo in un involucro progressivo ed atmosferico, optando così per un approccio più melodico che avanguardista.
Il primo brano di Sanctum: Sic Transit Gloria Mundi, la quasi title track, si rivela sufficientemente emblematico delle caratteristiche del sound con un impatto inizialmente piuttosto tradizionale ma diretto, per poi aprirsi in un rincorrersi travolgente tra chitarra e basso che, stranamente,  ricorda addirittura So Lonely dei Police.
Molto più eterea la terza traccia Ethereum, non solo per il titolo ma anche e soprattutto per il ricorso ad una voce femminile che ben conosciamo, trattandosi di quella di Vera Clinco dei Caelestis, solo sporadicamente sporcata dallo screaming del leader.
E’ sempre la brava Vera ad essere protagonista di Where Ages Meet che decolla, però, quando il musicista messicano sfoga la sua buon tecnica unita ad un indole compositiva di sicuro spessore, esaltata poi nella bellissima traccia conclusiva Gjenganger.
Forse Sanctum: Sic Transit Gloria Mundi soffre di un minimo di frammentarietà dovuta proprio all’anima progressiva che, talvolta, spazza via con prepotenza le più lineari partiture di matrice estrema; al riguardo non va sottovalutato il fatto che Anuar Salum, nonostante i cenni biografici iniziali possano far pensare il contrario, in realtà è giovanissimo essendo da poco diventato maggiorenne e sicuramente questo dato, alla luce delle basi già importanti gettate con questo suo primo lavoro su lunga distanza a nome Phendrana, ci induce a pensare a margini di miglioramento pressoché illimitati dei quali probabilmente vedremo i frutti in un prossimo futuro.

Tracklist:
1. Sanctum
2. The Threshold
3. Ethereum
4. The Dream
5. Where Ages Meet
6. The Bog
7. Gjenganger

Line-up:
Anuar Salum – All instruments, Vocals

Guests:
Vera Clinco – Vocals (tracks 3, 5)
AraCoelium – Vocals (choirs) (track 7)

PHENDRANA – Facebook

Hadeon – Sunrise

La musica progressiva degli Hadeon è fortemente influenzata da una manciata di icone del genere e non potrebbe essere altrimenti, ma le ottime melodie create si sommano ad un’innata presa dei brani che, pur concedendosi cambi di tempo e tecnicismi vari, puntano tutto sulla qualità di un songwriting ispirato.

Un’altra giovane band si affaccia sul panorama progressivo tricolore con un esordio che farà la gioia degli amanti del genere vecchi e nuovi.

Loro sono gli Hadeon, si sono formati a Udine quattro anni fa e Sunrise è il loro debutto, formato da una cinquantina di minuti di rock progressivo che si rafforza di sferzate metalliche ed ispirazioni che vanno dagli anni settanta ai giorni nostri.
Sette brani, sette malattie che i protagonisti raccontano tramite la musica che si fa sempre più drammatica e cupa in una escalation emozionale che risulta il punto di forza di Sunrise.
La musica progressiva degli Hadeon è fortemente influenzata da una manciata di icone del genere e non potrebbe essere altrimenti, ma le ottime melodie create si sommano ad un’innata presa dei brani che, pur concedendosi cambi di tempo e tecnicismi vari, puntano tutto sulla qualità di un songwriting ispirato.
Parti intimiste si alternano a più grintosi momenti nei quali il metal progressivo prende il sopravvento, per poi tornare a regalarci delicate trame semiacustiche (Never Thought), in un crescendo artistico che lascia a Lightline ed alla splendida Hopeless Dance il compito di accompagnarci alla porta musicale della title track ed entrare nel mondo degli Hadeon, tra eleganti attimi di poesia, crescendo metallici e aperture melodiche sopra le righe.
Con più Threshold che Dream Theater ad ispirare la parte moderna del sound, gli Hadeon non dimenticano gli insegnamenti dei maestri settantiani e ci consegnano un piccolo gioiello progressivo, contribuendo a mantenere su altissimi livelli la nuova scena prog tricolore.

Tracklist
1.Thoughts ‘n’ Sparks
2.Chaotic Picture
3.I, Divided
4.Never Thought
5.Lightline
6.Hopeless Dance
7.Sunrise

Line-up
Federico Driutti – Vocals & keyboard
Alessandro Floreani – Guitars
Fabio Flumiani – Guitars
Gianluca Caroli – Bass
Emanuele Stefanutti – Drums

HADEON – Facebook

DEATH ALLEY

Il video di “Murder Your Dreams”, dall’album “Superbia”, previsto in uscita a marzo (Century Media Records).

Il video di “Murder Your Dreams”, dall’album “Superbia”, previsto in uscita a marzo (Century Media Records).

DEATH ALLEY – il video di “Murder Your Dreams”
Gli olandesi DEATH ALLEY sono pronti a ritornare sulle scene con il nuovo album “Superbia”, previsto in uscita il 23 marzo 2018 su Century Media Records.
Oggi la band è lieta di presentare il video del singolo “Murder Your Dreams”, diretto da Luuk Bouwman.

“Murder Your Dreams” è disponibile come singolo digitale su tutte le piattaforme streaming e download e come Instant Grat Download su iTunes ed Amazon. Disponibile da oggi il preorder di tutti i formati fisici. Di seguito il link di riferimento.

tracklist di “Superbia”

Daemon – 09:04
The Chain – 03:23
Feeding The Lions – 07:12
Headlights In The Dark – 06:45
Shake The Coil – 03:49
Murder Your Dreams – 03:02
Pilgrim – 06:01
The Sewage – 11:38

The band comments, “‘Murder Your Dreams’ shows a side of our musicality that was always there but never revealed itself in our music before. Just when we needed it, The Wipers came knocking and we crushed them to bits. A bittersweet taste of ‘Superbia’ in its most compact form.”

Video director Luuk Bouwman explains, “The video is based on chase and falling dreams – which I felt would fit well with the song. I remembered a great scene in the ‘Nightmare on Elmstreet’ series in which the characters are stuck in a loop. So I wanted to create a nightmare-like slapstick in which the protagonist is condemned to keep falling, eternally. I was already joking that it was an autobiographical story and as if it was an ominous prophecy, a day after finishing the video I fell really hard on a bridge because of black ice. I broke my arm, cheekbone and eye socket. So last week I was in surgery to reconstruct my face.”

DEATH ALLEY already raised attention with their debut album “Black Magick Boogieland” in 2015. The band, revolving around former The Devil’s Blood guitarist Oeds Beydals, singer Douwe Truijens, Swedish drummer Uno Bruniusson (ex-In Solitude) and latest addition Sander Bus on bass, mainline an unorthodox cross contamination of psychedelic hard rock and punk, played with excellent precision and power. The spirit of Bad Brains and King Crimson, Hawkwind and Poison Idea, and hints of The Stooges and Black Sabbath-worship form the fundament for DEATH ALLEY’s solid rock and roll presented with metal finesse and a pitch black psychedelic soul cherry on top.

DEATH ALLEY live
23.03.2018 Cologne (Germany) – Jungle (album release show)
24.03.2018 Münster (Germany) – Alterna Festival
30.03.2018 Amsterdam (Netherlands) – SkateCafe (album release show)
31.03.2018 Schijndel (Netherlands) – Paaspop
13.04.2018 Eindhoven (Netherlands) – Stroomhuis
14.04.2018 Groningen (Netherlands) – LOLA
26.04.2018 Den Haag (Netherlands) – Life I Live
28.04.2018 Rotterdam (Netherlands) – V11
04.05.2018 Berlin (Germany) – Desertfest
06.05.2018 London (United Kingdom) – Desertfest
08.05.2018 Paris (France) – Gibus*
09.05.2018 Nantes (France) – Feraullier*
10.05.2018 San Sebastian (Spain) – Dabadaba*
11.05.2018 Barcelona (Spain) – Upload*
12.05.2018 Clermont Ferrand (France) – Camille Claudel*
13.05.2018 Olten (Switzerland) – Coq D’Or*
15.05.2018 Leipzig (Germany) – NATO*
16.05.2018 Nürnberg (Germany) – Stereo*
17.05.2018 Dortmund (Germany) – FZW*
18.05.2018 Lohr am Main (Germany) – Umsonst und Drinnen Festival*
19.05.2018 Lichtenfels (Germany) – Paunchy Cats*
26.05.2018 Raalte (Netherlands) – Dauwpop
02.06.2018 Nijmegen (Netherlands) – Fortarock
*) with Honeymoon Disease

DEATH ALLEY is
Douwe Truijens – vocals
Oeds Beydals – guitar
Uno Bruniusson – drums
Sander Bus – bass

DEATH ALLEY online
http://www.deathalley.nl/
https://www.facebook.com/deathalleyband/

Trigger – Cryogenesis

Un buon esordio per il gruppo australiano che si fa preferire nei momenti in cui la furia metallica strappa le redini dalle mani del gruppo ed è cosi libera di sfogarsi, ma che non mancherà di trovare estimatori anche per le sue parti melodiche.

Gruppo australiano nato a Melbourne nel 2011 e con ep alle spalle intitolato Machina e licenziato tre anni fa, i Trigger debuttano sulla lunga distanza con Cryogenesis, album che accomuna in un unico sound soluzioni tradizionali ed imput moderni in un’alternanza di atmosfere estreme, moderne, melodiche e cool.

Siamo in territori esplorati da gruppi come In Flames e Soilwork da una parte e Trivium dall’altra, con un comune denominatore chiamato Iron Maiden e la formula funziona abbastanza bene, anche se i Trigger li preferiamo quando la loro anima estrema prende il sopravvento sulla parte melodica che, come in molti act statunitensi, risulta un pò troppo leggera.
Per il resto Tim Leopold e compagni sanno come intrattenere l’ascoltatore, passando dunque con disinvoltura da ritmiche veloci e tritaossa ad assoli melodici e dal taglio heavy e refrain fatti oer scalare classifiche rock metal nelle radio della costa australiana.
Tutto questo porta ad una varietà che, brano per brano, trova la sua massima ispirazione nel duello tra la tradizione europea e quella statunitense, un bene per la fruibilità di Cryogenesis che sicuramente non annoia nei suoi cinquanta minuti di durata.
L’album in questione è il classico esempio di lavoro che, se ben supportato, dovrebbe fare sfracelli nei giovinastri con un occhio alla storia ed uno alle sonorità più attuali, per mezzo di piccole bombe come l’opener The Forge Of Hepaestus, il power/thrash melodico di Dead Sun, l’ottima Crowned, valorizzata da suoni tastieristici ed un refrain che si piazza al centro del cervello, e Dysphoria, con il suo alternare appeal e ferocia estrema così da risultare il brano più riuscito dell’intero lavoro.
Un buon esordio per il gruppo australiano che si fa preferire nei momenti in cui la furia metallica strappa le redini dalle mani del gruppo ed è cosi libera di sfogarsi, ma che non mancherà di trovare estimatori anche per le sue parti melodiche.

Tracklist
1.The Forge Of Hepaestus.
2.Dead Sun
3.Echoes Of The Silenced
4.Crowned
5.Tethered To The Tide
6.Devide
7.Alexandria
8.Deluzion
9.Dysphoria
10.Veins Of Ambrosia

Line-up
Tim Leopold- Lead Vocals
Luke Ashley – Guitar
Sean Solley – Guitar
Matt Ambrose – Bass
Darcy Mulchay – Drums

TRIGGER – Facebook

Ophe – Litteras Ad Tristia Maestrum Solitude

Nonostante quella targata Ophe sia una forma di avanguardismo quanto mai estrema, l’album possiede una sua logica, per quanto a tratti destrutturata, riuscendo così ad attrarre piuttosto che respingere ogni tentativo d’approccio.

Dopo aver accolto gli ottimi Område, duo francese dedito ad una forma di black metal decisamente poco convenzionale, la My Kingdom cattura anche gli Ophe, che di quella band sono una diretta emanazione trattandosi del progetto solista di Bargnatt XIX.

Parlando l’anno scorso di Nåde, avevo evidenziato come gli Område, pur nella loro vis sperimentale, riuscivano a mantenere il tutto nell’alveo di una forma canzone che rendeva l’ascolto sicuramente non semplice ma neppure eccessivamente cervellotico.
Ben diverso è il discorso da farsi per questo Litteras Ad Tristia Maestrum Solitude, con il quale il musicista lascia sfogare ogni sua pulsione senza porsi particolari limiti stilistici o compositivi, consentendo ad elementi musicali teoricamente alieni al black metal quali il jazz o il noise di arricchire e allo stesso tempo di avvelenare ulteriormente un’atmosfera già abbondantemente malata.
Ne scaturisce così un lavoro non troppo lungo ma intenso e sfidante per le capacità di assimilazione dell’ascoltatore medio: eppure, nonostante quella targata Ophe sia una forma di avanguardismo quanto mai estrema, l’album possiede una sua logica, per quanto a tratti destrutturata, riuscendo così ad attrarre piuttosto che respingere ogni tentativo d’approccio.
Con Litteras Ad Tristia Maestrum Solitude, Bargnatt XIX si spinge anche oltre la tradizione del black sperimentale transalpino ben rappresentata da band come Deathspell Omega e Blut Aus Nord, alzando l’asticella dell’incomunicabilità per raggiungere l’illogica schizofrenia di una band come i Fleurety; però, al contrario del duo norvegese, gli Ophe non illudono l’ascoltatore con passaggi più fruibili per poi quasi deriderlo con momenti a loro modo sconcertanti, ma ne mantengono la testa sempre ben al di sotto della linea di galleggiamento consentendo che un’effimera bolla di ossigeno si palesi solo con la conclusiva Cadent, le cui dissonanze acustiche e la voce carezzevole riescono parzialmente ad edulcorare l’impatto squassante di gran parte del lavoro.
Personalmente ritengo i folli sei minuti di XVIIII l’emblema di Litteras Ad Tristia Maestrum Solitude, con le riminiscenze zorniane che vanno a sovrapporsi all’ottimo lavoro chitarristico del musicista francese, ma anche l’ossessivo mantra recitato sottovoce di Decem Vicibus non è da meno, andando a formare una coppia di tracce più brevi che fungono quasi da spartiacque tra il black metal deviato di Somnum Sempiternum e la cacofonia di Missive Amphibologique D’Une Adynamie A La Solitude.
In buona sostanza, se black metal avanguardista deve esserci, questa è la strada maestra, proprio perché l’operato di Bargnatt XIX non si disperde in mille rivoli di breve gittata, ma rimane nell’alveo in un discorso musicale coerente, per quanto possa apparire nell’immediato inquieto e scostante.

Tracklist:
1. Somnum Sempiternum
2. Decem Vicibus
3. XVIIII
4. Missive Amphibologique D’Une Adynamie A La Solitude
5. Cadent

Line-up:
Bargnatt XIX

OPHE – Facebook